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Autore: EggWoman    16/12/2014    1 recensioni
Molti si aspetteranno da questa storia una ragazza di Liverpool che si innamora di uno dei componenti dei Beatles. Invece questa cosa accadrà in seguito, molto in seguito. C'è da ricordare che nei Beatles all'inizio non facevano parte solo George, John, Paul e Ringo, ma che c'erano molti altri che fecero parte di questo gruppo evolvendosi (Pete Shotton, Pete Best, Stuart Sutcliffe e molti altri). Questa storia parlerà in particolare del celebre artista, amico di John, Stuart Sutcliffe e, dopo la sua morte, di John. Molte persone hanno sottovalutato la presenza di "Stu'" nel gruppo, ma io, con questo racconto, cercherò di rivalutarlo, in modo, a mio parere, carino.
Il personaggio principale, Carolina, ragazza appena diciottenne italiana si è trasferita a Liverpool con la sua famiglia (la madre, Ida, il padre, Giuseppe, la sorellina, Catia, e il fratello, Francesco) a causa delle troppe perdite finanziarie di questa a Torino quando aveva più o meno tre anni...
Storia scritta da Penelope.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ringo Starr , Stuart Sutcliffe
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 17

Passarono mesi, l'estate finì e subentrò l'autunno. Le foglie si ingialliro e caddero, una per una, in terra a Sefton Park. Passai l'intera estate a ubriacarmi con i miei amici e a dipingere. Fu l'estate più bella della mia vita. Stuart diventò uno dei miei migliori amici, se non qualcosa di più. Mi lanciava degli sguardi, delle battutine e attuava delle mosse che mi fecero pensare. Era innamorato di me? Oppure mi prendeva in giro semplicemente? John non faceva che cambiare discorso quando cercavo di estorcergli informazioni. Quello, però, era normale perché non gli è mai piaciuto parlare di queste cose. Per lui i sentimenti erano da 'pappacce molli', come diceva sempre. Poverino, lo capisco. I sentimenti lo hanno limitato molto nella sua vita. Povero, povero ragazzo. Nonostante non mi abbia mai detto nulla del suo passato, lo sapevo cosa gli fosse successo. A Liverpool la gente chiacchera. E' il mio migliore amico dal giorno in cui lo incontrai. Per me resterà sempre quel Teddy Boy filosofo che mi offrì una sigaretta. Anche se a volte mi ricorda un pazzo furioso del manicomio in cui non sono mai stata. Se si arrabbia, diventa furioso e ti scaraventa addosso tutte le sue frustrazioni gridandoti se sei una femmina, picchiandoti se sei un maschio. Dovete capire che John non può controllarsi. E' irascibile e sì, picchia. E' fragile e invece di piangere reagisce così. Ovviamente non è un bene perché una volta ho incontrato Cynthia per strada con un livido sul braccio e quando le ho chiesto come se lo fosse fatto ha cambiato subito discorso. Menomale che c'è Stuart che sa come prenderlo. Bisogna ringraziare il cielo se c'è lui se si arrabbia. Se no c'è Paul, ma Stuart è diverso. Anche se alla fine gli da un pugno ugualmente, in non so quale modo riesce a farlo ridere e a calmarlo con un abbraccio. E' un legame raro, non si trova facilmente in giro. Questo lo invidio molto. Sono convinta che se John avesse avuto ucciso un uomo, per dissotterrare il cadavere avrebbe chiamato sicuramente Stuart* per farsi aiutare. E' un rapporto tutto loro.
Ecco, avevo iniziato la scuola d'arte da un bel pezzo. Era un sogno diventato realtà: le mura dei corridoi e aule erano state decorate interamente dagli studenti di quella scuola, senza seguire dei canoni, solo come gli andava in quel momento! Quindi si potevano vedere teschi e fiorellini a due centimetri di distanza. Era una cosa talmente bella da sembrare inventata. John disprezzava quel posto. Ci andava solo perché sua zia lo costringeva a continuare una qualche forma di studio.

