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Autore: PeNnImaN_Mercury92    19/12/2014    0 recensioni
Fu solo quando John e io ci trasferimmo a Londra, nel 1970, che lui entrò a far parte della band che gli avrebbe cambiato la sua vita e in qualche modo stravolse anche me, perché mi fece innamorare di una persona che non avrei mai concepito essere il mio tipo di ragazzo ideale.
E' infatti una storia d'amore che non mi sarei mai aspettata, e ora che lo racconto a te posso dimostrartelo...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì.  Avevo deciso di aiutarlo, visto che capii che in fondo bastava dargli la spinta necessaria per farsi avanti.
Ci pensai tutta la notte.
Alla fine, arrivai alla conclusione che una misera cena tra lui e Veronica non gli avrebbe fatto che bene.
Così, la mattina dopo, mi trovavo a lavoro con Veronica.
Mentre entrambe sistemavamo dei capi, le andai vicino ad aiutarla.—Devo dirti un migliaio di cose.—le sussurrai, per non dar fastidio ai clienti.
—Spara, tanto se parliamo così non ci sente nessuno.
Mi fermai col piegare un pullover.—Ho baciato Roger.
Lei fece cadere il suo pullover. Non aveva gli occhi sgranati, li aveva completamente fuori dagli occhi.
—Tu hai fatto cosa?—siccome gridò, fui costretto a zittirla.—No, aspetta. Voi due vi siete baciati?—ritornò al tono di prima.
Annuii.—Sì. Due giorni fa.
Credevo di non averla mai vista così sbalordita, mancava solo che gli venisse un infarto.
Poi, cambiò l'espressione facciale, passando da uno stato sconvolto ad uno sornione.—Io lo sapevo che c'era qualcosa tra voi due. E il bello è che anche John e Bri sono d’accordo.
Quello fu il momento esatto per proporle di uscire con lui. Così, le chiesi:—Ver, ho bisogno del tuo aiuto. Questa sera io e Rog vorremo uscire da soli noi due, ma non voglio che John rimanga un'altra sera da sola. Ed ecco, non potreste uscire anche voi due insieme?
Dopo aver parlato, rimasi a fissare Veronica. Avrei giurato di averle viste le guancie più rosee del solito, e non era fondotinta.
—Veronica?—insistetti.
Annuì non poco eccitata.—Certo, mi farebbe molto piacere.—disse poi, ritornando ad essere seria.—Sempre se John è d'accordo.
Fortunatamente ci avevo pensato quella mattina stessa a convincere John.—Sì, infatti lo è. Non molto lontano da casa nostra c'è un ristorante che io e lui apprezziamo molto. Magari, gli dico di venirti a prendere prima con la macchina.
—Qui ad Earls Court? Mi sembra un'ottima idea.
Sentii la voce di Mr. Spitzer chiedermi di andare alla cassa.
Lasciai Veronica a sbrigare le sue faccende, allontanandomi da lei con un sorriso di orgoglio.

