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Autore: fireslight    22/12/2014    2 recensioni
Le fiamme avevano cominciato ad alzarsi verso il cielo, imperiose sorelle della distruzione che presto si sarebbe abbattuta sul castello, il caos si era scatenato, silenzioso portatore di gelo e rovina.
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Rhaegar era ogni sua certezza, la sua àncora nel mezzo di una tempesta che preso o tardi l’avrebbe inevitabilmente travolta, tutto ciò che aveva desiderato di avere con sé nella vita.
Qualcuno che la amasse come nient’altro, e qualcuno che lei potesse amare al di sopra di chiunque altro al mondo.

[Rhaella Targaryen!centric][Rhaegar’s birth][Tragedy at Summerhall][Pre-GameOfThrones]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Rhaegar Targaryen, Rhaella Targaryen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red comet would have shone of blood'
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Flames that grow out
of control, burning everything.
 
 
 

 
“Sangue del drago raccolto in uno.. sette uova per onorare i Sette Dei
piromanti.. altofuoco,
fiamme che crescevano fuori controllo, torreggianti.. bruciavano tanto che,
morì..”
 
 
 
 
 
Fiamme crescevano senza controllo, divorando ogni cosa al loro passaggio.
La regina ricordava ogni cosa di quella notte.
Ricordava di come il calore purpureo del fuoco le avesse bruciato gli occhi, e di come la sua pelle fosse diventata incandescente alla luce delle fiamme che, ininterrottamente, trascinavano in spire sanguigne Sala dell’Estate.
   
Al tempo, essa era stata una magnifica dimora.
I pavimenti di marmo chiaro, gli alti soffitti, i giardini colmi di ogni fiore possibile e inimmaginabile − dalla ginestre di Dorne a poche, incantevoli rose blu dell’inverno del Nord −, le sale riccamente arredate di mobili e arazzi di ottima fattura. Tutto ciò aveva contribuito a farla divenire il castello prediletto di Aegon V, re e suo zio, che aveva deciso di riunire fra quelle mura tutti coloro che gli erano più vicini, volendo festeggiare la nascita di suo figlio Rhaegar.
Rhaella ricordava ancora i miraggi di sogni profetici del re.
Re Aegon era convinto del fatto che i draghi sarebbero ritornati, un giorno e adesso, − ricordando quanto quei sogni fossero costati a tutti loro − la regina pensava che come misera consolazione per la sua morte, egli non aveva neppure visto quei draghi di cui tanto parlava.
Quando le fiamme avevano cominciato ad alzarsi verso il cielo, imperiose sorelle della distruzione che presto si sarebbe abbattuta sul castello, il caos si era scatenato, silenzioso portatore di gelo e rovina.
Rhaella non era riuscita a correre via come avrebbe voluto e se solo Aerys non le fosse stato accanto, prendendola fra le braccia e portandola fuori da quell’inferno appena prima che il loro bambino decidesse di voler nascere, era stata sicura di poter morire fra quelle lingue di fuoco.
Eppure le braccia di suo marito erano riuscite a condurla fuori dal castello infuocato che, come un orrendo mostro si ergeva di fronte al lago circostante illuminando le sue placide acque del colore caldo e denso del sangue, sebbene fosse solo fuoco e fumo che si insinuava nei polmoni e negli occhi. Suo figlio era nato sull’erba verde macchiata del grigio della cenere sprigionata delle esplosioni all’interno della sala grande del castello, tra le braccia di un vecchio septon che osservando la distruzione di quei luoghi, aveva lasciato che anche la sua vita passasse oltre, così come lo splendore ormai tramontato del castello a lui di fronte.
Rhaella aveva pianto lacrime di dolore e di gioia, quando Aerys − accanto a lei per tutto il tempo, senza mai lasciarla un attimo − le aveva messo in braccio il loro erede, Rhaegar, che lei sentiva già di amare più di qualsiasi altra cosa al mondo.
 
