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Autore: belongtomusic    15/12/2014    1 recensioni
-Mi dispiace- disse Esmeralda, portando indietro una ciocca di capelli che le era caduta dinanzi gli occhi, -per aver rovinato i tuoi sogni, ma sai, la vita non è un film.- Aggiunge, incrociando le braccia al petto.
-Peccato, se la mia vita fosse stata un film di sicuro sarebbe stato un film... porno.- Affermò Daniele, sorridendo con nonchalance, come se non avesse detto niente di male.
Infondo lui è così, pensa Esmeralda, anni luce da come aveva sempre sognato quel momento.
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Esmeralda, ragazza riservata e gentile, trasferitasi dal suo paesino di provincia per arrivare nella bella Firenze per gli studi.
Daniele, spigliato e scapestrato, fiorentino di nascita e barman di lavoro... e qualcosa in più.
Cosa succederà se si mescolano due vite così diverse?
Riusciranno ad incontrarsi o esploderanno a mo' di Coca Cola e Mentos?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NB: Storia creata tra un viaggio a Firenze e una letta alla Divina Commedia, tra una canzone di Ligabue e qualche conto di economia aziendale.
Capitolo un po' nostalgico, ma piano piano prenderà una piega più allegra.
Spero vi piaccia, fatemi sapere.
Cercherò di impegnarmi per continuare, magari fatemi sapere. :)
Grazie per aver letto, un bacio. :)
ps: scusate eventuali errori.







“Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

che la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia aspra e forte che nel pensier rinova la paura!

Tant'è amara che poco è più morte;

ma per trattar del ben ch'i vi trovai,

dirò de l'altre cose ch'i v'ho scorte.”

I canto, Inferno

 


 

Guardava il finestrino, Esmeralda, quel treno che le pareva andar troppo forte e a volte troppo piano.

A meno della metà della sua vita, si ritrovò su quel treno, diretta verso Firenze, il suo flebile raggio di sole in quella selva oscura.

Nonostante l'aver coronato il sogno di andarsene da quel paesino di provincia, non si sentiva del tutto leggera come aveva da sempre sognato.

Le pareva di sentirsi pesante tanto che le sembrava di aver scambiato la stazione di Santa Maria Novella per la porta dell'inferno.

Cerca di trovar coraggio, Esmeralda, che nella sua vita ha sempre avuto tutto, fuorché il coraggio. Aveva paura, piangeva forse, all'idea che la sua vita non sarebbe stata più la stessa. La sua tranquillità nel paesino in cui aveva sempre vissuto sarebbe stata sostituita dal caos di bici e auto. La sua grande stanza, il calore della sua famiglia, le fusa della sua gatta sarebbe stata rimpiazzata dal nulla. Senza nessuna certezza.

Ma cosa l'aveva spinta a fare questo passo più lungo della sua minuta gamba?

Perché rischiare così tanto, dato che lei non aveva mai rischiato in vent'anni della sua vita?

Esmeralda viveva di certezze, di regole. Nonostante la sua famiglia fosse sempre stata molto permissiva lei non sapeva osare.

Voleva cogliere l'attimo, ma la maggior parte delle volte l'ha lasciato maturare ed infine, marcire.

Ramona, sua cara amica, le aveva sempre detto: “Sei come un bambino che dice che una cosa non gli piace, senza prima assaggiarla. Non azzardi mai, tu.”

Esmeralda rideva, ma infondo sapeva che quella era la verità.

Inutile dire che questo le aveva privato di molte esperienze, e di grandi sogni.

La sua vita le pareva essere un film, di cui interpretava una comparsa. Era sempre stata la classica amica che c'era nel momento del bisogno.

Forse esprimeva tranquillità, il suo volto. Oppure era il fatto che sapeva come farsi volere bene. E molte volte questo le ha creato disagio, dato che molti si ricordavano di lei quando avevano bisogno di un favore.

Esmeralda voleva cambiare. Sapeva che poteva essere di più, molto di più.

E' riuscita a cambiare al liceo, quando mirava a malapena al sei, e in un anno è riuscita a far parte di quel piccolo gruppo della classe che studiava.

Esmeralda si era rifugiata nei libri, negli scrittori, nelle frasi. Incatenata lì, nella vita negli altri, come era solita fare.