Alla fine della mattinata, durante lo stacco fino alle quattro che avevo, decisi di andare all'Imperial per stare con Rog.
Quindi, uscii dal negozio e andai lì.
Una volta arrivata, mentre aspettavo, cominciò a scendere una candida e intensa neve bianca.
E così, rimasi ad attenderlo accanto al cancello dell' entrata.
E poi lo vidi uscire dall'edificio.
Al contrario di me, non aveva l'ombrello, così i fiocchi bianchi ricadevano gentilmente sul suo giubbotto di pelle.
I suoi occhi azzurri erano mezzi chiusi per ripararsi dalla neve e guardavano terra, mentre i capelli biondi pian piano raccoglievano tutti i fiocchi che gli ricadevano.
E poi, il suo sguardo scorse me.
Gli sorrisi, mentre correva nella mia direzione.
E una volta arrivato da me, non si accontentò di un bacio.
Mi abbracciò, facendomi cadere tutta la neve che aveva addosso.
E dopo essere rimasti qualche secondo a stretto contatto, mi guardò in viso e cominciò a baciarmi.
Trasmetteva una gran felicità tutto quello che mi stava facendo.
Poi ci staccammo e tornammo nuovamente a guardarci.
—Come mai sei qui?—mi chiese in seguito, mentre mi accarezzava un lato della faccia.
—Sono venuta a farti una sorpresa, non sei contenta di vedermi?—lo presi in giro.
—Certo che sono contento. Sta anche nevicando.—raccolse alcuni fiocchi con la mano rivolta verso l'alto.—Ti va di fare una passeggiata?
Annuii, e andammo verso l'uscita del College.
Cominciammo a camminare mano nella mano accanto ad Hide Park, giusto qualche isolato più avanti.
Quello era senz'altro un momento meraviglioso.
Mi sentivo così bene accanto a lui, sotto un misero ombrello.
Ed ebbi la certezza che anche per lui lo era.—Com'è bello stare qui con te.—disse infatti.—C'è anche la neve.
—Io amo la neve. Tra l'altro il bianco è il mio colore preferito.—dissi io.
Guardammo i fiocchi cadere sulla neve della notte precedente per terra.
—Io il paradiso me lo immagino così.—disse.
—Un paradiso fatto di neve? Bizzarro, ma fantastico.
Si strinse a me.—Per essere perfetto, tu devi essere con me.
Ridacchiai.—Stiamo diventando troppo sdolcinati per i miei gusti. A proposito, ho parlato con Veronica e le ho chiesto se questa sera avrebbe voluto cenare con John. Ha detto di sì.
Mostrò un largo sorriso.—Ma è meraviglioso!—esclamò.
—Questa sera, quindi, sono da sola. Ti va di cenare da me? Almeno mi fai compagnia.
—Uhm, okay. Solo se ora mi dai un bacio.
Avvicinò le sue labbra a me, ma lo bloccai.—Ma come? Ci siamo baciati prima!
—Oh, dai. Un insulso bacio non ha mai ucciso nessuno.
Non fui nemmeno io a baciarlo, fu lui che  tirò il mio mento a lui, costringendomi con la forza.
Proprio mentre eravamo occupati a spappolare le nostre bocche, una delle macchine che percorrevano la strada di quella via, strombazzò e si accostò sul ciglio del marciapiede, accanto a noi.
E poi, ci fu un urlo.—Ma che carini che siete!—io e Rog ci staccammo e guardammo il mittente.
Battei la testa contro il petto di Roger, non appena vidi Freddie nella mia macchina sghignazzare.
