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Autore: Papillon_    24/12/2014    5 recensioni
"Devi ammettere che, per qualsiasi cosa tu possa fare, certe cose sono come un boomerang: puoi lanciarle lontano quanto vuoi, ma continueranno a tornare da te." (...)
"Kurt arrossì ma cercò di non farsi vedere, e Blaine pensò che forse era quello ciò che si provava quando si amava una persona. Non esistevano regole, era tutto magico. Un po' come quando fai un albero di Natale."
.
Un modo alternativo in cui i Klaine avrebbero potuto trovarsi - e festeggiare il Natale.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buona parte del merito di questa OS va indiscutibilmente a Rob (Ambros), che mi ha chiesto di scrivere qualcosa per Natale e che mi ha aiutato a sviluppare l'idea. Ci tengo a dirvi che i pezzettini che sono compresi tra due asterischi *...* sono stati scritti interamente da lei. E boh, credo di essere fortunata ad aver trovato una persona come te, Rob.
E questo è...un modo alternativo in cui i Klaine avrebbero potuto trovarsi e festeggiare il Natale, credo.
Ci vediamo infondo, buona lettura!

 

 

 

Unforgettable

 

* Il destino è un fattore strano. Ci si può credere oppure no; lo si può chiamare Dio, se si ha coraggio a sufficienza.
Ma la verità è che arriverà sempre un momento, nella vita, che sarà troppo strano, troppo curioso, per non pensare che sia voluto da un qualcosa di superiore. Perché certe cose trovano un modo tutto loro di aggiustarsi, e allora, per un istante, uno solo, devi ammettere che a volte l’Universo è governato da qualcosa che sia più della banale e prevedibile legge del Caso.
Devi ammettere che, per qualsiasi cosa tu possa fare, certe cose sono come un boomerang: puoi lanciarle lontano quanto vuoi, ma continueranno a tornare da te. *

 

***

 

C’era particolarmente freddo quel giorno d’Inverno, ma quando Blaine si sporse verso la finestra per guardare fuori si disse che sarebbe stato abbastanza coraggioso da uscire comunque. Adorava la neve, lo scricchiolio che faceva sotto gli scarponcini quando ci camminavi sopra, o il fatto che si modellasse nelle mani proprio come volevi tu. Amava vederla scendere dal cielo e amava il fatto che rendesse bianco tutto ciò che lo circondava – il bianco era un bel colore, il colore della purezza e dei sogni.
Quindi alla fine prese anche piuttosto fieramente il cappotto che lo avrebbe tenuto al caldo una volta che sarebbe stato fuori, la linguetta tra i denti mentre saltellava per afferrarlo visto che era sopra i divano e Blaine era così piccolo – e poi prese anche un paio di guantini pesanti e una sciarpa, perché si ricordava che la sua mamma li indossava sempre quando usciva d'inverno.
Corse fuori e andò fino al parco vicino, trotterellando con quelle gambe piccole e i ricci che rimbalzavano ad ogni passo – ecco, si era dimenticato il cappello! C’erano dei soffici fiocchi di neve che scendevano ancora, e per un singolo momento Blaine alzò il volto verso il cielo e aprì la bocca per assaggiarne il gusto – e fece finta di essere neve anche lui, solo per un po’.
Passarono pochi minuti prima che sentisse un rumore provenire da qualche parte dietro di lui. Si voltò, aggrottando le sopracciglia e passandosi la lingua sulle labbra screpolate – fece qualche passo verso l’albero da cui quei suoni provenivano, e rimase impietrito una volta che trovò un bambino rannicchiato per terra, che stava piangendo.
Era – così piccolo. Forse perché era rannicchiato e con la testa immersa nelle ginocchia, ma Blaine pensò che fosse davvero piccolo in confronto ad altri bambini che aveva visto. Si inginocchiò vicino a lui inclinando la testa di lato, e aspettò un po’ che il bambino si calmasse, ma non successe.
“Ciao.”, soffiò, parlando piano. Salutare era buona educazione, i suoi genitori glielo ricordavano di continuo. Aspettò un po’ che il bambino gli rispondesse, ma lui non disse niente, ma anzi – continuò a piangere con piccoli singhiozzi che gli scuotevano le spalle. Blaine non voleva voleva che quel bambino piangesse, voleva solo aiutarlo, ma a quanto pare la sua presenza non serviva a far stare il bambino meglio. Forse doveva solo capire perché era lì.
“Perché piangi?”, chiese quindi piano piano, facendo finta che fosse il loro segreto. I sussurri tra due persone sono sempre importanti, pensò Blaine. Aspettò un tempo che gli parve infinito la risposta, e stava quasi per arrendersi, quando finalmente quel bambino alzò il volto verso di lui – e Blaine ebbe uno scorcio dei suoi occhi.
“P-p-perché sono triste.”, balbettò lui, tirando su con il naso. Blaine aggrottò la fronte.
“E perché sei triste?”, sussurrò Blaine.
“P-perché…”, quel bambino prese un bel respiro, come se avesse bisogno di coraggio, “…s-sono sempre solo.”
Blaine spalancò gli occhi color dell’oro. “Oh.”, sospirò, sentendosi immensamente triste. Si fece un po’ più vicino al corpo del bimbo, trascinando le ginocchia a terra e sporcando i pantaloncini di terreno bagnato e neve. “Anche io sono sempre solo, sai?”
Blaine effettivamente non capiva perché, ma i suoi genitori erano sempre via per lavoro o perché dovevano andare da colleghi o fare qualcosa di importante – e Blaine non aveva tanti amici, quindi si trovava a giocare da solo la maggior parte del tempo.
Kurt spalancò gli occhioni nella sua direzione – erano blu come un pezzetto di cielo sfumati di giallo, un po’ come se in quei due cerchi avesse incastonata qualche stella.
“D-davvero?”, gli chiese timidamente, mordicchiandosi poi il labbro inferiore.
“Uhm, sì.”, spiegò Blaine.
“E non sei triste?”
Blaine non ci aveva mai davvero pensato. “F-forse solo un pochino.”
Kurt sembrò soddisfatto di quella spiegazione. Si portò le manine sul viso – erano ricoperte di guanti, e Blaine si accorse con stupore che erano bucherellati – e si ripulì dalle lacrime con un gesto delicato.
“Non ti ho mai visto qui.”, sussurrò Blaine a un certo punto. Non che volesse essere curioso, era solo che – quel bambino non era di certo qualcuno di cui si sarebbe potuto dimenticare. Era come – indimenticabile, ecco.
“La mia casa non è qui.”, spiegò lui. “E’-è un po’ lontana.”
“Hai fatto tanta strada solo per venire qui al parco?”
Il bimbo abbassò lo sguardo, desolato. “Volevo solo- solo sparire per un po’.”, ammise con un filo di voce. “E- e…come si dice- restare solo con i miei pensieri.”, concluse fieramente.
Blaine sbattè piano le palpebre e sorrise tristemente. “Oh, allora- ti lascio da solo-”
“No, va bene se resti.”, gli disse lui.
“E perché?”
Il bambino lo guardò di sfuggita. “P-perché…”, sembrò pensarci per un attimo. “P-perché non mi hai preso in giro. E- e poi non mi va più di stare da solo.”
Blaine sorrise dolcemente, e si fece più vicino all’altro bambino. “Okay.”
“O-okay.”
“Sono Blaine, comunque.”
“Io mi chiamo Kurt.”
Il sorriso di Blaine si allargò impercettibilmente. “Ciao, Kurt.”
“C-ciao, Blaine.”
*Le guance bianche – come i calzini appena lavati dalla mamma – di Kurt continuavano ad essere bagnate, e Blaine non sapeva proprio come fare per rimediare a quella cosa; gli dispiaceva che stesse piangendo.
Riuscì finalmente a trovare una soluzione; i suoi occhi caramellati brillarono un po’ quando si avvicinò un altro po’ a Kurt e gli prese delicatamente una mano.
Kurt sollevò immediatamente il capo, gli occhi azzurri spalancati e fissi sulla sua mano, ma non si ritrasse; osservò attentamente Blaine, che stava armeggiando con difficoltà su una fascia nera che aveva attorno al polso. Emise un piccolo verso di vittoria quando la fascia sottile diventò una lunga linea, e la arrotolò di nuovo, ma stavolta attorno al polso di Kurt.
“La mamma ha detto che si chiama ‘accialetto.” Spiegò fieramente, osservando la propria opera con orgoglio. “Ha detto anche che sono troppo piccolo per metterlo, ma a me piace.”
Kurt osservò per qualche istante il proprio polso, adesso semicoperto da quella strana fascia nera.
“N-non ho mai avuto un ‘accialetto.”, disse, incespicando un po’ sulla parola. Era decisamente lunga. “P-però f-forse mi piace.”
Creava un contrasto molto bello con la sua pelle.
“P-perché me lo hai dato?” sussurrò dopo, avvicinando il polso agli occhi.
Blaine sembrò essere in imbarazzo per qualche secondo, ma poi sorrise. Sapeva proprio come sorridere, pensò Kurt. “Così non ti sentirai più triste.” Spiegò semplicemente, fiero della propria trovata. “E poi, se lo tieni, saprai che non me ne andrò subito, perché dovrò prima tornare a prenderlo.”
A Kurt ci volle qualche istante di ragionamento per capire la logica del discorso, ma alla fine gli sembrò soddisfacente, e sorrise a sua volta, asciugandosi le guance una volta per tutte. “Mi piace.” Confermò candidamente, passando un dito sulla superficie leggermente ruvida.
Blaine si sentì estremamente fiero del proprio operato, anche se adesso sentiva che la pelle del braccio era fin troppo scoperta; ma ignorò il disagio. Kurt continuava a studiare con interesse la fascia di pelle nera avvolta attorno al suo polso.
“Ma tu come fai senza?”, gli chiese quindi, puntando su di lui i suoi riflessivi occhi azzurri.
Blaine non ci aveva davvero pensato. Si mordicchiò un po’ il labbro inferiore, ma non riuscì a pensare a niente di soddisfacente come soluzione.
“Facciamo così.” Intervenne quindi Kurt, risoluto. “Quando sarai triste, lo riprenderai. Va bene?”
Blaine lo studiò attentamente per qualche secondo, con un cipiglio concentrato. “E quando sarai triste di nuovo tu, lo riprenderai tu.”, decretò Blaine alla fine, estremamente soddisfatto.
Sul volto di Kurt si aprì un enorme sorriso. “Mi piace.”, ripeté, contento.
E così, in breve, è come diventarono amici.*


