Seduta sul letto nella mia camera, mi guardai attorno, per imprimermi bene nella mente ciò che stavo per lasciare.

Ai piedi del letto giaceva la valigia stracolma di vestiti e i numerosi borsoni che non avevo ancora terminato di riempire. 
Mi mancherà questo posto, pensai. La mia camera era il mio nascondiglio, il luogo in cui mi rifugiavo per estraniarmi dalla realtà, un posto sacro in cui era vietato l'ingresso agli estranei. Tutto in quella stanza mi sarebbe mancato: i libri che riempivano gli scaffali della mia libreria, tra cui, purtroppo, avevo dovuto scegliere solo pochi volumi da portare con me, le foto, che tappezzavano quasi completamente le pareti e che mi ritraevano nei vari momenti felici della mia vita, insieme alle persone che mi volevano più bene.

Riposi gli ultimi capi nei rispettivi borsoni e feci un rapido controllo per assicurarmi di non aver dimenticato nulla: avevo preso molti vestiti leggeri e diversi costumi, dato che l'estate in Florida sarebbe stata molto calda, avevo con me tre libri, i miei preferiti, senza di cui non sarei mai partita, "Cime tempestose" di Emily Bronte, "L'uomo che sussurrava ai cavalli" di Nicholas Evans, e "The last song" di Nicholas Sparks, tutti classici,  che però, anche dopo un centinaio o forse più di letture, erano in grado di trasmettermi emozioni e sentimenti come alla prima lettura. Certo, ero consapevole che avrei potuto portarne con me molti di più semplicemente caricandoli sul mio laptop, ma avevo sempre preferito sentire il profumo dei libri e la filigrana delle pagine stampate sotto le mie dita. Avevo anche preparato, oltre al laptop, le mie inseparabili cuffiette, che mi avrebbero permesso di ascoltare ovunque la musica. Eh già, perché la musica era una delle mie più grandi passioni: ero cresciuta in una famiglia amante della buona musica, e, di conseguenza, ero diventata io stessa un'appassionata, tanto che suonavo il pianoforte da cinque anni ormai.

Mi assicurai di aver preso inoltre la sottile cavigliera d'argento che Chris mi aveva regalato per il primo anno trascorso insieme: la portavo sempre con me e non viaggiavo mai senza.

...
You and I
We're like fireworks and symphonies exploding in the sky
...

In quel momento si diffusero nell'aria le prime note di "Sad song" di We the kings, era la suoneria del mio cellulare: Lily, la mia migliore amica, mi stava chiamando, ed io risposi al primo squillo.

-Dani, non sto più nella pelle dalla voglia di partire!- disse entusiasta.

-Ma t'immagini io e te che condividiamo un appartamento? Come minimo faremo esplodere qualcosa! Non vedo l'ora di essere lì- replicai io con la stessa impazienza nella voce.

-Hai preso tutto? Il laptop, i libri...tanta voglia di divertirsi... non dimentichiamo nulla?-

-Credo di aver preso tutto, e, se anche mancherà qualcosa, possiamo sempre farci inviare o andare a comprare ciò che ci serve.-

-Hai ragione. Oddio, sono così eccitata, questo viaggio cambierà le nostre vite, me lo sento!

Ma adesso devo andare. Il taxi mi aspetta sotto casa, tra dieci minuti circa saremo da te, a dopo!-

Lily chiuse in fretta la comunicazione, ed io mi affrettai a chiudere borse e valigia per avere più tempo per salutare tutti.

Aiutata da papà, portai tutti i miei bagagli fuori casa, e iniziai a sentirmi terribilmente triste, odiavo gli addii. Era venuta molta gente per vedermi prima di partire,  c'erano proprio tutti: mamma, papà, Vivi, Chris, James e tutti i miei amici.

Salutai tutti, uno dopo l'altro, lasciando per ultimi coloro che mi sarebbero più mancati. Tutti i miei amici mi salutarono con affetto e raccomandarono di tornare presto e di farsi sentire spesso, io rispondi che si, non avrebbero nemmeno sentito la mia mancanza. Mamma e papà mi abbracciarono forte forte, anche loro mi fecero mille raccomandazioni, e mi fecero promettere di essere responsabile, mentre Vivi, la mia sorellona, mi dedicò uno dei suoi bellissimi sorrisi, e mi strinse in un abbraccio fraterno, dicendomi, con tanto di occhiolino, che avrei dovuto presentarle qualche bel americano. Chris, il mio ragazzo, rimase per ultimo. Ci scambiammo un breve bacio d'addio e lui mi strinse forte. Non mi disse nulla se non un "ti amo, torna da me": tutto ciò che dovevamo dirci, era già stato detto.

Fu davvero difficile separarmi da loro, dalla mia famiglia, dai miei amici, ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena.

Mamma era in lacrime, quando il taxi, con già a bordo Lily, arrivò di fronte a casa. James, il mio fratello maggiore, mi aiutò a caricare i bagagli nel baule, e, dopo avermi abbracciata, mi aprì la portiera della vettura, per farmi salire, dicendomi di non fare sciocchezze.

Mi accomodai sul sedile di pelle, e mi sporsi dal finestrino per salutare un'ultima volta tutti quanti, e rincuorare mia madre dicendole che l'avrei chiamata non appena arrivata.

Mi sarebbero tutti davvero mancati, soprattutto James, che adesso mi stava guardando con uno sguardo pieno di tenerezza. Non sapevo come avrei fatto per i prossimi tre mesi senza di loro, ero sicura che, in certi giorni, mi sarei davvero pentita di essere partita; Chris, soprattutto lui, mi sarebbe mancato, ma non volevo rinunciare a questo viaggio e a tutte le opportunità che mi offriva.

La vettura partì, ed io non mi voltai più indietro: sentivo che se l'avessi fatto, avrei potuto cambiare idea e annullare tutto, così sorrisi a Lily e dopo esserci scambiate uno sguardo complice, urlammo come una sola voce:

Si parte, arriviamo Miami!

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#spazio autrice

Buongiorno lettori/lettrici♥

Vi è piaciuto questo primo capitolo?

Nel prossimo si spiegherà tutto un pochino meglio.

Ho davvero delle belle idee per questa storia, quindi preparatevi!

Bacioni,

The smile of henry♥