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Autore: neversaythree    20/12/2014    0 recensioni
[A real life in New York City GDR]
Se lui fosse il tipo da farsi i conti in tasca lo ammetterebbe pure, senza pudore, di avere questa cotta molesta per lei, ma non lo fa, perché Jared è sempre stato bravo a riconoscere una complicazione, quando ne vede una, e le complicazioni non sono roba per chi è ancora troppo ragazzino per iniziare a vivere come vuole.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The view from the afternoon


Jared è annoiato. Lo è da un annetto a questa parte, a dirla tutta, in contemporanea con l’entrata ufficiale nel fatidico periodo preadolescenziale, che è pressappoco come quello adolescenziale, solo un pelino peggio. Jared è al momento sdraiato sul letto della propria camera in cui già si scorgono le avvisaglie su un suo possibile futuro da accumulatore, e solo pensieri funesti gli attraversano la mente. Ci sarebbero pure, cose da fare, persino troppe, ma anche troppi pochi anni per farle. Jared non fa che sentirsi dare divieti, non fa che ricevere secchi “no” alle sue proposte. Nessuno lo prende sul serio, nessuno lo capisce. Suo padre continua a dirgli che passerà, sua madre è tipo troppo impegnata a preparare Taylor all’arrivo delle mestruazioni e di una nuova carta di credito, o roba del genere, e Taylor stessa sembra essere diventata stupida, da quando ha scoperto che i ragazzi la guardano. In sintesi, Jared è insofferente. Perciò finisce per trascorrere la maggior parte del suo tempo con una parte ristretta dei propri amici. Spesso sta con Damien, che sembra non essere cambiato troppo se non per la faccia, cosparsa di brufoli come un cielo di stelle. È paziente con lui, ascolta i suoi sproloqui in merito ai tragici sprechi di tempo vivibile e, sì, gli dice anche lui che passerà, ma si sa che a quattordici anni sentirlo dire da tuo padre e dal tuo migliore amico sono un po’ due cose diverse.

La sera esce con Nora. Gli piace Nora, perché è quel tipo di persona immatura in modo adulto. È sempre insensatamente allegra, conosce un sacco di persone e scopre sempre nuovi posti divertenti in cui andare. L’uscire con lei implica, ovviamente, uscire anche con Helene. Loro due stanno sempre insieme, ma non come Taylor ed Eleonor. È come se si ritrovassero per caso, come se ogni volta scoprissero di dover andare nello stesso posto, e quindi a ‘sto punto andiamoci insieme, ma sì, perché no. A Jared piace un sacco anche Helene, con la sua aria di chi avrebbe un sacco da dire ma non lo fa, perché sa che non verrebbe capita. Pensa sempre di saperne più degli altri su qualsiasi cosa, e spesso riesce a provarlo. Jared adora punzecchiarla per attirare la sua attenzione, e lei lo asseconda tutte le volte, mostrandosi oltremodo seccata o rispondendogli a tono quasi con noia, finché Jared non ne spara una proprio irritante che richiede che lei lo picchi.

Se lui fosse il tipo da farsi i conti in tasca lo ammetterebbe pure, senza pudore, di avere questa cotta molesta per lei, ma non lo fa, perché Jared è sempre stato bravo a riconoscere una complicazione, quando ne vede una, e le complicazioni non sono roba per chi è ancora troppo ragazzino per iniziare a vivere come vuole.

Oltre a loro, poi, ci sono Nate, il fratello di Nora, e Will, il cugino di Helene. Nate è uno a posto. Parla sempre francese e disegna caricature di gente che fuma sui bordi dei tovagliolini dei pub. Will Jared lo odia. È un enorme dito nel culo per la maggior parte del tempo, lamentoso e ridicolmente superbo. Jared non è mai solito avere opinioni troppo categoriche sulle persone, convinto di base che le persone stesse siano poco categoriche nel loro modo di essere, con l’unica eccezione di William Sullivan. Spesso, quando si diverte a prendere in giro Jared – nonostante non sappia neanche farlo bene – finisce per prendere di mira anche Damien, e questa è una cosa che manda Jared fuori dalla grazia di Dio e lo spinge a dargli in testa il primo oggetto contundente che gli capiti a tiro.

Questa sera si sta annoiando talmente tanto che anche la compagnia di Will gli andrebbe bene.

Ok, magari no.

Nora e Nate sono occupati nella loro visita settimanale al Big Dad, che non è né un raduno per pedofili né un fast food, ma il nomignolo del loro bisnonno.

Chiama casa Sullivan, quindi, e a rispondere è una voce scocciata.

