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Autore: Cupcakes_Lover    09/11/2008    1 recensioni
"Che dici lo fermiamo..." propose a Tom "...o ci godiamo lo spettacolo ancora un po'?" "Naaaaa!" sorrise beatamente lui " ancora cinque minuti!" "Cinque minuti?" "Si, solo cinque. Promesso." Iniziamo presto con le promesse, Tom.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Please, be mine!

1. Il terminal B



"Ci troviamo continuamente di fronte a una serie
di grandi opportunità brillantemente travestite da problemi
 insolubili." John W. Gardner (1912-2002), scrittore americano.



Libertà.
Agognata, sognata e tanto desiderata libertà.
Un mese solo e unicamente per lei, a Amburgo, in un piccolo appartamento di un complesso residenziale di lusso nella periferia della città.
Il volo era atterrato da poco ed era stato puntuale e breve. Adesso bisognava solo sperare che le valige arrivassero presto dal nastro trasportatore.
La fortuna le sorrise una seconda volta. Dopo solo 15 minuti riuscì a recuperare i due trolley arancioni.
Oltrepssò i bagni dell'aereoporto e arrivò al terminal B dove una piccola folla di famigliari, impiegati di agenzie di viaggi e amici attendeva i passeggeri del volo Z-b457 proveniente da Roma-Fiumicino, con destinazione Hamburg.
Per qualche minutò sentì un po' di nostalgia.Tutte quelle persone a cui si illuminava il volto appena intravedevano nel gruppetto un viso conosciuto e che con passo affrettato prendevano sicure la direzione esatta in cui dovevano andare. Famiglie in vacanza o in ritorno da qualche viaggio, impiegati con i loro completi gessati e la loro quadrata 24ore di pelle, stranieri imbacuccati in sciarpe e cappotti fino al collo per prevenire il pungente freddo tedesco sotto Natale... mentre lei con il suo leggero cappottino in lana e quelle due pesanti valige in mano osservava completamente spesata il terminal B e tutti coloro che vi stavano sostando, senza la più pallida idea di dove trovare un taxi che l'avebbe potuta portare in quella che per i seguenti trenta giorni sarebbe stata la sua casa.
Odiava relazionarsi con gli sconosciuti e trovarsi in queste maledette situazioni in cui chiedere informazioni a qualcuno era totalmente inutile perchè il cosiddetto informatore al 90% ne sapeva comunque meno di te... ma come aveva detto a sua made per convincerla a farla partire "Sarà una nuova esperienza utilissima per imparare la lingua e riuscire a cavarmela da sola in ogni situazione...no?". Decisamente NO.
Si guardò intorno in cerca di qualcuno che avesse l'aria da crucco, insomma da persona del luogo. Vicino a delle poltronicine in plastica consumata vi era una suora. Scelta azzardata? Spostò lo sguardo alla sua destra e vide una mamma che cercava di tenere a freno due bambini intorno ai sei anni di età, impegnatissimi a far gareggiare le loro macchinine tra le gambe della sorella maggiore più o meno sui 14-15 anni. Amenochè non voleva essere strozzata dalla madre esaurita e aggredita dalla sorella snervata era meglio lasciar pedere.
L'unica scelta a questo punto cadde su due ragazzi di circa 20 anni, stravaccati per terra in attesa dei loro bagagli provenienti dal nastro trasportatore accanto al suo. Entrambi con cappello e occhiali da sole (anche se il cappello di uno dei due assomigliava decisamente di più a un panettone verde militare). Il primo aveva lisci capelli scuri, lineamenti femminili ma molto somiglianti a quelli dell'altro e indossava un paio di stretti jeans neri. Stava fissandosi le unghie pitturate dello stesso colore dei pantaloni con aria scocciata e annoiata. Nel complesso se un occhio esperto come il suo non lo avesse riconosciuto subito in Bill Kaulitz dei Tokio Hotel e non avesse realizzato che l'altro seduto accanto a lui che sorseggiava pepsi da una lattina e vestiva 3 o 4 taglie più grandi del normale era suo fratello Tom, il ragazzo poteva essere benissimo scambiato per una ragazza.
Ok, sicuramente era una situazione ghiotta. Anzi, ghiottissima. Era inutile negare che la sua scelta era ricaduta su Hamburg proprio per quel motivo là. Lei amava i Tokio Hotel. Lei stravedeva per loro. E non poteva farci niente se adesso se ne trovava due componeni da pochi metri di distanza e  aveva urgentemente bisogno di informazioni da qualcuno del posto.
Recuperò lo specchietto dalla borsa per vedere se era presentabile. Stranamente la matita non era colata. E i capelli erano apposto. Si passò un po' di lucidalabbra alla ciliegia e deglutì rumorosamente
"Ora o mai più."
Si fermò a qualche cm da Tom. No, ammise dentro di se, non era una scelta del tutto casuale.
"Scusate..."
I due sembravano quasi non averla notata. Forse perchè dalla sua bocca era uscito qualcosa di più simile a un mugolio di un cane bastonato?
"Emh... scusate.."
Questa volta entrambi alzarono lo sguardo contemporaneamente. Nervosamente arrotolò un ricciolo castano intorno al dito. Lo faceva sempre quando era profondamente imbarazzata.
"Si?"
