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Autore: Michaelssmile    24/12/2014    5 recensioni
«A quanti anni hanno finito di raccontarti le favole, Skyler?» mi chiede sarcastico, tirando un calcio molto forte alla lattina, facendola finire lontano.
Il mio nome, pronunciato da quelle labbra così piene e apparentemente morbide allo stesso tempo, sembra mille volte più bello di quanto sia in realtà.
«Non ho mai creduto alle favole. In tutta onestà... mi ha sempre fatto schifo il lieto fine perché sapevo, già da piccola, che niente sarebbe mai andato come in quelle storie. Ora che ci penso... diamine, ero davvero noiosa da piccola» affermo, poggiandomi di schiena al tronco, con un sorriso.
Non ci posso credere, l'ho fatto ridere. Dopo qualche secondo riprende il suo zaino da terra e fa per andarsene, prima di girarsi, lanciarmi un'occhiata alquanto scettica e sostenere: «Non illuderti: porto solo a brutte esperienze».
Con un gesto del tuo istintivo, gli afferro il braccio e lo blocco a poca distanza di me. «No, sei solo una sfida e io non rifiuto mai le sfide».
Non so da dove mi sia uscito questo coraggio così improvviso, ma l'espressione incuriosita che gli adorna il volto ora mi suggerisce che, in fondo, non sia stata una cattiva idea.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                             6. Dolce, indistruttibile chimica... 







«Un legame covalente è...?»
«Dunque... è un legame dove due atomi condividono i neutroni in modo che ciascuno di essi completi l'ottetto del proprio livello elettronico più esterno.» esclama convinto, continuando a torturarsi le mani.
«No, Cal: i due atomi condividono gli elettroni. E-L-E-T-T-R-O-N-I. I neutroni e i protoni si trovano nel nucleo dell'atomo. Gli elettroni, invece, sono presenti nei livelli elettronici esterni.» lo correggo scocciata, continuando a mantenere il suo libro.
Siamo in cortile, seduti all'ombra di un albero da più di dieci minuti, a ripetere chimica per l'imminente interrogazione di mio fratello: è fin troppo a conoscenza della mia bravura in chimica, non per vantarmi, e per questo motivo è corso da me supplicante. In tutta onestà non mi dà per niente fastidio aiutarlo, mi sento utile. Le incomprensioni dovute ad Ashton sono passate in secondo luogo, ora voglio solo che Calum abbia un voto impeccabile alla sua interrogazione.
Kayla, Luke e il mio ragazzo ora dovrebbero essere da qualche parte per i corridoi ma sono stata più che felice di “averli abbandonarli” per aiutare mio fratello: anche se è da più di dieci minuti che ripeto le stesse cose, questo può essere ritenuto uno dei pochi momenti intimi tra me e Calum.
Mi sistemo meglio sull'erba, sentendo un improvviso crampo al fondoschiena, ma continuo a tenere il libro in mano affinché il cretino davanti a me impari qualcosa: voglio davvero che l'interrogazione gli vada bene, in fondo ha solo bisogno di applicarsi maggiormente. È per sempre un Hood, e gli Hood non sono di certo stupidi.
«Mi spieghi per quale assurdo motivo mi dovrebbe interessare una cosa del genere?» mi domanda, ormai stanco, poggiando la testa sulle ginocchia con fare esasperato.
«Metti caso che tra vent'anni ti ritroverai a fare il chimico o il biologo? Queste cose servono per lavori del genere.» affermo convinta, lasciando però trasparire un sorriso.
Sono perfettamente a conoscenza del fatto che uno come Calum non prenderà mai nemmeno in considerazione lavori simili, ma l'ho voluto semplicemente stuzzicare: mi ha servito la battuta su un piatto d'argento, in fondo.
«Farò vagamente finta di non aver minimamente sentito la tua insulsa risposta.» mi informa facendomi una linguaccia prima che io gli tiri un leggero pugno sul braccio. «Come vuole lei, mio lord.»
