Le piccole gioie di una certa padrona di casa

 
 
 
 
Sembrava che le cose al piano di sopra si fossero finalmente calmate: non si sentivano più i passi pesanti di Sherlock marciare su e giù per l’appartamento e la sua voce alterata che, tra un’imprecazione e l’altra, gridava dove si fosse andata a cacciare la sua dose di cocaina. La signora Hudson aveva seriamente temuto che il detective si sarebbe fiondato nel suo appartamento e l’avrebbe accusata ingiustamente di avergli sottratto la preziosa sostanza, per poi minacciare di denunciarla alla polizia per possesso di stupefacenti se non gliel’avesse restituita.
Per quanto fosse affezionata a Sherlock ed in qualche modo avvezza a vederlo perdere completamente la testa durante le sue crisi d’astinenza, la signora Hudson si sentiva sempre un po’ agitata quando le si presentava davanti in quello stato: era pur sempre una signora di una certa età, dopotutto. E poi, quello della droga era un capitolo chiuso per lei. Così, quando quella mattina aveva avuto sentore dello scoppio di una delle famose crisi, Hudson aveva preso il telefono e chiamato l’unica persona in grado di saper gestire Sherlock Holmes in quella situazione: John Watson. Il dottore era arrivato in meno di mezz’ora, e la quiete era tornata al numero 221B.
Spesso la signora Hudson rimpiangeva la scelta compiuta da John quasi un anno addietro di trasferirsi in un altro appartamento, ma capiva che era stato per il meglio: per il dottore era penoso vivere da solo in quell’appartamento che era stato teatro di tanti casi e tante avventure insieme a Sherlock. E anche se adesso il consulente investigativo era miracolosamente ritornato dal mondo dei morti, la signora Hudson sapeva che John non sarebbe mai più ritornato lì, ora che era fidanzato e prossimo a sposarsi.
Ciò nonostante, lei ci sperava ancora: anche la chiamata di oggi, in fondo, non era altro che un pretesto per farli incontrare e, chissà, magari un’occasione per loro due di ricordare i vecchi tempi.
La signora Hudson aveva intuito che il rapporto tra quei due era speciale, qualcosa di più di una semplice collaborazione tra detective e assistente; era un vero peccato che i due ancora non avessero realizzato questi sentimenti. Tuttavia, lei confidava che quel momento non fosse poi così lontano: aveva osservato gli sguardi che si lanciavano, e i piccoli gesti con le mani quando pensavano che non ci fosse nessuno a guardarli.
Questa non era altro che una delle piccole gioie a cui amava dedicarsi, e fino ad allora lei sarebbe rimasta a vegliare su di loro.