2.
NEW
ORLEANS – LOUISANA
La
casa di Gerald era un vecchio palazzo fatiscente che avrebbe fatto invidia al
più spaventoso dei film horror.
Murales
sbiaditi lungo tutti i muri, strani simboli color cremisi pieni di sbavature
simili a rivoli di sangue. Allison scrollò le spalle
cercando di scrollarsi di dosso quella strana sensazione che sentiva da quando
era arrivata in città.
Una
sorta di lieve preoccupazione unita ad un’ancora più strana ed immotivata
paura. La paura che forse si stava muovendo troppo lentamente nella
realizzazione del piano perfetto per salvare Elijah. Imputò ogni sua sensazione
alla stanchezza, al timoroso pensiero costantemente rivolto a Castiel che stava per esaurire la sua grazia, a Dean che si
era trasformato in uno dei mostri che da sempre combattevano, a Sam che doveva
cavarsela da sola nel peggior momento della sua vita… ad una marea di cose che
richiedevano il suo intervento ma a cui non poteva partecipare, non in quel
momento.
Diede
una rapida occhiata all’edificio di fronte ai suoi occhi e tese una mano
lateralmente per fermare il passo di Marcel.
“Aspetta.”
gli disse fermandosi a sua volta. “Quei simboli impediscono ad ogni essere
soprannaturale di andare oltre quel muro.”
L’uomo
corrugò la fronte poggiandosi le mani sui fianchi. “Quello,” le disse “è uno
stupido murales fatto male.”
“Quello
è un antico simbolo enochiano che vieta il passaggio
a chiunque non sia umano. Se non mi credi, prova pure ad andare avanti. Ma devo
avvertirti che farà molto male.”
Marcel
scosse il capo incredulo; decise di proseguire senza dar retta a quello che Allison gli stava dicendo. Nella sua mente erano solo un
mondo di fandonie inventate da quella tizia un po’ stramba venuta fuori dal
nulla e che sembrava fin troppo incline al comando.
Aveva
fatto un solo passo al di là del muro quando sentì un bruciore fortissimo
invaderlo completamente e un suono quasi assordante lo costrinse a piegarsi
sulle sue ginocchia tenendosi la testa tra le mani. Il suono di due spari gli
arrivò quasi ovattato mentre il fischio andava scemando ed il bruciore passava
lentamente.
Allison
sospirò rimettendo la pistola della tasca interna della sua giacca e gli passò
accanto superandolo di qualche passo prima di fermarsi e voltarsi a guardarlo.
“Ti
avevo avvertito,” gli disse allargando le braccia “ora alza il culo e muoviti,
non abbiamo tutto il giorno e non ci vorrà molto prima che si accorga di noi.”
“Chi?”
replicò Marcel rimettendosi in piedi e seguendola a passo deciso. “Chi dovrebbe
accorgersi di noi? Questo posto è deserto. Vivo in questa città da secoli e non
c’è mai stato nulla qui.”
“Sei
sicuro?”
“Certo
che sono sicuro.”
Allison
abbozzò un sorriso “Come eri sicuro che quei segni sul muro fossero solo dei
murales venuti male?” disse tirando fuori dalla tasca un coltellino. “Dammi la
mano.”
Marcel
decise che non era il caso di replicare al commento sarcastico, in fondo aveva
ragione. Allungò la mano con un’espressione perplessa sul viso e la guardò
incidere il palmo due volte, profondamente, formando una croce.
“Era
per questo che ti serviva il mio aiuto?”
Lei
annuì facendo colare l’ultima goccia di sangue dentro un piccolo contenitore
cilindrico. “Tu guarisci in fretta, io ci avrei messo ore a smettere di
sanguinare.”
“A
cosa ti serve del sangue?”
La
donna tirò fuori dalla tasca un gessetto azzurro e disegnò un cerchio
irregolare sull’asfalto. Versò lentamente il sangue fino a formare uno strano
simbolo molto simile ad una V e sospirò facendo qualche passo indietro. “Revelant” sussurrò.
Marcel
sgranò gli occhi guardando il simbolo sull’asfalto prendere fuoco e
indietreggiò per riflesso quando davanti a lui comparve un omone di colore che
indossava un completo elegante.
“Allison Morgan…” sussurrò l’uomo spuntato dal nulla. “La
mia spina nel fianco.”
