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Autore: Sylvia Naberrie    15/12/2014    6 recensioni
Questa è una storia che non è mai stata narrata.
Una storia di speranza, di affetto, di sogni e di sacrifici.
Una storia di amicizia, che trascende la razza, la lingua e sistema.
Questa è la storia di una giovane Padmè, non ancora regina di Naboo. Una bambina che vuole dedicare la sua vita ad aiutare gli altri, a salvare delle vite.
Questa è la storia mai narrata di Padmè e N'a-kee-tula.
.
"Padmè, tu sarai un ottimo politico e anche una fantastica regina.
[...]
Tu hai un sogno, allora realizzalo. Tu puoi realizzarlo. Non permettere a niente e a nessuno di portartelo via. Fai in modo che si realizzi", le disse pieno di fiducia. Padmè sorrise riconoscente al suo nuovo amico.
"Grazie N'a-kee-tula, davvero"
Il Boraniano sorrise e si girò per andarsene.
"N'a-kee-tula?", chiamò Padmè. 
"Sì?"
"Qual è il tuo sogno?"
N'a-kee-tula spalancò gli occhi sorpreso e poi sorrise tristemente. 
"Diventare Sacerdote di Shadda"
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Padmè Amidala
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non-perdere-mai-la-speranza-Il-sole-nero





Non perdere mai la speranza - Il sole nero




"Madre?"
Una piccola figura minuta spuntò da dietro lo stipite della porta. La donna girò distrattamente la testa e lo stesso fece la bambina che si trovava davanti a lei.
"Ferma, Sola", ordinò la donna con dolcezza girando la testa della bambina affinché guardasse davanti a sé e non si distraesse dall'arrivo della sorellina. Sola tornò a guardare dritta davanti a sé, tenendo la testa e la schiena erette.
"Entra, Padmè, dimmi", disse poi alla figlia cadetta, tornando ad intrecciare i lunghi capelli castani della maggiore in un'elaborata acconciatura.
La piccola si avvicinò alla toeletta della madre con passo esitante, torturandosi le mani.
"Ecco, madre... io... volevo parlarvi di una cosa...", iniziò la piccola balbettando. La madre finì di sistemare i capelli della figlia maggiore e si girò con il busto a guardare la figlia minore tendendole le braccia. La piccola corse dalla madre e le strinse la mano.
"Dimmi, Padmè", la incitò nuovamente la madre.
La piccola, dopo un iniziale imbarazzo, alzò gli occhi altezzosa verso la madre.
"Voglio diventare volontaria nel Movimento di Assistenza ai Rifugiati!", esclamò la piccola tutto d'un fiato, con rinnovata sicurezza. La madre spalancò gli occhi sorpresa e la sorella, Sola, spostava lo sguardo dalla madre alla sorella, ansiosa di sapere come la discussione si sarebbe evoluta.
"Come mai questo desiderio?", chiese Jobal, la madre, con un sorriso. La piccola Padmè arrossì e cominciò a torturare la manica del vestito verde acqua.
"Be'... padre ha sempre detto che è importante prendere l'iniziativa quando c'è qualcosa che non va, quando c'è bisogno del nostro aiuto da qualche parte, che il nostro aiuto può fare la differenza", recitò la piccola. Jobal sorrise compiaciuta.
"E poi padre stesso ha fatto parte del Movimento di Assistenza ai Rifugiati", continuò Padmè con l'innocenza tipica dei bambini. Jobal sorrise e accarezzò la guancia della figlia minore.
"Se questo è il tuo desiderio...", cominciò. Padmè trattenne il respiro emozionata mentre la maggiore si morse un labbro.
"... ma prima dobbiamo parlarne con papà", continuò Jobal. Padmè annuì.
"Va bene, madre"
"Ora andate. Più tardi, quando vostro padre tornerà ne riparliamo"
"A dopo, madre", salutò con rispetto la maggiore. Padmè diede un bacio sulla guancia della madre, scese dalla sua gamba e corse dalla sorella più grande.
"Sul serio vuoi entrare a far parte del M.A.R.?", chiese preoccupata Sola. La piccola la guardò sorridendo e annuì.
"Non hai paura?", domandò Sola rabbrividendo. Padmè rise di gusto.
"No, perché?"
"Non so, io avrei paura"
"Sorellona non devi avere paura. Aiutare gli altri è una cosa bella. Ti piacciono i sorrisi delle persone?", chiese innocentemente Padmè.
"Sì, ma... non capisco...", rispose confusa Sola.
"Quando aiuti le persone li vedi sorridere. È una cosa bella sorellona!", continuò la piccola. Sola si fermò a guardare la bambina che aveva accanto e sorrise pensando a quanto fosse buona e altruista, e d'istinto l'abbracciò.
"Sola!", gridò la piccola per la sorpresa ma poi rise abbracciando la sorella maggiore.
"Sei fantastica, sorellina!"

