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Autore: were_all_dead_now    20/12/2014    1 recensioni
" [...] Nemmeno i pugni a stringere il cuscino riescono a soffocare questa sua voglia di diventare un corpo in caduta libera. Questo desiderio troppo pesante di non essere più nulla. "
Gerard, la dipendenza, e un'esistenza inesistente. (AU)
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve. Sono tornata con una storia diversa, che sarà (probabilmente) di tre brevi capitoli. In pratica è una specie di piccola long.
Spero vi possa piacere, nonostante sia diversa da ciò che scrivo di solito. Vi avverto subito che tratta tematiche abbastanza delicate, ed è anche piuttosto triste. Quindi non so. Fate voi. 
L'unica cosa che vi chiedo è di arrivare a fine capitolo, perchè la parte principale inizia più o meno a metà pagina. 
Grazie a tutti. -C.

 

BENZODIAZEPINE

 

Gerard è seduto in cucina, ed è Natale. 
Non che le due cose siano collegate. Perché ormai Gerard in cucina ci passa tutta la vita, e a dire la verità non è nemmeno ancora Natale. Ma in ogni caso Gerard questo quasi-Natale ha smesso di sentirlo, e-- Dio, Gerard ha smesso di sentire tutto, in realtà.
Ha anche smesso di provare a dare un senso alla sua vita. 
Deve ammettere di esserci riuscito abbastanza bene, al contrario di ogni altra volta. 
 
Indossa il pigiama che indossa ogni giorno da... beh praticamente da così tanto tempo che non ricorda nemmeno più da quanto.
E deve essere difficile fare qualsiasi cosa, quando hai smesso di provare sensazioni.
E la sua vita consiste in questo. O, almeno, ciò che gli rimane della sua vita consiste in questo. Un continuo vagare per casa di cui poi non ti rimane niente.
E Gerard, in effetti, non ha niente.
Non è un granché a vivere. Anzi, fa proprio schifo. 
È bravo solo a guardare il soffitto della sua camera e non accorgersi del fatto che tutto il resto sta crollando attorno a lui. E lo fa pensando a Frank. 
E questo non è decisamente vivere. Non ci somiglia nemmeno. 
Se proprio deve essere qualcosa, allora è morire.
 
E Gerard forse non si è mai concentrato troppo su questo aspetto, ma prima o poi devi farci caso a ciò che sei diventato.
Lui ci ha fatto caso in cucina. Che può sembrare strano. Ma Gerard in cucina ci ha passato gli ultimi sei mesi della sua vita. 
Per poi ritrovarsi in pigiama in un giorno di quasi-Natale ed effettivamente notare che la vita se l'è proprio persa per strada.
Non sa bene quando, ma, sinceramente, non ha nemmeno voglia di guardarsi indietro per capirlo. Ed è davvero triste, perché se ci si pensa bene, Gerard ha smesso di essere Gerard e non se n'è nemmeno accorto.
 
Ci si mette anche il latte che sa di acqua a ricordargli che ormai di deciso non c'è più nulla. Insomma, che anche la sua vita sa di acqua. No. Che la sua vita fa acqua. E lui affonda. 
Di deciso non c'è più niente, perché è tutto costruito sui forse che, diciamocelo, non sono poi un granché per costruirci sopra certezze. 
Ma Gerard non è mica un ingegnere. Che cazzo ne può sapere di come si costruisce una vita decente? 
 
Così a diciotto anni l'unica cosa che gli riesce bene è il non riuscire bene in niente. E Mikey vorrebbe controbattere, ma è un difetto di famiglia.
 
«Scolla il culo dalla sedia» 
«Non posso»
«Perché?»
«La gravità è contro di me» 
«La gravità sarà contro di te quando ti tirerò il mestolo in testa se non ti alzi da lì»
«Buon natale anche a te!»
«Gerard, ti giuro che chiamo il 911 se non esci da questa cucina»
«Beh, potrei sempr--»
«No! No. Non vale nemmeno chiuderti in camera»
«Lo sai che non puoi chiamare il 911 senza un vero motivo, giusto?»
«Chi lo dice?»
«Tipo la legge?»
«Allora sono sicuro che c'è anche una legge che dice che tenere lo stesso pigiama per più di due settimane sia un reato, e quindi potrei avere un motivo valido per chiamare il 911»
«Okay. Quello che hai appena detto non ha nessun senso, e- non so nemmeno perché continuo a parlarti Mike. Che poi non capisco perché sei a casa durante la pausa invernale... cioè hai 14 anni, non dov-»
«Quindici»
«Cazzo, di già?»
«Non so se ti sei reso conto che il tempo ha continuato a scorrere in questi ultimi mesi»
«Davvero? E io che credevo di poter rubare il latte al supermercato approfittando del fatto che fossero tutti morti»
«Cioè, se il mondo si fermasse e tu avessi la possibilità di fare qualsiasi cosa, ruberesti il latte al market?»
«Vedila cosi: sono uno che si accontenta di poco»
«Sei uno che è così pigro da ricorrere alla legge di gravità pur di non doversi alzare dalla sedia della cucina, e-- cazzo, non ci credo che sei ancora qui»
«Potrei dire lo stesso di te»
 
