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Autore: Phil De Payne    18/12/2014    1 recensioni
matt e sam, amici da sempre. Lui bello e ribelle, lei timida e introversa. matt ama madison, e sam convive ogni giorno con questo incubo, cercando di diventare la ragazza perfetta per Matt, che però tra di loro vede solo una profonda amicizia. Un viaggio, un amore sbagliato, una speranza.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Capitolo 1 - Dormi, Ama, Studia, Ripeti.

Il profumo dell'estate era già forte. Quella mattina, il 26 maggio, Sacramento si svegliò baciata dal sole, cullata dolcemente da una lieve brezzolina, di quelle che fanno venire il buon umore alle persone, una di quelle vellutate, che non fanno male. I primi tram scorrazzavano tra le vie, il profumo dei dolci appena sfornati usciva lentamente e soffice dalle pasticcerie per diffondersi nelle narici dei cittadini. I raggi pungenti del sole, sovrano intoccabile del cielo, penetravano anche le finestre del quinto piano dell'appartamento C, al 47 di Chester Blvd, dove tra sveglie e odore di caffè, un'altra giornata stava lentamente iniziando.
"Tesoro!" - disse Teresah, voltandosi verso il marito - "va a svegliare Anne e Matt, i pancake si stanno raffreddando, e Katy arriverà nel giro di mezz'ora."
"Corro, amore." - rispose gentilmente Duncan, sistemandosi il colletto della camicia azzurro cielo, prima di dirigersi verso le camere da letto dei figli.
Entrato in camera, trovò la piccola Anne già sveglia, seduta sul letto, con le gambe incrociate, intenta a toccarsi dolcemente i lunghi capelli rossi.
"Buongiorno amore mio. La colazione è in tavola, ci sono i pancake che ha fatto mamma. Fa presto, Katy arriverà un po' prima oggi."
"Buongiorno papà, arrivo subito, cinque minuti..." - disse Anne, scostando le coperte color pesca e infilandosi le ciabatte.
Duncan allora si diresse verso la camera da letto di Matt, poco più avanti. Aprì dolcemente la porta, cercando di non fare troppo rumore, e lentamente si avvicinò all'orecchio del figlio.
"Matt, svegliati.." - sussurrò - "sono le 7.30, rischi di perdere il bus, forza..."
Matt cercò di sviare l'invito del padre, girandosi dall'altro lato ma, dopo qualche minuto di inutile resistenza ai continui spintoni del padre, si alzò, appoggiando la schiena alla testa in ferro del letto. Gli irti capelli neri erano tutti schiacciati da un lato, il piercing al sopracciglio dava prurito e lo stomaco brontolava. Matt si alzò definitivamente dal letto, trascinando con sè le lenzuola a scacchi bianchi e neri e, con un'andatura lenta e trasandata, si avvicinò all'enorme finestra della sua stanza: da lì Matt poteva vedere l'intera città, dall'ospedale al centro commerciale, dall'orfanotrofio alla Sleep Train Arena, dove giocano i Kings.
Matt non era un patito di basket, al contrario di suo padre che, da piccolo lo trascinava spesso e volentieri a vedere le partite. A Matt piaceva leggere, era la sua passione, e gli ottimi risultati scolastici erano la prova palese, anche se la maggior parte del tempo Matt lo passava con Dave e James, i suoi migliori amici sin dai tempi dell'asilo, e con Sam, la sua "amica più specialissima", il suo "angelo", come la chiamava affettuosamente.
Matt guardò velocemente la sveglia sul comodino, e realizzò che era davvero in ritardo, che il rischio di perdere il tram era concreto e che, a suo malgrado, avrebbe saltato la colazione, per l'ennesima volta. C'era poco tempo da perdere, un'altra giornata di scuola stava per iniziare e Matt non voleva perdere nemmeno uno degli ultimi giorni, ora che la promozione al quinto era più che certa. 