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"Padre? Madre vi ha detto della mia idea?", chiese timidamente Padmè all'uomo seduto a capotavola. Era un uomo robusto, forte e nel pieno degli anni. Aveva un viso autoritario ma gentile.
"Sì, Padmè. Vostra madre mi ha detto delle tue intenzioni di entrare nel M.A.R.", rispose l'uomo cercando di nascondere un sorrisetto compiaciuto, di cui la piccola non si accorse.
"E... la vostra risposta?", chiese timidamente. Il padre non rispose subito.
"Come mai questa scelta?", chiese invece. Una luce si accese negli occhi dell'aspirante volontaria.
"Sono state le vostre parole a ispirarmi padre! Voglio diventare volontaria come lo foste un tempo voi!", annunciò carica di entusiasmo. Stavolta Ruwee Naberrie non potè nascondere la sua felicità nel vedere che i suoi insegnamenti avevano toccato il cuore della minore delle sue figlie.
"Permesso accordato. Da domani seguirai le lezioni e conferenze del nostro Movimento. Sono sicuro ti troverai bene, figlia mia"
La piccola per la gioia ruppe le regole dell'etichetta e saltò dalla sedia per andare ad abbracciare il padre, felice che questo le avesse accordato il permesso tanto desiderato.

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"Padre, padre! Svegliati, devi accompagnarmi allo spazio-porto! Dai, papà, farò tardi!", si lamentò la piccola Padmè scuotendo il padre che dormiva beato. Questo socchiuse gli occhi e vide il visino impaziente della figlia che lo guardava con rimprovero.
"Padre!", gridò la minore con rimprovero, incrociando le braccia e mettendo il broncio. Ruwee sospirò e si alzò dal letto svegliando la moglie. Padmè tornò a sorridere e cominciò a saltellare sul posto per l'eccitazione.
"Padmè, un po' di contegno! Non stai andando in gita in una luna di Naboo. Stai andando a Shadda-Bi-Boran ad aiutare i bambini di quel pianeta morente a lasciare il loro pianeta. Ti aspetta un compito gravoso", disse con serietà Jobal. Padmè abbassò il capo.
"Chiedo scusa, madre. Avete ragione, ho un compito importante. Spero di non deludervi", ammise la bambina.
"Sono sicura che ci renderai orgogliosi. Ora va' a prendere il tuo bagaglio, tra poco saremo allo spazio-porto"
Padmè corse fuori dalla stanza, eccitata per il nuovo viaggio e la grandiosa esperienza che l'attendeva.

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"Ricordati di farti sentire ogni giorno, almeno tre volte, capito? Fai la brava, Padmè. E ricorda: noi siamo orgogliosi di te", furono le raccomandazioni della madre, Jobal, che baciò la figlia in fronte e la lasciò con una carezza prima allontanarsi. Ruwee si avvicinò per salutare la figlia cadetta.
"Sii forte, figlia mia. Ciò che ti attende in quel pianeta potrà demoralizzarti, potrà intristirti o pensare che il tuo compito lì sia vano. Ma ricorda che tu sei lì per portare speranza, per assicurare a quella popolazione un nuovo futuro lontano dal loro pianeta e dalla loro stella che sta morendo. Non perdere mai la speranza. Non perdere la tua gioia contagiosa e la tua innocenza. E fa' attenzione"
Il padre accarezzò la figlia che si preparava a partire.
"Non temete, padre. Farò del mio meglio e sarete orgogliosi di me!", annunciò determinata la piccola. Ruwee e Jobal sorrisero.
"Lo siamo già", rivelò la madre. Gli occhi di Padmè brillarono di emozione e trattenne il fiato. Poi si girò verso la maggiore, che la guardava sorridendo mestamente.
"Fai la brava, sorellina", disse soltanto.
"Tranquilla, Sola", sorrise la bambina.
La piccola Padmè attese che la sorella l'abbracciasse ma Sola rimaneva ferma al suo posto con il capo chino. Padmè si girò tristemente e si imbarcò insieme ad un uomo, Nowen Thumal, fondatore del Movimento di Assistenza ai Rifugiati e migliore amico di Ruwee Naberrie. Si era offerto di accompagnare la piccola Padmè nel pianeta Shadda-Bi-Boran e di dare una mano insieme alla bambina.
Sola, vedendo la sorella allontanarsi, si torse le mani nervosa e dopo poco scattò in avanti, verso la nave.
"Padmè!", chiamò la maggiore. La figlia cadetta si girò e si ritrovò stritolata dall'abbraccio della maggiore.
"Fai attenzione!", sussurrò concitata. Padmè strinse di più la presa. Quando si lasciarono sorrise consolante alla sorella e si girò, imbarcandosi nel grande cargo appartenente al Movimento.