Trovava soluzioni, ascoltava i loro problemi, leggeva i loro messaggi.

Ma quando si trattava della sua, di vita?

Voleva diventare più egoista, Esmeralda, far parte di quella recita, diventare la protagonista, creare il suo stesso scenario, scrivere la sua stessa storia.

Per questo, mentre porta una ciocca di capelli castani caduti proprio davanti gli occhi non permettendole così, di vedere la mappa.

Cerca di orientarsi verso il suo piccolo appartamento, condiviso insieme ad Ambra ed Elisa. Si sentiva un po' a disagio, a dover condividere un appartamento con altre ragazze, ma doveva farcela, aveva lavorato per quello.

Voleva dimostrare a tutti che lei era molto di più, ma soprattutto voleva dimostrarlo a se stessa.

Era ora per Esmeralda di salire verso quei fiochi raggi di sole, sperando di non trovarsi davanti quelle tre fiere.

 

 

-Sei Esmeralda, giusto?- Una ragazza rossa come il sangue e bianca come il latte* aveva fatto capolino davanti al portone di quel grande palazzo. Un accento del nord, una voce squillante e un sorriso sincero.

Esmeralda sorrise, annuendo. -Piacere, io sono Elisa, la padrona dell'appartamento. Prego, entra!-

Entrando, Esmeralda, notò che l'appartamento non era così scuro e tetro come lo aveva immaginato.

-Lei è Ambra, l'altra coinquilina.- Affermò la rossa. Ambra, in risposta si alzò dal divano per salutare la nuova arrivata. Era decisamente diversa sul piano fisico da Elisa. Aveva i capelli biondi, e decisamente molto trucco. Nonostante ciò, non era meno simpatica della rossa.

Dopo un lungo giro nel suo appartamento, Elisa, molto più aperta al dialogo rispetto ad Ambra, tempestò di domande la nuova arrivata, offrendole un caffè.

-Dovrai farci l'abitudine, lei è così! Anche alle sette di mattina è capace di tormentarti di domande!- Sospirò rassegnata Ambra, con un pizzico di ironia.

Elisa si finse offesa, -è da tanto che vi conoscete?- Domanda Esmeralda, vedendo le due prendersi in giro in continuazione dopo soltanto mezz'ora che lei era arrivata.

-Purtroppo sì, ci conosciamo dall'asilo.-

La conversazione era andata avanti per un po', ad Esmeralda non pareva vero di aver trovato due coinquiline così simpatiche e disponibili.

Era sempre stata abituata ad essere lei, quella accomodante. E aveva avuto sempre alcuni problemi a farsi notare, e a stringere qualche amicizia.

Era titubante, a mostrare se stessa, probabilmente perché non la conosceva nemmeno lei.

 

 

Chiamò sua madre, per rassicurarla, le raccontò come era stato il suo arrivo e delle sue coinquiline che riuscirono a farle sentire a proprio agio. Ma la cosa che spaventava di più Esmeralda era la sua prima notte da sola.

Si rendeva conto soltanto in quel momento, che non aveva più i suoi genitori accanto a lei, e che d'ora in poi se la sarebbe dovuta cavare da sola.

Le sembrava ieri quando non vedeva l'ora di andarsene di casa, perché i suoi non la capivano e lei credeva di essere un'adolescente ribelle.

Ma ora si rende conto di essere stata solo un'adolescente. Tutti vogliono andarsene quando sono adolescenti. Credono di non essere capiti, di essere diversi, difettosi; ma è solo l'età.

E se quello che aveva fatto Esmeralda fosse stato solo appagare un capriccio dell'ormai non più adolescenza?

Forse aveva sbagliato. Sentiva le lacrime scenderle dagli occhi, pensando a sua madre e ai suoi abbracci, avrebbe voluto dargliene qualcuno in più. O magari spendere più tempo con la sua famiglia, invece di litigare per sottigliezze.

“Non puoi arrenderti così, Esmeralda”.

Infondo, il tempo di abituarsi un po' e trovare un lavoro e sarebbe potuta tornare a casa per qualche periodo. E magari, portare con sé la sua gatta.

 


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*omonimo romanzo di Alessandro D'Avenia :)


Saluti :D
   
 
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