—Scusateci.—continuò poi.—Non volevamo di certo disturbarvi, è solo che stavamo andando tutti alla ricerca del biondino qui presente, e poi abbiamo visto anche te, Rose. Beh, che dire. Sapete darvi da fare. Ora però salite in auto, ho un lavoro al negozio da svolgere.
Dire che stavo avvampando non serve a nulla.
Non avevo il coraggio di guardare in faccia né Freddie, né John e tantomeno Mary.
Mary? Che ci faceva lei? Era seduta timidamente accanto al cantante ai sedili posteriori.—Mary! Che piacere rivederti!—non riuscii a trattenermi.
Lei ricambiò con un sorriso e con un cenno della mano.
Roger raggiunse i due, mentre io mi sedetti accanto all'autista.—Dov'è Brian?—chiesi poi.
—Aveva degli impegni.—rispose fiero Freddie.
—Ah, ecco perché sei così felice!—mi girai per guardare la sua faccia disprezzata e per godermi gli sghignazzi di Roger, mentre Mary non capiva nulla.
—Ah, comunque, auguri e figli maschi!—mi diede un buffetto sulla spalla Freddie.
—Ehi, non copiarmi la battuta!—protestò John.—Perbacco, Rose. Non credevo fossi così male.
Non gli tirai uno schiaffo per un semplice motivo: era nel bel mezzo della guida.
Il viaggio fu abbastanza tranquillo, visto che Freddie non fece altro che parlare con Mary di quanto era meraviglioso il suo negozio.
Purtroppo era vero, e anche io non vedevo l'ora di darci un'occhiata.
Dopo circa venti minuti di viaggio, arrivammo a Kensington Market.
E quando Freddie mostrò a Mary il negozio, naturalmente lei non poté che ammirarlo.—Oh, ma è magnifico. Anche se è piccolo.—i proprietari la ringraziarono.
—E aspetta di dare un'occhiata agli indumenti.—consigliai io, che ero già a cercare qualcosa che mi avrebbe potuto interessare.
Dopo non molto, scorsi un cappellino di lana nero.
Me lo indossai e andai vicino ad uno specchietto che qualche tempo fa Veronica suggerì di far mettere.
Mentre vedevo me riflessa, pensai che non mi stava niente male.
Subito dopo, vidi anche l'immagine di Roger, riprodotta nello specchio.
Mi abbracciò da dietro.—Sei molto carina.
Mi sfilai il cappello e mi girai verso uno dei titolari.—Lo prendo. A quanto me lo fai?
—Un piccolo regalo.
Prima che potessi ribattere, ci pensò Freddie a protestare.—Ma nossignore! Quello è il cappellino che ha fatto mia madre. Ore di lavoro a maglia buttate al vento?
—Ha ragione Freddie.—dissi io.—Se l'avesse cucito lui probabilmente sarei già scappata come una ladra, ma rispetto sua madre. Quanto vi devo?
Cacciai il portafogli dalla mia borsa, mentre sentivo ridere John e Mary.
—Cinque sterline, mia cara.—rispose Freddie, avvicinatomi per accettare i soldi.
Gli porsi la banconota, sussurrandogli:—stai andando bene.
Rimase confuso, poi mi vide indicare Mary, intenta a guardare quello che il negozio offriva.
—Cosa diamine stai dicendo, tesoro? Io e Mary siamo solo buoni amici.
—Come vuoi.
Mi tirò l'importo dalle mani e si incamminò verso la cassa a testa bassa.
Successivamente ci guardammo io e Roger.—Avevi ragione.—dissi a lui.—Anche loro non hanno speranze.


