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Autore: ToraStrife    19/12/2014    4 recensioni
Gelati! - Grida il gelataio, sul suo furgoncino, la familiare musichetta che cerca di convincere il vicinato appisolato dall'afa di un pomeriggio estivo.
Ma è un lavoro ingrato, perché sempre meno bambini comprano i gelati.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ice Cream, I scream
Ice Cream, I scream

Gelati! - Grido.
La mia voce risuona nell'aria, accompagnata dalla monotona musichetta del camioncino.
Il vicinato dorme pigramente nel pomeriggio estivo, mentre una cappa d'afa insopportabile pietrifica ogni movimento.
Solo i grilli che sviolinano con le zampe sono abbastanza temerari da improvvisare un concerto che nessuno apprezzerà.
Gelati! - Grido di nuovo.
La gola inaridita mi tortura le corde vocali.
Mi chiedo, con l'uniforme incollata al corpo madido, cosa mi spinga a guidare con un pannello solare che mi fa da parabrezza, ed io a rosolare come un pollo  brasato.
Gelati! - Grido, anzi, rantolo.
E' un lavoro ingrato, il mio. Forse dovrei fare come questi scarafaggi umani e chiudermi in casa, allietato dal condizionatore o anche solo un ventilatore da soffitto.
Ma è proprio perché non ho i soldi per comprarmene uno, che giro come un diavolo dentro la sua fornace, cercando clienti.
Ma è quasi del tutto inutile.
E con il tempo diventa sempre peggio.
Sempre meno bambini comprano i gelati.
I sani, tradizionali coni artigianali. Ormai fanno più gola quelli confezionati al Supermarket.
L'arte fatta a mano non interessa più a nessuno.
Mi passo un dito sul colletto per cercare di tare tregua alla gola.
Gelati! - Grido, con voce sempre più roca.
E rifletto ancora su come sempre meno bambini si avvicinano a comprare i miei prodotti, anzi, le mie opere.
Forse perché non hanno il giocattolino di plastica in regalo, forse perché non c'è un gelato omaggio ogni due comprati.
Più a nessuno interessano i gelati per quello che interessa davvero, il gusto?
Gelati! - Grido, invano, maledicendomi di non aver riparato il microfono.
E' una stupida gara tra la mia voce e la musichetta del camion.
E dire che dovremmo lavorare assieme.
Gelati! - Tento ancora.
No, niente, nulla. Oggi proprio non è giornata.
Anzi, non è giornata da molte giornate.
Nonostante i nuovi sapori che mi sono impegnato ad inventare, la cosa non sembra destare molto interesse nella clientela annoiata di questa maledetta estate.
Non resisto: devo rinfrescarmi.
Mi fermo un attimo, e mi scollo dal sedile che ormai è un lago di sudore, nel quale sono stato ammollo per due ore.
Apro, come un archeologo timoroso, il sarcofago sacro del faraone con dentro il tesoro. Il mio tesoro.
Una piccola nube di condensa si dirada dal prodotto conservato dal congelatore.
Passo un dito mascherato dal lattice del guanto in una delle vaschette,  passandolo lentamente, ne prelevo una generosa punta e la porto alla bocca.
Gelido al palato, mi rinfresca la lingua e mi resuscita il palato.
Un toccasana. Una manna.
Richiudo la vaschetta, a malincuore.
Buonissimo, come sempre, il gelato fresco. Genuino, fatto a mano.
Lo trovo assurdo, ma a quanto pare a nessuno piace più.
Questione di gusti.