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"Padmè? Sveglia. Siamo arrivati"
Una mano scosse la spalla della piccola che si era appisolata su uno dei divanetti della nave. Padmè schiuse gli occhi e li stropicciò sbadigliando. Quando realizzò di essere giunta alla sua meta, si alzò di scatto a guardare fuori dal finestrino. Il pianeta si mostrava come una distesa rocciosa, con spazi dove un tempo cresceva l'erba, ora completamente bruciata a causa della progressiva morte della stella.
Questa si era ingrandita come gigante rossa e aveva quasi bruciato tutto il pianeta. Piano piano stava collassando su se stessa diventando così una nana bianca, facendo raffreddare i pianeti che le ruotavano intorno. Tempo qualche mese il pianeta sarebbe piombato in una nuova Era Glaciale. Non c'era più tempo da perdere.
La nave atterrò senza problemi su una piattaforma dello spazio-porto principale. Padmè raccolse le sue cose e scese dalla nave. Dei Boraniani, gli abitanti di Shadda-Bi-Boran dalla pelle verde e grandi occhi scuri, li accolsero trasportando le loro valigie e li portarono in un enorme tendone montato poco lontano da lì. Quella era solo una tappa intermedia, lei e gli altri volontari avrebbero dormito in una struttura più attrezzata, poco lontano dal campo principale di lavoro.
Il loro compito consisteva più che altro nel censire tutti i Boraniani in modo da tenere un conto della popolazione del pianeta, cercare pianeti più adatti al loro habitat e riunirli nelle navi per portarli al sicuro in altri pianeti. A dispetto di quanto potesse sembrare, questo era un compito arduo. Non potevano di certo raggruppare tutti i Boraniani in un unico pianeta. Dovevano dividerli e tenere conto anche dei legami che intercorrevano fra di loro, legami di parentela, di amicizia o anche solo di conoscenza. E non solo, per ogni gruppo dovevano far in modo che ci fossero almeno due individui che praticassero lo stesso mestiere. Un lavoro veramente arduo e di grande responsabilità. Nelle loro mani si trovava il destino di un intero popolo.
Per il momento, l'unico compito che era stato assegnato a Padmè era quello di badare ai bambini e tranquillizzarli in quella occasione così particolare e nuova per loro.
Le fu assegnato un gruppetto di piccoli Boraniani da badare e gestire e fu assegnata loro una piccola costruzione, una casa abbandonata ma in buone condizioni.
"Salve! Io sono Padmè Naberrie e sono la vostra capogruppo", esordì la piccola.
Un Boraniano alzò la mano. Padmè gli diede il permesso di parlare.
"Da dove vieni?"
"Vengo da Naboo", rispose sorridendo Padmè.
"Sei venuta a portarci via?"
"Ehm... beh, sì. Non siete al sicuro qui"
"Dove ci porterete?"
"In pianeti che vi possono ospitare"
"Io non voglio andarmene da qui!", gridò il Boraniano fuggendo dalla casa, ignorando gli ordini di Padmè di rimanere dentro.
"Voi non muovetevi!", ordinò agli altri bambini correndo dietro al Boraniano fuggito.
Lo raggiunse dietro una roccia su una collinetta. Il Boraniano era seduto e guardava il sole morente. I grandi occhi dei Boraniani consentivano loro di guardare direttamente il sole. Il loro popolo adorava il sole, avevano un culto legato ad esso ed era normale per loro osservarlo a lungo. Per questo era difficile farli allontanare dal loro pianeta e dal sole che avevano divinizzato.
"Posso sedermi?", chiese Padmè. Il piccolo annuì. Padmè si sedette e provò a guardare anche lei nella direzione della stella ma dovette distogliere subito gli occhi. Nonostante fosse vicina alla distruzione, la sua luce era troppo forte per gli occhi della bambina.
Padmè guardò il bambino.
"Sai? Non mi hai detto come ti chiami...", disse.
"N'a-kee-tula"
"N'a... kee-tula?", ripetè esitando Padmè.
"Sì. Vuol dire 'piccolo tesoro' in Boraniano", rispose arrossendo N'a-kee-tula.
"Che bello! I tuoi genitori ti vorranno molto bene"
"I miei genitori morti. Poco dopo che sono nato io"
"Ah. Scusami", disse dispiaciuta la bambina. N'a-kee-tula sollevò le spalle come a dire 'non fa niente'.
"Io sono vissuto con gli anziani del Tempio. Per diventare Sacerdote di Shadda. La nostra stella", disse indicando con un dito la stella morente del pianeta.
"Ma ormai non potrai più diventare Sacerdote. Shadda sta morendo. Dovete andarvene di qui", insistè Padmè. N'a-kee-tula la guardò ma non disse niente. Padmè si alzò e le tese una mano.
"Dai, andiamo dagli altri"

