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Autore: Sylvia Naberrie    14/12/2014    2 recensioni
E se Peeta e Katniss ai 75esimi Hunger Games non avessero affatto mentito?
E se Katniss fosse stata veramente incinta? Cosa sarebbe successo?
E se la ragzza avesse perso il bambino durante l'esplosione dell'Arena?
Ecco cosa sarebbe successo...
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The-Unborn




The Unborn


"Mamma, Prim, io vado a prendere delle cose a casa. Mi sto portando la cena, non aspettatemi"
Una bambina dai lunghi capelli biondi e grandi occhi castani si affaccia dalla stanza accanto.
"Sei sicura Katniss? Non vuoi che ti lasciamo qualche cosa per cena?", mi chiede preoccupata.
Io sorrido.
"No, paperella. Mangiate pure senza di me", dico aprendo la porta e uscendo da quella casa che già odio.
Avevo sempre desiderato di più, vivere in una casa bella, pulita, senza dover più pensare a cacciare qualcosa per sfamare la mia famiglia. Ma ora che ho realizzato questo mio desiderio - e a quale prezzo poi - vorrei solo poter tornare indietro. Quando dovevo rischiare ogni giorno la fame. Sembra assurdo, ma stavo meglio quando stavo peggio.
Mentre esco dal Villaggio dei Vincitori mi accorgo che qualcuno mi sta seguendo e mi giro di scatto sulla difensiva. I Giochi mi hanno reso più isterica.
"Ah, sei tu", dico tra il sollevato e scocciato.
"Sì, sono io", risponde offeso Peeta.
Da quando siamo tornati, dopo i Giochi, i nostri rapporti si sono fatti più tesi. Ho dovuto rivelargli il piano che avevamo attuato io e Haymitch per tenerci in vita. Non pensavo lui mi amasse veramente, pensavo fosse tutto un piano del nostro mentore. E così facendo gli ho spezzato il cuore.
Mi giro senza dire una parola e continuo per la mia strada.
"Dove vai?", mi chiede Peeta.
"A casa mia", rispondo monocorde. Lui corre e mi raggiunge.
"Quella è casa tua"
"No. Quella non è casa mia. La mia casa è quella dove sono nata, cresciuta e vissuta! Non avrei mai voluto una casa come quella. Non al prezzo con cui l'ho avuta", rispondo riferendomi al nostro nuovo alloggio. Peeta non dice niente e continua a camminare accanto a me.
"Sai, non ho mai visto casa tua. Posso venire?"
"Se proprio ci tieni", dico non curante, alzando le spalle.
Arriviamo alla mia vecchia casa. È rimasta per come mia madre e Prim l'hanno lasciata quando sono state trasferite al Villaggio dei Vincitori, dopo la vittoria mia e di Peeta.
"Mi piace!", sento esclamare a Peeta. Io lo guardo come se fosse ammattito. Lui, un panettiere, sicuramente avrà avuto una casa migliore della mia, non può certo piacergli il nostro tugurio.
"Sul serio", risponde intercettando il mio sguardo. "È un posto tranquillo e sano dove far crescere dei bambini", continua poi fissandomi intensamente.
"Peeta..."
Non posso reggere il suo sguardo. Quando mi guarda come mi guardava nell'Arena. Quando mi dimostra che nonostante io sia stata pessima con lui, lui continua ad amarmi ancora.
"Smettila", mi dice duro. Io rimango stupita per qualche secondo.
"Cosa?", domando senza capire.
"Smettila di guardarmi come se fossi un cucciolo bastonato. Come se avessi bisogno di compassione", continua avvicinandosi a me. Io indietreggio al muro. Non l'ho mai visto così.
"Io non so come guardarti. Non ti sto guardando come un cucciolo bastonato", cerco di giustificarmi.
"Sì, invece. Pensi che siccome io continuo ad amarti ancora, nonostante tutto, io abbia bisogno di compassione. Beh, non è così", si avvicina ancora e mi blocca al muro. Comincia a spaventarmi.
"Peeta, io..."
Il bacio arriva all'improvviso, facendo morire dentro di me le parole che volevo dirgli. Mi bacia all'inizio appassionatamente, forse proprio con l'intento di zittirmi, poi, quando le sue mani scivolano sui miei fianchi e mi avvicina a sè, mi bacia più dolcemente, con lentezza. Io, all'inizio più tesa e sorpresa, mi ammorbidisco rabbrividendo alla dolcezza di quel bacio. Mi sembra di non essere mai uscita da quella caverna dell'Arena.
Peeta pian piano mi spinge e mi porta in una stanza, la stanza dei miei genitori, dove c'è il letto matrimoniale. Io mi siedo sul letto e lo guardo. Nei suoi occhi vedo una nuova luce e so cosa succederà. Mi si avvicina e mi bacia mentre lentamente mi alza la maglia e me la sfila, baciandomi poi le spalle e il collo. Ripeto lo stesso procedimento su di lui e tempo pochi minuti siamo sdraiati sul letto, io e lui, abbracciati e nudi. I nostri respiri si intrecciano, i nostri baci sfiorano la nostra pelle. È una sensazione nuova e inebriante.
Vorrei che questa notte non finisse mai.