«Qualcuno è poco ossessionato da Reign, mi dicono.» ironizza, beccandosi di conseguenza un altro pugno da parte mia.
Sono leggermente fissata con quella serie TV, lo ammetto, ma chi non lo sarebbe? È una storia talmente romantica, così coinvolgente... Mi sto facendo filmini mentali su Bash, me ne rendo conto.
Controllo il cellulare per vedere che ore sono e, non appena vedo i numeri 10.24, mi sale un leggero senso di fastidio: voglio vedere Michael e, per riuscirci, sono costretta ad aspettare altre 3 ore. Che ingiustizia.
Non lo vedo da lunedì, l'ho incrociato solo per i corridoi ma non mi ha calcolata di striscio: sono più che sicura che non si sia avvicinato per via della costante, e fastidiosa, presenza di Ashton. Da quando, due giorni fa, si è intromesso tra una possibile chiacchierata tra me e il "nuovo biondo" mi è sempre stato appiccicato: mi segue ovunque, mi perseguita. Ieri, ad esempio, dopo nemmeno un'ora che ci eravamo salutati aveva deciso di chiamarmi per "sentire meno la mia mancanza": qualcuno potrebbe considerarlo un pensiero romantico, tecnicamente lo farei anch'io, ma avevo dovuto palesemente dirgli di riagganciare per poter studiare in pace.
Ne ho parlato con Kayla e mi ha dato la sua opinione, come sempre: pensa che Ashton abbia notato questo "interesse" di Michael nei miei confronti e che sia geloso. Alla sua risposta sono scoppiata a ridere: come può uno come Michael provare interesse verso una come me? Non per qualcosa, ma non ce lo vedo proprio.
Comunque provo questa frenesia per un motivo ben preciso: lunedì, qualche secondo prima di andarmene, Michael mi aveva chiesto se mi andava di fargli compagnia in teatro durante l'ora di pranzo del giorno dopo. Ho rischiato di avere un mancamento quando ho sentito quelle parole, nel vero senso della parola. Ma mi vorrei ancora sotterrare per la reazione che avevo avuto in quel momento:  gli avevo praticamente urlato in faccia di sì, con un'enfasi che non avevo usato nemmeno alla proposta di Ashton a mettermi con lui. In risposta Michael mi era scoppiato a ridere in faccia, troppo divertito dalla mia faccia da ebete in quel momento, e ci eravamo dati appuntamento per il giorno dopo. Purtroppo, come sempre, il mio ragazzo aveva deciso di invitarmi a casa sua proprio quel giorno e, per non offenderlo, non avevo potuto rifiutare.
Provo ancora una morsa allo stomaco se immagino la faccia delusa di Michael nel non avermi vista arrivare ma non potevo fare altro, Ashton ci teneva troppo e, per quanto la nostra relazione sia in crisi, rimane comunque il mio ragazzo.
Rigiro il cellulare tra le mani prima di rimetterlo in tasca e poggio la testa contro il tronco dell'albero: perché deve essere tutto così dannatamente difficile...?
Il vento leggermente caldo di fine Marzo mi accarezza la pelle mentre sento Calum sistemarsi nella mia stessa posizione, conosco mio fratello meglio di me e so per certo che c'è qualcosa che non va.
Lo capisco dai piccoli gesti: è uno di quei ragazzi che, quando fa una cosa, non ci pensa due volte, vive ogni attimo. Eppure, ora, sembra che la sua mente sia piena di pensieri troppo pesanti, profondi e insistenti per concentrarsi su altro.
Chiudo il libro, ormai stanca di dargli ripetizioni, e glielo infilo nello zaino in attesa che abbia qualcosa da ridire, magari sul ripetere di più o sul fatto che non debba toccare le sue cose.
Ma non fa niente, rimane immobile.
Altro segno della presenza di qualcosa di grande accanto a quel cervello apparentemente piccolo.
