Libri > The Maze Runner
Ricorda la storia  |      
Autore: Hilary Anne Carstairs    24/12/2014    2 recensioni
Allora, non mi dilungo, anche perché non so che dire, vi avverto solamente che per chi non ha letto l'ultimo libro è meglio stare alla larga.
Con love.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Il bambino era steso sul letto e teneva una mano poggiata sulla fronte cercando di lenire il dolore che lo attanagliava.
Erano giorni ormai che la testa gli faceva male, come se lo avessero colpito con forza più volte, cosi, solo per vedere quanto poteva resistere.
Ovviamente però non era successo quello, il moivo per cui la testa gli doleva cosi tanto erano le ore passate davanti a quel terminale cercando di organizzare tutto al meglio.
Ogni tanto lanciava occhiate al suo fianco, dove il ragazzo di fianco a lui scorreva veloce delle immagini e scriveva codici numerici che tutti loro ormai sapevano a memoria.
A volte Newt non riusciva a credere a come ci fosse arrivato in quel luogo. Aveva solo dei vaghi ricordi dei suoi genitori.
I medici continuavano a ripetergli che non era importante che non ricordasse ma lui sapeva, era sicuro del perché la sua mente si rifiutava di mettere a fuoco le immagini della sua famiglia.
Lo sapeva perché gli era capitato ogni tanto di sognarli, all'inizio quando era appena arrivato.
Vedeva sua madre con gli occhi spalancati che cucinava la carne, i fornelli erano spenti, ma ne lei ne suo padre sembravano curarsene.
Mangiavano quella carne, cruda e viscida ed insanguinata con gusto, sgridando il bambino che cercava di allontanarsi.
Quello era stato il giorno in cui l'avevano portato via. Solo qualche anno dopo Newt avrebbe scoperto dell'eruzione e avrebbe collegato le informazioni ricevute con i suoi pochi ricordi.
Qualcuno gli mise una coperta addosso ma Newt non volle aprire gli occhi, immaginava chi era.
« Teresa, sto bene, non c'è bisogno che mi copri. Non ho la febbre »
Senti una lieve risata al suo fianco, ma non era quella di Teresa, era una risata che conosceva bene. Aprì lentamente gli occhi e vide che lui era appoggiato al muro con un ghigno sulle labbra e lo guardava fisso.
« Teresa aveva già pronta la valigia del pronto soccorso fratello »
Fu in questo modo che rispose allo sguardo sorpreso di Newt.
« Thomas! Cosa ci fai tu qui? »
« Non posso più venire a vedere come sta il mio migliore amico? »
Newt fece una smorfia a quelle parole e si spostò un poco nel letto, lasciando lo spazio a Thomas per sedersi vicino a lui.
Thomas si sedette e gli prese la mano libera, era una cosa che faceva spesso, sembrava quasi non ci pensasse.
« E' quasi finita lo sai vero Newt? »
Il ragazzo non rispose, strinse semplicemente la mano di Thomas con forza.
Richiuse gli occhi e cercò di estraniare tutto il mondo, tenendo con se solo quella stupenda sensazione che era la sua mano stretta a quella di Thomas.


[...]