Gerard guarda Mikey, che guarda Gerard guardare Mikey. 
 
«Gerard...» Mikey questa volta fa sul serio.
«Mikey...» Gerard l'ha capito.
«Non voglio vederti mettere da parte tutto ciò che eri, solo per-»
«Non è per quello»
«Non ho nemmeno finito la frase»
«Beh, il motivo non era sicuramente quello»
«Gee...»
E Gerard a quel punto è troppo stanco anche solo per alzare le spalle. È stanco perché il vuoto è fottutamente stancante da sostenere. Più di qualsiasi presenza, più di qualsiasi suono, più di qualsiasi altra cosa che potrebbe farti sperare che dopo il peggio ci sia qualcosa che migliora. 
Invece Gerard ha il vuoto, che non migliora perché è dannatamente statico.
Gerard stesso è dannatamente statico.
 
«Gee, se mai avessi bisogno di una mano per rialzarti, io sono qui»
 
A questo punto non si tratta neanche più di sedie. Forse nemmeno di gravità. 
Mikey lo sa benissimo. Gerard preferisce far finta di non saperlo.
L'unica cosa che sa è che lui non si sente schiacciato dall'alto, ma risucchiato verso il basso. E che non ci vuole nemmeno un grande fisico per capire che non si tratta per niente di fisica. 
Rientra nella categoria di cose che Gerard vorrebbe non sapere. Ma sa.
Perché va a finire sempre che quando si tratta di costruire una buona vita nessuno ne è capace, e poi quando ti senti questo peso nel petto te lo immagini subito che non ne esci facilmente.
Gerard fa finta di non sapere che è depresso.
Ma fare finta è una delle tante cose in cui fa schifo.
 
. . . 
 
«Gerard esci dalla tua stanza e, Cristo... Fatti una doccia»
«Non è necessario»
 
Perché non è necessario.
 
«Sì che è necessario»
Donna evidentemente non la pensa allo stesso modo. 
 
«Mamma, ho 18 anni, credo di poter dire da me quando diventa necessario fare una doccia, no?»
«Hai 18 anni e due giorni fa mi hai chiesto di scuotere la scatola dei cereali quando vado a fare la spesa per capire che pupazzo c'è dentro...»
«Mi manca solo la rana con il mantello! E non sono nemmeno pupazzi, sono... e tu... uhg! Va bene. Vado a fare la doccia»
Ma Gerard non è ancora per niente convinto che sia necessario. 
 

 
«Mamma ti ha convinto a fare la doccia»
 
Gerard mormora qualcosa in risposta.
 
«Con cosa ti ha minacciato?»
«La sorpresa dei cereali»
«Ma... Ma ti manca solo super-rana!»
Evidentemente Mikey è l'unico che può capire il suo sgomento. 
«Non me ne parlare.»
 
Mikey non gliene parla. Da bravo fratello. Si chiude in questo silenzio di contemplazione per una minaccia così bassa.
E Gerard fa la doccia.
. . .
 
Che poi Gerard è un sacco bravo quando si tratta di pensarci troppo su.
Non che pensarci su faccia qualche differenza. Soprattutto farlo troppo. Al massimo non fa alcuna differenza. Decisamente. Gerard è convinto che pensarci su non faccia decisamente proprio alcuna differenza.  Perché stare nella doccia con l’acqua che ti batte contro e i capelli che ti continuano a cadere in faccia è praticamente l’unica cosa che ti possa accadere quando rimani fermo a pensarci su.
E poi basta. Perché tutto il resto è così troppo grande per Gerard che lui non vuole nemmeno tenerlo in considerazione.
Allora con quest’acqua che viene sprecata bellamente, lui s’immagina come sarebbero state le cose se nulla fosse cambiato. Nel senso che s’immagina tutto questo passato completamente diverso e si chiede come sarebbe stato il presente di questo passato.
Non ha nessun senso. Gerard lo sa. Ci pensa, si rende conto che è tutto un delirio, e sinceramente non gli importa più nulla.
Tutto quello che muore, si spezza o piange al di fuori di quel bagno è assolutamente inesistente. Il mondo oltre quel metro quadrato di doccia, per Gerard, non è nulla.
 