«A chi pensi?» ci chiediamo insieme, come se ci fossimo messi d'accordo.
Scoppiamo entrambi a ridere, non aspettandoci una simile telepatia, e subito dopo continuiamo a guardare il cielo.
Mi sembra di essere tornata a quand'ero piccola: durante le estati trascorse a correre sulle spiagge incontaminate di Newcastle, sdraiandomi sulla sabbia insieme a mio fratello e a ridere per le varie forme che le nuvole assumevano su quel cielo limpido sopra le nostre teste...
Libertà allo stato puro.
Per questo mi chiedo: come può quella bambina così libera essersi trasformata in una ragazza rinchiusa in gabbia?
Non me lo sono mai chiesto, in realtà: è accaduto gradualmente, senza darmi la possibilità di accorgermene.
Sento la pelle bruciarmi sotto lo sguardo insistente di qualcuno, mi giro e gli occhi scuri di Calum, identici ai miei, mi squadrano come in cerca di una risposta. Devo ammettere che mi sto sentendo a disagio...
«Cal, che succede?» gli chiedo, poggiando la testa sulle ginocchia.
Questo silenzio,  anche se all'inizio si è rivelato piacevole, ora mi sta soffocando.
«Ti capita mai di sentirti in trappola nei tuoi stessi sentimenti? Voglio dire... provi qualcosa che in realtà non vorresti, o non puoi permetterti di provare.» mi chiede stranito dalle sue stesse parole, come se volesse trovargli un senso parlandomene.
E per quanto la situazione possa sembrare del tutto assurda, da un lato mi do della stupida: non ho mai chiesto seriamente  a Calum della sua vita privata. Per quel poco che ne so, ama le belle ragazze ma non quelle facili: è particolarmente attratto dalla bellezza differente, anche un solo particolare potrebbe farlo stendere ai piedi della fortunata. In più, e di questo sono fiera di lui, in ogni relazione ci si impegna con tutto sé stesso: forse è per questo motivo che le sue relazioni sono sempre state a lungo termine.
«Chi è?» chiedo schietta, sapendo già dove andare a parare.
Sto andando sul sicuro: riconoscerei una bugia detta da mio fratello anche da chilometri di distanza.
Dopo qualche secondo di esitazione davanti a una domanda così inaspettata, ridacchia rivolgendomi un'occhiata e mi lascia intendere una cosa: preferirebbe non parlarne in questo momento. È incredibile la telepatia che si può avere tra fratelli, la nostra è di sicuro fuori dal comune: le bocche o la voce sembrano sparire quando si tratta di me e mio fratello, diventano magicamente elementi superflui.
Decido di non insistere più di tanto, sapendo già che me lo dirà di sicuro in futuro, e giro lo sguardo verso la struttura dietro di noi non appena sento il rumore fastidioso della campanella: addio pace.
Calum si alza in pochi secondi e, leggendomi di nuovo nel pensiero, mi porge le mani per aiutare ad alzarmi: avere un fratello grande e grosso come lui a volte risulta utile.
Una volta in piedi, con i rispettivi zaini in spalla, ci avviamo a passo lento verso la scuola. Ci accompagna un silenzio stramente piacevole, un po' come quello di qualche minuto fa, fino a quando dalla bocca di Calum non esca: «Qualsiasi cosa accadrà, Skyler, ricorda una cosa: tu sarai sempre la prima per me, okay? Qualsiasi cosa succeda.»
«Questa tizia ti ha proprio dato alla testa.» commento scioccata, facendolo scoppiare a ridere.
Seriamente: mio fratello mi ricorda sempre del bene che mi vuole, stessa cosa che faccio costantemente anch'io, ma non si è mai spinto così oltre. Non ho idea di cosa gli sia preso o per quale ragione abbia detto questa frase: so solo che la cosa mi stupisce e non poco.
