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Autore: Kaimy_11    17/12/2014    1 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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20. Sentire

 

 

 

Quella mattina si era svegliata con una strana sensazione, ma aveva deciso di non tenere troppo conto della cosa.

Nel pomeriggio si era seduta, per l’ennesima volta, sulla poltrona per le allucinazioni del secondo modulo, e aveva serrato gli occhi quando Quattro le aveva iniettato il siero. Si era trovata ad affrontare una paura piuttosto assurda, ovvero quella per uno specchio che le restituiva la sua immagine. Aveva ragionato per pochi secondi e poi aveva caricato il pugno contro la superfice riflettente, rompendola.

Terminati gli impegni giornalieri, Aria si era ritrovata diretta verso il poligono, senza sapere con precisione quando avesse realmente preso la decisione di andarci. Nei pressi della grotta, però, aveva avvertito chiaramente il rumore di spari. Considerato l’incontro non proprio piacevole che aveva fatto l’ultima volta che era stata al poligono, decise di procedere con cautela, e di sbirciare all’interno prima di entrare. Facendo capolino solo con la testa, Aria si accorse del ragazzo che sparava. Aveva i muscoli del copro tesi e scattanti e, dato che teneva le braccia distese per reggere la pistola, i tatuaggi che gli decoravano entrambi gli avambracci erano in bella mostra.

Si fece coraggio ed entrò, richiamando subito l’attenzione del ragazzo, pur non avendo fatto nulla.

-La tua crisi da adolescente mestruata ti è passata?- Esordì Eric, sgarbato, o forse era più opportuno definirlo letale.

Lo vide ricaricare la sua pistola con movimenti secchi e colmi di rabbia, mentre i lineamenti del suo viso erano contratti, come se fosse sull’orlo di esploderle.

Non la degnò di uno sguardo.

Aria strabuzzo gli occhi e incrociò le braccia al petto, senza sapere se ridere oppure offendersi per le sue parole. –Non ho avuto nessuna crisi, Eric!-

-Certo, come no!- la canzonò, mentre si posizionava per sparare. –Quindi sono io che mi sono immaginato tutto, o sei solo lunatica?-

La ragazza pensò di avvicinarsi ma, quando lui iniziò a sparare, cambiò idea. In posizione, con l’arma in mano, Eric era quanto di più temibile avesse mai visto, il bersaglio che aveva scelto era trivellato di colpi tutti intorno al centro rosso.

-E poi,- riprese Eric, sostituendo ancora un volta il caricatore della pistola. –Anche se la tua fosse stata una crisi, non me ne diresti il motivo.-

Aria non rispose, lo guardò intensamente, decisa.

-Ti diverte non dirmi mai niente, sei proprio una bambina quando fai così!- Sentenziò lui, gettando malamente sul tavolo l’arma che aveva in mano.

-Eric, se fosse stato qualcosa d’importante te lo avrei detto. Perché non puoi credermi e basta?-

Il ragazzo la guardò e rimase per diversi secondi in silenzio, in un gioco di sguardi letali e arrabbiati, in una sfida silenziosa.

Incrociò le braccia al petto. –Ti credo.-

-Le donne che ti facevi prima ti dicevano sempre tutto?- lo provocò, senza tuttavia abbassare la guardia.

I ruoli sembravano invertiti, Eric era vicino alle pistole, dove era lei di solito. E lei, prendendo il posto che di solito occupava lui, era sull’ingresso con le braccia al petto.

-Sì e, di fatto, non sono qui. Mi hanno stancato e le ho scaricate.- Le rispose. –Qui ci sei tu.-

Aria scosse la testa. –Allora, se ti piace se ogni tanto tengo la bocca chiusa, perché mi offendi definendomi continuamente una bambina?-

Eric mise in mostra il suo ghigno più brillante, e le si avvicinò minaccioso. –Chi ti dice che sia un’offesa?-

Nel momento stesso un cui le si parò davanti, in tutta la sua forza, Aria capì di essere in trappola. Guardò i suoi occhi scintillanti e la sua espressione beffarda, incapace di formulare un ragionamento logico.

-Dormi con me stanotte?- Le chiese con la sua voce suadente, abbassando la testa in avanti per esserle più vicino.

In un istante, Eric vide gli occhi blu di Aria accendersi come fari nella notte, e il suo sorriso incurvarsi. Solo lei sapeva compiere quegli sbalzi d’atteggiamento così rapidi, passando da arrabbiata a provocante.

-Se vuoi…- gli rispose, arricciando le labbra.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio. –Se voglio?- scandì.