Lui si sente fottutamente stupido, però ogni tanto ci pensa al modo in cui le cose erano solite andare. Si ricorda che la sua vita era come pitturata esternamente con questa patina sottile di… forse non di perfezione, però era tipo qualcosa di molto vicino.
Si ricorda tutte le cose che sapeva fare. Che forse se chiude gli occhi e ci prova abbastanza, riesce ancora ad avere una vaga idea di come si dipinge, o di come si è felici.
Gli basterebbe anche solo un vago ricordo di come ci si sente a sentire ancora qualcosa.
A vivere oltre il suo metro quadro di non-esistenza.
 
Che per assurdo ha anche chiuso il soffione della doccia perché è troppo stanco per stare lì a sopportare quel getto continuo di goccioline. Gerard non è abituato a provare qualcosa.
 
«Gerard…?»
 
Ha questo flashback quasi mistico in cui il suo migliore amico lo chiama per nome e gli si apre davanti in un sorriso che è praticamente abbagliante.
 
«Gerard! Rispondi! Stai bene?»
«Io… Sì. Sì, sto bene. Non preoccuparti… Tutto okay»
«Dio… sei un coglione! Mi hai fatto prendere una paura immensa…» E in effetti lo si sentiva anche attraverso la porta che la sua voce era presa da una preoccupazione tremenda.
«Scusa Mikes, con l’acqua aperta non riuscivo a sentirti»
«Fottiti. Senti, vieni fuori da lì e guardiamo un film insieme»
«Dipende. Che film?»
«Uno di Burton»
«Quale?»
«Gerard! Spiegami cosa impor--»
«Tu dimmi quale.»
«No. Perché tanto lo so che ti fai le seghe per Depp quindi va bene qualsiasi film»
«Eww! Mikey!»
«Non sono nemmeno sicuro che tu non te ne sia appena fatta una»
 
E in effetti nemmeno Gerard era poi così sicuro. Era come in uno stato di trance, praticamente.
 
«…. Okay, non rispondere. Ci vediamo in salotto»
 
. . .
 
Il film era stato okay. Gerard può rompere le palle all’infinito ma poi alla fine qualsiasi film di Burton è sempre figo. Eppure adesso c’è di nuovo quella fottuta sensazione di qualcosa che è in bilico dentro di lui e sta per farsi a pezzi. Non è nemmeno nuova. Così poco nuova che Gerard si chiede se ci sia ancora qualcosa dentro di lui che sia così intatto da poter essere fatto a pezzi. Gerard è pazzescamente frantumato.
Che nemmeno i pugni a stringere il cuscino riescono a soffocare questa sua voglia di diventare un corpo in caduta libera. Questo desiderio troppo pesante di non essere più nulla. Assolutamente nulla. Gerard non sa che senso abbia non sentire più nulla ma continuare a essere qualcosa.
Gerard piange nella sua camera ed è come urlare interiormente nel silenzio assoluto. Si ricorda i giorni in cui le cose andavano di merda ma sembravano comunque sempre meglio di quello che stava provando adesso. Quello che fa ogni giorno è essere un corpo che precipita per terra in una stanza vuota.
 
Poi adesso prende quelle pillole che non dovrebbe prendere. Solo perché si vuole proprio annullare del tutto. Quindi prende delle pillole che non dovrebbe prendere perché è del tutto sicuro del fatto che lo faranno diventare chi dovrebbe essere.
A volte ci sono degli istanti in cui tra un singhiozzo e un altro non è più ben convinto di chi dovrebbe essere. Gerard lo risolve prendendo un’altra pillola che lo fa diventare un nessuno.
Ecco. Quelli sono più o meno i momenti in cui si sente okay con il mondo. Nel senso che è come una specie di patteggiamento che fa tornare i conti. Tipo una sorta di equilibrio malato di tutte le cose che gli si frantumano dentro.
Gerard in certi casi collassa sul pavimento della sua camera o in un bagno schifosamente sporco e, se potesse, sorriderebbe anche. Non può perché è praticamente in uno stato di morte momentanea. Però c’è sempre quella piccola parte di lui che gli dice che forse è anche un po’ giusto così, no? Che alla fine uno come Gerard appartiene di più a quella semi-morte su un pavimento lurido che a una vita felice.
E quindi è meglio prenderla quella pillola in più. Forse anche bere quel bicchiere di troppo. Se ci si vuole proprio sforzare, si può anche arrivare a convincersi del fatto che a volte è meglio anche quel dolore che ti penetra molto più del solito.
Che se non ci fosse un rimasuglio di paura, sarebbe la volta buona che alla fine quella è l’ultima volta.
 