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Corro fuori dalla nostra nuova casa e mi rintano in un angolino del Villaggio. Mi appoggio ad un palo e inizio a vomitare.
Sono passate poco più di tre settimane da quella notte. Ed è da un po' di tempo che mi sento strana, non sopporto gli odori, mi vengono conati di vomito e mi sento più stanca.
Prim mi raggiunge e mi scosta a capelli, accarezzandomi la fronte.
"Katniss...", mi chiama Prim.
"Mmh", mugolo in risposta.
"Sei strana. Non ti ho mai visto così. Sicura di stare bene?"
"Sì Prim, tranquilla", rispondo sorridendo. Neanche a dirlo, mi viene un altro conato e vomito tutto il pranzo di oggi. Prim mi scosta i capelli e mi accarezza la schiena.
"Da quanto ti senti così?", mi chiede quando finisco.
"Quasi un mese"
Prim sta in silenzio e la vedo guardarmi la pancia.
No. Non può essere.
"Katniss, sei incinta?"

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Sono sul treno che mi porterà a Capital City. Ma non per il Tour della Vittoria.
I 75esimi Hunger Games avranno luogo tra una settimana. Sono passati due mesi da quando ho scoperto di essere incinta. Ma le uniche persone che lo sanno siamo solo io e Prim. Le ho fatto giurare di non dire niente a nessuno.
Ho appena fatto un incubo e Peeta è sdraiato accanto a me, con un braccio che mi avvolge e mi stringe a lui.
"Peeta..."
"Dimmi Katniss", mi risponde dolcemente. Io mi sollevo su un braccio e lo guardo negli occhi.
"Devo dirti una cosa. Una cosa importante", anche lui si solleva, guardandomi preoccupato.
"Continua", dice, la paura accesa nei suoi occhi.
"Io... ecco, noi...", cerco di dire, mordendomi il labbro.
"Katniss? Che succede?", mi domanda impaurito. Lo guardo un attimo e poi sospiro.
"Sono incinta", dico tutto d'un fiato.
Lui mi guarda attonito per due minuti buoni.
"È uno scherzo? Perché non è divertente", esordisce.
"No! È la verità!", rispondo piccata. Lui mi guarda e capisce che non sto mentendo. Lascia andare un sospiro ridendo e mi sfiora la pancia.
"È meraviglioso Katniss! Io... non ci posso credere!", mi dice commosso.
"Peeta... ma come faremo? Stiamo andando nell'Arena"
Quel pensiero lo riscuote e alza la testa, guardandomi preoccupato.
"È vero..."
In quel momento capisco che ora più che mai sarà deciso a proteggermi, che prenderà accordi con Haymitch per far in modo che sia io a uscire viva da quell'Arena. Non posso permetterglielo.
"Peeta, non una parola a nessuno"