Tom Kaulitz, decise, aveva il tono di voce più roco e sexy del mondo. Ok, stava pensando da bimbaminkia. Ok, stava guardando il chitarrista che si era appena abbassato gli occhiali da sole e ora la fissava con quegli occhi nocciola tremendamente ammalianti in modo tremendamente da bimbaminkia. Ok, era una bimbaminkia fatta e finita con gli ormoni a mille che incontra il suo idolo di sempre, il suo sogno proibito sui cui fanstastica ogni notte, era tremendamente stupida!
Poi riflettè. Lei stava incontrando il suo sogno proibito su cui aveva fantasticato notti e notti... quindi pensieri simili ed  un'espressione ebete sul viso del genere poteva concederseli tutti. Stava diventando molto meno severa con se stessa. Questo, invece, non andava affatto bene.
Rivolse nuovamente la sua attenzione al rasta che ancora si stava chiedendo, probabilmente, perchè nel giro di pochi secondi il suo viso avesse assunto 3 tonalità di colore diverso.
"Volevo un'informazione..."
Cavolo, sai parlare ancora tedesco, accidenti!
"Certo ti sono volentieri d'aiuto."
Santo Dio quanto è sexy!
"Ecco, io devo arrivare al ******. E' la prima volta che vengo qui a Hamburg e non ho la minima idea di come arrivarci, se mi conviene prendere un taxi, una navetta o un treno e..."
Ora perchè ride? Oddio non è che ho qualcosa tra i denti! Lo sapevo che in volo non dovevo mangiare quei maledetti panini ai semi di sesamo!
"Emh... ho detto qualcosa di sbagliato?"
Perfetto anche il fratello ride. MALEDETTI PANINI!
"No... niente è che... sai anche noi dobbiamo andare al ******, viviamo lì."
Accidenti.
"Ah."
"Se vuoi possiamo darti un passaggio. Tanto vale fare amicizia subito con il vicinato, no?"
Doppio accidenti.
"Oh siete gentili ma io..."
"Dai, tanto dobbiamo arrivarci per forza... uno in più o in meno in macchina non fa differenza."
"Ok, grazie, grazie mille Tom."
"Lo sapevo che non c'era bisono di presentazioni. Te piuttosto, chi sei?"
In che razza di guaio mi sono cacciata  cazzo!
In realtà non sapeva che il guaio era grosso. Ancora più grosso di quanto si sarebbe potuta immaginare.
Sua madre aveva ragione. La prossima volta vacanze in un convento di monache. Di clausura però.
Così impari a tenere a freno quella linguaccia, idiota!
Però non le dispiacque per niente quella calda stretta di mano, quel profumo di dopobarba così attraente. Nemmeno il modo buffo in cui pronunciava il suo nome spagnolo.
"Oh chiamami Bel. E' molto più semplice."
Disse che anche Isabel era molto bello. E che i suoi occhi verdi lo erano. No , non le dispiacevano tutti quei complimenti. Forse dispiaceva di più a Bill il fatto che la compagnia aerea avesse disperso le sue sette vailige mentre solo le due di Tom erano arrivate sane e salve a destinazione. Fu ancora più straziante per lui scoprire che i bagagli erano, per errore, stati imbarcati in un aereo molto simile a quello che avevano preso, anzi, praticamente identico sia nell'aspetto che nel nome se non per il fatto che era diretto dalla parte opposta del globo. In Giappone. E no, non era destino, come continuava a sostenere Tom che le valige del vocalist dei Tokio Hotel fossero finite appunto in un famoso hotel di Tokyo a 5 stelle.
"Accidenti Tom, non riesci a cogliere il lato tragico della cosa?"
"Assolutamente no!" e sinceramente, nemmeno lei.
"Ma fa sempre così?" domandò al rasta mentre Bill era impegnato a litigare con commessa dell'ufficio bagagli che poveretta delle valige non ne sapeva assolutamente nulla.
"Sempre." confermò Tom che annoiato giocherellava con un pezzetto di carta.
Sono proprio come me li ero immaginati, pensò. Erano il Bill e il Tom che aveva visto ritrarre in molte fanfiction, quelli che si immaginava la sera prima di andare a dormire. Veramente identici. Sopratutto Tom, che continuava a scutarla con quei bellissimi occhi nocciola orlati da ciglia chiare facendole sobbalzare il petto e contrarre lo stomaco ogni volta che ne incrociava lo sguardo indagatorio.
Erano proprio come lei avrebbe voluto. E stare là, a parlare nomalmente con uno dei gemelli Kaulitz e a ridere con lui del fratello che nel frattempo aveva iniziato a minacciare la povera impiegata sempre più piccola nella sua poltroncina girevole, la fece sentire stranamente a casa e familiare al luogo.
Quella sensazione di spaesamento e inattadamento che l'aveva colta appena scesa dall'aereo e arrivata nel terminal B quando aveva visto tutte quelle persone sicure di loro andare verso volti amici era sparita. Forse perchè per lei omai il terminal B non era più solo un luogo sconosciuto pieno di persone sconosciute. Anche lei adesso aveva due volti amici da ritrovare in mezzo alla folla.
Forse anche tre perchè l'impiegata biondina la supplicava con lo sguardo di darle una mano e fermare la furia "violenta" del tembile Bill Kaulitz.
"Che dici lo fermiamo..." propose a Tom "...o ci godiamo lo spettacolo ancora un po'?"
"Naaaaa!" sorrise beatamente lui " ancora cinque minuti!"
"Cinque minuti?"
"Si, solo cinque. Promesso."
Iniziamo presto con le promesse, Tom.

    





Primo capitolo di una long fic venuta in mente per caso.
La trama non è ancora del tutto decisa, ma aggiornerò regolarmente (scuola e computer rotti permettendo).
I commenti sono sempre ben accetti!
ENJOY

  
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