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Autore: GothicRose    24/12/2014    0 recensioni
la storia che racconto è, in gran parte, realmente esistita. Come lo so? Perchè è la mia... questa è la mia prima fanfiction quindi non sono ancora molto esperta ma spero vi piaccia.
Diana è una ragazza che ha sofferto molto, ma, per fortuna,ad un certo punto della sua esistenza si è resa conto che quella che aveva condotto fino ad allora non poteva essere considerata vita. Allora si è rimboccata le maniche e ha iniziato a cercare, a costruire, ma proprio quando pensava di aver trovato il " nirvana" la vita gli riserva un' altro duro colpo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti..... mi chiamo sara, per quanto mi piacciano le storie sdolcinate e smielate con dei tremendi e prevedibili finali romantici, nella mia storia volevo provare a raccontare qualcosa di diverso.... forse non ci riuscirò in quanto io guardo la realtà. Ahimè  la cruda verità è che il mondo di oggi è diventato un eterno film dove tutti si comportano come degli attori nella speranza di incontrare l'anima gemella. Quasi come una ricetta; tu la esegui alla perfezione e puff come d'incanto appare il tuo principe in blu o la tua principessa.... questo risulta un gran problema! perchè le persone pur di entrare nel ruolo dell'uomo O della donna perfetti reprimono se stesse.... ed così che non si permette all'altro di conoscere il nostro io più profondo quello che ci accompagna sin da quando siamo nati.... perciò nella mia storia voglio evidenziare proprio questo. Spero vi piaccia non risparmiatevi in critiche se avete da farne ….
Buona lettura :D 


“ …Quel giorno ero seduta in fondo a destra. Ero quella con il caschetto alla beatles e la maglia rosa confetto. Ricordo quel giorno era il primo giorno di scuola media. Che ricordi! Quello fu il mio ultimo giorno di tranquillità al quale seguirono tre anni di pura e lenta agonia. Non che sia una catastrofe essere presa di mira , capiamoci bene! E’ solo che tu sopporti il fastidio, lo ignori , cerchi di dimenticarlo ma dopo un po' non lo tolleri più. Non riesci più a conviverci e allora cominci a cercare di piacere agli altri. Ecco possiamo dire che la mia epopea inizia da qui: con una bambina che ha fiducia nel mondo ma che ancora non sa che il mondo degli adolescenti non è tutto rose fiori come pensa. Cresciuta sin da piccola in un mondo di grandi questa bimba non sa relazionarsi con i suoi coetanei, è abituata a vincere ed ad imporsi sugli altri. Di mentalità ristretta poco avvezza ai rischi della gioventù e fin troppo responsabile. La prima persona che conobbi quel giorno fu Francesca. Era una ragazzina bassa, molto bassa , oserei dire alta un metro e un barattolo, aveva dei capelli rosso vivo, la frangetta e degli occhioni verdi che cambiavano colore a seconda del tempo. Anche i miei occhi erano verdi e anche loro cambiavano a seconda del cielo…. Ma nonostante ciò mi sentii inferiore a lei fin da subito. Passai l’intero anno scolastico a cercare di imitarla ed ad ottenere la sua stessa popolarità, passavo molto tempo con lei tentando di carpire i segreti dell’ essere popolare ….. ma ciò non ebbe gli effetti dovuti. Quello che ottenni da parte sua fu solo sfruttamento e prese in giro mascherate da finta amicizia. Nei primi mesi ebbi una cambiamento tragico, da ragazzetta sicura di se e del suo essere, diventai schiava dei pensieri della gente e dei suoi insulti. Passavo ore nella mia camera a pensare a come poter cambiare l’opinione della gente nei miei riguardi. Ovviamente non sapevo che tutto ciò sarebbe stato vano, ma nonostante i continui abbattimenti morali perpetravo nell’errore, mi ostinavo a credere che un giorno prima o poi mi avrebbero accettata. Una volta addirittura arrivai a spendere tutti soldi che mio nonno mi aveva regalato per offrire la cena a Francesca e Alessio, ragazzo di cui ero follemente innamorata, in un fast food. Inutile dire che ci rimasi fregata perché loro presero talmente tanta roba che per me i soldi non bastarono. Tornai a casa affamata e mentre trafugavo di nascosto qualcosa dalla cucina per sfamarmi venni beccata da mio padre che mi chiese il perché di questo insolito spuntino notturno.

Non ebbi il coraggio di dire la verità.

Avevo paura di infrangere l’opinione che mio padre aveva su di me, della ragazzina ferma e decisa,sicura di se che non si faceva mettere i piedi in testa tanto facilmente. Questa faccenda dei soldi continuò a lungo, i soldi di certo non mi mancavano tra i miei genitori e mio nonno avevo tutta la disponibilità economica che mi occorreva. La cosa peggiorò nell’estate dei miei dodici anni, fu lì che io feci il primo tiro di sigaretta e indovina un po’?! Fu proprio Francesca a farmelo fare….  Diceva che ai ragazzi più grandi piaceva la ragazza che fumava…. E io come una trota abboccai all’esca. Ma non fu questo il vero cambiamento in quell’estate la mia vita subì letteralmente una scossa; magnitudo 6.3 della scala Richter, la mia vita venne completamente sconvolta! Ed io non potei fare niente, la gente piangeva, urlava per i propri cari persi nelle macerie! Ed io stavo lì ferma immobile, inebetita della frastuono e dalla paura di aver perso ,a mia volta, qualcuno in quella catastrofe. Passai alcuni mesi a sopravvivere alla giornata ciò che mi mandava avanti era la forza di inerzia, dell’abitudine…”  feci un lungo sospiro che terminò con un singhiozzo, le lacrime avevano cominciato a scendere e non me ne ero neanche resa conto. Una mano un po’ callosa mi fece una carezza mentre con il pollice mi asciugava il viso. Mi appoggiai alla mano nel tentativo di succhiarne tutto l’affetto di cui ne avevo bisogno e in parte il dolore nel cuore di placò. Alzai lo sguardo verso il ragazzo che stava davanti a me. Eravamo seduti su una panchina un po’ nascosta del parco vicino al centro storico della città, erano, più o meno, due ore che stavamo lì. Aveva degli occhi stupendi ,marrone chiaro con qualche venatura verde scuro. I capelli scuri come il carbone, non troppo corti. Nel suo sguardo lessi comprensione e dispiacere per quello che avevo provato.
< Penso che oggi di cose brutte ne abbiamo ricordate fin troppe! Possiamo continuare un’altra volta,se vuoi…> mi disse, dopo di che mi fece un sorriso di quelli che ti scaldano l’anima. 
< Ti va di andare a prendere una crepes?!> aveva ancora quel sorriso meraviglioso. 
Mi asciugai gli occhi con un fazzoletto e tornando di buonumore annuì semplicemente con la testa.    


P.s. 
se non si era capito io sono aquilana...
p.s.s
la storia inizia praticamente con una sottospecie di flashback, serve per fa capire di che tipo di problemi la protagonista ha sofferto. Inoltre la narrazione è , volutamente un po' confusa sia nella cronologia dei fatti che nella sintassi (uno quando piange mica pensa a fare pensieri di senso compiuto no?!)
p.s.s.s.
se la storia piacerà a qualcuno continuerò a scriverla, quindi,se volete sapere il continuo, fatemi sapere cosa ne pensate
 
detto ciò buonanotte Sara ;D  
  
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