—Vuoi smetterla di andare avanti e indietro per il corridoio? Sono solo le otto, ti avevo detto di passarla a prendere per le otto e mezza. Vuoi calmarti?—rimasi a guardare John sullo stipite della porta del salotto attraversare ansiosamente il corridoio.
Si fermò di fronte a me.—Si può sapere perché ti è venuta questa idea assurda?
Sospirai.—Perché ti piace. Avanti, siete stati due mesi a parlare di quanto andiate d'accordo. Non credi sia ora di farsi avanti?
—Oh, tu ormai dovresti esserne esperta, visto che stai ogni due minuti a sbaciucchiarti Roger.—riprese a consumare il pavimento.
—E' quello che farai anche tu, mettiti l'anima in pace. E poi Veronica era così contenta quando gli ho proposto di cenare con te.
Si fermò di nuovo.—Davvero?
—Sì. Credo che lei al momento sia più agitata di te. Perciò, non temere. Andrà tutto bene, ovviamente se non passate tutta la serata senza dirvi nulla.
Mentre cercavo di tranquillizzarlo, passò finalmente una mezzoretta.
Lo feci allora avviare.—E' meglio se cominci ad andare.
Si indossò un cappotto.
Mentre stava per uscire lo bloccai.—Ehi!—si girò verso di me.—Stai tranquillo. Ricordati, tu sei John Deacon, non devi aver timore di nulla, siamo intesi?
Riuscii a strappargli un sorriso.—Okay. A più tardi, sorellina!—disse, prima di lasciarmi sola in casa.
Fortunatamente non passarono più di dieci minuti – il tempo di apparecchiare la tavola – che suonò il campanello del citofono.
Andai a rispondere ed era Roger.
Suonò anche il campanello della porta, e quando lo aprii, me lo ritrovai davanti.
—Ciao.—dissi, prima di farlo entrare in casa.
—Fuori fa molto freddo. Nevica a dirotto.
—Oh, no. Perché l'hai detto? Ora sono preoccupato per John.
—E' già uscito? Volevo augurargli la buona fortuna.
—E' andato ad un appuntamento, non è partito al fronte.—ironizzai.—Ora, se il signore vuole accomodarsi al tavolo.
Lo ospitai in cucina, dove lo accolse una tavola elegantemente imbandita, con tanto di bicchieri di vetro.
Si sedette, mentre io preparavo i piatti.—E quali sono le pietanze?
—Fusilli con tonno e pomodoro, uno dei piatti preferiti dello chef.
—Preferivo il pollo, ma se è uno dei piatti preferiti della signorina, non posso che arrendermi.
Prima di disporre i piatti, gli ficcai una forchettata in bocca.
Dopo che l'ebbe mandata giù, ribadì:—Come non detto.
Gli diedi il piatto intero e cominciammo a mangiare.
—Spero vada tutto bene con John e Ver.—dissi ad un certo punto.
—Certo che lo sarà. E inoltre sono così contento di mangiare qui con te.
Ci sorridemmo a vicenda.—Anche io sono contenta. Almeno non mi annoierò.
Dopo che avemmo finito, cominciai a sparecchiare.
Sfortunatamente, Roger non mi aiutò quando cominciò a lasciarmi baci sulle labbra.
Lo scacciai da me.—Oh, avanti, Rog. Mi meraviglio di te!
Mi guardò frustato.—Cosa c'è?
—Non puoi metterti a baciarmi ogni due secondi, siamo disgustosi.
—In effetti hai ragione, ci conviene aspettare che Deaks e Veronica facciano sesso prima di baciarci.
Lo guardai imbambolata.—Oh mio Dio, Rog. Sei un essere disgustoso!
Ridacchiò.—Per questo ti piaccio!
Mi girai, divertita per continuare a sistemare la cucina.—Posso aiutarti?—mi chiese.
—No, sei costretto ad aiutarmi. Passami le cose sul tavolo.
Più tardi, decidemmo di andarcene in salotto.
Prima di sedermi, presi "La metamorfosi" dalla libreria per leggere la fiaba che nel giro di un giorno e mezzo avevo già divorato, e tornai a risedermi accanto a lui.
Mi guardò confuso.—Che libro è?
—La metamorfosi di Apuleio.
Sbuffò.—Già dal titolo sembra qualcosa di noioso.
—In realtà l'ho preso in prestito solo per una delle fiabe che contiene, Amore e Psiche.
—Nulla di più sdolcinato.
Lo guardai contrariata.—Posso spiegarti almeno di che parla?—annuì.—In teoria, racconta le vicende della  più giovane delle tre figlie di un re e una regina, Psiche. Poiché lei è molto bella, Venere comincia ad essere irata dalla fanciulla, così manda suo figlio Cupido dalla giovane affinchè, scagliandole una freccia, la faccia innamorare di un uomo bruttissimo. Sfortunatamente, Cupido si tira la freccia da solo, innamorandosi perdutamente di lei. Così, grazie all'aiuto di Zefiro, fa condurre al suo palazzo Psiche, incontrandosi con lei ogni notte. Cupido, però, non rivela a lei che in realtà è lui lo sposo che la raggiunge ogni notte, così, al sorgere dell'alba, lui scompare. Una notte, Psiche, sentendo nostalgia delle sue sorelle, chiede al suo amante di poterle ospitare a palazzo…Anzi, mi è venuta una bella idea, perché non la leggi?
—Non ho tempo.
—Non hai mai tempo di fare nulla, tu. Dai, comincia da dove sai.
Presi il libro e cercai il punto in cui mi ero fermata col racconto.
Una volta trovato, diedi a Roger il libro.—Leggi ad alta voce.
Mi strinsi accanto a lui, che mi accolse nelle sue braccia.