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"Se non fosse... se non... se non fosse..."
"Se non fosse?", chiede Caesar Flickerman, cercando di aiutare Peeta nella sua falsa difficoltà a parlare. Anch'io vorrei sapere cosa sta per dire a Caesar. Non mi ha rivelato niente riguardo come sarebbe stata la sua intervista. 'È una sorpresa' , mi ha detto.
"Se non fosse per il bambino"
Tutta la sala esplode in grida di rabbia e protesta. Le telecamere mi inquadrano. Negli schermi il mio volto è sorpreso ma cerco di dissimularlo cercando di mostrare una faccia afflitta, ma dentro di me esplode lo stupore e la rabbia. Come ha potuto? Doveva proprio rivelare a Capital City il nostro segreto?
Nella sala tutti si alzano e protestano che i Giochi quest'anno si fermino, è inconcepibile che una ragazza vada nell'Arena con un bimbo in grembo.
Nel mio cuore inizia ad accendersi una flebile fiamma di speranza.
Il tributo alla mia destra mi prende la mano e io stringo quella di Peeta. Tutti solleviamo le braccia come a dire che noi siamo uniti, uniti contro Capital City.
La sala esplode di urla ancora più forti e all'improvviso le luci si spengono, lasciandoci al buio, circondati dalle grida di terrore.

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"Come hai potuto?", grido furibonda.
"Katniss era la mia ultima chance! Non potevo fare altrimenti!", cerca di giustificarsi Peeta.
"Potevi dirlo a chiunque, a Haymitch, a Cinna, a Effie, persino ai tuoi truccatori, ma non all'intera Panem!", sibilo irata. Peeta mi si avvicina e mi stringe le spalle.
"Katniss, se c'era una remota possibilità che fermassero i giochi, era questa"
"Non lo faranno", ammetto sconsolata. E nei suoi occhi vedo che anche lui la pensa come me.

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Stiamo attraversando la foresta pluviale con Finnick Odair e Mags. Peeta apre il corteo tagliando con il machete i rami e gli arbusti. Vedo davanti a lui uno strano sfarfallio. Quando grido è troppo tardi, Peeta ha colpito il campo di forza.
Grido disperata, dandogli addirittura degli schiaffi per farlo svegliare, ma niente. Finnick mi scansa malamente e prima che io possa colpirlo capisco che gli sta facendo la respirazione bocca a bocca, ma Peeta non si sveglia.
La paura mi attanaglia. La paura di stare senza di lui, senza Peeta. La paura di dover affrontare i tributi senza lui al mio fianco. La paura di non sentire più la sua voce. La paura di non sentire più le sue mani accarezzarmi e le sue labbra baciarmi.
La paura di crescere nostro figlio senza di lui.
Singhiozzi e singulti mi sconquassano il corpo senza che io possa trattenerli.
Si solleva. Il suo petto si è sollevato e dalla sua bocca è uscito un ansimo. È vivo!
"Peeta... Peeta...", ripeto accarezzandogli il viso e piangendo, stavolta di gioia.
"Attenta... c'è un campo di forza", ansima lui. Io rido tra un singhiozzo e l'altro.
È vivo. A me basta sapere questo.

Siamo sulla spiaggia. Tra qualche ora metteremo in atto il piano di Beetee.
"Nessuno ha bisogno di me", dice Peeta.
"Io. Io ho bisogno di te. Noi abbiamo bisogno di te", ribatto io prendendogli la mano e posandola sulla mia pancia, dove tra qualche mese sarebbe dovuto crescere il mio bambino. Ma questo bambino non vedrà mai la luce. Io sono più che decisa a proteggere Peeta. Anche se il pensiero di vederlo con un'altra donna, con un altro bambino in braccio che non è il nostro mi riempie di una sensazione nuova e strana. Mi riempie di gelosia. Ma Peeta deve vivere. Tra tutti noi è quello con il cuore più puro.
Lui al contatto con la mia pelle sospira tristemente e chiude gli occhi.
So che non si arrenderà. Farà di tutto per salvarmi.
Ma io non sarò da meno.

La freccia si conficca nella cupola che ci racchiude, il fulmine colpisce l'abero e con esso anche il filo avvolto sul tronco fino a raggiungere la freccia conficcata. La potenza del fulmine mi sbalza lontano facendomi atterrare dolorosamente e paralizzandomi.
Ammetto che il mio primo pensiero è quello che ce l'ho fatta. Ho distrutto l'Arena. Poi la mia mente indugia su Peeta. Dov'è finito? Devo andare a cercarlo. Cerco di muovermi ma mi sento dolorante e senza forze. Un overcraft scende dal cielo e con il suo braccio meccanico mi afferra.
Il mio ultimo pensiero ricade sul mio bambino che ancora non conosco.
Perdo i sensi e non vedo più niente.