“Anche
io sono felice di vederti Gerald” rispose lei sarcastica. “Ricordi quando ho
salvato il tuo culo alato dai tuoi vecchi commilitoni? Tremando di paura mi hai
detto sono in debito con te. Beh è
tempo di riscuotere per me.”
Gerald
la guardò per un lungo minuto prima di rivolgere la sua attenzione all’uomo
accanto ad Allison. “Lui chi è?”
“Lui
è irrilevante.” rispose lei agitando poco la mano. “Ho bisogno che tu mi dia un
po’ dei tuoi… coltelli speciali.”
“Un
po’? Quanti esattamente?”
“Diciamo
quattro.”
Gerald
rise “Scordatelo. Quella è la mia scorta personale. Te ne darò due soltanto e
dopo che l’avrò fatto sparirai dalla mia vita.”
“Tre
e ti procurerai una nuova grazia per Castiel.
Dopodiché sparirò dalla tua vita.”
“Per
sempre?”
“Hai
la mia parola,” gli disse Allison poggiandosi la mano
sul petto. “Adesso dammi quei pugnali e
sparisci.”
Gerald
abbandonò le braccia lungo i fianchi e sorrise prima di sparire. Sull’asfalto
tre pugnali argentati brillavano sotto la luce del sole. Allison
li prese tra le mani e ne diede uno a Marcel.
“Questa
è l’arma più potente che tu abbia mai stretto in mano. Fai attenzione.” gli
disse.
“Ma
quello chi diavolo era? E come facevi a conoscere quella specie di incantesimo
per evocarlo? Chi diavolo sei?”
“Chi
fosse è irrilevante, ci ha dato ciò che ci serviva. Quanto all’incantesimo, me
lo ha insegnato un vecchio amico, John Constantine. Forse hai sentito parlare
di lui.”
Marcel
rise. “John Constantine è un dannato fumetto che poi è diventato un film.”
Allison
abbozzò un sorriso avviandosi verso l’auto. “Come ti pare, Marcellus.”
****
Allison
si mise a sedere su una grande sedia e sospirò guardando uno ad uno i volti dei
suoi interlocutori. Non era ancora del tutto certa che il suo piano avrebbe
funzionato e soprattutto non era certa che raccontare tutti i dettagli fosse
un’ottima idea.
Il
maggiore e possibile danno collaterale prevedeva un pericolo che Klaus non
sarebbe stato disposto a correre ma di cui lei non era affatto preoccupata.
“Il
mio piano è un po’ improvvisato per certi versi ma non potevo fare di meglio in
così poco tempo. Quindi cercate di ascoltare esattamente quello che sto per
dirvi. Non c’è margine di errore.” disse fissando un po’ troppo a lungo Hayley.
Sul
suo viso magro un’espressione imbronciata che metteva ancora di più in risalto
le labbra già imbronciate naturalmente.
Allison
sospirò raccontando per filo e per segno la sua idea. I visi dei tre di fronte
a lei corrucciati in un’espressione perplessa che lasciava intravedere la loro
impazienza. Il lupo diventato ibrido, l’Originale ed il vampiro sembravano
essere più inclini ad un gioco di violenza piuttosto che ad uno strategico. Allison sapeva bene che, con streghe come Esther, la
violenza non era la risposta, l’astuzia invece sì.
“I
pugnali che vi ho dato” disse concludendo “uccidono ogni essere
soprannaturale.”
“Ho
bisogno che voi due guadagniate tempo,” aggiunse indicando Hayley
e Marcel. “Io e Klaus andremo a prendere Elijah.”
“Questo
non ha senso,” intervenne Hayley. “Tu sei umana, io
sono un ibrido e Marcel è un vampiro, siamo più veloci e più forti. Dovresti
essere tu quella che guadagna tempo mentre noi tre andiamo a prendere Elijah.”
“No,”
rispose Allison abbozzando un sorriso. “Come ti ho
già spiegato, Esther giocherà con le nostre emozioni. Tu sei troppo coinvolta e
Marcel lo è troppo poco.”
“E
Klaus allora?” replicò prontamente Hayley. “La sua
rabbia non potrebbe essere usata contro di lui?”
“Sì,
potrebbe” affermò l’altra. “Ma lui ha passato secoli ad affinare il suo
autocontrollo, e in più, mi fido di lui. Tu invece non mi ispiri alcuna
fiducia.”
