Stavo
bazzicando per fan fiction.net, quando mi sono imbattuta in una shottina con
questo pairing protagonista e…sì, me ne sono innamorata perché è talmente
diverso dai miei soliti che non potevo
non provare a lavorarci un po’ su! Chissà che non ne nasca qualcosa di buono!
La scelta è ricaduta sui gufi perché io semplicemente li adoro e li colleziono…
Aspetto
le vostre opinioni!
Temperance
Owls
Jason
si posizionò sotto al suo albero preferito, lì a Camp Rock, e prese a guardare
in alto attraverso il suo fedele binocolo notturno.
Sapeva
che c’era un nido, lo aveva visto tre mattine prima, ma non era ancora riuscito
a cogliere in flagrante gli abitanti di quella piccola casa di bastoncini e
piume. Ma quella sera ci sarebbe riuscito, eccome se l’avrebbe fatto!
Dopotutto,
era la sua ultima sera lì e non poteva sprecare quell’occasione, avesse dovuto
aspettare tutta la notte.
Sospirando,
si sedette sul prato ed estrasse dalla tasca dei jeans un minuscolo blocchetto
che illuminò grazie ad una piccola pila a pinza applicata in cima ad esso. Con
l’identica delicatezza che utilizzava per maneggiare le sue chitarre, il
giovane prese a sfogliare lentamente le piccole pagine, sorridendo con
tenerezza ad ogni volatile che vi trovava da lui stesso ritratto.
Si
soffermò un istante di più su quel pettirosso, quello che aveva visto l’altro
giorno sulla riva del lago, e poi sull’allodola che…
“Posso
sedermi con te?”
Una
voce acuta e squillante lo raggiunse da dietro le sue spalle, facendolo
sussultare. Jason saltò in piedi, lasciando cadere il taccuino per terra e
affrettandosi a posare con malagrazia una mano sulla bocca della nuova
arrivata.
“Li
fai scappare!” Sibilò, guardando dritto nei grandi occhi scuri leggermente
allungati di lei.
“Cm
Cfs?”
“Non
ho capito…”
Delicatamente,
Ella alzò una mano, portandosi un dito alzato davanti al viso in una promessa
di silenzio. Poi prese il polso di Jason e, piano piano,
se lo spostò da davanti alle labbra.
“Oh,
scusa…” Biascicò il ragazzo, arrossendo nel buio alla figuraccia appena fatta.
Va
bene, magari non era esattamente una cima, ma anche a lui spesso e volentieri
veniva da chiedersi perché non riuscisse a farne una giusta nemmeno pagando a
peso d’oro.
“Non
fa niente.” Replicò lei a bassa voce. “Hai perso questo.” Aggiunse, chinandosi
a raccogliere il blocchetto sulla cui sommità splendeva ancora la debole luce
della torcia.
Incuriosita,
Ella prese a sfogliarlo, ma Jason glielo strappò dalle mani, dandole poi la
schiena.
Chi
era, quella lì, per guardare i suoi disegni?
Nessuno
li poteva vedere, nemmeno gli altri membri dei Connect 3.
Soprattutto
gli altri membri dei Connect 3.
Perché?
Perché
li avrebbero presi, guardati e, nel giro di cinque secondi, si sarebbero messi
a ridere come tre cretini saltellando in giro per il campeggio e facendo
pubblicità della stupida passione del loro stupido amico.
Il
ragazzo sospirò: gli uccelli erano così tanto meglio delle persone…
“Ti
piacciono gli uccelli?” Domandò, timidamente, Ella, posandogli una mano sulla
spalla e fermandosi un momento a considerare quanto in alto si trovasse quella
spalla rispetto alle sue… adorava i ragazzi alti!
“Può
darsi.” Rispose Jason, sulla difensiva.
“A
me piacciono molto, invece! Sei venuto a vedere i gufi? Sono bellissimi, non è
vero?”
Il
giovane si voltò, sorpreso, gli occhi dilatati nell’espressione più stupita mai
apparsa sul suo viso.
“Tu
li hai visti?”
Ella
si strinse nelle spalle, sorridendo.
“Un
sacco di volte! Ho anche quasi assistito alla schiusa delle uova.”
A
quel punto, gli occhi di Jason erano di poco meno luminosi delle stelle di
quella limpidissima notte.
“Come
hai fatto? Sono giorni che ci provo!”
“Oh,
ma è solo perché arrivi troppo presto! Loro non tornano al nido prima delle
due, quando hanno finito di cacciare.”
“Ma
come fai a sapere tutte queste cose?”
Ella
abbassò il viso, rabbuiandosi per un istante.
“Ho
iniziato a venire qui quando non ce la facevo più a sopportare Tessa e le sue
crisi isteriche. Mi portavo il sacco a pelo e dormivo qui… l’aria aperta mi
rilassa. E poi, una sera, li ho sentiti. Stavo dormicchiando e il loro fischio
mi ha svegliata…”
“E…e
com’erano?” Domandò Jason, emozionato, dimenticandosi di tenere basso il tono
della voce.
“Bellissimi…”
Replicò Ella, concedendosi per un attimo di affogare in quegli occhi di
cioccolata. Non aveva mai notato quanto, a dispetto delle apparenze, quegli
occhi fossero profondamente intelligenti e ansiosi di vedere sempre nuove cose,
nuove realtà.
Non
l’aveva mai notato perché per lei Connect 3 era sempre stato sinonimo di Shane
Gray… Dio, quanto, quanto si era sbagliata!
In
uno slancio di gioia, Jason abbracciò stretta la ragazza, sollevandola da terra
di una decina di centimetri e cogliendola talmente di sorpresa da strapparle un
urletto divertito.
Quando
la mise giù, Ella ringraziò la sua buona stella che il buio gli impedisse di
vedere quanto rosso era il suo viso.
“Alle
due, hai detto?” Chiese ancora Jason, sempre sorridente, mettendosi a sedere e
battendo una mano sull’erba accanto a lui.
“Alle
due in punto.” Rispose lei, sedendosi.
“Ehm..
ti va se… se li aspettiamo insieme?”
“Sarebbe
meraviglioso!”
“E
magari potresti… non so… guardare i miei disegni, nel frattempo.”
Ella
sorrise, felice, afferrando il blocchetto che lui le porgeva.
In
quel passaggio, per un secondo, le loro dita si sfiorarono e la giovane si
trovò per la seconda volta in pochi minuti a ringraziare la buona stella che
l’aveva fatta innamorare di quegli stupidissi gufi.
Fine