L’unico suo sollievo − forse preoccupazione, poiché in fin dei conti, Rhaegar era l’unico, piccolo drago che lei avesse mai desiderato −  era che nonostante la paura ed il terrore cocente di non poter dare alla luce il suo bambino − di non poter fare in modo che sentisse, un giorno, il calore del sole sulla pelle, il vento tra i capelli o il proprio cuore battere alla vista della fanciulla amata − Rhaella aveva voluto credere che non tutto era andato perduto nella tragedia che si era consumata lentamente davanti ai loro occhi.
Aveva fra le braccia suo figlio, il suo bambino, il cui nome era come il suono malinconico di un’antica arpa, o come il frusciare del vento tra le fronde di immensi alberi e come le acque del Mare Stretto che investivano di schizzi salati la prua di un veliero.
Rhaegar era ogni sua certezza, la sua àncora nel mezzo di una tempesta che preso o tardi l’avrebbe inevitabilmente travolta, tutto ciò che aveva desiderato di avere con sé nella vita.
Qualcuno che la amasse come nient’altro, e qualcuno che lei potesse amare al di sopra di chiunque altro al mondo.                                                                                                                                                 
 
 
 
 
«Dove corri così di buon mattino, figlio mio?»
Un suo sorriso, Rhaella non chiedeva altro.
«Sala dell’Estate, madre.»
Così come era nato, il suo buonumore era svanito come neve al sole, al solo udire il nome di quelle antiche rovine. Troppi ricordi erano legate a quei luoghi e Rhaella non riusciva a capacitarsi di come suo figlio trovasse quelle macerie degne della sua malinconia.
Eppure, Rhaegar pareva legato al castello in cui diciassette anni prima si era consumata una delle tragedie più famose e terribili dei Sette Regni, a detta di alcuni, un luogo maledetto dal quale prendere le distanze.
Il principe trascorreva interi giorni ad osservare le sue rovine, i muri esterni corrosi dall’acido venefico del fumo sprigionato dagli incendi, la sua fedele arpa come unica compagna. A Rhaella era ormai chiaro quanto riuscisse a stare in pace con sé stesso in quel luogo che per lei era unicamente sinonimo di distruzione e terrore, − dove aveva rischiato di morire, di non poter vedere il suo principe sorridere lievemente alla vista di qualcosa che avesse il potere di meravigliarlo.
V’era in lei quella consapevolezza che prova ogni madre − quasi dolorosa, al distacco di qualcuno che si era sempre sentito come proprio − nell’osservare il proprio figlio allontanarsi e percorrere strade ardue, diverse da quelle che si erano programmate.
 
Sin da bambino, Rhaegar era stato una creatura tranquilla, un bambino sereno alla scoperta di un mondo che ancora non sentiva come proprio e la regina si era ormai abituata a trovarlo spesso nell’immensa biblioteca della Fortezza Rossa nell’atto di consultare un libro piuttosto che un altro.
Il suo principe non era mai stato interessato alla via delle armi, questo Rhaella lo ricordava bene.
Eppure, un giorno di primavera, passando sotto i portici che davano sui cortili della fortezza, lo aveva visto brandire una spada davanti gli occhi attenti del maestro d’armi, non potendo fare a meno di chiedersi cosa l’avesse spinto a voler intraprendere quel duro addestramento.
Rhaegar non volle mai confidarle nulla, sebbene fra loro vi fosse quell’intesa particolare che nasce solo tra una madre ed il suo primo figlio. L’unica cosa che le aveva dato da pensare, era stato il fantasma di quell’antica profezia che aveva spinto suo padre Jaehaerys a darla in sposa ad Aerys, suo fratello e marito, su consiglio di una strega dei boschi portata a corte da Jenny di Vecchie Pietre.
Tuttavia, Rhaella aveva trovato quella storia così fantasiosa che non aveva voluto prestarle la dovuta attenzione.
 