Preferisco non aggiungere altro e, una volta di nuovo in corridoio, ci salutiamo per poi dirigerci ognuno nella propria classe; non prima però di avergli augurato un “buona fortuna, fratellone” per la sua interrogazione di chimica.
Nonostante le numerose riflessioni dell'intera mattinata, devo dire che in questo momento mi sento stranamente sollevata: la frase di Calum deve avermi messa proprio di buon umore.






                                                                                                                             *******


 

 
«Mi dispiace, non credo di farcela.»
«Perché no?» risponde sporgendo il labbro, mettendo ancora più in evidenza il piercing nero. «Passiamo un pomeriggio come abbiamo sempre fatto: pizza, film, caramelle e una partita a Mario Kart. È un sacco di tempo che non lo facciamo... »
«Lo so, Luke, e mi piacerebbe tantissimo ma oggi proprio non posso: devo ripassare francese per domani, ho paura che possa interrogarmi da un momento all'altro.» mi giustifico guardandolo con occhi dispiaciuti.
Mi trovo davanti al mio armadietto aperto, circondata da Kayla, Calum, Ashton e Luke, e quest'ultimo sta facendo di tutto per convincermi ad andare a casa sua per un pomeriggio tutti insieme.
Conoscendoci da un bel po', abbiamo sempre organizzato incontri simili a casa di ognuno di noi, senza mai rifiutare. È un modo per passare più tempo insieme anche dopo scuola, momenti indimenticabili che appartengono solo a noi.
Tecnicamente non avrei mai detto di no a uno di questi appuntamenti ma questa volta mi sento costretta a farlo: non voglio che la professoressa domani mi interroghi per poi scoprire che non ho aperto libro tutto il giorno, non è nel mio stile.
«Potresti evitare di fare la secchia per un solo giorno della tua vita?» si intromette Calum, scatenando la risata di tutti.
«Almeno io non porto debiti a casa, razza di troglodita.» rispondo acida, con una punta di divertimento nel tono della mia voce.
È diventato un classico, ormai: Calum mi provoca, io rispondo acidamente e lui ci rimane di stucco. Per tutte le volte che si verificano questi episodi, potrei tranquillamente avere il completo diritto ad affermare di esserne stufa.
E invece no.
Ashton è sul punto di aggiungere qualcosa, prima che una certa Sarah gli si pari davanti esclamando un: «Ash!» anche fin troppo acuto, per i miei gusti.
I due iniziano a conversare animatamente tra di loro mentre la sottoscritta, non potendo fare altro, inizia ad ascoltare Kayle e Luke, impegnati in un divertente scambio di opinioni sulla canzone "Centuries" dei Fall Out Boy: se la mia migliore amica facesse mai una figuraccia davanti al ragazzo che le piace... sarei la prima a ridere, di questo ne sono sicura.
Sposto per un paio di volte lo sguardo verso Ashton ma, tutte le volte, lui non si accorge nemmeno minimamente di me: troppo impegnato a ridere a una battuta, di sicuro squallida, di Sarah.
Mi sta risalendo il muffin che ho mangiato questa mattina prima di uscire di casa, ve lo assicuro.
«Oh, bhe: di che stavate parlando?» ci chiede all'improvviso quella sottospecie di oca, accorgendosi finalmente anche della nostra presenza.
"Della possibilità di farti finire 'accidentalmente' in televisione... magari a 1000 modi per morire." penso, iniziandomi a mordere un'unghia.
Sia io che gli altri rivolgiamo un'occhiata di fuoco ad Ash, una sorta di codice per spronarlo a rimanere zitto: peccato che il mio ragazzo non se ne sia minimamente accorto.
«Stavamo organizzando un pomeriggio a casa di Luke, per staccare un po' la spina.» inizia a spifferare, non creandosi alcun tipo di problema. «Solo che Skyler ha detto di non poter venire...»
Questa è in assoluto la goccia che fa traboccare il vaso: come diavolo si permette a spettegolare certe cose? Con Sarah, poi!