Così, quando il suo sposo, più presto del solito, le si distese al fianco stringendola tra le braccia, sentì che piangeva:"Sono queste" le disse "le tue promesse, Psiche? Cosa può aspettarsi da te, che cosa può sperare un marito? Non fai altro che piangere giorno e notte.

(…)

Ma ella, con mille preghiere, minacciando perfino che si sarebbe data la morte, strappò al suo sposo il permesso di vedere le sorelle.
Egli cedette all'insistenza della giovane sposa e le concesse perfino che donasse alle sorelle tutto l'oro che credeva ma, nello stesso tempo, l'avvertì severamente…

Mentre leggeva, lo guardavo e nella mia mente mi posi una domanda.
Lo amavo veramente?
Dovevo trascurare per un momento l'attrazione fisica e concentrarmi sui suoi aspetti interiori.
Ci conoscevamo da circa due mesi e mezzo.
Insieme avevamo fatto un mucchio di cose insieme, parlando dei nostri interessi e di quanti ne avessimo in comune.
Non eravamo più nemici, per nostra grande fortuna.
Ma io credevo che lui fosse una persona migliore, di quanto non la fosse data a vedere.
Come una specie di riccio.
Credevo che dentro avesse nascosto qualcosa che a tutti fosse sfuggito, come per esempio dimostrare di amarmi come persona vera e proprio, ed ero quasi certamente convinta che era così.
Mi strinsi ancor di più a lui, inumidendo di baci il suo collo.
Dovette infatti fermarsi con la lettura e incontrare le mie labbra.
Rimanemmo insieme per un'altra mezzoretta, poi lui tornai a casa ed io, stanca morta, andai a letto.

Dormii troppo beatamente quella sera, poiché non sentii quando John fu tornato a casa.
E così mi risvegliai la mattina dopo, in un tranquillo sabato mattina, giorno di festa come la domenica per noi del College.
Mi alzai dal letto e corsi immediatamente in cucina, dove vidi mio fratello seduto tranquillamente a sorseggiare del tè.
Mi vide arrivare come una furia.—Buongiorno, Rose.—mormorò.
Mi sedetti accanto a lui.—Ehilà, come è andata?
Strabuzzò gli occhi, e di conseguenza lo feci anche io.—E' andata male?
—No, nno.—balbettò.—Ecco, noi…Non so come dirtelo…
—Avete litigato?
—Noi, beh…Ci siamo baciati.
Come Veronica il giorno prima, gli occhi mi si stavano staccando dalla faccia.
Mi alzai di scatto dalla sedia ed emisi un urlo di gioia.—Evvai! Non sapete quanto aspettavo questo momento!
Si alzò anche lui e mi mantenne il braccio.—Rose, vuoi darti una calmata?
Lo abbracciai talmente forte che per poco non cademmo entrambi per terra.


Spazio autore: sì, sono ancora viva.
Scusatemi per l'assenza, ma si sa com'è: le interrogazioni prenatalizie non danno tregua. Se non altro almeno questo è un capitolo abbastanza lungo.
Sì, si sono aggregati anche John e Ver, che bello!!!
Mi scuso nuovamente per il ritardo.
Per quanto riguarda "Amore e Psiche", no, una storia così bella non può essere assolutamente di mia invenzione, e quei righi in corsivo sono tratti proprio dal testo originale.
Spero di farmi viva di nuovo. Intanto vi saluto e se, come Rose, credete che la storia stia diventando troppo zuccherosa, avete tutto il diritto di lamentarvi…
P.s. Proprio ora mi sono accorta di aver pubblicato il testo due volte. Mi scuso per l'inconveniente :-(

  
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