Gerard ci sa completamente fare quando si tratta di stare a mollo in una specie di malinconia mista a totale insensibilità. Così bene che ormai ci vive in questo lago di apatia.
Che sua madre non vuole per niente capirlo che lui non ha bisogno di una doccia perché non c’è niente che possa lavargli via questa sporcizia dell’anima.
Non gli dispiace nemmeno più. Ormai l’hanno capito anche i calzini che è passato troppo tempo per poter schioccare le dita e pensare ‘okay cazzo. Com’è che sono diventato l’ultima delle merde? Adesso mi riprendo del tutto e poi il resto va meglio da sé’.
Forse lui all’inizio ci aveva anche sperato. Un po’ ci credeva che magicamente si sarebbe svegliato da questa specie di sogno in vita. O incubo in vita. O qualsiasi cosa. Poi però lo capisci che non è che ti devi svegliare, perché non c’è proprio un cazzo da cui svegliarsi.
O lo vivi o lo vivi. Ci devi necessariamente passare attraverso, insomma.
E quindi non gli dispiace più perché va beh, arriva il momento in cui guardi tipo la tua vita da lontano e puoi solo fare spallucce. Va a finire che ciò che hai te lo tieni, senza troppe storie inutili.
Però a volte gli viene questo folle pensiero che, porca troia, Gerard lo vorrebbe anche sapere il perché. Forse è il poco che gli spetta.
Vuole individuare quella cazzata che gli ha fatto perdere la vita che aveva. Non che poi ci potrà piangere sopra. Perché, con quali lacrime? Però sarebbe carino dirsi tra sé e sé che è decisamente quello il punto dal quale poi tutto va totalmente a puttane, indicarlo, e alla fine magari farsi anche una risata perché quando eri in quel punto preciso mica te lo sapevi immaginare che da lì in poi sarebbe stato tutto una specie di caduta dalle scale.
Non te lo immagini per niente che di colpo puoi smettere di avere quello che credevi di poter avere per sempre.
 
Che oltretutto tu a quel punto non ci arrivi nemmeno preparato, perché che cazzo ne sai che stai per fotterti l’esistenza?
E Gerard arrivato qui si ferma sempre, perché non gli va di continuare a pensare e arrabbiarsi con non-si-sa-bene-chi per non-si-sa-bene-cosa. Gli sembra assurdamente inutile. Lui a questo punto prende una pillola oppure si addormenta. A volte se vede che non ci riesce affatto, prende una pillola per addormentarsi. E per non pensare più a quel perché che non ha ancora per niente afferrato.
 
. . .
Dopo questo trip mentale si riprende così bene da rendersi conto che effettivamente sta una merda. Nel senso che ha fatto i chilometri con quella sua piccola testolina bucherellata, però poi ritorna sempre al momento di partenza in cui di mentale non c’è più niente, e rimane solo il suo corpo gettato a caso su qualche pezzo di arredamento della casa.
E stanotte sta crollato su un letto che ormai di schifo ne ha visto tantissimo, e quando i pensieri vanno via e rimane solo, sta decisamente piangendo.
E fa anche un male fottuto.
Di quelli che ti verrebbe da vomitare via quel peso che non capisci bene se ti sta schiacciando il cuore, oppure se il peso è proprio il cuore in sé.
Però poi alla fine non vomiti nulla. Perché sei così tanto abituato a tenerti tutto dentro che non ci sai più riuscire a farti leggero.
Non che ne sia certissimo, però forse il male fottuto deriva proprio da questo suo tenersi tutto dentro. È inevitabile che poi la melma nera intacca tutto il resto.
Per assurdo Gerard è quello che sta marcendo dentro però pensa che sia lui a far marcire tutti gli altri.
 
E allora si addormenta chiedendosi se è così che stanno le cose. Se forse Frank non vuole più stargli vicino perché anche lui si è reso conto del fatto che Gerard sta a poco a poco appassendo dentro. Decisamente, Frank ha paura di poter essere contagiato.
Che poi cazzo, a pensarci bene era piuttosto ovvio.
Dio, Gerard è un coglione.
Cosa se le pone a fare le domande a sé stesso alle tre della notte?
Che è proprio affermativo quanto una casa:
 
Frank non vuole più stare con Gerard.
Frank non vuole più stare con Gerard, perché Gerard è solo un depresso del cazzo.
 

- - - 
Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto, -C.
  
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