La decisione degli abiti ricadde su una semplice maglietta bianca e un paio di jeans, con un paio di vans color panna. Matt adorava il bianco, la maggior parte dei suoi vestiti era bianca, cosi come le scarpe e gli accessori, i mobili e le mura della sua stanza. L'unica "macchia" della sua stanza era la parete sopra il letto, tempestata di foto: Matt amava fare foto, ma ancor più contemplarle, e in quella parete ce n'erano tanti di ricordi immortalati, dalla foto con il nonno morto di recente, alla foto del suo primo carnevale, vestito da Superman, passando dalla foto scattata a Roma con la sorella, alla foto del suo quattordicesimo compleanno, con gli amici di scuola. Ma la foto a cui Matt teneva di più era sfocata e storta, ma ai suoi occhi era perfetta, e regnava sovrana tra le tante appese: un semplice autoscatto con Sam, dell'ultima gita scolastica a Long Beach, dove si erano formati e qualche anno prima avevano suonato gli Avenged Sevenfold, che a Sam piacevano tanto.
I genitori ed Anne erano intenti a sparecchiare quando Matt entrò in cucina.
"Lo so, sono in ritardo, anche oggi... beh, a più tardi." - disse aprendo la porta di casa.
"Buona giornata tesoro." - rispose Teresah, intenta a lavare le stoviglie.
"Ops, dimenticavo" - disse Matt, ritornando sui suoi passi, appoggiando le mani sul tavolino - "oggi pranzo da Sam, dobbiamo fare un progetto di storia con..Vicky e..James, credo. A stasera!" - disse scattando verso la porta, afferrando l'ultimo biscotto rimasto.
"Uno di questi giorni lo perderà quel maledetto tram, me lo sento" - disse scherzosamente il padre, provocando le risate della moglie e della piccola Anne.
"Tesoro andiamo, Katy è sotto che aspetta, prendi lo zaino" - disse Teresah ad Anne che, bevuto un bicchiere di latte, andò nel salotto a prendere lo zaino.
Matt era già in strada, con gli auricolari nelle orecchie, diretto alla fermata del tram poco distante da casa sua. Mentre passeggiava, ricevette un messaggio da Sam sul cellulare.
<>. Matt non rispose.
Alla fermata c'era Dave, in lacrime. Matt si sedette affianco a lui, si tolse le cuffie e disse a bassa voce:
"Buongiorno, tutto bene?"
Dave rispose di no con la testa. "Problemi con Sophie?" - chiese curioso Matt.
Dave annuì. 
Matt si limitò ad una pacca sulla spalla, e ad un "non pensarci, tutto passa" molto poetico. Un veloce gioco di scambi fece trasparire fiducia tra i due, e provocò un sorriso, anche se finto e temporaneo sulla bocca di Dave.
In ritardo come al solito, il tram arrivò, le porte si aprirono e i due ragazzi salirono, diretti a scuola.
Di solito, il tram impiegava circa 10 minuti per arrivare a scuola, il tempo necessario a Matt per copiare i compiti saltati il giorno prima, o per ripassare gli ultimi argomenti per la paura di essere interrogato. Quella mattina per Matt era quasi spensierato riguardo la scuola: mancava poco ormai, i voti in pagella erano più che rassicuranti e non c'era nessun professore psicopatico da temere, ad eccezione del progetto di storia sulla rivoluzione americana, che una volta realizzato si sarebbe trasformato nell'ennesima A.
"Sam!" - urlò Matt, agitando il braccio destro per farsi notare tra la folla del tram.
Sam era seduta all'ultima fila, e teneva i posti ai suoi compagni come ogni mattina, dato che era una delle prime persone a salire, abitando a pochi passi dalla stazione di Clark Street.
I due ragazzi raggiunsero la loro amica, districandosi tra vecchine dirette al mercato ittico del giovedì mattina e decine di studenti in dormiveglia. Sam era con gli auricolari nelle orecchie, immersa in un mondo tutto suo: un mondo roseo, ma dalle sfumature punk, dove potersi rintanare dalla cattiveria della gente, dalla paura della sofferenza, dalle liti dei genitori, dalla malattia della sorella, dal dolore di un'amicizia che ormai sapeva d'amore.