Aria fece un sorriso irritante, eppure, seducente. –Ti sono mancata?-

Cogliendo la sfida, pronto a ribaltare la situazione a suo favore, Eric le mise un braccio intorno ad un fianco. –Si, mi sei mancata.-

La vide arrossire.

-Per te, forse, non deve essere stato un problema dormire senza di me. Oppure ti sono mancato?- indagò, perfido.

Lei alzò gli occhi al cielo e sorrise ancora, sta volta guardandolo. –Mi sei mancato, Eric!-

A quel punto anche l’altro braccio di Eric andò a cingerle la vita. –Apprezzo ogni lato di te Aria, sia quello ribelle, che trovo estremamente sensuale, sia quello più semplice.- spostò una mano sulla sua guancia imporporata. –Mi eccita la tua innocenza…-

La ragazza lo vide inumidirsi le labbra con la punta della lingua, come faceva spesso, e sentì il cuore mancarle di un battito. Aria, infatti, era una falena vittima dell’incanto della luce. Ma, nel suo caso, Eric era molto più pericoloso, e insieme molto più attraente, di un innocuo bagliore.

-Anche se, a conti fatti, non sei più tanto innocente!- costatò lui, osservandola dall’alto.

Sentendo la sua lieve risata di scherno, Aria gli diede un pugno scherzoso sul petto. –Bè, è colpa tua!-

-Lo so!- rispose tranquillamente, con tanto di alzata di spalle.

Aria lo guardò imbronciata.

Lui non le tolse gli occhi di dosso neppure per un istante. –Ma devi fare la brava, perché non puoi più comportarti come ieri sera.-

La ragazza colse il guizzo maligno nel suo sguardo. –Perché, se no che fai?- sussurrò con gli occhi nei suoi.

Il modo in cui piegò le labbra lo rese dannatamente eccitante. –Dovrò arrabbiarmi!-

-Non mi fai paura!-

-Risposta sbagliata!-

Quando la strinse forte, avvolgendole i fianchi con i suoi muscoli per morderle il collo, Aria si lasciò sfuggire un gridolino di dolore.

Eric allentò la presa e la guardò preoccupato.

Aria riprese fiato e strinse le mani attorno alle braccia di Eric, mordendosi il labbro inferiore. –Il dolore al fianco, va e viene…- spiegò.

Piegano la testa da un lato, il ragazzo le tastò, con mano esperta, il punto fra le costole dove aveva un livido violaceo. –Non è ancora passato?- le chiese.

Sussultò quando le dita di Eric iniziarono a premere sul punto esatto da cui si irradiava il dolore. –No!- gemette.

Nessuno dei due accennò al fatto che, quel livido, era stato causato dal calcio di Peter quando avevano combattuto il giorno della classifica. Nonché il giorno del suo compleanno, noto anche come il giorno in cui Finn l’aveva aggredita dopo aver scoperto che si vedeva con Eric.

-Vieni con me,- Le sussurrò Eric in un orecchio. –Dopo ci pensò io a farti passare il dolore…-

Con assoluta tranquillità, le fece passare un braccio intorno alle spalle e la guidò lungo il corridoio fuori dal poligono. Guardandolo di sottecchi, Aria arricciò le labbra. –Davvero? E come fai, facendomi male da altre parti?-

Eric incurvò le sopracciglia e fece un sorriso sinistro. –Potrebbe essere un’idea!-

Aria gli diede una piccola gomitata sulle costole. –Non mi dai un bacio?-

-Non te lo meriti!-

-Cosa?- chiese, falsamente offesa.

-Il fatto che ti conceda di non spiegarmi il motivo del tuo comportamento di ieri sera, non vuol dire che ti abbia perdonata…-

La ragazza sbuffò e scosse la testa.

Attraversarono tutto il corridoio sotterraneo e, solo quando arrivarono ad un altro passaggio solitamente più trafficato, Eric le tolse il braccio da attorno al collo, ma rimasero comunque molto vicini. In quell’ala, le parati erano in cemento a vista e il pavimento lucido e scivoloso, ogni loro passo rimpiombava in un eco. Grazie all’amplificazione dei suoni, i due colsero prima il chiacchiericcio e il rumore di passi e, dopo, videro il gruppo di persone che svoltò l’angolo e che stava avanzando verso di loro.

Si scambiarono un’ occhiata.

Eric si raddrizzò ed iniziò a camminare dritto con le spalle, allacciando le mani dietro la schiena. Aria, da parte sua, cambiò mentalmente la situazione in cui era, comportarsi come se fosse stata una qualsiasi iniziata in compagnia del suo istruttore, nonché capofazione, limitando a zero i contatti e dimenticandosi del rapporto che condividevano.