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I giorni passarono. Padmè eseguiva il suo compito di badare i bambini con grande impegno e forza di volontà. Cercava di distrarli come meglio poteva mentre i grandi si occupavano di smistare i Boraniani nelle navi.
In quel momento stava facendo loro una lezione sui pianeti in cui era più facile per loro la vita, descrivendo paesaggio, abitanti e forma di governo, quando all'improvviso una potente scossa di terremoto la interruppe. Il panico dilagò nella piccola costruzione a loro assegnata come scuola mentre tutti i Boraniani fuggivano impauriti.
"Fermi! Dobbiamo restare uniti!", gridò Padmè nonostante la grande paura che provava le facesse tremare le gambe e la voce. N'a-kee-tula vide la difficoltà della ragazzina nel gestire tutti quei bambini impauriti e l'aiutò a riportare tutti dentro e a far mantenere loro la calma.
"Tutti sotto i banchi!", gridò in Shadda-Bi, la lingua dei Boraniani. I bambini obbedirono e attesero che la scossa di terremoto finisse. Fortunatamente non vi furono danni, nonostante la scossa fosse stata piuttosto potente.
Nowen Thumal entrò nella piccola classe con il fiatone e scrutò la stanza alla ricerca di Padmè. Quando la vide alzarsi da un banchetto tirò un sospiro di sollievo e controllò che gli altri bambini stessero bene.
"State tutti bene?", chiese infatti. Un coro di 'sì' rassicurò l'uomo che andò a controllare che la struttura non avesse subìto danni.
Padmè lo osservò andare via e abbassò gli occhi mesta. N'a-kee-tula vide la tristezza negli occhi della bambina e le si avvicinò.
"C'è qualche problema?", chiese il Boraniano. Padmè scosse la testa e si girò.
"No, tranquillo, nessuno", rispose mestamente. N'a-kee-tula piegò la testa per cercare di incrociare il suo sguardo.
"Dai... dimmi cos'hai", insistè. La Naboo sospirò.
"È che tu sei bravo al comando. Io una volta finito questo volontariato vorrei entrare in politica. Mi piacerebbe essere un grande politico e, chissa? Magari diventare principessa e regina di Naboo. Ma non ho doti di comando io, hai visto anche tu. Stavano tutti fuggendo e nessuno mi ascoltava, quando invece hai lanciato tu l'ordine ti hanno ascoltato tutti. È un chiaro segno che la politica non fa per me, non è la mia strada", ammise tirando su il naso. N'a-kee-tula prese le spalle di Padmè e la guardò negli occhi.
"Padmè, tu sarai un ottimo politico e anche una fantastica regina. Non devi lasciarti scoraggiare da piccole sciocchezze come queste. Governare non vuol dire comandare a bacchetta, e lo sai meglio di me. Tu hai un sogno, allora realizzalo. Tu puoi realizzarlo. Non permettere a niente e a nessuno di portartelo via. Fai in modo che si realizzi", le disse pieno di fiducia. Padmè sorrise riconoscente al suo nuovo amico.
"Grazie N'a-kee-tula, davvero"
Il Boraniano sorrise e si girò per andarsene.
"N'a-kee-tula?", chiamò Padmè.
"Sì?"
"Qual è il tuo sogno?"
N'a-kee-tula spalancò gli occhi sorpreso e poi sorrise tristemente.
"Diventare Sacerdote di Shadda"