Era il tre novembre, quel giorno. Me lo ricordo benissimo. La testa mi scoppiava per i postumi della sbornia del giorno prima. Era una festa fatta in onore di... beh, a pensarci di niente. Volevamo una scusa per ubriacarci, ma non ne trovammo una, così ci ubriacammo lo stesso. Fa sorridere a volte come le cose sono semplici in determinate questioni. Ad ogni modo, la sbronza che ci prendemmo fu davvero potente perché non ricordavo nulla il giorno dopo. Il tre novembre, però, fu caratterizzato solo da una forte emicrania e da una bella giornata alla scuola. Ero felice! La mia cotta per quel ragazzo, quel magnifico ragazzo era aumentata. I miei quaderni erano pieni di scritte con il suo nome. La mia preferita che continuavo a scrivere su tutti i quaderni era:"La mia vita è cominciata quando ti ho scontrato". Mi faceva molto ridere e mi scaldava il cuore allo stesso tempo. Sì, ero pazza, folle per amore per quel ragazzo. Quell'estate avevo fatto un sacco di foto con la mia Brownie. Le avevo tutte in un cassetto e le riguardavo ogni tanto. Davvero piene di ricordi e belle. Quel giorno, dopo la scuola, ero in camera mia, sdraiata sul letto a leggere "Il giovane Holden". Lo avevo letto almeno venti volte, era il mio libro preferito. Appeno lo finivo, lo ricominciavo. Era un'ossessione. Ormai lo finivo in un'ora, anche in meno. Quando leggevo, trovavo tutte le più possibili posizioni per "rilassarmi". Una volta ero a pancia in su, le gambe una sul comodino e l'altra sul muro e la testa su una mano, mentre l'altra teneva il libro. Quando mi resi conto dell'ambiguità, cambiai posizione. Il tre novembre mi ero limitata a stare sdraiata a terra con le gambe sul letto. Avevo un paio di pantaloni neri a vita alta, delle scarpe col tacco rosse e una camicia bianca. I capelli erano sciolti e non ero truccata. Sì, quella giornata stava proseguendo bene.
'Din-don'. Suonarono al campanello di casa. I miei non c'erano perché erano andati con Catia a fare shopping ed era il giorno libero di Ryka, quindi ero sola. Andai ad aprire. Era Stuart. I miei occhi si piantarono su di lui e il mio cuore cominciò a battere come se stessi correndo una maratona. Avrei giurato di stare sbavando.
"Ma chi si vede!" commentò Stuart con il suo sorrisetto.
"Guarda chi c'è!" dissi anche io, invitandoli dentro.
"Beh, ero nei dintorni...".
"Hai fatto bene" dissi portandolo in camera mia. Non avevo voglia di stare nel salone, mi stavo divertendo nel mio covo. John a casa mia faceva quello che gli pareva, saltava pure sul mio letto, mentre Stuart faceva l'educato. Stuart era la persona più dolce ed educata di questo mondo. Beh, Paul lo era davvero, ma Stuart era Stuart, doveva avere qualsiasi primato nella mia testa. Appena entrati nella stanza, mi sdraiai sul letto e lo invitai a seguirmi, ma scosse la testa. "Perché sei venuto qui? Perché se non perché ti piaccio?" pensai. Lo guardavo come un ciccione italiano guarda l'ultima fetta di pizza: uno sguardo pieno di voglia e tristezza.
"Che c'è?" mi chiese dolcemente, essendosene reso conto. Scossi la testa e alzai le spalle. Sul mio viso si era acceso un incendio, credo. Se mai avessi voluto nascondergli la mia cotta... dopo questo... Era palese che mi piaceva, andiamo!
"Hai qualcosa da dirmi?" chiesi. Ero davvero curiosa di sapere il perché della visita dato che non credevo fosse stato solo perché era nei dintorni.
"Sì, a dire la verità". Ecco, il mio cuore era in tachicardia. 'Respira' mi dissi. Si appoggiò alla mia scrivania e si accese una sigaretta, indicando il pacchetto per chiedermi il permesso. Ovviamente gliel'ho dato. Odiavo l'odore del fumo, però. Ti entrava dentro le narici e non se ne andava più per tre giorni. Ma lui poteva fare quello che voleva, per me. Però, aprii la finestra, almeno per compensare un po'.
"Caro... Hai presente quando ti piace qualcuno e non sai come comportarti?". 'Anche fin troppo bene, amore mio' pensai, ma non lo dissi. Mi limitai ad annuire.
"Ecco, sono in questa situazione. Sono in crisi! Non mi sono mai sentito così prima per nessun'altra! Lei è perfetta, è mia! Non posso perdere tempo, capisci? Perché è così bella che se aspetto ancora potrebbero prendermela e io non voglio. Aiutami, Caro, aiutami a trovare un modo per confessarglielo". Ecco, in quel momento morì dentro. Come era possibile che il MIO Stuart fosse innamorata di un'altra e mi chiedesse aiuto per corteggiarla? Mi veniva da piangere, da strapparmi i capelli, da sputargli in faccia. Ma non fece nulla di tutto ciò. Mi limitai a scuotere la testa e a dire:"Stuart... mi dispiace tanto". Mi sedei sul letto. Il viso tra le mani e scossi la testa. Stavo troppo male, il mio cuore si era spezzato.
"Sai, Stuart, tu sei uno dei miei più cari amici. Sei stato lì quando mi sono 'lasciata', se così si può dire. Abbiamo riso insieme, ci siamo ubriacati inseme e conosco molte cose di te. Ma in questo caso non posso aiutarti. Mi dispiace, non pretendo che tu capisca. Solo che mi perdoni. Lo farai?". Il mio sguardo su di lui e potevo vedere l'imbarazzo e la delusione nel suo volto. Mi sentii in imbarazzo anche io per lui. Si grattò la nuca e disse:"Oh... Sì, certo, non c'è problema. Scusami tu... cioè... Sì, va beh. Senti, Caro. E' meglio che vada". Si avviò alla porta della mia stanza. Gli presi il braccio e, non so bene cosa scattò dentro di me, ma lo baciai. Oh, Dio. Il bacio più bello di tutta la mia vita. Siccome era più alto di me, mi misi in punta di piedi. Lui mi mise una mano dietro la mia testa e l'avvicinò alla sua. Poi, con l'altra mano sulla schiena, mi avvicinò sempre di più. 'Cosa sta succedendo?' pensai in un micromomento, ma poi non mi importava più della ragione, quanto di vivere quel momento.

*Citazione Grey's Anatomy.


SPAZIO AUTRICE: GRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI! Sono stata molto contenta di riceverle! Beh, che dire, continuate a seguire la mia storia che sta arrivando la parte bella! Mi dispiace di non aver scritto tanto, ma meglio conservarmi per dopo. PERDONATEMI ERRORI ORTOGRAFICI E\O GRAMMATICALI MA NON L'HO RILETTO.
Dio vi benedica!
  
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