Non era un bene che qualcuno li incontrasse da soli in un corridoio, gli altri capi ormai sapevano di loro, ma gli avevano imposto di non dare nell’occhio. E, farsi scoprire da soli, quando in altre circostante Eric non avrebbe mai condiviso il suo tempo con un’ iniziata, poteva destare sospetti.

Ma poi Aria si accorse che, nel gruppo di persone che si avvicinavano, il colore predominante era l’azzurro. Erano tutti Eruditi, ad eccezione dell’Intrepido che gli faceva strada e, se da una parte si tranquillizzò perché agli Eruditi non importava nulla della regola della sua nuova fazione che vietava le relazioni con gli iniziati, dall’altra parte si sentì mancare.

Perché gli Eruditi erano nella residenza degli Intrepidi, possibile che la seguissero persino lì?

In particolare, una volta che procedendo con il loro cammino lei ed Eric si trovarono in prossimità del gruppo, notò due persone che le fecero fermare il cuore.

Erano entrambe bionde ma, quella in prima fila era una donna con un caschetto ordinato di ciuffi chiari, occhi freddi e un sorriso severo. Era Jeanine Matthews, la rappresentante degli Eruditi e, dati i suoi trascorsi personali con lei, Aria avrebbe preferito non incontrarla.

Eric, al suo fianco, si irrigidì e serro la mascella con un’ espressione terrificante, a stento trattenuta. Lo vide fermarsi un passo indietro a lei per avvicinarsi alla parete e permettere al gruppo di passare, e anche lei lo imitò.

Non le piaceva il fatto di trovarsi in linea retta con Eric, come se gli Eruditi, passando, avessero dovuto scandagliarli. E, tanto meno, le piaceva essere la prima della fila. Quando Jeanine le passò davanti, infatti, posò prima i suoi occhi su di lei per studiarla in silenzio, poi li posò su Eric.

Ma Eric, invece di guardare la donna, spostò il suo sguardo sulla seconda testa bionda individuata precedentemente da Aria. Inarcò le sopracciglia e schiuse le labbra, probabilmente colpito dalla somiglianza disarmante che quella ragazzina Erudita aveva proprio con Aria.

-Eric, ti cercavo. Posso parlarti un attimo?-

Nonostante il suo tono di voce fosse come al solito educato e composto, Aria notò che quella di Jeanine non era una domanda, ma un ordine velato da un sorriso. Notò, inoltre, il modo brusco con cui aveva parlato, come se non avesse altro tempo da perdere e fosse già sull’orlo di arrabbiarsi.

Storse il naso al pensiero che qualcuno potesse rivolgersi in quel modo ad Eric, tanto più considerato che era una donna, di un’altra fazione per giunta. Nemmeno ad Eric doveva essere piaciuto quell’atteggiamento, di fatti lo vide serrare la mascella e guardare Jeanine dall’alto con le spalle ancora dritte. Tuttavia non disse nulla e, la cosa, insospettì Aria. Lo vide seguire quella donna pochi passi più in là, senza perdere la sicurezza che ogni suo muscolo trasmetteva, ma con una nota di accondiscendenza che su di lui stonava terribilmente.

-Ciao!- 

Aria non si preoccupò di voltarsi, poiché sapeva già a chi apparteneva quella voce, rimase per un attimo con lo sguardo su Eric e sul modo in cui i suoi muscoli si tendevano ad ogni parola di Jeanine. Quando invece si voltò verso chi le aveva parlato, poté vedere sua sorella gemella che la osservava con un sorrisino. Serrò la labbra per la somiglianza che, per fortuna, con la crescita era diminuita, ma rimanevano comunque quasi identiche.

Avevano la stessa forma del viso, lo stesso colore diafano della pelle, gli stessi occhi, anche se cambiava il colore e un po’ il taglio. I suoi erano leggermente più tondi, dandole un aspetto più innocente, quelli della sorella erano allungati e le conferivano un’ aria austera.

-Ciao Amber!- rispose con finta calma, per togliersi di dosso il disaggio che le procurava quello sguardo inquisitorio.

-Come va la tua iniziazione?- 

A quell’ennesimo sorrisino, che conosceva bene, Aria pensò che sua sorella fosse rimasta bloccata in quell’espressione antipatica e falsa, forse incapace di manifestare realmente i propri sentimenti come la maggior parte degli Eruditi.

-Molto bene, grazie. Ti chiederei della tua, ma immaginò già che tu abbia superato i primi test al massimo dei voti.- Le rispose.

Gli altri Eruditi che avevano seguito Jeanine si erano radunati in un religioso silenzio vicino alla parete opposta, come a voler lasciare il giusto spazio a Jeanine che discuteva con Eric.