Rimasero insieme tutto il giorno, senza lasciarsi nemmeno per un istante. Kurt smise di piangere e cominciò a offrire a Blaine piccoli sorrisi, e Blaine pensò che i sorrisi di chi aveva pianto poco prima fossero i più belli di tutti.
Fecero pupazzi di neve e giocarono rotolandosi per terra, ridendo come se non avessero alcuna preoccupazione al mondo – e poi fecero una lotta a palle di neve, ma Blaine finse per tutto il tempo di sbagliare per far vincere Kurt, perché non voleva vederlo triste di nuovo. Kurt era proprio una di quelle persone che non dovevano essere tristi, perché avevano quei sorrisi semplici e stiracchiati che solo – facevano fare al cuore cose strane.
Rimasero fuori fin quando non cominciò ad imbrunire, e furono costretti a fermarsi per il freddo e anche un po’ per la fame.
“F-forse è meglio che torni a casa.”, borbottò Blaine a un certo punto, giocherellando con le proprie dita. “Si sta facendo buio.”
Kurt annuì guardando il cielo. “Va bene.”, sussurrò, un sorriso leggero che gli increspava le labbra.
“Vuoi che…non so, ti accompagni? Hai paura a tornare con il buio? Poi mi hai detto che devi fare tanta strada.”
Kurt sembrò realizzarlo solo in quel momento. “Uhm, io-”, balbettò, tremando leggermente. “No, tu torna a casa. I-io ce la faccio. E’ davvero troppo lontano, non voglio che prendi freddo per colpa mia.”
Blaine aggrottò la fronte. “Non posso lasciarti solo. Magari chiedo al mio papà se ti accompagna a casa, cosa dici?”
Kurt scosse la testa, contrariato. “N-no. Grazie, Blaine, ma ce la faccio. Promesso.”
Blaine fece per parlare, ma Kurt lo interruppe sporgendosi verso di lui e lasciandogli un bacio sulla guancia. “Mi sono divertito, oggi.”, ammise piano. Blaine aprì la bocca per dire qualcosa, ma l’unica cosa che riusciva a sentire era la guancia bruciare per il tocco di quel bacio.
“P-posso tornare domani, se vuoi.”, sussurrò Kurt.
“Certo.”, disse Blaine. “Certo che voglio. Sarò proprio qui.”
“Va bene. Adesso vado.”, decretò Kurt, voltandosi per cominciare a camminare. Blaine sentiva qualcosa crescergli nel petto, e non ce la fece proprio a non dire niente.
“Kurt, aspetta!”
Kurt si voltò verso di lui, gli occhietti blu che luccicavano.
“Ci vediamo domani, okay? Me lo prometti?”
Kurt gli sorrise. “Te lo prometto.”
E quella promessa fece stare meglio Blaine, perché solo dopo riuscì a tornare in casa. I suoi genitori non erano ancora tornati, così pensò di prepararsi un panino e, visto che c’era, ne preparò anche un paio per il giorno dopo, per quando sarebbe tornato Kurt.
Non si era mai sentito più felice.

 

***

 

Come si erano promessi, Kurt e Blaine tornarono al parco il giorno dopo, più o meno all'ora in cui si erano incontrati il giorno prima per la primissima volta. Blaine trovò Kurt seduto vicino all'albero, e fece un sospiro di sollievo quando vide che non stava piangendo.

“Ciao.”, sbuffò allegramente, spostandosi con la mano coperta con un guanto un ricciolo ribelle dalla fronte. “S-sei venuto.”

“Certo che sono venuto.”, sussurrò Kurt. “Te lo avevo promesso.”

Blaine sorrise ampiamente e si sedette vicino a Kurt senza mai smettere di guardarlo – aveva l'impressione che la sua guancia bruciasse ancora dal giorno prima.

Non disse a Kurt che gli sembrava di vederlo pallido, ma si sentì immensamente triste quando vide che tremava un po'. Aveva una giacca leggera addosso, e Blaine non capiva perché visto che la sua mamma non lo lasciava uscire d'inverno se non era vestito bene. Pensò di avvicinarsi a lui più che poteva – ma non troppo da spaventarlo – così magari non avrebbe più sentito freddo.

“I tuoi genitori si sono arrabbiati per ieri? Per essere tornato tardi?”

Blaine strappò da terra un filo d'erba leggermente ghiacciato.

“No, loro- non erano ancora tornati.”, spiegò, biascicando un pochino. Non gli piaceva quando i suoi genitori tornavano tardi, ma non voleva far preoccupare Kurt. “Uhm, e i tuoi?”

Kurt lo guardò di sfuggita per un attimo, gli occhi che si facevano immensamente tristi. “I-il mio papà non c'è più.”, disse in un soffio. “E- e la mia mamma, lei- è sempre seduta sul divano e non parla molto. E piange. Piange tanto.”

Blaine si mordicchiò il labbro inferiore.

“Ma credi che...che stia male?”

“F-forse, non lo so.”, ammise Kurt. “Io ci provo a parlare con lei, ma non mi lascia...”, Kurt sembrò cercare disperatamente una parola da usare, ma non gli venne in mente nulla alla fine, così si arrese. “A volte anche con lei vicino è come- come stare soli.”

Blaine sentì il suo cuoricino fare male per un po' – più male di quando cadeva, o finivano i dolcetti in casa sua.

“Adesso però non sei solo.”

“No, ci sei tu.”

Si sorrisero, entrambi soddisfatti da quelle parole. Rimasero a giocherellare con l'erba fredda per un po', prima che Blaine sentisse chiaramente il suono di uno stomaco che brontolava. Si voltò verso Kurt e vide che stava arrossendo, e che al contempo cercava di coprire il proprio stomaco con le mani.

“Hai fame?”, chiese con un piccolo sorriso.

“Io...”, soffiò Kurt, abbassando bruscamente lo sguardo. “N-non mangio niente da un po' di tempo.”

Blaine spalancò gli occhi dorati. “Vuoi dire che- che non hai mangiato ieri sera, dopo che ci siamo salutati?”

“No, uhm...”, Kurt, per la seconda volta, si fermò alla ricerca delle parole giuste. “La mamma dormiva di già e in frigo non c'era quasi niente.”

Blaine si morse forte il labbro inferiore, e subito dopo si allungò per raccogliere lo zaino che si era portato con sé. Allungò una mano all'interno e prese i due panini che aveva preparato, e senza pensarci li porse a Kurt.

“Mangia questi, okay?”, sussurrò. “Li ho preparati per te.”

Blaine evitò di dire che uno dei panini avrebbe dovuto essere suo, ma improvvisamente sentì che la fame di Kurt era molto più importante di qualsiasi cosa, persino della sua.

“P-per me?”

“Certo. Spero ti piacciano.”

Kurt allungò una manina esitante e afferrò uno dei due panini, cominciando a mangiarlo quasi con foga; Blaine lo osservò per tutto il tempo, sentendo il bisogno di accertarsi che mangiasse.

“Sono molto buoni.”, ammise Kurt, quando ormai era quasi alla fine del secondo. “Grazie, Blaine.”

“Di niente.”, si ritrovò a mormorare Blaine, toccando di sfioro l'avambraccio di Kurt. Te ne avrei preparati anche mille per farti stare meglio.

Aspettarono un po' lì seduti, prima di parlare ancora.

“Ti va di- di giocare? Come abbiamo fatto ieri.”, propose Kurt a un certo punto, con un filo di voce.

Blaine lo prese per mano e cominciò a giocare con lui con tutto l'impegno che aveva, sperando che Kurt non si sentisse solo nemmeno per un singolo istante.

 

Anche quella sera si fece molto tardi. Il sole stava tramontando quando Kurt e Blaine realizzarono che c'era troppo freddo per rimanere fuori, e guardandosi velocemente capirono che era arrivato il momento di salutarsi. Blaine osservava Kurt con cura perché non la smetteva di tremare ed era molto più pallido di quel mattino, e non voleva lasciarlo andare così. Voleva essere sicuro che mangiasse, e voleva che fosse felice e al sicuro.