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Era un pomeriggio noioso, quel giorno. Era il giorno libero dei bambini, non andavano alle lezioni di Padmè e degli altri volontari. La piccola si affacciò alla finestra del suo alloggio.
Nonostante fosse pomeriggio presto, il cielo era scuro e coperto da pesanti nubi cariche di pioggia. Qualche goccia iniziò a cadere quando Nowen bussò alla porta della sua stanza.
"Avanti", rispose la piccola. L'uomo aprì la porta e la trovò seduta sul divanetto davanti al davanzare della grande finestra.
"Meno male che sei qui. Padmè, non uscire dalla stanza", le ordinò. Padmè scese dal divanetto e corse verso l'uomo che già stava per andarsene. Uscì dalla stanza e lo seguì, ignorando l'ordine ricevuto.
"Che succede?", chiese lei preoccupata. Nowen la vide al suo fianco e sospirò.
"I Boraniani stanno venendo qui a manifestare. Non sappiamo ancora che intenzioni abbiano, se vogliono scatenare una rivoluzione o meno", rispose Nowen dirigendosi verso una grande stanza piena di strumenti tecnologici dove molti uomini e donne lavoravano incessantemente davanti a dei monitor. Vi era pure un radar che monitorava lo spazio aereo. Le grandi e ampie finestre consentivano di osservare dall'alto la grande piana che si stagliava sotto di loro, e in lontananza, sotto le grandi montagne, si riusciva a scorgere il più vicino villaggio dei Boraniani, l'ultimo rimasto da evacuare, il più grande.
In quel momento il cielo era plumbeo, completamente coperto dalle nubi grigie, quasi nere, e una pioggia scrosciante batteva con forza sui vetri.
Padmè si strinse nella sua piccola vestaglia, rabbrividendo per il freddo.
"Manifestare contro cosa?", domandò confusa.
"Credo contro la nostra organizzazione. Sono gli anziani, quelli più legati al pianeta. Non vogliono partire"
"Cosa? Ma è da pazzi! Il sole, il pianeta, stanno morendo! Moriranno anche loro!", gridò Padmè scandalizzata.
"Lo so, Padmè, lo so. Non possiamo costringerli. Ma allo stesso tempo è nostro dovere mettere in salvo queste persone. Non possiamo lasciarli qui, destinati a morire", meditò Nowen avvicinandosi alle grandi vetrate, osservando la piana. Un puntino sotto di loro cominciò a delinearsi.
"Arrivano. Date ordine ai soldati di disporsi davanti all'entrata", annunciò l'uomo con tono grave. Padmè a quella notizia girò la testa di scatto, sorpresa e impaurita.
"Cosa? Non avrà intenzione di attaccare, vero?"
"No, Padmè, è solo una precauzione. Nel caso la loro non sia una manifestazione pacifica"
La ragazzina tornò a guardare sotto di sé. A causa della forte pioggia incessante non si vedevano bene chi fossero i Boraniani, se erano persone che aveva già visto e conosciuto. Solo uno di loro attirò la sua attenzione.
Tra tutti i Boraniani che stavano manifestando, ovvero un centinaio, era certamente il più basso di tutti.
'Non è un adulto, questo è certo', pensò Padmè.
All'improvviso, quando il corteo giunse proprio sotto il palazzo e un fulmine squarciò le nubi, rivelando il volto dei manifestanti, Padmè lo riconobbe.
"No...", mormorò disperata. Si girò e subito corse fuori dalla stanza, verso le scale.
"Padmè! Padmè, dove vai? Torna qui!", gridò Nowen inseguendola.
Padmè non lo ascoltò e corse più che potè, con le lacrime agli occhi. Giunta nella hall della sede del M.A.R., trovò fuori dalla porta a vetro uno schieramento di soldati, disposti l'uno accanto all'altro con atteggiamento sulla difensiva. Padmè non si lasciò scoraggiare e corse fuori, cercando di farsi spazio tra i soldati che, perplessi, tentavano di farla tornare indietro.
"Fatemi passare! Fatemi passare, vi prego!", gridò piangendo, cercando di farsi sentire sotto quell'acquazzone incessante. Un soldato si scostò.
"State all'erta, e non state troppo sotto l'acqua", le disse tenendola d'occhio.
Padmè corse verso i manifestanti, che si trovavano a circa cinquecento metri da lei.
"Fermatela! Non fatela uscire, per amor del cielo!", gridò in lontananza la voce di Nowen.
"N'a-kee-tula! N'a-kee-tula!", urlò Padmè piangendo. Il ragazzino non riusciva a sentirla e continuava a gridare qualcosa insieme agli altri Boraniani, sollevando a ritmo della loro protesta un cartello dove era scritto in Shadda-Bi a caratteri cubitali 'Noi non lasciamo Shadda'.
N'a-kee-tula, ignaro della disperazione della piccola Naboo, sorrideva ingenuamente continuando la sua marcia per la libertà.
Padmè continuava a correre ma due mani interruppero la sua corsa, afferrandola per la vita. La bambina gridò, stavolta per la paura e la frustrazione, cercando di divincolarsi dalla presa del soldato.
N'a-kee-tula vide la ragazzina in difficoltà e abbandonò il cartello a terra, correndo verso la sua amica. Lo stesso fecero due Boraniani, cercando forse di recuperare il bambino.
Da quel momento la situazione degenerò.
I soldati, vedendo i Boraniani caricare, fraintesero la loro azione e imbracciarono i fucili.
Padmè girandosi vide la scena e gridò ai soldati di fermarsi. L'uomo che la stava trasportando in braccio chiese spiegazioni.
"Stanno venendo per me, perché lei mi ha preso con la forza. Non hanno intenzione di attaccarci!", tentò di spiegare. Il soldato gridò insieme alla bambina di cessare il fuoco ma quando gli ordini arrivarono fu troppo tardi.
Due Boraniani morirono quella notte.