Amber però si era staccata dal gruppo per piazzarsi davanti a lei. –Grazie della fiducia!- disse con quello che, per la prima volta, sembrò un vero sorriso di gratitudine.

Con la coda dell’occhio, Aria tornò a seguire la discussione fra Eric e la rappresentante della sua vecchia fazione. Non riusciva a sentire cosa si dicevano, ma vedeva l’agitazione della donna e l’immobilità del suo capofazione.

-E ti trovi bene qui?- Le chiese Amber, per richiamarla.

Tornando a guardarla, si accorse che aveva ancora il suo sorrisino arrogante. –Benissimo!-

Incrociò le braccia al petto e guardò verso Eric sperando che avesse finito con Jeanine, perché non riusciva più a sopportare la presenza della sorella, né tutti i ricordi che si portava dietro.

-Ma certo, d'altronde la grande Ariana non sbaglia mai!-

Tuttavia, quando sentì il tono di voce usato stavolta contro di lei, Aria si voltò di scatto. Gli occhi di Amber si erano fatti più sottili e, nella scarsa luce del corridoi sotterraneo, i suoi lineamenti affilati si erano fatti minacciosi.

-Oh, scusa- Fece portandosi una mano davanti alle labbra. -Immagino che qui tu ti faccia chiamare Aria!-

Eccola lì la sua vera sorella, ora sì che la riconosceva. Solo lei era capace di fingersi gentile il secondo prima, e di lanciare frecciate avvelenate quello dopo. E, solo lei, poteva squadrarla in quel modo penetrante.

-Che cosa vuoi, Amber?- Sbottò. -Tu hai fatto la tua scelta ed io la mia, sto bene qui, lasciami in pace!-

Lo sguardo di Amber si affilò ancora di più e le sue sopracciglia si abbassarono verso il naso. -Qui non si tratta semplicemente di me o di te!- le sibilò contro, lanciando occhiate frenetiche verso i suoi compagni di fazione, per assicurarsi che non la sentissero.

Aria era stanca delle occhiate crudeli che le lanciava e, se Amber aveva intensione di infuriarsi e di farsi venire un attacco proprio lì, lei non voleva esserne partecipe. Aveva ancora le braccia incrociate davanti al petto quando lanciò l’ennesima occhiata verso Eric, accorgendosi che anche lui la stava guardando. Per un attimo i lori sguardi si incrociarono e Aria pensò che fossero nella stessa situazione, entrambi infatti stavano cercando di sfuggire mentalmente alle due donne bionde che gli inveivano contro. Peccato che lei fosse abituata all’atteggiamento di sua sorella, e la lasciava fare, ma come era possibile che Eric permettesse a quella donna di mancargli di rispetto in quel modo?

Jeanine manteneva la solita compostezza che si chiedeva ad ogni Erudito, esibendo una postura rigida del copro ma, il suo volto solitamente inespressivo, era stravolto dalla cattiveria. Aveva persino sollevato un dito per puntarlo contro Eric che, fermo al suo posto, non si era lasciato intimidire.

Che la stesse assecondando anche lui?

-Non ti accorgi di quello che sta per succedere?-

L’ennesima domanda di sua sorella la riscosse, costringendola a voltarsi. Dovette però riconoscere che, sta volta, le sue parole avevano colto nel segno.

-Di che stai parlando?-

-Prova a sentire Aria, le cose stanno per cambiare.-

Aria inarcò le sopracciglia e serrò le labbra, osservando con attenzione il viso della sorella. Sentire era il termine che usavano da bambine per scambiarsi informazioni segrete, senza che i loro genitori sospettassero nulla. Derivava dalla credenza che i gemelli sentissero i pensieri e le emozioni l’uno dell’altro. Dirle di sentire, in altre parole, significava cogli i segnali.

-Ma che stai dicendo?- Chiese ad occhi sbarrati, riflettendo per la prima volta sulla serietà delle parole della sorella.

Ma Amber non l’ascoltava nemmeno più, sembrava che recitasse la parte di un copione che si era già stampata nella mente.

-Quando tutto accadrà, io sarò dalla parte giusta, mentre tu…- i suoi occhi azzurri si posarono su di lei e la trapassarono con un’ ondata di rabbia e paura. –Farai solo la parte del burattino!-

Aria rimase senza fiato e, pur non riuscendo a dare un nome a ciò che provava, venne invasa da una serie di ricordi e considerazioni, che le fecero capire che il comportamento di Amber non era del tutto immotivato.

Avrebbero voluto chiedere spiegazioni in più, ma la voce di Jeanine si fece udire senza preavviso.