Gelati! - Grido, ponderando l'idea di tornare indietro e chiudere così questa tortura lavorativa, quando finalmente un piccolo cliente fa capolino.
Zampetta frettolosamente, come se l'erba del prato si fosse trasformata in un manto di sabbia rovente.
Ringrazio il cielo, almeno qualcuno che ha risposto ai miei disperati richiami.
Fermo il veicolo, preparandomi a sfoggiare il miglior sorriso di sempre.
Mi affaccio, ed educatamente gli chiedo che gusti vuole.
Lui mi fissa con un'aria strafottente che non preannuncia nulla di buono.
Mi domando che genitori abbia, per averlo cresciuto così: cappello girato all'indietro, un i-phone da almeno 500 dollari in mano, e per il resto vestito come uno straccione.
Ma il cliente ha sempre ragione, qualsiasi tipo sia.
Mi chiede i gusti che ho.
Glieli elenco, tutti.
Li so a memoria, e ne vado orgoglioso da gelataio quale sono.
Dice di non aver capito.
Pazienza, glieli ripeto, tutti.
Un po' di pazienza per quell'unico cliente.
Finalmente prende la sua decisione: mi esprime le sue scelte.
C'è un solo piccolo, unico problema: nessuna delle sue decisioni rientra nel mio repertorio.
Ci dev'essere sicuramente un errore, mi dico.
Gli ripeto tutti i gusti, facendo attenzione a non tralasciare nulla.
Per l'occasione, mi aiuto con la lista sempre affissa sul cruscotto.
Lui continua a ripetermi di volere gusti che non ho.
Gli dico che mi dispiace, che i suoi gusti non posso inventarmeli.
Lui comincia ad arrabbiarsi, a sbottare, ad alzare la voce.
Mi accusa di essere un venditore sfornito e fallito.
Continuo a ripetermi che il cliente ha sempre ragione.
Gli propongo di adattarsi ai gusti del repertorio, in cambio di un grosso sconto.
Rifiuta, e comincia a insultarmi.
Gli prego di calmarsi, ma lui insiste.
Fa caldo, troppo caldo. Non ce la faccio più. Voglio solo tornare a casa.
Lui continua a inveirmi contro, incurante. Deve avermi preso per lo zimbello del giorno.
Mi guardo in giro, non so più a che santo votarmi.
Anzi, forse uno c'è, sotto il sedile. Sotto forma di un crick.
Lo afferro, e poi salto giù.
Lo brandisco e grido, e lui mi imita nell'urlo.
Urliamo per ragioni diverse.
L'oggetto cala giù.
Il crick fa crack. E' un attimo.
Il silenzio torna quello di sempre, in sottofondo la solita orchestra di grilli.
Questo vicinato non lo sveglierebbero neppure le cannonate.
Mi accorgo che un piccolo schizzo mi imbrattato l'uniforme.
Uffa, dopo mi dovrò cambiare.
Ma prima devo finire un lavoro.


Gelati! - Grido, mentre guido il camioncino con l'uniforme di ricambio.
Se non altro non è zuppa di sudore... per non parlare del resto.
L'altra è appallottolata insieme all'altra roba da lavare...nel fuoco.
Gelati! - Ripeto, forse per la centesima volta in quella giornata.
La mia voce risuona nell'aria, accompagnata dalla solita, monotona musichetta del veicolo.
Il vicinato continua a dormire il suo sonno eterno. Ma anche se sto di nuovo sudando, mi sento fresco come una rosa.
Gelati! - Grido, invano, nonostante i nuovi sapori che mi sono impegnato ad inventare.
Quest'oggi tra l'altro c'è una novità assoluta, imperdibile.
Una creazione fresca fresca di giornata.
Mi ha dato un gran da fare, ma ne è valsa la pena.

La speranza è sempre l'ultima a morire, dicono.
Guardo l'I-phone di quel ragazzaccio. Lo prendo, lo esamino, e non ci capisco nulla.
Lo getto fuori dal finestrino, l'apparecchio si va a schiantare contro un albero.
Crack. Anche quello a pezzi. Non ci sono più le cose resistenti di una volta. Neppure i crani.

Gelati! - Grido, in questa afosa giornata, sperando in un altro cliente, un po' meno maleducato del precedente.
Ma devo tenerlo presente, sempre meno bambini ormai comprano il gelato artigianale.
Sempre meno bambini si avvicinano a comprare i miei prodotti.
Forse anche perché molti di loro, ormai, sono diventati i miei nuovi sapori.
Questione di gusti.
  
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