Matt si sedette sul sedile color giallo scuro, lanciando con forza lo zaino a terra. Poi, con fare deciso, tolse una cuffia dall'orecchio di Sam, e affettuosamente la baciò su una guancia. Sam arrossì.
"Buongiorno Sam!" - disse +.
La ragazza, con evidente imbarazzo, si limitò a fare una smorfia.
Matt quindi si infilò con cura una delle cuffie nell'orecchio. "Ancora sta merda? Ma come fai a sentirla di prima mattina? A me verrebbe un mal di testa assurdo..."
"Evidentemente non sei abituato. E poi, un pò di metal non ha mai ucciso nessuno, no?"
"Si, ma ascoltarlo a tutto volume alle 8:00 di mattina equivale quasi a un suicidio..."
Sam scosse la testa, poi di fermò a guardare Dave, che aveva la testa appoggiata al finestrino. 
"Perchè oggi non parla? Di solito rompe sempre, sembra una radio!" - chiese curiosa.
"Problemi con Sophie.." - sussurrò Matt.
"Pensi si lasceranno?"
"Definitivamente dici?"
La ragazza annuì.
"Non lo so, ultimamente litigano spesso. Spero per entrambi che sia una crisi passeggera, altrimenti la vedo durissima."
Il tram si fermò come tutte le mattine al 74 di St.James Blvd, dove c'erano sempre tre persone ad aspettarlo: Mrs. Sullivan, una delle professoresse più severe del liceo, Mia Griffith, compagna di Matt alle medie, e Madison Brown, figlia del noto imprenditore locale Nathan Brown, uno degli uomini più ricchi della città.
Madison Brown era la ragazza più popolare della scuola: aveva ottimi voti, era una campionessa di atletica, era vista di buon occhio da compagni e professori, e quest'ottima reputazione l'aveva costruita con le sue mani, nonostante molti la considerassero la classica raccomandata. Madison era una ragazza dai gusti semplici, sempre col sorriso sulle labbra e dai folti capelli biondi. Matt aveva una cotta per lei da quando, l'anno prima la conobbe al compleanno di Sam, anche se da quella data non aveva avuto più modo di parlarci, soprattutto dopo che le due ragazze decisero di non frequentarsi più.
Sam schiaffeggiò Matt, che fissava imbambolato Madison che ripassava la lezione di letteratura.
"Hai finito di fissarla? Di questo passo passerai per uno stalker..."
"Ma l'hai vista? E' perfetta, non riesco a trovare altre parole per descriverla.."
"Per fortuna non sono gelosa!" - rispose Sam, provocando le risate di Matt.
Ma in realtà Sam avrebbe voluto essere al posto di Madison, non qualche sedile più avanti sul tram, ma tra i pensieri mattuttini di Matt.
Tra una risata e l'altra, il tram si fermo difronte la pasticceria Lewis, alla destra del quale iniziava il sentierello pedonale che portava difronte la recinzione rosso porpora della scuola: il Milestone College era un edificio moderno, restaurato dopo il disastroso incendio doloso appiccato qualche anno prima da due tossicodipendenti, con immensi giardini, un'enorme palestra, un auditorium con circa 2.000 posti a sedere e numerosi campi sportivi.
"Chi abbiamo alla prima ora?" - chiese Matt.
"Biologia..." - rispose Sam.
"Che hai?" - domandò timoroso Matt.
"Nulla, è che odio la biologia e lo sai bene. E credo che Mr. White mi abbia preso un pò di mira..."
"Secondo me sbagli a preoccuparti.." - rispose Matt - "sei sempre andata bene nonostante tutto, e poi, l'anno è quasi finito".
"La fai facile tu, sei un secchione!" - rispose Sam, facendo la linguaccia.
"Sappi che mi hai offeso, non rivolgermi più la parola, addio! Vado dai miei amici, loro mi vogliono bene, non sono come te.." - disse Matt, allontanandosi.
"Io vado a prendere un caffè, ci vediamo in classe". Matt annuì, voltandosi. Sam lo fissò finche non si mimetizzò tra gli altri studenti, e già sentiva la sua mancanza, anche se erano passati solo quattoridici secondi.
   
 
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