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Sono in una stanza bianca, c'è uno strano odore pungente nell'aria. Sono con la pancia scoperta e mi stanno puntando una specie di penna sul ventre. Ho richiesto io che mi facessero una visita del genere. Dopo l'esplosione non mi ero più preoccupata del mio bambino tranne quando ho perso i sensi.
La donna che mi sta visitando, mentre preme la penna sulla mia pancia, fa una faccia strana, corrucciata e preoccupata.
"Che succede?", chiedo ansiosa.
La donna non risponde, si alza ed esce.
"Ditemi che succede!", grido esasperata.
Non posso aver perso il bambino. Non devo. Ho perso Peeta, l'ha Capitol City adesso, sono sola ormai. L'unico legame che avevo con lui era il bambino che portavo in grembo. Non posso aver perso anche lui.
Prego con tutte le mie forze che il bambino sia ancora vivo, è l'unica cosa che mi unisce a Peeta.
L'infermiera torna e si ferma sulla soglia e mi guarda dispiaciuta.
"No... la prego... non può essere...", mormoro disperata.
"A causa dell'esplosione dell'Arena, della folgorazione che ha ricevuto e della sua successiva caduta, il feto ha subìto parecchie ripercussioni e... temiamo sia morto. Io stessa osservando l'ecografia ho notato che le attività vitali del feto sono nulle. Mi dispiace", mi dice l'infermiera leggermente dispiaciuta ma senza scomporsi troppo.
Ascolto le parole senza capirne il senso. Il mio bambino... è morto?
"È... morto?", dico dando voce ai miei pensieri.
"Sì"
È come se il mondo mi fosse caduto addosso. Non c'è più vita dentro di me. Il mio bambino è morto e io sono morta con lui. Un'improvvisa rabbia verso quella dannata esplosione, verso i Giochi, Capital City, il presidente Snow, i ribelli, Haymitch e persino Peeta comincia a montarmi dentro.
Comincio a urlare per rabbia, dolore, tristezza, odio e mi divincolo furiosa. L'infermiera corre verso di me e subito mi inietta qualcosa nel collo con la siringa.
Per quel poco tempo che mi rimane di coscienza immagino come sarebbe stata la mia vita con quel bambino di cui non conoscerò mai il sesso, il nome, il viso. Non saprò mai se sarebbe somigliato di più a me o a Peeta. Non saprò mai se sarebbe stato più bravo a cacciare o a cucinare dolci o a fare il pane. Non vedrò mai i suoi primi passi. Non gli sentirò mai dire 'mamma' o 'papà' . Non sentirò la sua voce, o i suoi passi, la sua risata, i suoi pianti.
Non sarò mai amata dal mio bambino mai nato.
Piango lacrime di dolore, dolore di quel parto che non proverò mai. Lacrime calde scorrono sul mio viso e mi lasciano per sempre, come il mio bambino.
La stanza comincia a farsi più scura e le mie palpebre più pesanti.
Pochi secondi ed è buio.













Angolo dell'autrice



Salve a tutti!
Mi presento: sono Sylvia Naberrie, scrittrice di fanfiction principalmente fantascientifiche e di poesie :)
Questo è il mio primo esordio in questo fandom, spero di non aver fatto una figuraccia con gli scrittori e le scrittrici che scrivono qui da più tempo xD
Ammetto di aver scritto questa OS di getto, all'improvviso, mentre ero in viaggio :) e, strano ma vero, è iniziato tutto dall'intro, mentre ripensavo al film Mockingjay visto qualche giorno fa :)
Bene, io ogni volta non so cosa scrivere in questi angoli autrice xD
Per domandine o che so io, eccovi il mio profilo ask.
Grazie per aver letto questa piccola OS, per averle dato un'occhiata o addirittura per averla commentata! ^^
A presto!
Vostra

Sylvia Naberrie
   
 
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