 
« Thomas. Dobbiamo trovarlo. Sai quanto me che lui deve andare. Abbiamo bisogno che Newt vada nel labirinto. »
La voce di Theresa era dura, ma lui la conosceva abbastanza bene da sentire in fondo a quel tono una punta d'agitazione. Di tristezza, quasi di rimorso.
Più volte lei gli aveva ribadito quanto gli voleva bene, nonostante ciò Newt doveva andare nel labirinto. Lo sapeva, l'aveva sempre saputo. Ma quando il suo tempo era scaduto era scappato.
Era scappato prima che andassero a prenderlo, e non era stato solo perché aveva paura, era stato soprattutto perché la sensazione di aver dimenticato di fare delle cose importanti nella sua vita lo stava distruggendo.
E non sapendo dove rifugiarsi, il primo posto a cui aveva pensato, e il posto in cui era anche in quel momento era la camera di Thomas.
Quest'ultimo era a braccia incrociate e sembrava avesse indirizzato lo sguardo proprio nella direzione dell'amico.
« Facciamo cosi Tess, tu prendi il primo piano, quello con le uscite, io controllo questo piano, forse non è andato tanto lontano ed è ancora in qualche stanza. »
Teresa aprì la bocca, quasi a voler protestare, ma la richiuse poi subito annuendo.
Se Newt si fermava a guardarla poteva vederla nei suoi occhi la tristezza, quella che la caratterizzava dal giorno che i loro amici avevano iniziato a finire nel labirinto. Quella che la caratterizzava ogni giorno quando conduceva il gioco e controllava che le prove stessero andando bene.
Annuì un'altra volta con più convinzione, poi sospirò ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
« Se n'è andata, puoi anche uscire da lì. »
Disse Thomas con voce leggermente divertita.
Newt si alzò lentamente e puntò gli occhi in quelli di Thomas.
« Non credo di farcela Tommy. »
La sua voce era poco più di un sussurro. Ma Thomas l'aveva sentito, si era avvicinato a Newt e l'aveva abbracciato.
In un primo momento il ragazzo coi capelli biondi rimase sorpreso, Thomas abbracciava raramente la gente.
« Andrà tutto bene Newt, vedrai. »
Newt annuì, ma con poca convinzione, non era certo quello che lo disturbava, non era preoccupato che qualcosa andasse storto durante la prova.
« Newt, cosa c'è? »
Thomas lo guardava a distanza di pochi centimetri, aveva sciolto l'abbraccio ed ora teneva le mani sulle spalle dell'amico con gli occhi puntati sui suoi.
Newt ispirò profondamente e si passò una mano sul viso.
« E' che... Hai mai avuto la sensazione che ti mancasse qualcosa Tommy? Non so, da quando Minho se n'è andato ed ho visto cosa gli è successo dopo... Non so... Ho paura... »
Ho paura di dimenticare, di non ricordare più lo strano scintillio dei tuoi occhi quando sorridi, o il colore dei tuoi capelli quando sono colpiti dai caldi raggi del sole.
Newt evitò di dire quello a cui pensava, era convinto che Thomas non avrebbe capito.
« Newt lo sai, sai che conosco quella sensazione... »
« NON INTENDO QUELLO THOMAS. NON INTENDO UNA SENSAZIONE. INTENDO QUELLA SOFFERENZA COSI INTENSA DA DIVENTARE QUASI UN DOLORE FISICO. »
Thomas indietreggiò con gli occhi spalancati, Newt non gli aveva mai urlato contro, nemmeno quando era particolarmente arrabbiato.
Subito dopo averlo fatto però abbassò la testa e se la prese fra le mani.
« Mi dispiace... »
« Newt... Io... Non capisco... »
« E' proprio questo il problema Thomas. TU NON CAPISCI MAI. »
Newt scosse la testa e fece per andarsene, e l'avrebbe fatto, se ne sarebbe andato senza voltarsi indietro se Thomas non l'avesse preso per il braccio fermandolo.
E fu a quel punto che Newt non ce la fece più.
Aveva aspettato per troppo tempo, aveva negato i suoi sentimenti per troppo tempo, talmente tanto che era stanco di fingere.
Si voltò di scatto verso Thomas e lo fece indietreggiare fino al muro vicino, poi, con grande sgomento dell'altro, lo baciò.
Fu un bacio breve, ma in quei pochi istanti Newt sentì la sensazione che si dovrebbe avere baciando la persona che si ama, un misto di felicità e desiderio.
Sentiva il profumo di Thomas, e sentiva il suo sapore, e non voleva staccarsi, ma lo fece ugualmente.
Thomas lo guardava con gli occhi spalancati.
« Newt... »
Il ragazzo non lo lasciò finire la frase.
Scappò via, si diresse di corsa verso il suo destino, perché era finalmente pronto. Ormai non aveva rimorsi per cose non fatte o non dette.
 

[...]

 
« Sta zitto! Sta zitto e basta! Io mi sono fidato di te! Adesso fallo! »
« Non posso. »
« Fallo! »
« Non posso! »
« Uccidimi o io ucciderò te. Uccidimi! Fallo! »
« Newt... »
« Fallo prima che diventi uno di loro! »
« Io... »
« Uccidimi! Per favore, Tommy. Per favore. »

 
Quelle erano state le ultime parole che si erano detti, poi Thomas l'aveva fatto.
Newt aveva visto negli occhi una sofferenza enorme e sapeva che Tommy si sarebbe portato il peso della sua morte per tutta la vita come una pietra sul cuore.
Ma sapeva anche che col tempo sarebbe andata meglio per lui, infondo Thomas era sempre stato quello che sapeva rialzarsi, fin da quando erano piccoli.
Più volte si era chiesto come mai si fosse innamorato proprio di quel ragazzo, e molte volte non era riuscito a darsi una risposta perché c'erano troppe cose di Thomas che lui amava. Ma se avesse dovuto dirne una, di sicuro era la sua forza d'animo.
Quando era entrato nel labirinto era convinto che ormai non aveva più rimorsi, invece lì, steso a terra, mentre la vita lasciava il suo corpo, si rese conto che si sbagliava.
Una cosa c'era, ed era l'unica che contasse per lui.
In tutta la sua vita non aveva mai detto quelle parole, a nessuno.
E fu cosi che morendo le pronunciò, per la prima, l'ultima, e l'unica volta.
« Ti amo Thomas... »
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: Hilary Anne Carstairs