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Autore: Neens O Brien    15/12/2014    3 recensioni
I'm back con il seguito di "Will we ever have our happy ending?". Vi ricordo che non seguo il telefilm, questa è semplicemente la continuazione della mia storia precedente, di cui vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2511902
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich, Phillip 'Lip' Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-IAN-

Pensare che sarebbe potuto morire gli veniva difficile. Sembrava una cosa irreale, sentiva come se fosse capitato ad un altro invece che a lui. E ora, a più di una settimana di distanza, non aveva ancora provato quella sensazione di sollievo tipica di chi scampa alla morte per un pelo, non aveva provato nulla, come se fosse stato un semplice raffreddore. Anzi, a dirla tutta era contento di quello che gli era successo, e di tutto quello che aveva portato.

Era ironico che il momento più felice della sua vita lo vedesse sdraiato su un letto d’ospedale con una commozione cerebrale e molto probabilmente con un aspetto orribile. Ma in fondo in quel momento non aveva minimamente pensato a se stesso, e come poteva? Al suo fianco, con le lacrime sul viso, c’era Mickey. Ian non si ricordava se l’avesse sorpreso di più il fatto che il ragazzo stesse piangendo o che fosse al suo fianco, erano entrambe cose che non pensava che avrebbe visto, sicuramente non dopo le ultime parole che si erano detti.

Ma poi Mickey l’aveva baciato, un bacio lungo, profondo, come se si stesse aggrappando a Ian per non cadere, e forse era davvero così. Il loro precedente bacio non aveva nulla a che fare con quello, era stato un bacio portato dalla rabbia di Ian, non che non l’avesse ricordato per giorni, ma non sapeva se poteva venire definito un vero bacio. Ma quello, quello si che era stato un bacio. E, se Ian ne era rimasto sorpreso, le successive parole di Mickey l’avevano lasciato letteralmente a bocca aperta.

Ian si era immaginato che Mickey provasse qualcosa per lui, era ovvio, si era esposto nel suo modo personale, ma non avrebbe mai pensato di sentirgli dire che lo amava. Era stato come un colpo al cuore, si era sentito sciogliere e l’unica cosa che aveva fatto era stata sorridere. E così era rimasto fermo come un ebete con un sorriso stampato in faccia a guardare quel ragazzo che somigliava in maniera impressionante a Mickey Milkovich, ma non poteva essere lui, non poteva.

Certo, gli sarebbe piaciuto che quel momento durasse in eterno, ma non bastava la sfortuna di essere stato investito, no, la sua famiglia doveva entrare proprio nel momento in cui Ian stava rispondere “Ti amo anche io.”. La faccia di Mickey era sbiancata e aveva balbettato qualcosa con un’espressione imbarazzata prima di uscire dalla stanza, rivolgendo un ultimo sorriso a Ian.

Per quanto fosse irritato, il sorriso rimase sul volto di Ian, mentre veniva abbracciato dai suoi fratelli che gli chiesero come fosse successo, come si sentisse, cosa ci facesse lì Mickey. A quest’ultima domanda Lip gli fece un’espressione strana come per dire “Io so.”, ma non poteva sapere, non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che era appena successo. Ian intravide anche Mandy, fuori dalla stanza, che parlava con Mickey, il ragazzo sembrava irritato, ma si vedeva che tratteneva un sorriso.

Il fatto che Mandy fosse arrivata con la sua famiglia non gli fece pensare a nulla in particolare, ma Lip continuava a lanciare occhiate nella sua direzione, e a quel punto fu il turno di Ian di guardarlo con un’espressione che diceva “Io so.”.

Risultò che le sue impressioni erano giuste, perché pochi giorni dopo il fratello lo andò a trovare nella spoglia stanza di ospedale in cui lo avevano messo, e gli aveva raccontato di come lui e Mandy fossero finiti a letto insieme. Non era una notizia scioccante, si vedeva che la ragazza era interessata a suo fratello, e Ian dubitava che un ragazzo etero sarebbe stato in grado di resisterle.