“I-io vado.”, balbettò Kurt, indietreggiando per cominciare a dirigersi verso casa. Non aveva fatto nemmeno qualche passo che Blaine lo vide inciampare a terra, e poi Kurt non si mosse; rimase fermo e disteso sopra quel leggero strato di neve, e il cuore di Blaine precipitò da qualche parte verso il basso.

Kurt!”, gridò, correndo verso di lui e aiutandolo ad alzarsi. “K-Kurt, ma cos'hai? Non ti senti bene?”

Kurt respirava affannosamente e aveva gli occhi umidi e piccoli. “N-non lo so. Ho tanto freddo.”

Blaine aiutò Kurt ad alzarsi da terra e gli fece passare un braccio attorno al corpo – era davvero magro, più magro di lui, anche se però era un po' più alto, ma non faceva fatica a sostenerlo.

“Ti porto a casa mia, se vuoi.”, sussurrò Blaine dolcemente. “Ti aiuto io. Insieme ce la facciamo.”

Kurt lo guardò per un attimo. “Sono così stanco, Blaine-”

“Lo so.”, soffiò Blaine, cominciando a camminare. “Coraggio, non sei solo, ci penso io.”

Con piccoli passi riuscirono ad arrivare a casa di Blaine. Come sempre i suoi genitori non erano ancora tornati, ma forse era meglio così perché sarebbe stato strano spiegare loro la presenza di Kurt. Blaine lo fece distendere sul suo divano e andò a procurargli una coperta, poi gli scostò i capelli dalla fronte sentendo che era molto calda.

“Credo che tu abbia la febbre, Kurt.”

“Oh.”, sbuffò Kurt debolmente. “N-non ti preoccupare, mi viene spesso.”

Blaine si sentì immensamente triste. “E' venuta anche a me una volta. So cosa devo fare.”, disse fieramente. Andò a prendere dal bagno un asciugamano pulito e lo bagnò con dell'acqua fresca, poi lo posò sulla fronte di Kurt delicatamente e andò alla ricerca di un po' di sciroppo – sperò di trovarne un po' di quello alle fragole, perché quello alla menta a Blaine non piaceva per niente.

Affondò un cucchiaio nel liquido e lo offrì a Kurt. Fece una piccola smorfia quando il liquido passò attraverso la gola, ma poi tornò a distendersi sul divano con un volto più sereno.

“Hai una casa bellissima.”, soffiò Kurt ammirato. “E' così grande.”

Blaine gli si fece più vicino e gli prese una manina tra le sue.

“Kurt, noi- siamo amici, vero?”

“Siamo migliori amici, Blaine. S-se tu lo vuoi.”

“Certo che lo voglio.”, disse fermamente Blaine, pensando che non gli importava niente anche se si erano conosciuti il giorno prima. In qualche modo quando c'era Kurt il tempo smetteva di importare. “Quindi promettimi che starai meglio.”, soffiò, cercando di sorridere. “Non voglio che tu stia male.”

Kurt annuì. “Starò meglio. Promesso, Blaine.”

Blaine gli stette vicino per buona parte della sera, almeno finchè la fronte di Kurt finalmente smise di scottare. Kurt si alzò di scatto, a quel punto, gli occhi finalmente vigili e meno febbrili.

“Devo andare.”

“M-ma-”, Blaine cercò una qualsiasi scusa per farlo rimanere. “S-stai male, Kurt-”

“Sto già meglio grazie a te. Io devo tornare dalla mia mamma.”, spiegò, scendendo dal divano e sistemandosi meglio il cappotto. Blaine aveva voglia di piangere.

“Kurt?”

“Mmmmh?”

“Ci vediamo domani, vero?”

“Certo.”

“E...adesso che vai via, puoi- fare come hai fatto ieri? Che mi hai...mi hai b-b-baciato q-qui.”, spiegò Blaine, indicandosi la guancia. Kurt sorrise dolcemente, prima di avvicinarsi a Blaine e coprire quel punto con le proprie labbra.

E poi se andò saltellando, lasciando Blaine con il cuore che faceva più male ad ogni battito, anche se non riusciva a capire il perché.

 

***

 

E così, cominciarono a vedersi ogni giorno.

Ogni giorno alla stessa ora, Blaine sgattaiolava fuori dalla sua casa e incontrava Kurt. Gli portava i panini, delle cose che sua mamma faceva in casa, a volte delle coperte su cui potevano stare. E anche dei libri. Kurt non era bravo come lui a leggere, ma lo divenne con il tempo. Gli portò delle penne, delle matite e cose con cui colorare; lo strinse quando Kurt gli diceva che aveva tanto freddo, e gli chiese di rimanere il suo migliore amico per sempre.

E poi arrivò il giorno di Natale, e a Blaine non fu concesso di uscire per andare a vedere Kurt. Già dal mattino presto suo padre lo costrinse a salire in macchina perché dovevano andare a trovare i loro parenti, e Blaine pianse per tutto il viaggio e poi ancora per tutto il pranzo, perché semplicemente sapeva che Kurt era là fuori ad aspettarlo.

Tornarono molto tardi, quando ormai il sole stava tramontando.

Blaine non entrò nemmeno in casa, solo- scappò e corse veloce verso il parco perché doveva vedere Kurt, doveva vedere con i suoi occhi che era lì – e quando lo vide, il suo cuore si spezzò in mille pezzi.

“M-mi dispiace.”, balbettò, quando riuscì a raggiungerlo vicino all'albero. “M-mi dispiace così tanto- avevo promesso che ci sarei stato oggi, ma sono dovuto andare via-”

“Ti ho aspettato tutto il giorno, Blaine.”, disse Kurt, la voce incolore.

“Lo so.”, rispose Blaine disperatamente. “Lo so, ho cercato di spiegare alla mia mamma che dovevo vederti, ma siamo dovuti andare via perché è il giorno di Natale e allora-”

“Oggi è Natale?”, chiese Kurt semplicemente, piuttosto colpito.

Blaine tirò su col naso. “S-sì. Ma non conta niente. Tu sei più importante del Natale.”

“Non lo sapevo.”, ammise Kurt, mordendosi il labbro inferiore. “D-da quando il papà non c'è più io e la mamma non...non lo festeggiamo più.”

E Blaine a quel punto cadde in ginocchio e pianse più forte.

“S-s-sarei dovuto venire.”, spiegò, la voce rotta da profondi singhiozzi. “Era la nostra p-p-promessa e io n-non l'ho mantenuta. M-mi dispiace, Kurt; m-mi dispiace-”

Kurt aggrottò la fronte. “Blaine.”, lo chiamò dolcemente. “Blaine, ehy, n-non piangere. Non sono arrabbiato.”, spiegò Kurt, inginocchiandosi di fronte a lui.

“D-dovresti esserlo-”

“Non lo sono.”, lo interruppe Kurt. “Ho capito perché non c'eri, non è stata colpa tua. È normale che il giorno di Natale tu abbia fatto qualcosa.”

“Non volevo più lasciarti solo.”, sussurrò Blaine. “E invece l'ho fatto.”

“Non è vero.”, lo corresse Kurt, prendendo le sue mani. “Sei qui adesso.”

Blaine sembrò calmarsi solo un pochino, dopo quelle parole; così Kurt fece l'unica cosa che sapeva avrebbe funzionato. Afferrò il proprio braccialetto e lo avvolse attorno al polso di Blaine, chiudendolo con estrema attenzione.

“Ecco qui.”, soffiò. “Così non sarai più triste.”

Blaine tirò su con il naso. “Ma è tuo adesso, Kurt-”

“No, ricordi?”, gli chiese Kurt. “Quando sei triste tu, diventa tuo. Avevamo deciso così. Adesso tu sei triste, quindi è giusto che lo riprendi.”

Blaine deglutì e sembrò davvero molto soddisfatto della risposta. Sbattè le palpebre diverse volte, prima che i suoi occhi scivolassero di sfuggita sulle labbra di Kurt. Aggrottò la fronte e si bagnò le labbra tutte screpolate per via del freddo.

“Kurt?”

“Sì?”

“Hai mai...hai mai avuto voglia di baciare qualcuno?”

Kurt aveva gli occhi attenti, il blu al loro interno quasi liquido.

“N-no. E tu?”

“Io...”, cominciò Blaine, guardandolo per un singolo istante negli occhi. “C-credo di aver voglia di baciarti. D-di baciare te.”

“Oh.”, sospirò Kurt, deglutendo subito dopo. “Beh- puoi farlo.”, sussurrò piano Kurt. “Se ne hai voglia.”

“Okay.”, mormorò Blaine, avvicinandosi impercettibilmente. “Non so perché, ma- voglio.

Anche Kurt gli guardò le labbra. “Okay.”

Si avvicinarono piano, facendole sfiorare appena – il mondo intorno a loro che improvvisamente smetteva di avere consistenza e importanza, nemmeno riuscivano più a sentire il freddo sulla pelle - ma sobbalzarono entrambi, quando sentirono da lontano una voce femminile chiamare il nome di Blaine.
“E' la mia mamma.”, si scusò Blaine, staccandosi velocemente. Era molto più che stordito. “D-devo andare.”

Poi si alzò e Kurt lo imitò, un po' in imbarazzo per quello che era appena successo. Blaine fece per fare un passo, ma poi si fermò di colpo, puntando i suoi occhi dorati in quelli di Kurt.