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"Non ci posso credere! Come ti è venuto in mente? Mi hai fatto morire, Padmè! Non me l'aspettavo proprio un atteggiamento del genere da te"
La piccola Naboo si trovava in una stanza, una copertina intorno le spalle e una tazza di tè fumante tra le mani. Nowen, appena arrivata sana e salva dentro il palazzo, l'aveva portata in quella stanza, dove il caminetto scoppiettante diffondeva un piacevole calore, e l'aiutò ad asciugarsi. Ora però era giunto il momento dei rimproveri.
"Mi dispiace. Non accadrà più", disse la bambina sinceramente dispiaciuta.
"Certo che non accadrà più! Non incontrerai più quel Boraniano, come si chiama? N'a-kee-tula"
"Cosa? No! Vi prego! È solo un mio amico! Ho bisogno di parlarci, almeno un'ultima volta!", supplicò la bambina. Nowen non volle sentire ragioni.
"Ho già discusso della faccenda con tuo padre ed è d'accordo con me. Non dovrai più frequentare quel Boraniano"
Padmè lo guardò furibonda e corse nella sua stanza piangendo. Qualche minuto dopo qualcuno bussò.
"Lasciatemi stare!", gridò la bimba.
"Signorina Naberrie? Ho un messaggio per voi. Me l'ha portato un Boraniano", disse la voce fuori. Padmè si alzò velocemente dal letto sul quale era distesa e aprì la porta. Davanti si ritrovò il soldato che l'aveva afferrata qualche ora prima. Era un uomo alto, piuttosto giovane, dalla pelle scura e il volto deciso.
Le consegnò un piccolo holocrone.
"Grazie", disse Padmè prendendolo. L'uomo le sorrise e fece per andarsene.
"Come vi chiamate?", chiese curiosa la bambina.
"Chiamami solo Panaka"

