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Autore: Sottopelle    20/12/2014    0 recensioni
Di fonte all'assenza siamo tutti vittime.
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Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che per le labbra tue era
veleno non è stato per
me l'antidoto.
Nonostante le
nostre nature
diverse, i punti
deboli che per
l'altro sembrano
esser punto di
forza, le nostre
incongruenze a livello
psicologico, siamo
risultati esser vulne
rabili
agli stessi mali.
Di fonte
all'assenza siamo
tutti vittime.
Ti ho cercato in
ogni testo mio,
forse per ricordarti com'erano
le cose prima che
tutto questo accadesse,
frugare tra i fogli che non
sono mai stata capace di
strappare ma
nemmeno di
rileggere, tra
l'anima mia e le
bugie che mi son detta
- di cui mi son autoconvinta
della loro veridicità -
per lasciare che ci
separassimo nel modo
meno drastico possibile.
Ed eravamo l'uno
l'assenza dell'altro,
allora, senza
nemmeno provare ad esser
presenti a noi
stessi, trovandoci così a
dover fare i conti con ben
due mancanze invece che
una sola.
Sarebbe stato tutto più
facile se io avessi
saputo smettere
d'essere nei
momenti più opportuni,
ma non ho mai avuto
abbastanza buonsenso da
esser in grado di
stabilire i miei limiti,
finendo sempre col spingermi
sempre troppo oltre per poi
tornare ad occhi bassi a
rimediare ai danni
provocati. Che non
basta non esser intenzionati a
voler nuocere a qualcuno a far
sì che non lo si ferisca
realmente. Io non ti ho mai
fatto colpa delle ferite mie,
e tu hai taciuto sui
lividi tuoi. Complici ed
aggressori nello stesso istante.
E non sai cosa
significhi per me vedere come
ora siano altre,
le cause, a far
germogliare i sorrisi tuoi
- avrei voluto continuare ad
esserne io la ragione,
o magari, esserlo
almeno una volta -,
sentirmi sempre un po' messa da
parte ma rifiutando sempre
ogni tentativo d'avvicinamento tuo.
Un po' come un animale ferito che
ancora s'ostina a
ringhiare nonostante il
sangue già versato,
incapace di
mostrarsi nella sua
natura più debole.
Ed io e il mio
orgoglio siamo stati sempre
fin troppo testardi e
restii a lasciar cadere le
nostre maschere,
per quanto incrinate fossero. Ch'è
meglio una forza discontinua che
una debolezza perenne. E non
era delle tue parole gentili di cui
avevo bisogno,
eppure mai te l'ho
detto, e mai te lo dirò.
Ho continuato a
cercarti in ogni sguardo,
tra i tanti incrociati, e
mai nessuno che presentasse
tratti simili ai tuoi;
forse per ricordarmi di
quando avevamo vinto contro i
nostri spazi di persone piene di
sé e di come sarebbe giusto che io
imparassi a vivere così,
invece che avvolta nelle
mie finzioni. Ma ora
la mia è una necessità che
si è fatta priorità e non più
scelta volontaria.
Forse un giorno il
veleno lo berrò io, e
magari per te sarà
veramente contravveleno. E tra
l'uccidere l'assenza e
porvi rimedio, forse non
ci sarà poi questa
grande differenza.



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