“Aspetta.”, disse dolcemente, muovendosi sui talloni a disagio. “Stavo pensando- oggi è Natale, quindi ci si dovrebbe fare un regalo.”, sussurrò con calma, scandendo ogni parola. Kurt inclinò la testa di lato. Vide che Blaine si sfilava i propri guantini – li aveva sempre amati, perché erano neri e con un leggero strato di pelo, e dovevano davvero tenere al caldo.

“Io voglio regalarti questi.”, soffiò Blaine, porgendoglieli. “Ho fatto caso che i tuoi sono un po' rovinati, e non voglio che tu prenda freddo.”, offrì come spiegazione. Kurt li raccolse esitante, e aprì le labbra a formare una piccola “o”.

“E' il regalo più bello che abbia mai ricevuto.”, disse Kurt, mordendosi il labbro inferiore subito dopo. Cercò gli occhi di Blaine.

“Dici sul serio?”

“Sì.”, mormorò Kurt. Tolse i suoi vecchi guanti facendogli scivolare sulla pelle e li mise in tasca, dopodiché indossò quelli nuovi di Blaine. Erano davvero bellissimi, e tenevano al caldo.

“Io però non...”, cominciò, abbassando lo sguardo sul terreno sotto di lui. “Non ho niente da darti.”

“Non importa.”, gli disse semplicemente Blaine, con quella saggezza che sanno trovare solo i bambini. “M-mi basta che siamo migliori amici.”

Kurt sorrise, e nello stesso istante sentì qualcosa muoversi dentro il suo petto. Si avvicinò a Blaine senza dire una parola, spinto da una forza che non credeva di poter provare, e si chinò appena verso di lui, lasciando i loro visi a poca distanza l'uno dall'altro.

“Però posso darti questo.”, soffiò con delicatezza, prima di posare le proprie labbra su quelle di Blaine. Durò qualche secondo, il tempo di chiudere gli occhi e avvicinarsi un po' di più – Kurt chiuse la mano con il guanto attorno a un punto impreciso della giacca di Blaine, perché ebbe come sa sensazione che sarebbe caduto se non l'avesse fatto.

Poi si staccarono, ed entrambi videro l'altro con le guance arrossate e gli occhi luminosi.

“B-buon Natale, Kurt.”, balbettò Blaine, le lunghe ciglia nere che svolazzavano velocemente, come ali di farfalla.

“Buona Natale anche a te, Blaine.”

E poi Blaine corse velocemente a casa, perché temeva che se fosse rimasto vicino a Kurt un istante di più, lui avrebbe di sicuro sentito il battito incontrollabile del suo cuore.

 

***

 

Non si baciarono più, dopo quel giorno. Forse perché all'unisono avevano deciso che quel bacio era stato strano.

Bello, naturalmente – ma strano. Probabilmente perché due cuori così ingenui e non ancora del tutto sbocciati potevano percepire tutta quella bellezza in modo astratto, per cui, per quel motivo, il bacio rimase solo- strano. Non ne parlarono più. Si videro tutti i giorni e ogni tanto capitava loro di osservarsi le labbra a vicenda, ma non si azzardavano ad annullare la distanza, e le loro guance si tingevano di rosso. Un rosso tenue di quei sentimenti che non si possono ancora capire totalmente.

Kurt smise di sentirsi solo e Blaine lo tenne al sicuro come si era promesso.

Almeno finchè non cambiò tutto.

 

***

 

Era un giorno di fine inverno, e Kurt era in ritardo – e lui non era mai in ritardo quando dovevano incontrarsi nei pomeriggi. Blaine lo aspettò senza dire nulla, giocherellando con il suo braccialetto e pensando a quanto fosse bella la pelle di Kurt – così chiara, sembrava neve – quando sentì dei piccoli passi venire verso di lui, e quando alzò lo sguardo gli si fermò il cuore nel petto.

Kurt stava piangendo, ed era vestito bene. Bene come non lo aveva mai visto, con i capelli castani acconciati all'insù e il naso rosso per le lacrime e il freddo. Blaine si alzò e andò verso di lui, e ogni passo gli sembrava che un macigno sostituisse il suo cuore.

“Kurt, cosa...cosa è successo?”, chiese con un filo di voce. I singhiozzi di Kurt riempivano il silenzio attorno a loro.

“S-sto andando via, Blaine.”, spiegò Kurt, stringendo forte il suo stesso corpo con le mani.

“Stai andando via?”, chiese Blaine, incredulo. “N-non capisco.”

Kurt scacciò via qualche lacrima con la punta delle dita. “S-sono arrivate delle persone ieri a casa mia e- e hanno detto che la mamma è malata.”, spiegò Kurt con lentezza. “E che non può prendersi cura di me, q- quindi devono portarmi via.”, disse mordendosi poi forte il labbro inferiore. Blaine sentiva così male al cuore che non riusciva a respirare.

“N-non puoi andartene.”, sussurrò semplicemente. “Devi restare qui.”

Kurt pianse più forte. “I-io voglio restare qui.”, ammise, parlando un po' più forte. “M-ma devono portarmi lontano, in un posto dove posso crescere.”

Blaine cominciò a fare di no con la testa, e si avvicinò a Kurt ancora di più.

“Ti tengo con me.”, disse fermamente, allungando le braccia verso di lui. “Ti tengo con me, ho promesso che non ti avrei più lasciato solo.”

“Non puoi, Blaine.”, balbettò Kurt, aggrappandosi al suo maglioncino e appoggiando la testa contro la spalla di Blaine. “Non possiamo fare niente.”

“Ma io non voglio che vai via.”

“Nemmeno io voglio andare via.”

“Allora resta.”, soffiò Blaine. “Resta con me.”

Kurt pianse quasi fino a stordirsi, lì tra le braccia di Blaine. “Non posso, Blaine.”

Passò tantissimo tempo, un tempo che non riuscirono a distinguere finchè rimasero abbracciati. A un certo punto cominciò a piangere anche Blaine, e fu una fortuna che da lontano vide avvicinarsi una ragazza.

“Kurt.”, disse questa dolcemente. “Kurt, tesoro, avanti. Andiamo a trovare una nuova casa.”

Kurt si staccò appena da Blaine, ma non si voltò verso quella donna. “A-arrivo.”

“Ti aspettiamo in macchina.”, mormorò lei dolcemente. “Andrà tutto bene, vedrai.”

Kurt e Blaine aspettarono che i passi di quella donna scemassero prima di tornare a parlare.

“P-prendi questo.”, soffiò Blaine, tirandosi via il braccialetto e mettendolo con cura attorno al polso di Kurt. “Voglio che lo tenga tu.”

“Ma siamo entrambi tristi, adesso.”

Blaine fece di no con la testa. “Tienilo tu. Voglio che tu abbia qualcosa che- che ti riporti indietro da me, quando ne avrai bisogno.”

Kurt accarezzò quel filo di pelle quasi con devozione.

“Mi prometti una cosa?”, chiese Blaine, alzando una manina sul collo di Kurt per tenergli fermo il viso.

“Qualsiasi cosa, Blaine.”, promise Kurt, sembrando senza fiato.

“Non dimenticarti di me.”, mormorò Blaine, sentendo il cuore diventare pesante. “Non farlo mai.”

“Mai.”, ripetè Kurt, guardandolo dritto negli occhi. “Tu sei indimenticabile, Blaine.”

Si guardarono per un singolo secondo, prima che Kurt si sporgesse per raccogliere le labbra di Blaine in un nuovo bacio. Fu più – diverso, questo, nuovo ed esitante, ed entrambi dimenticarono di avere un corpo da qualche parte sotto di loro. Poi Kurt si staccò e strinse Blaine forte, immergendo la testa nella sua spalla.

“S-sei il mio migliore amico, Blaine.”, disse fermamente contro il suo maglione. “E-e volevo solo dirti che non mi hai mai, mai fatto sentire solo. Hai mantenuto la promessa.”

E quello privò Blaine di ogni briciola di fiato.

“Addio, Blaine.”

“N-non dirmi addio, Kurt.”, singhiozzò Blaine. “Ti prego, non dirmi addio.”

Kurt lasciò andare le sue mani. “Addio.”, soffiò un'ultima volta, prima di voltarsi definitivamente.

Vide Kurt andarsene. Vide che non si voltava mai.

Vide la macchina allontanarsi e diventare una macchia indistinta, poi più nulla.

Blaine poi cadde e rimase disteso sulla neve a fissare il cielo per ore ed ore intere.

Si rese conto che non aveva il colore degli occhi di Kurt, quel pomeriggio di fine inverno.

E fu in quel momento che scoppiò a piangere di nuovo, ancora più forte.

 

***

 

Per i primi tempi, Blaine tornò al parco ogni singolo giorno. Non sapeva perché lo faceva- semplicemente, si ritrovava a camminare e tornare nell'esatto punto in cui lui e Kurt erano soliti incontrarsi e stava lì ad aspettarlo per ore intere. A volte faceva finta di parlargli, altre portava dei panini in più sperando davvero che Kurt sbucasse fuori e gli dicesse che aveva fame.

Kurt però non tornò mai. Non tornò per l'estate, non tornò per le nuove vacanze invernali, non tornò per i momenti difficili di Blaine e non tornò per i suoi compleanni. Piano piano, Blaine smise di tornare al parco tutti i giorni. Ci andava qualche volta, solo quando era così stanco di tutto da sentire dolore a livello fisico e quando la solitudine gli penetrava le ossa con insistenza. Rilesse con attenzione tutti i libri che Kurt preferiva e cercò di dipingere il colore dei suoi occhi senza mai riuscirci davvero.