Giro il mio sguardo incredulo verso gli altri e posso notare in loro lo stesso shock della sottoscritta: quei pomeriggi sono sempre stati tra di noi, che diavolo c'entra ora lei?
Socchiudo le labbra, al culmine dello stupore e della delusione, fin quando un duro: «Ashton.» non viene pronunciato dalle labbra della mia migliore amica: lo sta per prendere a pugni, me lo sento.
«Oh, che peccato...» risponde Sarah, fingendosi realmente dispiaciuta, ignorando del tutto quell'avvertimento da parte di Kayla. «Bhe, io non ho molto da fare oggi: posso unirvi a voi, vero?»
Vorrei tanto urlarle un "No!" secco in faccia, con tanto di sputo, ma la voce mi muore in gola: se Ashton rispondesse di sì... no, non voglio nemmeno pensarci.
Calum rivolge uno sguardo durissimo al mio ragazzo, cercando in tutti i modi di lanciargli un messaggio, ma quest'ultimo sembra decisamente ostinato a voler far finta di non capire. Per questo motivo risponde con un allegro: «Certo! Non ci sono problemi: vero, ragazzi?» che subito mi fa crollare la terra sotto i piedi.
No... non può averlo detto sul serio...
Mi rigiro un'altra volta verso mio fratello, Kayla e Luke e cerco un po' di conforto in loro: cosa che però non riesco ad ottenere. Anzi, sono proprio loro ad infliggermi il colpo di grazia, annuendo leggermente alla domanda di Ashton.
Sarah, dopo aver emesso una sorta di squittio gioioso, si lancia tra le braccia del mio ragazzo, facendo sventolare i suoi lunghi capelli biondi.
Le gambe stanno iniziando a tremarmi, e vi assicuro che il freddo non c'entra niente: mi sento presa in giro, derisa, umiliata.
Ashton sa della rivalità tra me e la sua "migliore amica", sa della mia gelosia nei suoi confronti, sa il fastidio che mi provoca quando la vedo insieme a lui: perché diavolo ci tiene così tanto a vedermi sprofondare?
Indietreggio di un passo, sentendo sempre di più un coniato di vomito, e neanche lo «Skyler...» dolcemente sussurrato di Calum e Kayla mi ferma: voglio solo correre via.
Ashton mi rivolge un semplice sguardo confuso, direi che è abbastanza usuale in questi ultimi tempi: non riesce a capire, è troppo impegnato a concentrarsi sulla sua di vita.
E, a quanto pare, io non ci faccio nemmeno parte.
Un attimo dopo sto già correndo lungo il corridoio, allontanandomi sempre di più dal gruppo di ragazzi che in pochi minuti è riuscito a rompere tutte le mie barriere.
I piedi procedono automaticamente, uno davanti all'altro, aumentando sempre di più il ritmo fino a farmi rimanere senza fiato.
Strano, pensavo di averlo perso già tutto all'affermazione di Ashton.
Poggio la schiena contro il muro, improvvisamente stremata, per poi scivolare fino a terra; per fortuna che non c'è nessuno: tutti gli studenti dovrebbero essere a pranzo ora.
Ed è qui che scoppio a piangere.
Lacrime amare, composte al 99% da sentimenti e da un misero 1% d'acqua: lacrime trattenute per tanto, forse troppo, tempo e che ora non posso fare a meno di trattenere.
Non sto piangendo solo per l'accaduto di qualche minuto fa, piango perché sono stanca: stanca di dover fingere che vada tutto bene, di eseguire gli ordini, di fare sempre tutto quello che gli altri si aspettano da me, di preoccuparmi troppo dei giudizi degli altri.
Sono stanca di essere un uccellino intrappolato in una gabbia di aspettative altrui e giudizi... voglio semplicemente volare di nuovo.
