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Autore: Exousting    14/12/2014    3 recensioni
"E poi, a lui piaceva giocare con le forbici."
Questa os tratta di incesto fra cugini, quindi se in qualche modo vi disturba, vi consiglio di non leggerla. Nella storia, non ho mai scritto i nomi dei personaggi, quindi potete immaginare chi volete; personalmente io stavo pensando a Jongin e Kyungsoo, ma come ho detto prima, potete immaginare chi volete.
Che altro? Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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E' la seconda os che pubblico, e anche se siete stati in pochi, vi ringrazio tantissimo per aver letto la mia storia precedente. Vi adoro.
Ho tradotto questa os anche in inglese e nel caso vi andasse di leggerla, ecco qui il link: http://www.asianfanfics.com/story/view/875007
So che è cortissima, a momenti non si può neppure definire os (sigh) ma mi son fermata qui, eee nulla.

(Se vi va, potete leggere la storia con questa canzone -che personalmente amo- di sottofondo.)

 Buona lettura a tutti. 




“La sciarpa sul cuscino di suo cugino profumava ancora di colonia e sigarette, l’aveva dimenticata la scorsa notte dopo aver ingoiato le sue capsule di valeriana, ed era in quelle situazioni che sentiva una sensazione malsana crescergli nel petto, fino a spaccargli tutte le ossa e non sentire più niente.
Sarebbe potuto correre in bagno per guardarsi allo specchio e magari provare disgusto per ciò che era diventato, ma quella mattina si limitò a lasciare un bigliettino di scuse sulla scrivania. Forse per sua zia.
Svegliarsi sul pavimento gelido di una stanza che non gli apparteneva, non lo aiutava a ricordare ciò che era successo la notte scorsa. Evidentemente aveva bevuto, non che gli piacessero particolarmente gli alcolici, ma voleva bere e non voleva farlo da solo. Quella sera indossò la sua t-shirt preferita.
Era stata una cattiva idea chiamare suo cugino più grande e autoinvitarsi in casa sua, ma era l’unico a cui poteva raccontare onestamente come si sentiva nell’ultimo periodo ed era l’unico dei suoi parenti che lo lasciava fumare senza scroccargli in continuazione sigarette.
Il suo non era stato un capriccio, ma era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Da allora, si è ritenuto malato.
Quale persona sana e sobria desidera suo cugino a tal punto di andare fuori di testa? Solo uno squilibrato.
Il corpo fragile e puro del più grande sembrava sul punto di rompersi in mille pezzi, ma quel gesto folle, lui, non gliel’aveva negato, anzi.
Ma allora, non era stato rifiutato. Poteva vedere il suo periodo di autodistruzione volare via lontano, ma qualcosa di ancora più grande e più malsano lo aveva appena travolto.

Quando i suoi ricorrenti attacchi di panico venivano a fargli visita senza preavviso, si imbottiva di pillole oppure ascoltava musica serrandosi nella sua stanza. E poiché sentiva un gran bel peso sulla testa, si tagliava qualche ciocca di capelli, pensava potesse servire a qualcosa. Gli piaceva giocare con le forbici.
Alcune volte invece, spruzzava del profumo nella stanza e si accendeva una sigaretta, più di una a dirla tutta. Le narici pizzicavano quando l’odore di fumo e colonia si mischiavano, e allora si buttava sul letto.
Come quando si è in apnea, apriva la bocca in cerca di aria, ma si sentiva solo soffocare.
Piangeva e gli occhi bruciavano, poteva coprirli con le mani o semplicemente chiuderli, ma non faceva mai nessuna delle due cose.
Si addormentava piano, e pensava che non sarebbe stato poi così male morire soffocato.
Di suo cugino gli piacevano le labbra perché erano a forma di cuore, e anche se un po’ grandi, rendevano il suo viso dolce ed aggraziato. Sembrava una bambola di porcellana, perché suo cugino, di un uomo forte, non ne aveva mai data l’impressione.
Forse è stato questo ad aver fatto crollare quel castello di sociopatia in cui si era rinchiuso, suo cugino era una creatura da proteggere dai mali che c’erano lì fuori, ma a quanto pare aveva fallito nella sua missione.
Perché il peso di un incesto era troppo grande da portare sulle spalle.
E avrebbe preferito consumarsi in fretta piuttosto che vedersi decomporre in un mondo che non gli apparteneva neanche.
Il suicidio l’aveva sognato eccome, ma niente da fare, il collo di suo cugino era così caldo, e candido.
Ecco che il respiro si fece pesante: ingoiò senza neppure un bicchier d’acqua le sue amate pillole e cadde sul pavimento vicino a suo cugino.
Non se n’era accorto, ma aveva macchie di sangue sulla sua maglietta preferita.
E poi, a lui piaceva giocare con le forbici.”

-F.
 
  
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