Si
alzò afferrando il suo cellulare e compose rapidamente un numero prima di
portarsi il telefono all’orecchio. “Si parte fra un’ora. Preparatevi.”
Hayley
la guardò allontanarsi mentre un senso di rabbia le colorava di nuovo gli occhi
d’oro e guardò Klaus che si rigirava tra le mani uno di quegli strani pugnali.
“Sul
serio?” urlò colpendo il tavolo con il palmo della mano. “Lei arriva dal nulla,
si elegge leader di tutti noi, se ne esce fuori con uno strampalato piano per salvare
Elijah, decide cosa possiamo e cosa non possiamo fare e noi ce ne stiamo qui e
semplicemente le ubbidiamo?”
“Calmati,”
le disse piano Klaus. “Sa quello che fa.”
“Ne
sei certo? Perché, per quotarla, non mi ispira alcuna fiducia” aggiunse Hayley furiosa. “Dove diavolo si è procurata questi
pugnali? Come facciamo ad essere certi che funzioneranno davvero?”
Volse
lo sguardo a Marcel, in cerca di supporto, ma tutto quello che ricevette fu
un’occhiata dubbiosa e anche un po’ frustrata.
“Non
so chi fosse il tizio che le ha dato quei pugnali” spiegò Marcel. “Tutto quello
che so è che è comparso dal nulla dopo che ha pronunciato una parola in latino
e disegnato uno strano simbolo sull’asfalto.”
“Questo
sì che è rassicurante.” disse Hayley accennando una
risata nervosa.
Klaus
si mise in piedi e fece un grosso respiro stringendo forte tra le dita il
pugnale che aveva in mano.
“Adesso
basta!” esclamò deciso. “Quella donna è la più forte, intelligente e astuta
cacciatrice che io abbia mai incontrato. L’unica che è stata capace di tenere
testa a Mikael quando comparse a Mistic
Falls pronto ad uccidermi. E tenere testa all’Originale cacciatore di vampiri
non è un’impresa semplice. Si tratta di mio fratello quindi l’ultima parola
spetta a me ed io mi fido di lei. Quindi cerca di calmarti oppure considerati
fuori dai giochi.”
L’uomo
non aggiunse altro ed Hayley non replicò.
Semplicemente lo guardò allontanarsi mentre rimaneva da sola con Marcel.
****
L’uomo
sospirò con le mani affondate nelle tasche del suo cappotto. Si guardò intorno
e scosse il capo mentre si voltava per essere faccia a faccia con lei.
“Una
chiesa sconsacrata? Sul serio? Dannatamente… banale.” disse
“Non
ho scelto io la location. Mi sono dovuta adattare.”
“Capisco,”
rispose lui. “Quello che non capisco è perché mi hai chiamato.”
Lei
gli lanciò un’occhiata tranquilla. “Ho bisogno del tuo aiuto.”
L’uomo
sgranò gli occhi e si avvicinò a lei di qualche passo. “Come hai detto scusa?”
chiese. “La potente Allison Morgan ha appena detto di
aver bisogno del mio aiuto? E cosa succederebbe se rispondessi di no?”
Allison
roteò gli occhi. “Non fare lo stupido Oliver” gli disse “E nel caso non
l’avessi notato, la mia non era una richiesta, era più un’affermazione.”
Oliver,
occhi verdi e furbi e capelli biondo scuro perennemente spettinati, le si
avvicinò ancora un po’ e le poggiò due dita sulla guancia sinistra.
“Autoritaria…” mormorò. “Affascinante. Ripetimi di nuovo perché non abbiamo già
consumato l’ardente passione che brucia tra di noi?”
La
donna scosse il capo abbozzando un sorriso. “Perché sei un idiota” rispose
spingendolo via con una mano. “E non fare l’offeso, sono sicura che ti hanno
detto di peggio.”
Lui
corrugò la fronte per un attimo, poi piegò le labbra in una smorfia di assenso
e scrollò le spalle. “Vero. Ma dimmi, di cosa hai bisogno?”
“Quello
che sto per chiederti è un grosso favore Oliver. Ed è pericoloso. Potrebbe
esporti e far saltare la tua copertura. C’è di mezzo una strega potente e”
“Adrenalina
assicurata e una strega da battere…” mormorò l’uomo. “Ci sto!”
Allison
annuì e si prese un attimo prima di esporre il piano al suo nuovo alleato.