Ripiego le ginocchia al petto, stringendole poi con le braccia, e continuo a piangere senza sosta: scommetto di essere completamente rossa, in uno stato a dir poco imbarazzante, ma non mi importa.
Mi sento minuscola in questo corridoio, una bambina troppo innocente in un posto troppo pericoloso.
Questo posto è il mondo, basato su una società troppo difficile per me e per il mio modo di essere.
Sto parlando come una depressa e, agli occhi di molti, risulterò ridicola.
Ma chi può sapere la nostra verità meglio di noi stessi? Nessuno.
Il fatto che io sia popolare, che abbia una vita apparentemente perfetta... non può competere con la libertà che vorrei avere, non può competere minimamente con chi vorrei davvero essere.
Mentre tutti questi pensieri tormentati non fanno altro che spremermi il cervello, non mi accorgo nemmeno di una presenza davanti a me.
Non voglio sapere chi sia, non posso farmi vedere in questo stato. Per alcuni minuti non avverto nessuno spostamento: solo le mie lacrime sembrano aver cessato di scendere, qualche singhiozzo ancora mi tortura la gola.
Sto per alzare la testa e guardare in faccia chi mi sia davanti, prima che quest'ultimo (o quest'ultima, personalmente non ne ho idea) si sieda accanto a me, poggiandosi di schiena al muro.
«Why the stars are lined up so perfectly, for everybody... but not for me? I wish it could be easy, but it never goes that way. It's never like the movies, it's never like they say...»
Mi giro non appena sento quelle parole, e rimango paralizzata alla vista di Michael affianco a me, intento a canticchiare Lucky One senza alcun timore di essere sentito da qualcuno. Perché è qui? Ma soprattutto: perché mi sta cantando queste parole così fottutamente vere?
«Now I can’t stop thinkin’ how this life could be. I can keep pretendin’, but honestly: does it really make a difference? Does it really ever change a thing?»
Non mi rivolge uno sguardo nemmeno per un secondo, rimane fisso a guardare la finestra davanti noi continuando a canticchiare.
Dopo aver tirato su col naso, le lacrime rischiano di nuovo di scendere ma non provo nessuna preoccupazione sul fatto che il ragazzo accanto a me possa vedermi: ho semplicemente bisogno di sfogarmi.
Ed è proprio qui che, senza nemmeno pensarci, mi stringo al suo petto senza nessun preavviso.
Sto bagnando la sua canotta, stranamente bianca, e mi sento subito in colpa: non avrei nemmeno dovuto provarci.
Eppure, per quanto possa sembrare incredibile anche alla sottoscritta, è proprio in questo momento che le sue braccia mi avvolgono.
Michael Clifford mi sta abbracciando. 











SALVE A TUTTI! 
Prima di tutto voglio auguravi una buona vigilia di Natale e buone feste in generale <3
Sono qui, stranamente in anticipo, con questo capitolo e devo dire di esserne abbastanza orgogliosa u.u
Ho scritto tutto sotto le note di Lucky One: una canzone che vi consiglio di ascoltare e che mi rappresenta al 100%. Ho voluto scrivere un capitolo basato interamente sui sentimenti della nostra Skyler: è comunque la nostra protagonista, no? 
Michael compare solo alla fine, sotto la veste di una sottospecie di "eroe", mentre Ashton diventa estremamente irritante: mi dispiace scrivere certe cose su di lui, in fondo lo adoro :(
Calum invece soffre di una specie di... "crisi amorosa" per qualcuna: chissà chi sarà ;) 
Comunque: speravo che un capitolo postato la vigilia potesse essere un ottimo regalo di Natale :) o almeno: questo è quello che speravo di ottenere hahahaha. 
Mi farebbe piacere sapere che ne pensate tramite una recensione, e ringrazio di cuore chiunque abbia messo la storia tra le storie preferite/seguite/ricordateCi si rivede dopo le feste, si spera.
Tanto Love.
*La Ragazza Invisibile*



 
  
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