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Autore: katyjolinar    14/12/2014    0 recensioni
Astrid avrà un incidente che la porterà a non essere più completamente autosufficiente, e Hiccup sarà costretto ad occuparsi di lei.
Attenzione: apparentemente è una versione alternativa della mia stessa fanfic "Furia Cieca", ma solo lo spunto è lo stesso
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La primavera passò, così anche l'estate.
La gravidanza di Astrid procedette senza intoppi. Hiccup decise di non lasciarla mai sola, delegando ad altri, tra cui suo padre, la maggior parte dei suoi compiti.
Voleva godersi tutto il periodo, e occuparsi della compagna a tempo pieno, anche perché, se quello che aveva detto Gothi era vero, presto avrebbe riacquistato la vista, e lui voleva esserci quando fosse successo.
Da quando la notizia era girata, tutto il paese era in festa, poiché il capo avrebbe avuto presto un erede, e questo era un evento da festeggiare. Quando la coppia passava, insieme alla loro famigliola di draghi, tutti li fermavano per far loro le congratulazioni, oppure per fare i complimenti per la "perfetta forma fisica" della futura madre, o anche solo per scambiare con loro qualche parola. In poche parole erano al centro dell'attenzione di tutti.
E, piano piano, prepararono anche tutto l'occorrente per il nascituro: Stoick portò un intero baule con tutta la roba del figlio, conservata gelosamente per quasi 18 anni apposta per l'occasione, mentre Hiccup stesso si occupò di costruire una culla comoda da tenere nella loro stanza, e cominciare a progettare un ampliamento dell'abitazione, per poterci poi sistemare comodamente il nascituro, una volta che fosse cresciuto.
Era l'inizio dell'inverno, precisamente il primo anniversario delle nozze dei due ragazzi; Astrid era al settimo mese, e ormai cominciava a fare fatica a far qualunque cosa.
Quella mattina Hiccup era dovuto uscire per un impegno che non aveva potuto essere delegato a un altro, ma poiché non avrebbe dovuto impegnare troppo tempo aveva deciso di non chiamare nessuno per assistere la moglie, anche perché, ormai, sapeva muoversi in autonomia all'interno della loro casa.
Dopo un paio d'ore, finalmente, rientrò, trovando la moglie appisolata sulla sedia a dondolo che le aveva regalato pochi giorni prima, vicino al fuoco, con le due Furie Mortali accovacciate tranquille ai suoi piedi e Tempestosa in un angolo, che vegliava su di loro.
Il giovane uomo si avvicinò alla ragazza, le posò un bacio sulla fronte e uno sul pancione, prima di aggiustarle la coperta. Astrid aprì gli occhi, cercandolo con la mano.
"Hiccup, sei tu?" sussurrò.
"Sì, tesoro." rispose il ragazzo, carezzandole i capelli, che in quell'anno erano ricresciuti e ora le raggiungevano quasi le spalle "Sono tornato il prima possibile. E ti ho portato un regalo."
"Cosa?" domandò la giovane, mettendosi più composta sulla sedia a dondolo. Il ragazzo prese un barattolo di terracotta dalla sua sacca, lo aprì e lo mise nelle mani di Astrid, che annusò "È miele!" esclamò, sorridendo.
"Sì. Me lo hanno dato Mulch e Bucket, apposta per te. Viene dalle loro arnie." disse Hiccup, passandole anche un cucchiaio, che la ragazza affondò nel barattolo per poterne assaggiare il contenuto.
"Mh... è delizioso!" disse, estasiata. Il giovane sorrise e prese lo sgabello, sedendosi di fronte alla moglie e carezzandole dolcemente il pancione.
"Sembra che anche a lui piaccia..." commentò.
"Oh... lui è da stamattina che è agitato." riferì Astrid, leccando il cucchiaio, che aveva di nuovo intinto in quella dolce crema ambrata "Ha preso da te, che sembri tanto tranquillo, ma in realtà non stai fermo un attimo."
"Beh, anche tu non stavi ferma un attimo, mia dolce Ragazza Audace." le disse il ragazzo, senza toglierle la mano dalla pancia.
