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Autore: Naki94    20/12/2014    1 recensioni
Il detective dell'FBI Jersey Shown viene inviato in una piccola cittadina americana per indagare sulla scomparsa e forse su l'omicidio di Sofia Monroe. Shown dovrà abbandonare il suo razionalismo investigativo quando si renderà conto di essere di fronte a qualcosa di ben più inquietante e misterioso che va oltre la realtà. Da thriller con toni noir all'horror, il racconto a puntate chiude il cerchio della trama con accenni alle nuove idee della fisica teorica e quantistica. Interessante è l'interazione della trama di Mason Creek con altri racconti separati e indipendenti, come se fossero universi gli uni paralleli agli altri che di tanto in tanto, nelle loro continue vibrazioni, si incontrano incrociando tra loro personaggi e storie.....
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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E' gelido il manto rosa dell'alba a Mason Creek, come la pelle di una ragazza trovata morta all'ombra di un bosco o sul guado di un fiume. L'immagine ricorrente del corpo di Sofia Monroe mi passa per la testa perforandomi le tempie da parte a parte, poi svanisce.

Da Cone Street raggiungo a piedi il bar di Hoogan sulla Bluerain, nel frattempo io miei pensieri bruciano nell'affollatissima stanza delle domande. Al bar provo a chiamare Billy Wide dal telefono, ma non risponde nessuno. Ritento e, dopo un caffè, chiamo Ed Green, tenente capo della unità omicidi dell'FBI.

«Ed, ascolta! Non puoi accettare che quello stronzo di Kooper mi rispedisca a casa a mani vuote. Lo sai come sono fatto».

Ed, sommerso dai rumori d'ufficio, risponde. «Jersey, lo so benissimo come sei fatto, quindi so anche che hai fatto sicuramente fino adesso dl tuo meglio, ma Kooper ha ragione, non ci sono prove, né un testimone, né un indagato o un sospettato. Il caso viene chiuso, punto e basta. Quando torni?».

A malapena lo sento attraverso il telefono, ma abbasso la testa ancora appesantita dal Jack Daniel's e rispondo. «Oggi, prima di pranzo prendo il treno e arrivo. Come mai tutta questa fretta, hai già un altro caso impossibile da risolvere?».

«Non so se affidarlo a te o a Josh. Lo sceriffo e i suoi hanno trovato un'intera famiglia, compresi i figli, accoltellata in un condominio nel quartiere di Stonescliffe. Hanno interrogato il vicinato».

Scosso la testa e sorrido. «Lo sapevo che c'era il trucco. C'è sempre il trucco. Ed, io devo trovare Sofia Monroe, dammi qualche altro giorno per raccogliere prove ed arrivare a un risultato».

«Non posso. Domani mattina ti voglio in ufficio».

Lo mando a fanculo, anche se è il mio capo e caccio già la cornetta. Tutto questo tempo a Mason Creek sprecato per non arrivare a nulla. Vaffanculo!

Provo a richiamare Wide a casa e lascio un messaggio in segreteria dicendogli che lo stavo cercando e che mi avrebbe trovato a casa dei signori Callaway.

A piedi fino alla casa di Irina è dura, soprattutto con l'aria gelida mattutina residuo di un burrascoso temporale notturno. Ma voglio vedere quei disegni.

La signora Callaway è pallida e avvolta intorno a un panno di lana quando entro in casa. Le stanze sono buie e soffuse mentre il signor Mark Callaway mi accompagna verso il tavolo, avvolto da una gigantesca nube di fumo di sigaretta. Non ho ancora comprato le sigarette, accidenti!

«Ecco, questi li abbiamo trovati dentro i quaderni per gli appunti». Mi informa Mark.

Prendo tra le mani i fogli un po' accartocciati. Alcuni sono solo schizzi fatti con la penna e rappresentano alcuni alberi, forse un bosco. In ogni disegno c'è comunque un cerchio ricalcato più volte. All'interno del cerchio c'è solo il bianco del foglio, nient'altro. Il cerchio, a mezz'aria era in qualche schizzo collegato da linee nere più grosse che gli davano nella totalità la forma stilizzata di uomo. Osservo con cura ogni particolare poi mi rivolgo a Mark senza molti giri di parole o suspense. «Sono venuto a sapere che qui a Mason Creek c'è una leggenda a proposito di questo “demone” ci credete anche voi?». La moglie di Mark seduta sul bordo del divano si fa subito il segno della croce e Mark risponde. «Non credo sia una coincidenza. Perché Irina avrebbe disegnato questo? Credo che in qualche modo c'entri con la crisi di mia figlia e la scomparsa degli altri ragazzi, non c'è altra spiegazione».

«C'è sempre una spiegazione logica a tutto, signor Callaway».

Improvvisamente la signora Callaway, presa da un gesto di follia e delirio si alza dal divano e mi corre incontro con voce sempre più forte. «Dicono che appare nei sogni! Mi a figlia aveva provato a parlarmene! Aveva provato. Appare nei sogni e ti obbliga, ti costringe».

«Calmati, tesoro, per favore non fare...». Mark prova a tranquillizzarla finché non arriva a prendermi per il collo della giacca. Gli occhi lividi di una madre che ha perso la figlia mi fissano pieni di rabbia e odio. «Deve trovare chi ha ucciso mia figlia!».

E' evidentemente fuori di senno dopo l'accaduto e la capisco, ma gli afferro comunque i polsi stringendoli con forza finché dal dolore non decide di staccarsi da me. Il marito la trascina di nuovo sul divano, mentre lei continua a urlare vendetta verso quel demone che le ha portato via sua figlia. Ridicolo e raccapricciante al momento stesso. Suona il telefono di casa, vicino al televisore e Mark risponde. Poi si rivolge a me. «E' Wide».

Mi avvicino alla cornetta mentre il signor Callaway torna verso il divano, accanto a sua moglie.

«Finalmente Wide, ti ho cercato a casa, dov'eri?».

La voce dall'altro capo non è una delle migliori, sembra stanca e afflitta da qualche cosa di grave. «Shown, questa notte Eric non era tornato a casa, non era da lui fare una cosa del genere. Poi è tornato all'alba, tutto sporco di fango».

Rimango in silenzio finché non mi arriva, dalla voce accartocciata di Wide, il verdetto finale, nonché un palla di dieci tonnellate sulla mia testa. «Eric è tornato sporco di fango e terra, era sconvolto e non capivamo il perché Aveva lo sguardo perso nel vuoto come se non ricordasse nulla. Lo abbiamo portato all'ospedale per vedere se aveva avuto qualche trauma o se era ferito, mia moglie ed io avevamo subito pensato che era caduto da qualche parte e che ferendosi era svenuto. Poi la notizia». Si interrompe.

«Dimmi Billy».

La voce strozzata di Billy s'annega nel pronunciare la frase successiva. «Ero all'ospedale quando Kooper mi chiama dalla centrale. I due grandi amici di mio figlio sono non sono tornati a casa questa notte e non si sa nulla di loro da ieri pomeriggio».

«Ti raggiungo subito all'ospedale, dammi dieci minuti. Prendo il tram che ora è in servizio».

Metto giù la cornetta. Infilo i disegni di Irina in una busta ed esco di fretta dalla casa dei signori Callaway scusandomi brevemente per quell'improvviso contrattempo. 

   
 
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