 
In seguito, l’ombra di quanto successo a Sala dell’Estate molti anni prima non l’aveva mai del tutto abbandonata.
Sognava ancora le spire purpuree del fuoco che salivano al cielo come spaventosi tentacoli di sangue e tenebre, bruciando e riducendo in soffice cenere tutto quanto si trovava sulla loro scia.
Ricordava ancora l’odore penetrante del fumo nella gola, l’erba carbonizzata ai suoi piedi, Aerys al suo fianco − che le diceva che tutto sarebbe andato bene, che il loro bambino sarebbe nato giovane e forte, con i capelli argentei e gli occhi di Valirya − e il dolore e la paura che avevano pervaso la sua anima nel momento in cui Rhaegar le era stato messo fra le braccia.
Così come a lei era accaduto, anche suo figlio non era mai stato abbandonato dagli spettri di Sala dell’Estate e forse, quell’ombra lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.
I ricordi bruciavano sulla pelle, talvolta.
In molti erano morti come testimoni silenziosi e inermi della tragedia di Sala dell’Estate, suo zio Aegon e due dei i suoi figli, ed anche il Primo Cavaliere, quando in pochi erano riusciti ad allontanarsi in tempo dal castello, prima che le fiamme li divorassero.
Rhaella vedeva spesso quella distruzione nei suoi sogni, eppure non osava farne parola con suo marito, il quale sembrava aver dimenticato cosa fosse successo quel giorno che non fosse il ricordo della nascita del suo erede; di contro, Rhaegar non poteva conoscere quali spettri la angustiassero, sebbene talvolta, i suoi occhi svegli e malinconici le avessero suggerito di come suo figlio sapesse molto più di quanto avrebbe potuto.
 
Tutti sembravano aver dimenticato quanto accaduto, o forse, troppo presi dal terrore, non avevano mai voluto farne parola.
Ma Rhaella ricordava, e non avrebbe potuto dimenticare nulla di quella notte, − di quei momenti che erano stati i migliori e i peggiori della sua vita.
 
 
 
 
 
                                                                                                        It was the shadow of Summerhall that haunted him, was it not?




 






Note dell'autrice.
Bene, bene, bene. Buongiorno, prima di tutto.
Dunque, credo che ognuno di noi si sia chiesto cosa accadde a Sala dell'Estate e in giro vi sono così tante teorie che è difficile capire quale possa essere vera. Per quanto mi riguarda, sono convinta che Aegon V avesse in mente di risvegliare i draghi e che la nascita di Rhaegar fosse solo un mezzo, per così dire e alla luce di ciò che sappiamo - l'ombra della tragedia che non ha mai lasciato Rhaegar, i riferimenti a lui come ultimo drago, al fatto che sia nato nel dolore, e al fantasma di Cuore Alto - qualsiasi esperimento affettuato in quel castello, è andato decisamente male. 
Sappiamo anche che vi morirono lo stesso Aegon V (Egg, del Cavaliere dei Sette Regni) con due dei suoi figli e il suo Comandante della Guardia (Duncan l'Alto) e che vi furono pochi superstiti, - Aerys, Rhaella e pochi altri.

Volevo raccontare la tragedia dal punto di vista di quest'ultima, che credo sia stata il fulcro di tutto essendo madre del principe, e che penso abbia visto molto più di quanto in seguito non dia a vedere, anche perchè nelle Cronache l'episodio della nascita di Rhaegar da alito a molte e vaste teorie, essendo lasciata in sospeso. E volevo esplorare l'infanzia del principe, con i riferimenti del caso alla profezia del Principe Che Fu Promesso, al fatto che improvvisamente Rhaegar avesse cominciato a combattere, e che passasse molto tempo fra le rovine di Sala dell'Estate.

Dopo questo fantastico discorso, ringrazio coloro che sono arrivati fin qui, quelli che recensiranno (sono curiosa di conoscere altre teorie, pareri sull'episodio in questione) e in generale, chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa.
Vi auguro buone feste, buon Natale - e che Robert Baratheon si travesta da Babbo Natale e porti regali a tutti -, buon Capodanno - vino di Dorne a volontà, ricordate, ma che non finisca come le Nozze Rosse.
Alla prossima,
fireslight.


 

 
  
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