E poi, inesorabilmente, si abituò all'assenza. Cominciò il liceo senza nessuno accanto e rimase solo per la maggior parte del tempo, cercando in ogni ragazzo vicino a lui gli occhi di Kurt – occhi che non riusciva mai a trovare.

Con il tempo divenne più bravo a non pensarci. Smise di passare minuti interi a ripensare ai loro pomeriggi; smise di pensare ai suoi occhi e ai loro giochi sulla neve, al braccialetto e ai guantini regalati. Blaine smise di essere quel bambino che aveva detto addio a Kurt, e cercò di crescere come meglio poteva. Si iscrisse a una buona quantità di club e si fece un nuovo gruppo di amici e, come succedeva a qualsiasi altra persona della sua età, cominciò a provare qualcosa per altri ragazzi.

E finalmente capì il vero valore del bacio che si era scambiato con Kurt – perché Blaine era gay. Indiscutibilmente. E forse era per quello che aveva fatto così male dire addio a quel bambino che si era portato via il suo primo bacio.

Uscì con un paio di ragazzi che si presero le sue prime volte senza chiedere il permesso, ma a diciotto anni non aveva ancora trovato qualcuno che gli avesse portato via il cuore.

E per qualche strana ragione, a Blaine andava bene così.

 

***

 

Era l'inverno del suo ultimo anno di liceo, e stranamente quell'anno nevicava. Forte, come non faceva da molto tempo, secondo gli anziani che vivevano in quel paese. Blaine aveva fatto tardi a casa di Rachel – la sua migliore amica; era andato da lei perché dovevano studiare insieme alcuni spartiti che avrebbero presto portato a un'audizione di canto grazie alla quale potevano assicurarsi crediti extra per essere presi a una delle scuole più prestigiose di New York, la NYADA.

Blaine correva come un pazzo cercando di tenere saldo il cappellino di lana che stava indossando sulla propria testa in modo che non si bagnasse troppo i capelli – altrimenti poi il raffreddore sarebbe stato assicurato – e cercava in qualche modo anche di non far bagnare gli spartiti che aveva in mano. Sorrise di sollievo quando vide che ormai era arrivato a casa: sbatté gli scarponcini sul terreno prima di fare gli ultimi scalini che lo avrebbero portato davanti alla porta.

Quando alzò lo sguardo da terra, però, fu costretto a bloccarsi, perché disteso davanti a sé c'era qualcosa. Qualcuno, per la precisione, rannicchiato vicino agli scalini vestito di stracci. Blaine si morse il labbro per non sospirare di spavento e si avvicinò con calma a quel corpo – si inginocchiò accanto a lui e con una mano gli sfiorò la spalla per muoverlo e scoprirne il volto.

La prima cosa che vide furono due occhi di un azzurro limpido – ricordavano tanto i pezzi di cielo.

La seconda una pelle fatta di neve.

Blaine aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa; ma non gli venne in mente niente. Non sapeva cosa dire o cosa fare; sapeva solo che vicino a casa sua c'era un ragazzo che assomigliava tremendamente a Kurt ma- ma non poteva essere lui. Kurt gli aveva detto addio, e non sarebbe mai tornato. Non adesso per lo meno, non dopo anni in cui non si erano mai messi in contatto.

Blaine però aveva questo incredibile senso del dovere – Devi aiutarlo Fa' qualcosa Fa' qualcosa – per cui non si stupì quando le sue mani si mossero da sole verso quel ragazzo. Gli spostò i capelli bagnati dalla fronte e cercò di sostenere il suo viso come poteva, esortandolo a guardarlo negli occhi. Dio, stava tremando così forte.

“Ehy, va tutto bene.”, disse dolcemente, cercando di sembrare più tranquillo possibile. “Va tutto bene, c-ci penso io.”

Blaine lavorò con il proprio giaccone per farlo scivolare lungo le braccia. Se lo scrollò di dosso e lo posò sopra il corpo di quel ragazzo per infondergli un po' di calore.

“Avanti-”, sussurrò “Andrà tutto bene, ci sono io adesso.”, disse, facendo passare un braccio sotto le ginocchia di quel ragazzo e sollevandolo da terra con estrema facilità, e presto sentì il calore di quel corpo sottile aderire al proprio.

Sentì le mani di quel ragazzo ancorarsi saldamente al suo maglioncino, proprio come se ne dipendesse; un vago sentore di vaniglia e dolci spezie.

“B-Blaine.”, sentì pronunciare. I suoi occhi ambra scattarono immediatamente in quelli oceano di quel ragazzo, e per un momento il mondo intorno a loro si fermò inesorabilmente. “B-B-laine...”

“Shhh, è tutto apposto.”, sussurrò Blaine senza fiato, appoggiando le sue labbra alla fronte di quel ragazzo. Non capiva più nulla, sapeva solo che molto probabilmente quella creatura tra le sue braccia era praticamente il bambino che gli aveva portato via il cuore – e voleva solo tenerlo al caldo e al sicuro, come aveva sempre fatto. “Non sei più solo adesso.”

Lo portò in casa e lo adagiò sullo stesso divano in cui lo aveva portato quando erano ancora bambini, e proprio come allora lo coprì accuratamente e gli spostò i capelli dalla fronte. Non smise mai di stargli vicino o di accarezzargli il dorso delle mani, almeno finchè le sue dita non si scontrarono con qualcosa di rotondo e dalla consistenza morbida. Blaine afferrò il polso sottile di quel ragazzo per scoprire un braccialetto di pelle nera, e-

Era Kurt.

KurtKurtKurtKurtKurt.

Kurt era tornato.

Era davvero tornato da lui.

“Sei tu.”, sospirò Blaine senza pensarci, sorridendo dolcemente e stringendogli la mano con più forza. “Sei proprio tu, Kurt-”

Kurt lo guardava con gli occhi ridotti a una fessura, lacrime inespresse e una tristezza che andava al di là di tutto.

“B-B-Blaine.”, soffiò a fatica, deglutendo subito dopo. “I-io...m-mi d-dis-”

“Shhh.”, lo interruppe Blaine, facendo scontrare le sue nocche calde contro la guancia di Kurt. “Non dire niente. Non devi dire niente. Chiudi gli occhi adesso. Andrà tutto bene.”

Kurt si morse le labbra debolmente, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare.

Blaine non osò addormentarsi. Non poteva farlo, non con Kurt lì accanto a lui, reale e presente e...bellissimo. Era semplicemente bellissimo.

E per qualche strano motivo, la vita di Blaine tornò di nuovo a essere fatta di vividi colori.

 

Kurt cominciò a svegliarsi qualche ora dopo, quando ormai il sole fuori era completamente tramontato e le persone cominciavano ad accasarsi. I genitori di Blaine avevano una cena di lavoro quella sera, per cui lui e Kurt sarebbero stati soli almeno per un po', e quel pensiero rendeva Blaine...irrequieto.

Avere Kurt così vicino gli faceva credere che tutto fosse imprevedibile, come se fosse libero dopo un tempo in cui aveva conosciuto solo buio. Ogni nervo era teso e a fior di pelle.

Kurt aprì gli occhi debolmente e sbattè le palpebre diverse volte, adattandosi alla luce della stanza. Blaine si prese qualche secondo per osservare i suoi lineamenti: il naso all'insù, la dolce linea degli zigomi e quegli occhi particolarissimi di cui non si era mai dimenticato.

Era semplicemente da togliere il fiato.

“Ciao.”, soffiò incerto, muovendosi a disagio sul divano.

Kurt continuò a fissarlo senza dire nulla, gli occhi che scivolavano su tutta la figura di Blaine.

“Uhm...”, Blaine cercò di trovare le parole giuste. Non sapeva davvero da dove cominciare, aveva così tante domande da porre e così tanti vuoti da colmare da non trovare niente che avesse senso. “T-ti senti un po' meglio? Ho preso una paura.”

Gli occhi di Kurt si fermarono su un punto impreciso del suo volto. “Sto bene, adesso.”, disse, la voce incolore e il tono basso. Kurt aveva una voce melodiosa, Blaine lo aveva sempre saputo, ma in quel momento riuscì un po' a spaventarlo.

“O-okay.”, borbottò Blaine. Si accorse forse troppo tardi che le loro mani erano ancora inesorabilmente intrecciate, e dalle loro dita partivano piccole scosse che si propagavano lungo tutta la spina dorsale, togliendogli il fiato. E forse perché Blaine era impulsivo, forse perché finalmente tutto sembrava giusto di nuovo, che si lasciò andare.

“E' bello che sei qui.”, sussurrò abbassando la voce. “M-mi sei mancato tanto.”

Non fece in tempo a dire molto altro che Kurt ritrasse la propria mano quasi come se scottasse- e Blaine era così stordito che spalancò gli occhi.

“Ehy, va...va tutto bene?”, chiese dolcemente. Si passò una mano tra i ricci, e solo in quel momento realizzò che forse Kurt era semplicemente confuso. “I-io sono Blaine, ricordi?” Il tuo Blaine. “E' passato un po' di tempo, ma...”

“So chi sei.”, sussurrò Kurt, i suoi occhi che si ammorbidirono per un singolo istante.