-Possiamo andare!- Disse, rivolgendosi al gruppo di Eruditi.

La testa di Aria si abbassò, avrebbe voluto sapere da Amber perché parlava di burattini e parti sbagliate, ma non c’era più tempo. Guardò un’ ultima volta sua sorella e scosse la testa per levarsi di dosso la sensazione sgradevole che le aveva lasciato. Si disse che non c’era motivo per darle ascolto, dato che l’odio di Amber verso gli Intrepidi e verso di lei poteva bastare per spiegare tutto quello che aveva detto.

-Quasi dimenticavo…- Disse Jeanine con voce elegante.  -È stato un piacere rivederti, Ariana!-

Aria si voltò verso di lei e sentì il suo copro paralizzarsi, la gola le si era seccata e non riuscì a rispondere nulla, limitandosi a ricambiare con un cenno del capo il sorriso della donna.

Rimase a guardare anche quando Jeanine e il suo gruppo di Eruditi proseguirono lungo il corridoio, stringendo i pugni per la rabbia che aveva provato sentendosi chiamare per nome da quella rappresentante che tanto disprezzava.

Amber seguì il gruppo e passò davanti ad Eric, sollevando i suoi occhi inquisitori per analizzarlo. Ma la sua sicurezza si disperse del tutto quando anche il ragazzo abbassò gli occhi su di lei, costringendola a stringersi nelle spalle.

Aria scosse la testa per quello scambio di sguardi tra sua sorella e il suo capofazione, sapendo che la forza fisica di Eric era pari a quella mentale di Amber, e sorrise al pensiero di un possibile dibattito fra i due. E, quando il ragazzo si riscosse dalla sua immobilità, Aria si accorse della sua espressione e sentì una fitta al petto, ebbe addirittura timore di lui quando si avviò a passo di carica verso di lei, afferrandola brutalmente da un braccio perché lo guardasse negli occhi.

-Che cosa ti ha detto?- le ringhiò contro.

-Chi, mia sorella? Mi stai facendo male!-

Eric la lasciò andare quando cercò di togliere il braccio dalla sua presa con uno strattone, e rimase a guardarla mentre si massaggiava la parte del braccio che le aveva stretto.

-Rispondi!- la incalzò.

-Niente! Ha solo colto l’occasione per ricordarmi quanto sono stata stupida a cambiare fazione, e quanto brava sia stata lei a rimanere fra gli Eruditi.- Disse con rabbia, alzando gli occhi al cielo.

Eric parve calmarsi, guardò il braccio che le aveva afferrato senza alcun riguardo e serrò la mascella. –Ti somiglia molto.- constatò.

Aria si strinse nelle spalle con un’ espressione imbronciata, o forse disgustata. –Per forza, è mia sorella gemella!- Ammise con rammarico. -In realtà siamo gemelle eterozigote, ci assomigliamo molto ma non siamo identiche!-

-Io non ho detto questo!- puntualizzò con un sopracciglio alzato.

Guardandolo, Aria trattenne un sorriso. Era ancora rigido e in collera per qualcosa, ma non vi prestò attenzione. -Mi stai dicendo che hai notato le differenze, o parli solo del colore dei capelli?- Indagò con un sorriso nascosto.

Quando il migliore dei suoi ghigni strafottenti comparve sul suo volto beffardo, Aria seppe che Eric era tornato in sé.

-Sei più bella!- Le disse piegando la testa da un lato. –Lei ha il naso troppo dritto e, soprattutto, non ha le tue labbra…-

-Le mie labbra?-

Eric sogghignò e le sollevò il mento con due dita. –Sì, mi piacciono molto, ancora di più quando posso morderle, Aria.- La guardò arrossire e aggiunse. -Oppure dovrei dire Ariana?-

Il volto della ragazza passò dal rossore per l’imbarazzo a quello per la rabbia. –Tanto per cominciare non puoi mordermi!- gli disse assottigliando lo sguardo. –Secondo, non chiamarmi in quel modo o mi arrabbio sul serio!-

Eric parve soppesare le sue parole e fece un cenno con la testa, prima di guardarla con occhi crudeli. –Ultimamente stai alzando un po’ troppo la testa per i miei gusti, è meglio che ti rimetta al tuo posto e che ti ricordi con chi hai a che fare…-

Ignorando le sue proteste, se la caricò in spalla tenendole ferme le ginocchia contro il suo petto, portandosela via contro la sua volontà e godendosi i suoi lamenti e i pugni che gli batteva sulla schiena, pensando con soddisfazione a quando insignificante fosse il suo tentativo di ribellione.

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

   
 
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