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Padmè attese nel luogo dove N'a-kee-tula le aveva detto di farsi trovare, nell'holocrone che le aveva mandato. Panaka la stava scortando, sotto gli ordini di Nowen.
Era un piccolo giardinetto privato, non poco distante dalla sede del M.A.R. . Da un angolo della casa a cui apparteneva il giardino, apparve N'a-kee-tula. Padmè gli corse incontro, felice di rivederlo.
"Ciao!", salutò raggiante la bambina, felice di rivederlo sano e salvo.
"Ciao Padmè", rispose più composto N'a-kee-tula. Alla Naboo non passò inosservato quell'atteggiamento.
"C'è qualcosa che non va?", chiese timidamente Padmè. N'a-kee-tula abbassò gli occhi imbarazzato.
"Padmè, questo è un addio. I Sacerdoti hanno deciso di iniziarmi. Dovrò allontanarmi dal villaggio per seguire i corsi per diventare Sacerdote di Shadda. Inoltre ho saputo che ti hanno proibito di vedermi e che tra pochi giorni partirai. Quindi questo è l'ultima volta che ci vediamo"
Padmè rimase immobile, stupita, per qualche secondo.
"Questo... vuol dire che non salirai in una nave del Movimento?", chiese lei, già con le lacrime agli occhi.
"No. Resterò qui. A venerare Shadda fino ai suoi ultimi giorni. Fino ai nostri ultimi giorni"
Un singhiozzo sconquassò la schiena della piccola Naboo che si gettò al collo del suo amico.
"Promettimi che ci sentiremo! Dovrai scrivermi ogni giorno! Fino a... fino... fi-fino alla fine!", gridò piangendo e stringendosi al suo caro amico che ricambiò l'abbraccio. Entrambi i bambini piansero, stringendosi forte, scambiandosi la promessa di stare sempre insieme, con i loro cuori uniti, uniti da qul bellissimo sentimento che è l'amicizia.

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Erano passati due mesi quando ne venne a conoscenza. Da tre giorni non aveva più ricevuto notizie da N'a-kee-tula ed aveva cominciato a preoccuparsi.
Lo seppe per caso, passando per la stanza dove solitamente pranzavano. I suei genitori avevano socchiuso la porta e stavano osservando una notizia nell'Holo-Net. La donna che stava dando le notizie aveva una faccia tirata mentre parlava. L'audio era troppo basso e Padmè non riuscì ad avvertire tutte le parole, ma la scritta in sopra impressione parlava chiaro:

'Esplosione di una supernova nel sistema di Shadda-Bi-Boran'

I libri sulla politica che stava portando in braccio le caddero causando un pesante tonfo. I suoi genitori, Ruwee e Jobal, si girarono di scatto intravedendo la figura minuta della loro secondogenita nella fessura della porta rimasta socchiusa. La bambina scappò, con le lacrime agli occhi. Giunse nella sua stanza, chiudendosi la porta dietro di sé. I suoi genitori e persino sua sorella Sola vennero a bussare ma Padmè non volle farli entrare, volendo rimanere da sola con il suo dolore.
"Sorellina? Padmè? Ti prego, apri", bussò per la centesima volta Sola dopo qualche ora. Padmè volle aprire alla sua sorellona, volendo cercare un po' di conforto. Dopo andò di nuovo a distendersi sul letto. Sola portò i libri che erano caduti a Padmè e li posò sulla sua scrivania. Poi si sedette sul letto e le accarezzò i capelli, tentando di consolarla. Non aveva parole per alleviare il dolore della sorellina.
Qualcuno in quel momento bussò.
"Mandali via", ordinò piangendo Padmè. Sola si alzò e aprì al padre.
"Abbiamo questo holo-messaggio per Padmè e questo holocrone è arrivato con il messaggio. Sono arrivati adesso. Sono per Padmè", disse consegnandoli alla primogenita. Sola ringraziò il padre, prese gli holocrone e chiuse la porta. Poi li consegnò alla minore.
"Padmè, sono per te"
La piccola si sollevò dal letto e prese per primo l'holocrone, attivandolo. Questo rivelò una piccola foto, dove su una piana verde si trovavano tre bambini. Padmè, N'a-kee-tula e la sua sorellina.
Alla vista di quell'holo, Padmè singhiozzò e due lacrime caddero dai suoi occhi lucidi.
"Che eravate carini!", commentò Sola guardando l'holocrone. Infatti l'immagine si muoveva e si vedevano Padmè con i due Boraniani abbracciati che si dondolavano ridendo.
A quel commento la piccola annuì tirando su il naso e passò all'holo-messaggio.