“Helene?”

“No, sono Cassie, chi parla?”

Cassie, per dovere di cronaca, è la gemella di Helene, e di solito lui la riconosce, perché persino al telefono suona meglio disposta verso il mondo rispetto a chiunque in casa Sullivan.

“Sono Jared. Helene è in casa?”

“Ah, ciao. Aspetta che te la passo.”

Passi, voci, tonfi. Jared fa in tempo a mordersi le unghie delle prime tre dita della mano destra, prima di sentire, finalmente, la voce di Helene che “Hamilton” lo saluta, con l’aria di qualcuno a cui rode un tantino il culo e non vuole eccessivamente palesarlo.

“Helene. Che fai?”

“Mi rompo allegramente il cazzo.”

“Same.”

“Lo so, o non mi avresti chiamata. Dove ci vediamo?”
 


Jared dice ai suoi che esce, vago, a sua sorella che va da Helene. Lei storce il naso e “Non mi piace, quella” dice, contraddicendo le svariate volte in cui lui l’ha sentita parlare bene – per quanto il concetto di positività di Taylor Hamilton sia discutibile – di lei con Eleonor. Lui le sorride, sperando, come fa sempre ultimamente, tipo in una sorta di preghiera, di non smettere mai di volerle bene.
 



“Siamo andati al bowling-“

“Solo voi due?” chiede, dalla sua posizione orizzontale sul letto sfatto di Helene, “Deprimente.”

“Lascia stare. Da lì è andata di male in peggio.”

Le fa cenno di proseguire. Se allunga le braccia riesce a toccare la parte più bassa del soffitto. Ci ha sbattuto la testa tre volte a solo un quarto d’ora dal suo arrivo, al che Helene l’ha spinto sul proprio letto, o meglio, gli è salita sopra spingendolo sul materasso col peso del proprio corpo, minacciandolo di morte se avesse udito un altro solo urletto da parte sua. Poi si è alzata, ovviamente senza sbattere la testa, e si è seduta di fronte alla scrivania, dall’altro lato della stanza. Jared ha provato un lieve moto d’affetto per le mansarde.

“Tirava da schifo. Tipo troppo da schifo. Nessuno dotato di pollice opponibile tirerebbe in quel modo” fa Helene, come se volesse che lui capisse qualcosa. E Jared ha orgogliosamente capito: “Ti lasciava vincere.”

“Ti rendi conto? Ti sembro una che va lasciata vincere?”

Jared scuote la testa, esaminando una parrucca riccia e vaporosa sul comodino.

“E poi mi ha chiesto se gli davo il culo. Come a dire ti ho lasciata vincere, me lo dai? Che testa di cazzo” fa, con aria disgustata.

“E glielo hai dato?”

Helene gli punta un dito contro, come fa quando sta per dirti qualcosa che ritiene particolarmente importante, o istruttivo, o semplicemente enfatico, “Io non me lo faccio mettere nel culo da nessuno, Hamilton.”

Jared annuisce, si porta teatralmente una mano al petto, “Suona metaforico.”

“In parte lo è” sorride lei, e per un po’ cala il silenzio tra loro. Un silenzio rilassato, pensieroso. Jared ed Helene si somigliano in diversi piccoli atteggiamenti, tra questi l’assoluta mancanza di timore nei confronti del silenzio. Jared è in grado di tacere per ore dando per scontato di aver comunicato qualcosa. Questo un tempo metteva in crisi Damien, che si ritrovava spessissimo a dover trascorrere interi minuti al telefono con lui ad ascoltare nient’altro che dei rumori in sottofondo di qualcosa che Jared stava facendo, distraendosi completamente dalla conversazione.

“Riattacco?” chiedeva, allora.

“Ma no, mi fai compagnia.”

Jared immagina oziosamente lui ed Helene al telefono per un lungo arco di tempo. La voce di lei lo riscuote: “Hamilton?”

“Mh?”

“Hai mai fatto sesso?”

Jared si tira su a sedere, sbatte la testa. Non ci fa neanche caso. Lei lo guarda, seduta a gambe incrociate sulla poltrona girevole, le spalle alla scrivania. Il suo sguardo non è malizioso, né canzonatorio.

Jared si strofina la nuca con il palmo della mano e “No” dice, tranquillamente.

“Io ti piaccio”, non è una domanda, ma aspetta comunque che Jared annuisca, prima di alzarsi e risedersi di fronte a lui sul materasso. “Ti va?”

Neanche questo necessiterebbe una risposta, ma Jared annuisce di nuovo, ed Helene gli sale in grembo, a cavalcioni.
 
  
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