Ma le visite che aspettava con più impazienza erano quelle di Mickey. Il ragazzo si presentava quasi ogni giorno, quando sapeva che non avrebbe trovato nessuno, e passavano circa un’ora a parlare. Mickey diceva che non evitava i parenti di Ian perché era imbarazzato, ma perché non voleva dividere con nessuno il poco tempo che potevano passare insieme. Che fosse vero o meno, a Ian non importava, il ragazzo gli aveva finalmente dimostrato cosa provava, e questo gli bastava, decisamente. Spesso lo vedeva sorridere, prendeva la mano di Ian accarezzandola lentamente con il pollice, ma era sempre Mickey. Con le sue battute pungenti e i suoi modi di fare da ragazzo di strada, ed era il motivo per cui Ian lo amava.

Non aveva avuto occasione di dirglielo, però, o almeno non fino a quando, una settimana dopo l’incidente, lo avevano lasciato tornare a casa. Quando tutti i fratelli di Ian erano usciti, Mickey era andato a casa sua, e avevano passato alcune ore a scherzare, il rosso non era ancora nelle condizioni di fare altro, e Mickey sembrava andare bene. In un momento di silenzio, Ian si decise a parlare.

-Sai, ho pensato spesso a quello che mi hai detto in ospedale, quel giorno.

-Quale giorno?

L’altro ragazzo sembrava leggermente imbarazzato, per quanto potesse sembrare imbarazzato un tipo come lui, e cercò di fare finta di nulla, senza successo.

-Lo sai quale giorno, il giorno in cui mi sono svegliato, il giorno dell’incidente. Mi hai detto….beh mi hai detto che mi amavi.

-Si, l’ho fatto.

Ian non si aspettava un’ammissione in così poco tempo, ma in fondo non poteva di certo negare, erano entrambi lì.

-E…perché l’hai fatto?

-Perché avevo voglia di tacos, ovvio. Secondo te perché l’ho fatto, Gallagher?

Mickey lo disse con una risata, perfettamente nel suo stile, ma praticamente gli stava ripetendo che lo amava. Ian non ne aveva parlato prima, tutte le volte che era andato a trovarlo, solamente perché aveva paura che il ragazzo avrebbe fatto finta di nulla o avrebbe dato la colpa agli antidolorifici che gli avevano dato, ma a quanto pare si sbagliava.

-Sono giorni che volevo dirtelo..anche io provo lo stesso.

Il sorriso di Mickey divenne meno provocatorio e si addolcì.

-Lo so, ma io avevo bisogno di dirlo.

Quella discussione a cuore aperto era durata circa dieci minuti, dopodiché Mickey tornò ad essere il ragazzo che distruggeva i vetri delle macchine delle persone che non sopportava con un piede di porco, ma a Ian andava bene così. Non voleva che cambiasse completamente per lui, non l’aveva mai voluto, aveva solo bisogno di una conferma, di una dimostrazione del fatto che non stava sprecando il suo tempo.

Prima che Mickey tornasse a casa, Ian gli prese la mano, e il ragazzo lo guardò con le sopracciglia aggrottate.

-Cosa?

-Volevo solo sapere…siamo una coppia o no?

Mickey lo baciò, fu un bacio lento e dolce, e poi gli rispose senza allontanarsi, e Ian senti il fiato sulle sue labbra.

-Certo che lo siamo.




//Quanto tempo è passato? Mi sembra una vita ahahaha Ma questa storia mi mancava troppo e ho DOVUTO continuarla. Non c’entra con la serie tv, è semplicemente la continuazione di “Will we ever have our happy ending?” (Infatti il titolo è la continuazione della canzone obv) quindi resettate il coming out di Mickey, il ‘He’s fucking family’ e tutto quello che vi ha fatto sciogliere nella quarta stagione. Don’t worry, vi darò altri motivi per sciogliervi!
Neens O Brien
   
 
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