"Ciao Padmè! Lo so, è da due giorni che non mi faccio sentire. Ti chiedo scusa. Shadda ha dato un po' di problemi e anche Shadda-Bi-Boran ha fatto i capricci. Ci sono stati parecchi terremoti in questi giorni. I Sacerdoti erano agitati e abbiamo pregato incessantemente. Non ci erano permessi contatti con l'esterno. Per questo non mi sono fatto sentire.
Ah, a proposito! Mi hanno nominato Sacerdote di Shadda! Proprio l'altro ieri! Volevo dirtelo ma, come ti ho appena detto, non potevamo parlare con nessuno.
Grazie per l'ultimo messaggio! È stato molto bello. Oggi l'ho ascoltato più e più volte. Sono contento che tu abbia intrapreso la tua strada. Sono sicuro sarai un ottimo politico.
Alla fine i nostri sogni si stanno realizzando! Be', il mio si è realizzato ma principalmente perché qui le cose stanno degenerando. Non sappiamo quando la stella esploderà. Può essere oggi come può essere tra un mese. Io cerco sempre di vivere ogni giorno con pienezza. Sai, a fine giornata ti senti più soddisfatto, dovresti farlo anche tu! Bando agli scherzi, tra poco devo chiudere, abbiamo una sessione di preghiera.
Padmè? Non te l'ho mai detto forse ma... grazie. Grazie per essere venuta qui. È anche merito tuo se sono diventato Sacerdote, se ho realizzato il mio sogno. Mi hai dato forza negli ultimi giorni, la forza per realizzare il mio sogno. E ora sono felice. Dovessi morire domani sarò felice, sai? Perciò, Padmè, non essere triste. Se dovesse accadere qualcosa tu sii felice e ripensa a me come un caro amico che ti ha veramente voluto bene. Vivi e sii felice. E realizza il tuo sogno.
Padmè, io credo in te. Grazie di tutto.
Ti voglio bene!
Il tuo
'piccolo tesoro', N'a-kee-tula."




Non-perdere-mai-la-speranza-Il-sole-nero-2











Angolo dell'autrice

Salve a tutti!
Per chi non mi conoscesse sono Sylvia Naberrie, scrittrice della serie Dreams and Revenge e della OS su Shmi Skywalker, "Se restiamo insieme non ci accadrà niente".
Come potete notare sono una grande appassionata dell'universo di Star Wars, diciamo che ci sono cresciuta e con gli anni ho cominciato ad adorarla.
Ok, ma non sono qui per parlare di questo! XD divago troppo, scusate :P
Come è nata questa OS?
Mmmh, in realtà non me lo ricordo più, stavo ripensando alla scena eliminata di Star Wars - Episodio II - L'attacco dei Cloni, quando Padmè mostra la sua stanza ad Anakin e parla di quell'hologramma che la ritrae con due Boraniani e racconta di quella storia. Mi sono informata un po' e ho voluto scriverci su, dopo una delle mie ispirazioni fulminanti xD
Spero che il risultato sia venuto quanto meno decente xD e che vi sia piaciuta questa storia :)
Come è al mio solito ormai, quando si tratta di OS su Star Wars impiego sempre molti giorni prima di finirli di scrivere e pubblicarli, cerco sempre di informarmi per evitare di scrivere baggianate :P nelle mie fanfiction cerco di essere il più coerente possibile con la storia canon. Più che altro mi piace narrare di fatti poco o per nulla approfonditi, e questo è il caso di questa OS, così come quella su Shmi :)
Bene, credo di aver detto tutto! :)
Ringrazio inoltre le gentilissime eli the_dreamer per avermi relizzato il banner a inizio a capitolo e a Ronnie89 per aver realizzato quello a fine capitolo :) in effetti è strano vedere una storia con due banner, ma entrambe le ragazze mi hanno risposto nello stesso momento e a lavoro ultimato mi hanno realizzato questi bellissimi banner che non ho saputo di no a nessuna delle due, anche perché sono tutte e due bellissimi *^* perciò ho messo entrambi i banner ^^
Se volete farmi qualche domanda, ecco il mio profilo ask.
Grazie per essere passati per questa OS, averla letta, apprezzata e magari anche commentata :P grazie di cuore! Un abbraccio, vostra

Sylvia Naberrie
   
 
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