Blaine gli sorrise. “Oh- wow, per un attimo ho temuto che non ti ricordassi di me.”, sbuffò insieme a una risata. “Ti ho riconosciuto dal braccialetto.”, ammise. Tu sei – indimenticabile. Blaine sfiorò dolcemente con due dita il braccialetto di Kurt, ma lui si ritrasse.

“Non farlo.”

“Non fare cosa?”

“Non fare finta che sia tutto uguale. Che non sia cambiato niente.”

Blaine sentiva il suo cuore precipitare ad ogni battito.

“L-lo so che è cambiato tutto.”, sussurrò Blaine con dolcezza. “M-ma sei qui, adesso, no? Sei tornato. Ti ho...ti ho aspettato per così tanto, Kurt; ho sperato così tanto che tornassi, passavo le giornate intere a chiedermi come fossi diventato...”

E sei diventato bellissimo, pensò con il cuore in gola.

“I-io devo andare.”, balbettò Kurt a quel punto, strattonando via la coperta e gettando di lato le gambe per scendere dal divano. “N-non so nemmeno cosa ci faccio qui, io- perdonami. Non sarei mai dovuto tornare.”, disse velocemente, togliendosi di dosso il giaccone di Blaine e alzandosi in piedi.

“Kurt-”, lo chiamò Blaine, alzandosi a sua volta per seguirlo. “Kurt- aspetta! Non puoi andartene- sei appena arrivato!”

“Sì che posso, Blaine.”, ringhiò Kurt, allungando i passi. “Non so nemmeno che cosa mi sia saltato in testa, non avrei mai dovuto- dovuto-”

Ma Kurt non riuscì a finire la frase, perché un forte capogiro lo costrinse a fermarsi, e presto le sue gambe cedettero e sentì il proprio corpo perdere consistenza. Si preparò all'impatto col terreno, ma ben presto due braccia calde e forti lo avvolsero da dietro, impedendogli di cadere.

“Ti tengo io.”, gli sussurrò Blaine vicino all'orecchio. Lo prese in braccio come poco prima con estrema facilità, sistemandolo vicino al suo petto. “Non stai bene, sei debole. Non puoi seriamente pensare di andartene con questo freddo.”

Kurt sbattè gli occhi debolmente. “L-lasciami andare-”

“No.”, disse fermamente Blaine. “Ti tengo con me.”, gli sussurrò vicino all'orecchio. Lo portò sul divano e lo fece distendere di nuovo, appoggiando una mano aperta sulla sua guancia e accarezzandogli lo zigomo con il pollice. “Non ti lascio da solo, okay?”

Kurt stava lottando per tenere gli occhi aperti.

“Blaine-”

“Lascia che mi prenda cura di te.”, disse Blaine lentamente. “Riposati, mangia qualcosa. Mi racconterai cosa è successo e poi- poi potrai decidere cosa fare. Ma non- non osare scappare via da me, Kurt.”, lo rimproverò Blaine. “Sai che non te lo lascerei fare. Sei appena tornato. Non ha senso scappare. Ti troverei comunque.”

E con quelle parole, Kurt si lasciò cullare in un lungo sonno.

 

Kurt si svegliò in una stanza che non conosceva, leggermente illuminata da delle luci artificiali e dei pallidi raggi di sole che provenivano dall'esterno. Si mise a sedere con calma sentendo le tempie pulsare, ben presto un avvolgente odore di caffè lo risvegliò del tutto.

Quando alzò lo sguardo trovò Blaine a pochi passi da lui con una tazza tra le mani.

“Ehy.”, mormorò lui. “Ti piace il caffè?”

Kurt annuì, muovendo a disagio le gambe sotto le coperte. Blaine si avvicinò a lui con qualche passo e gli porse la tazza, e Kurt l'accettò volentieri, immergendoci immediatamente il naso dentro. Il caffè aveva un odore rigenerante, e forse per questo Kurt si lasciò scappare un mormorio di apprezzamento. Vide Blaine sedersi sul letto accanto a lui, gli occhi che non lo lasciavano mai andare.

“Allora.”, esordì dopo diversi minuti. “S-sei qui.”

Kurt posò di lato la tazza, in un punto impreciso sul comodino.

“Che cosa è successo?”, chiese poi Blaine, aggrottando le sopracciglia e cercando una risposta valida nei suoi occhi. Kurt deglutì.

“Sono scappato.”, mormorò Kurt con un filo di voce. Vide gli occhi di Blaine inondarsi di smarrimento, per cui pensò che quelle parole avessero bisogno di un'ulteriore spiegazione. “Dopo che me ne sono andato da qui, non hanno fatto altro che spedirmi da una famiglia all'altra come un pacco postale.”, disse Kurt, quasi in un grugnito. “Negli ultimi mesi mi hanno lasciato in una specie di riformatorio, e- sono scappato.”, ripetè, tremando leggermente verso la fine della frase. “Non sapevo dove andare, e così...sono tornato qui. Ho cercato te.”

Blaine si prese del tempo per respirare a fondo.

“N-non sapevo dove altro andare, Blaine-”

“Va bene.”, sussurrò Blaine. “Va bene così, Kurt, è solo...sono passati otto anni.”

“Lo so, Blaine.”, mormorò Kurt senza fiato.

“Otto anni sono tantissimi.”

“Lo so. Te lo giuro, lo so-”

“Ho passato otto anni a chiedermi come stessi, cosa stessi facendo- mi addormentavo ogni notte con la paura che non fossi al sicuro. Con il colore dei tuoi occhi impressi nella retina. N-non mi hai mai cercato. Io non potevo sapere dove fossi, tu invece sì. Tu lo sapevi.”

“Non volevo coinvolgerti, Blaine.”, sussurrò Kurt. “Non volevo- piombare nella tua vita e poi sparire di nuovo. P-proprio come sto facendo adesso.”

“Perchè è questo che vuoi fare?”, chiese Blaine a quel punto, la voce velata di rabbia. “Vuoi sparire non appena ne avrai l'occasione e lasciarmi di nuovo qui da solo?”

Kurt a quel punto si morse il labbro. “N-non è stata colpa mia.”, soffiò, gli occhi pieni di tristezza. “E sì, prima ho avuto paura, volevo andarmene. Volevo andarmene perché non penso che tu ti meriti che io torni a far parte della tua vita così, e volevo solo...solo tenerti fuori da tutto. Tenerti lontano da me.”

Blaine allargò le braccia. “Beh, potevi almeno lasciarmi scegliere, Kurt.”, sbottò, gli occhi enormi e iniettati di qualcosa che fecero contorcere lo stomaco di Kurt. Si fece piccolo piccolo contro la testata dal letto, il labbro inferiore che tremava leggermente.

“Tanto me ne andrò comunque.”, sussurrò poco dopo, senza alzare il volto. “Non appena sarà passato il brutto tempo-”

“No.”, lo interruppe Blaine, cercando i suoi occhi quasi con disperazione. “Kurt, no, solo- mi dispiace di aver alzato la voce. Ma non voglio che tu vada via.”

Non distolsero lo sguardo per un tempo che parve infinito, dopo.

“Solo...resta. Resta qui per un po'. Una settimana, due, quanto tempo vorrai. Ma non andartene subito, sei...sei appena tornato.”

“Perchè?”, chiese Kurt, mettendo un'enfasi in quelle parole che fu quasi destabilizzante. Voleva solo sapere – perché.

“Perchè ti ho fatto una promessa, Kurt.”, sussurrò Blaine. “Ho promesso che non ti avrei mai lasciato solo.”

Kurt sentì qualcosa smuoversi dentro il suo petto. “Avevamo dieci anni, Blaine.”

“Lo so.”, mormorò lui. “Ma tu sei sempre tu.”, disse dolcemente, allungando una mano per sfiorargli il polso con il braccialetto. Questa volta Kurt non si ritrasse.

“E tu sei sempre tu.”, soffiò Kurt, gli angolini della bocca che si alzavano verso l'alto. Ruotò il capo verso la finestra per poter guardare fuori, gli occhi che si perdevano nella lunga distesa di neve.

“Va bene.”, disse infine. “Resto. P-per un po', ovviamente.”

Le loro mani si strinsero più forte solo per un momento.

“Okay.”, disse Blaine in un soffio. “V-vado a parlarne con i miei genitori.”, spiegò, prima di alzarsi dal letto e dirigersi verso la porta. Poco prima che uscisse dalla stanza però Kurt lo fermò.

“Blaine.”

Lui si voltò appena.

“N-non hai idea di chi sono diventato.”

Blaine gli sorrise appena.

“Credo di aver voglia di scoprirlo.”, ammise infine.

 

***

 

Kurt ricominciò a far parte della sua vita come una sorta di fantasma. Certo, era reale, corporeo – e a volte la sua presenza scivolava sulla pelle di Blaine come acqua calda. Qualcosa che riempiva i vuoti ma che al contempo era sfuggente e troppo veloce, troppo lontana. Aveva voglia di allungare le dita e afferrarlo, ma, allo stesso tempo, non osava avvicinarsi perché era come – sfiorare qualcosa di troppo fragile e troppo prezioso.

Fu come avere di nuovo la voglia di vivere, però.