"Sì, quando ci vedevo..." continuò lei, malinconica.
"Su, tesoro, hai sentito che ha detto Gothi: presto tornerai di nuovo a vederci."
Astrid sorrise. Stava per rispondere, ma quello che sembrava un calcio più forte degli altri dato dal bambino che portava in grembo le fece mancare il respiro. Hiccup ritrasse la mano, lo aveva sentito anche lui, e fissò la moglie, preoccupato: quello non era normale.
"Astrid?" domandò, allarmato, alzandosi in piedi "Stai bene?"
"Non... non lo so..." rispose la ragazza, piegata in avanti a tenersi la pancia "Ma una cosa è certa: o me la sono appena fatta addosso, oppure mi si sono rotte le acque..."
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte: prese la giovane in braccio e la portò in camera, sistemandola sul letto, poi corse alla porta d'ingresso e la aprì, uscendo per strada e guardandosi intorno.
"AIUTO!" urlò "QUALCUNO MI AIUTI! ASTRID STA PER PARTORIRE!"
Dalla casa accanto, richiamati dalle sue urla, uscirono Moccicoso e Testa Bruta, che corsero subito da lui. Hiccup era in panico, e camminava nervoso davanti alla porta di casa sua, con le mani sui capelli; il cugino lo fermò, prendendolo per le spalle, e lo guardò in faccia.
"Cosa stai dicendo?" domandò "È troppo presto! Il termine non è tra due mesi?"
"E lo dici a me?!" esclamò, nervoso, il giovane "Lo so che è presto! Ma le si sono appena rotte le acque!"
Dentro casa, Astrid urlò, provocando un brivido terrorizzato nel corpo del marito. Moccicoso e Bruta si guardarono per qualche secondo.
"Vado a chiamare Gothi." disse la bionda, prima di allontanarsi di corsa, mentre il moro accompagnava il cugino dentro casa, dalla compagna in preda ai dolori del travaglio.
I due uomini entrarono nella camera; Astrid si agitava e si lamentava, era nel pieno di una contrazione. Hiccup si sedette sul letto e la abbracciò, cercando di essere rassicurante, anche se era terrorizzato fino al midollo.
"Tranquilla, ho chiamato aiuto." disse "Ora arriva qualcuno per aiutarti."
"Hiccup... resta..." lo implorò la bionda, in preda ai singhiozzi.
"Non vado da nessuna parte, tranquilla." la rassicurò, stringendo la sua mano sinistra nella propria.
"Io allora vado fuori." disse Moccicoso, che sapeva di essere di troppo, in quel momento "Appena arriva faccio entrare Gothi, ma se avete bisogno fate un fischio."
"Grazie, cugino, vai pure." lo ringraziò l'altro, respirando profondamente, per infondere un po' di calma nella compagna, terrorizzata almeno quanto lui da ciò che stava accadendo.
Sapevano a cosa stavano andando incontro, ma in realtà nessuno dei due si sentiva davvero pronto al cambiamento che avrebbe avuto la loro vita d'ora in poi. In fondo erano solo due ragazzi, poco più che adolescenti, ma poco meno che adulti, che si erano dovuti sposare per una legge vichinga che era appena stata abolitsa, ma che, nonostante si amassero molto, non sapevano nulla di come portare avanti una famiglia, di come crescere un bambino.
"Astrid... mi dispiace..." sussurrò il giovane "È tutta colpa mia..."
"Hiccup..." cercò di obiettare Astrid.
"È colpa mia..." continuò l'altro, senza ascoltarla "Se un anno fa avessi fatto quella dannata revisione alla coda di Sdentato, tu ora non saresti..."
"Hiccup... non è colpa tua..." lo bloccò la bionda, poggiando la testa sul suo petto "Ti prego, non ci pensare più... è passato tanto tempo..."
"Ma Astrid..." sussurrò Hiccup, guardandola.
"Ti sto per dare un erede, Hiccup." continuò la ragazza "Se non avessi avuto quell'incidente, un anno fa, non sarebbe mai successo. Non sarei mai stata tua, forse, e non avrei potuto dare un erede all'uomo che amo..."
Hiccup non rispose. La moglie aveva ragione: si amavano, e si appartenevano l'un l'altra. E quel bambino che stava per nascere era la prova tangibile del loro amore.
Continuò a tenerla stretta, finché Gothi non entrò, facendosi strada tra la piccola folla che si era raccolta davanti a casa, attirata dalla chiamata d'aiuto del capotribù.
La vecchia fece cenno a Hiccup di uscire, ma lui si rifiutò di farlo, così la donna dovette visitare la partoriente in presenza del marito e parlare con lui, nel suo silenzioso modo, riferendo l'esito della visita.
"Dice che sei già pronta e che entro un'ora potrai tenerlo in braccio." tradusse il ragazzo "E chiede come mai non te ne sei accorta prima. Al punto in cui sei avresti dovuto avere le doglie almeno da stanotte."
"Io... non lo so..." balbettò Astrid "Mi sentivo stanca, come al solito, ma io non sapevo..." ma le sue spiegazioni vennero interrotte da un'altra forte contrazione, che la fece urlare di dolore. Gothi diede degli ordini e Hiccup tradusse.
"Spingi, tesoro. Fai un respiro profondo e poi spingi." disse, carezzandole i capelli.
"Fa male..." si lamentò la ragazza, singhiozzando, mentre il marito continuava a riferirle i comandi della druida.
"Lo so. Ancora un piccolo sforzo." la rassicurò "Gothi dice che si vede già la testa."
"Hiccup, io... non credo di farcela... fa troppo male..." pianse lei, implorante.
"Tranquilla, so che puoi farcela, mia Ragazza Audace!" continuò Hiccup, senza mollarla "Ancora una spinta, poi ci siamo."
La ragazza eseguì un'ultima volta, ma poi Hiccup la vide perdere i sensi, proprio mentre Gothi gli mostrava un neonato piangente tutto sporco.
"Astrid..." cercò di chiamarla "Tesoro, apri gli occhi... hai avuto un maschio..."
Ma Astrid non diede segno di riprendersi. Intanto la vecchia aveva lavato il bambino e, dopo averlo avvolto in un caldo telo, si avvicinò a Hiccup e glielo mise in braccio.
L'uomo guardò il figlio; era un bambino minuscolo e delicato, apparentemente fragile. Con cautela lo adagiò sul petto della moglie, sperando che questo servisse a farla riprendere.
"È bellissimo..." disse "Mi hai dato un bambino bellissimo, milady. È un Hiccup, come me, esattamente come desideravo tu..."
Dopo un po', Astrid, finalmente, aprì gli occhi. Hiccup le sorrise e le baciò la testa, mentre lei prendeva meglio il figlio e si voltava verso di lui.
"È così piccolo..." sussurrò "È delicato... siamo in inverno, potrebbe non farcela."
"Ce la farà, invece." la rassicurò, fiero, il giovane "Ne sono certo. E diventerà forte."
La bionda sorrise debolmente, voltandosi verso il marito. Era stremata, ma c'era un lampo di felicità nei suoi occhi.
"Hai ragione, Hiccup..." disse "Ti somiglia. Posso vederlo."
Hiccup capì immediatamente cosa volesse dire e il suo sorriso si allargò, abbassandosi su di lei per baciarla dolcemente.
"Ci vedi di nuovo!" esclamò.
"Vedo tutto." confermò Astrid "Vedo la nostra casa, te, nostro figlio... tutto!"
"Grazie agli Dei..." concluse il moro "Non volevano che ti perdessi la visione della nostra creatura."
La giovane donna annuì, tornando a osservare il piccolo, per poi attaccarselo al seno per dargli da mangiare.
"Ti ho dato un erede, marito mio." disse, prima di dedicarsi completamente al neonato.
Hiccup annuì.
Astrid gli aveva appena dato un erede, gli aveva concesso l'immortalità. Non poteva non amarla.
   
 
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