Blaine portava ogni giorno a Kurt un libro diverso, e glielo lasciava davanti alla sua camera. Di quei libri che avevano letto da piccoli insieme e di cui si erano innamorati perché i protagonisti viaggiavano in mondi lontani e inafferrabili e finalmente potevano essere felici. Gli lasciò quei cibi che sapeva preferisse – i pancake e i panini al formaggio e dei dolcetti speciali. Kurt stava spesso in camera e non lo ringraziava apertamente – però a volte capitava che si vedessero per cena, o prima che Blaine uscisse per andare via, e Kurt gli offriva un sorriso – piccolo, quasi impercettibile, ma sorrideva.

I momenti più belli erano quelli in cui Blaine passava davanti al bagno e sentiva la voce di Kurt – e dio, Kurt cantava divinamente. Aveva di quelle voci melodiche e particolari che arrivavano giù, fin dentro l'anima e anche oltre, e ti trascinavano via. E Blaine ne era rimasto rapito – semplicemente, chiudeva gli occhi e si lasciava portare via dalla musica, e smetteva di avere scelta.

Smetteva di essere incompleto.

E anche se Kurt aveva ragione – erano cambiati entrambi così tanto, adesso; erano adulti, due persone completamente diverse – Blaine non aveva alcuna intenzione di venir meno alla sua promessa.

Non avrebbe mai lasciato Kurt da solo.

 

Iniziò a lasciargli anche un po' di soldi, perché non voleva che continuasse ad andare in giro con i vestiti di Blaine o con gli stracci con cui era arrivato. Glieli lasciava nascosti dentro i libri, e in cuor suo sperava gli utilizzasse al meglio che poteva.

Blaine non poteva sapere che ogni giorno Kurt voleva davvero trovare la forza di restituirglieli. Che ogni giorno rimaneva ore intere davanti alla porta con le mani tremanti e rischiava di andarsene – doveva solo un passo, allungare un piede e andarsene per sempre lasciando Blaine, ma proprio non ci riusciva. Anche se parlavano poco, e anche se quando lo facevano erano per lo più imbarazzati. C'era qualcosa che teneva Kurt bloccato – non riusciva a capire cosa, ma aveva a che fare con Blaine e i suoi occhi dolci e dorati.

Iniziò a sognarlo tutte le notti. Di avere le labbra di Blaine sulla proprie e le sue mani sulla pelle – e cominciò seriamente a darsi dello stupido, perché fino a prova contraria non sapeva se fosse gay. C'era stato quel piccolo bacio innocente – ma non poteva essere sicuro che di conseguenza Blaine fosse come lui.

E Kurt aveva perso così tante cose nella sua vita che francamente non sapeva nemmeno più come combattere per ottenerne una.

Ma semplicemente, non se ne andò mai. Lasciò che la presenza di Blaine colmasse i vuoti e che i libri che gli prestava riempissero le sue giornate. Comprò dei vestiti con i suoi soldi e si ripromise che glieli avrebbe ridati non appena il suo nuovo lavoro alla caffetteria lì vicino glielo avrebbe permesso.

I giorni passarono e così si fece Dicembre inoltrato, e per Kurt era un po' come imparare a respirare di nuovo.

 

***

 

Kurt non si aspettava di trovare Blaine in camera sua, quando riportò a posto il libro che gli aveva prestato il giorno prima. Blaine era disteso sul letto con in mano un quaderno e una penna, e non appena Kurt varcò la soglia alzò lo sguardo su di lui.

“Ehy.”, disse dolcemente. Kurt accennò un saluto muovendo la testa, ma poi i suoi occhi scivolarono sulla libreria di Blaine – e oh, si rese conto che era piena di luci e decorazioni natalizie, e un sopracciglio volò verso l'alto.

“Lucette di natale, Blaine?”, chiese. “Seriamente?”

Le guance di Blaine si tinsero di un rosso accesso. “Uhm- m-mi piacciono.”, offrì come spiegazione, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Kurt si fermò un momento a fissarle, sorridendo appena. Alzò il libro che doveva rimettere al suo posto e lo sistemò sugli scaffali con cura, prendendo poi ad accarezzare il dorso di altri che c'erano lì vicino, lo sguardo completamente rapito.

“Hai già finito di leggerlo?”, chiese Blaine a un certo punto, sembrando vagamente incuriosito. Kurt non si voltò, rimase semplicemente a fissare quei libri davanti a lui.

“Sì.”, disse con calma. “Era davvero molto bello.”, spiegò, non trovando altro da dire. “Volevo arrivare alla fine in fretta.”, sussurrò poi tra sé e sé, sperando che Blaine non avesse sentito quella frase.

Senza nemmeno capire perché, dopo un po' di tempo, si voltò di scatto verso Blaine, conficcando i suoi occhi in quelli ambra dell'altro.

“Comunque solo- grazie per quello che fai. Per i libri.”, mormorò, un velo di imbarazzo nel tono di voce. “So che non arrivano davanti alla mia stanza da soli.”

Blaine gli sorrise appena. “Non è nulla.”

Kurt schiuse le labbra per dirgli È qualcosa, invece, è tutto – ma alla fine le serrò di scatto. Si morse le labbra mentre con lo sguardo scorreva tutta la camera di Blaine – sembrava davvero confortevole, i mobili in legno scuro e le lenzuola del letto di un colore chiaro in contrasto. Creavano un ambiente caldo e accogliente.

“Mi piace l'atmosfera della tua stanza.”, disse Kurt con voce melliflua. Non sapeva nemmeno cosa stava facendo – fino a prova contraria non sapeva nulla di Blaine, o per lo meno non di quel Blaine, e aveva così paura di scoprire qualcosa che sentiva il bisogno di – di fare lo stronzo. Di comportarsi così, come un ragazzo a cui non gli importava niente. “E' perfetta per...”, lasciò la frase in sospeso, accarezzando con le dita il bordo della scrivania di Blaine. Sentiva i suoi occhi addosso, ma non osava voltarsi per incontrarli.

“Perchè ti comporti così?”, chiese Blaine a quel punto. Non c'era rabbia nella sua voce, solo semplice e scoperta attesa. Kurt tirò fuori dalla giacca dei jeans il pacchetto di sigarette mezzo vuoto che aveva preso il giorno prima, e se ne portò una alla bocca.

“Così come?”

“Così come...”, iniziò Blaine, dando un'occhiataccia alla sigaretta, “Come se dovessi dimostrarmi che sei cambiato. Che sei...diverso.”

Kurt si limitò a scrollare le spalle e accendersi la sigaretta.

“Quella ti uccide.”, borbottò Blaine.

“Un sacco di cose uccidono, Blaine.”, sussurrò Kurt, gettando la testa di lato e lasciando uscire il fumo dalle sue labbra. “Ho solo scelto uno dei tanti modi.”

Blaine a quel punto si alzò dal letto e si avvicinò a Kurt, incrociando le braccia e senza smettere un momento di guardarlo negli occhi.

“Sai, forse ci stai riuscendo.”, disse.

“Riuscendo a fare cosa?”

“A dimostrarmi che sei cambiato.”, sputò fuori Blaine. “Sei davvero diverso.”

“Cambiano un sacco di cose in otto anni, Blaine.”

“Lo so.”, mormorò Blaine, soffermandosi sulla sigaretta con lo sguardo. “Lo vedo.”, continuò poi, facendo scorrere lo sguardo sull'intera figura di Kurt, indugiando sul suo corpo sottile ma comunque ben proporzionato. Kurt cercò di mascherare il brivido che quella strana reazione di Blaine gli aveva provocato.

E Blaine voleva solo – era stanco di essergli così lontano. Di non poterlo nemmeno toccare, di non essergli vicino come voleva – quindi, se c'era solo un modo per arrivare a Kurt, allora lo avrebbe usato. Si avvicinò a lui e gli sfilò la sigaretta dalle mani, spegnendola contro un pezzetto di metallo che trovò sulla scrivania che non usava più.

“E' questo che vuoi, no?”, chiese Blaine a quel punto, vicino al suo volto. “Semplice svuotamento, niente di più.”, continuò, guardandogli le labbra. Kurt presto si trovò con le spalle appoggiate alla libreria, incapace di muoversi. Si concesse un secondo per osservare deliberatamente le labbra di Blaine – perché se prima cominciava a dubitarne, ora non aveva più dubbi: Blaine era esattamente come lui.

Per quello chiuse gli occhi, e lasciò che le loro labbra si sfiorassero per un istante. Fu come lasciare che una scossa si impadronisse dei loro corpi – e immediatamente dopo, Kurt spinse Blaine via con entrambe le mani.

“B-Blaine, no.”, disse fermamente, scivolando di lato. “Tu non- non sai in cosa ti stai cacciando, okay? Non sai quanto- quanto buio mi porto dentro.”, ansimò, passandosi una mano fra i capelli. Blaine si voltò verso di lui, gli occhi luminosi e pieni di comprensione.

“Non hai idea di cosa sono diventato.”, ripetè Kurt, stringendo forte le palpebre, come se volesse risvegliarsi da un brutto sogno. “Non sai chi sono-”

“Certo che so chi sei.”, lo interruppe Blaine, lasciandosi scappare un sorriso alla fine della frase. “S-sei quel bambino che stava piangendo e a cui ho tenuto la mano, sei- la stessa persona che ho lasciato da sola ad aspettarmi per tutto il giorno di Natale e che non si è arrabbiata, e che alla fine mi ha regalato un braccialetto per farmi smettere di piangere! Sei Kurt, il mio Kurt, quello a cui ho dato il mio primo bacio e a cui lo ridarei mille e mille volte e- e adesso sei qui, e mi fa impazzire non poterti nemmeno stringere o- dirti che andrà tutto bene, che insieme sistemeremo tutto, e-”

Le labbra calde di Kurt interruppero quel flusso eterno di parole, scontrandosi sulle sue irruentemente come se avessero bisogno di tutto quel calore, di quella pienezza – e Kurt mentre baciava Blaine sperò che non si accorgesse che nel frattempo aveva iniziato a piangere, perché non voleva farsi vedere mentre piangeva, era qualcosa che odiava.

“Sta' zitto.”, ansimò Kurt sulle sue labbra, spingendolo verso il letto con le mani tremanti. “Solo- zitto e baciami.”, gli ordinò, aggrappandosi al maglioncino con entrambe le mani e sfilandoglielo con un movimento fluido. Blaine subito dopo cercò le sue labbra e il suo collo limpido mordendo lembi di pelle e succhiando forte – facendo gemere Kurt senza vergogna.

Si ritrovarono presto inginocchiati sul letto mentre le mani vagavano e le labbra non riuscivano a stare le une senza le altre – era come se dovessero recuperare il tempo perduto, come se ogni bacio avesse il potere di sistemare i loro pezzi distrutti. Quando Blaine fu senza maglietta Kurt passò un singolo dito lungo tutto il suo petto e chiuse gli occhi, sentendo la sensazione della pelle calda sotto di sé e miagolando di piacere.

“Blaine.”, lo chiamò. Non sapeva cos'altro dire, cos'altro valesse la pena di essere detto. “Blaine-”

Blaine lo interruppe baciandolo forte, spingendo la lingua dentro la sua bocca e leccando parte del palato – mentre con entrambe le mani gli teneva le testa ferma, il corpo contro di sé.

Blaine lasciò che Kurt si preparasse da solo – lo guardò con gli occhi enormi e la schiena inarcata, mentre Kurt spingeva le sue stesse dita nella stretta apertura piagnucolando e preparandosi per lui – e poi semplicemente si sedette sopra il suo corpo, afferrando saldamente le mani di Blaine.

“Non sei solo, Kurt.”, ansimò Blaine, mentre Kurt si muoveva veloce sopra di lui. “N-non sei più solo-”

E Kurt si sforzò di colmare quel vuoto muovendosi sempre con più forza perché ne aveva bisogno, mordendosi forte le labbra per impedirsi di dire qualcosa di insensato, come Grazie di essere qui o Credo di amarti e Sarei dovuto tornare tanto tempo fa – e si concentrò sul cieco, totalizzante piacere per non scoppiare a piangere da un momento all'altro.

Blaine si mise a sedere e baciò Kurt di sfioro quando entrambi vennero; lo tenne forte tra le sue braccia e continuò a muoversi sotto di lui per dargli tutto quello che voleva dargli, e poi quando tutto fu calmo rimase semplicemente lì, con le labbra semi-aperte sul collo di Kurt, a lasciargli impercettibili sfiori.

Kurt gli baciò un pezzetto di sopracciglio prima di scivolare di lato – e Blaine vide che faceva per recuperare i vestiti, ma bloccò il suo polso con una mano e lo trascinò vicino a sé, permettendogli di distendersi sul suo petto.

“Non so cosa dire, Blaine.”

Blaine gli baciò i capelli e prese ad accarezzargli la schiena nuda con la punta delle dita.

“Non dire niente adesso.”, gli disse dolcemente. “Ci pensiamo domani.”

Si addormentarono quasi nello stesso istante, senza separarsi nemmeno un po' durante il sonno di quella notte.

 

***

 

Quando Kurt si risvegliò quel mattino era solo nel letto e le lenzuola accanto a sé erano fredde. Aprì gli occhi con estrema calma per abituarsi alla fioca luce che entrava attraverso le finestre, e con un colpo di reni si sollevò affondando le mani nella coperta che aveva tenuto caldi i loro corpi quella notte.

Kurt si morse forte il labbro inferiore, nel momento in cui sentì il vago sentore della pelle di Blaine pungergli le narici. Cosa diamine aveva fatto? Blane non era di certo quel tipo di ragazzo da volere solo il corpo delle altre persone. E nemmeno Kurt con lui voleva solo quello, ma – non era decisamente pronto ad avere qualcosa di più. Era così spezzato dentro – non sarebbe mai riuscito a tenere in pezzi anche un'altra persona.

Per la prima volta nella sua vita, però, Kurt aveva la sensazione di non dover scappare. Doveva rimanere lì con Blaine e cercare di rimediare, forse – perché ora più che mai non avrebbe mai, mai potuto perderlo.

Afferrò i vestiti del giorno prima e se li rimise in velocità, poi frugò nel cassetto dell'armadio di Blaine e recuperò una delle sue felpe. Non appena la stoffa avvolse dolcemente il suo petto si sentì inondare dal dolce profumo di Blaine – e con un brivido si ricordò di tutto ciò che era successo quella notte, dell'attenzione e la premura con le quali Blaine si era preso cura di lui e il modo in cui lo aveva stretto dopo, quando si stavano per addormentare – e gli venne istintivo avvolgere le braccia al suo stesso petto, come per proteggersi da qualcosa che era troppo bello e troppo grande.

Dalla cucina proveniva un vago sentore di arancio e lo sfrigolio di qualcosa che si cuoceva in padella. Quando Kurt entrò trovò Blaine ai fornelli vestito semplicemente e con i ricci sparpagliati ovunque – e non fece in tempo a dire molto che lui si voltò con un sorriso piccolo a increspargli il volto.

“Ehy. Buongiorno.”, sussurrò. “Ti piacciono i pancakes all'aroma di arancia, vero? Mi ricordo che da piccolo li mangiavi.”, spiegò, senza smettere di guardarlo. Kurt si sedette al tavolo di fronte a lui, stringendo forte la felpa di Blaine attorno a sé.

“Uhm- sì.”, borbottò. “Credo di sì.”

Blaine raccolse con una forchetta i pancakes già pronti e li adagiò a un piatto che poi porse a Kurt.

“Hai la mia felpa”, costatò Blaine semplicemente, affondando la forchetta nel piatto di fronte a sé. Kurt deglutì.

“Avevo un po' di freddo.”

“Va bene.”, disse piano Blaine. “Sta meglio a te, comunque.”

E no, non poteva fargli quello. Blaine era così dolce e puro e immacolato e non c'entrava niente con i casini della sua vita, e Kurt semplicemente non poteva rovinargliela.

“Blaine.”, sussurrò, cercando di trovare il coraggio di andare avanti. “Riguardo a stanotte, io...”, cominciò, stringendo così tanto i lembi della felpa di Blaine da farsi venire le nocche bianche. “Non avrei dovuto lasciare che accadesse.”, si concesse di dire infine. Blaine posò la forchetta e lo guardò con attenzione.

“N-non avrei dovuto...”, cominciò, muovendo a disagio una mano, “Non sarebbe dovuto succedere. E ti prometto che non succederà più.”

Blaine ispirò con calma.

“Non hai provato niente?”

Il respiro di Kurt si bloccò da qualche parte nella gola.

“B-Blaine...”

“No, solo- rispondi. Non- non ha significato niente, per te?”

Kurt sentiva gli angoli dei propri occhi pizzicare.

“Ha significato tutto.”, soffiò dopo diverso tempo, perdendosi per un attimo negli occhi ambra di Blaine. “Era la prima volta che-”, che provavo qualcosa. Un rantolo, e Kurt si portò una mano sullo stomaco. “E' solo che non posso- non posso farti questo, Blaine. Sono così spezzato, io- io sono sicuro che adesso non potrei darti di più.”, mormorò. “Vorrei, ti giuro che vorrei, è solo che-”

“Shhh- ehy, va tutto bene.”, disse dolcemente Blaine, alzandosi dalla sedia per raggiungere Kurt dall'altra parte. Gli prese il volto tra le mani e cominciò a scacciare via qualche lacrima. “Va bene, possiamo- possiamo essere tutto ciò che vuoi che noi siamo.”

Kurt chiuse gli occhi per un singolo istante e respirò a fondo, cercando di calmarsi. Cercò con le mani gli avambracci di Blaine, e senza nemmeno rendersene conto immerse la testa nel suo petto, in una richiesta silenziosa che Blaine lo abbracciasse.

E Blaine lo fece. Non indugiò un attimo, a dire il vero – chiuse le braccia attorno al suo corpo e appoggiò le labbra ai suoi capelli, facendo un po' di pressione e lasciandogli dei baci sfiorati.

“Mi sei mancato tantissimo, Blaine.”, sussurrò Kurt a quel punto, facendosi piccolo piccolo tra le sue braccia. “Così tanto- mi dispiace di essermene andato, di non aver provato a cercarti. Di essermi comportato così- non ero io-”

“Lo so che non eri tu.”, mormorò Blaine, tenendolo stretto. “Ma adesso va bene. Va tutto bene.”

Blaine lo cullò e lo tenne al sicuro finchè Kurt non riuscì a calmarsi – e quando ormai c'era solo il suono dei loro respiri sincronizzati in cucina, si chinò e vicino al suo orecchio sussurrò qualcosa.

“Non sei più solo.”

Kurt lo guardò a sua volta, e trovò il coraggio di rispondere.

“Nemmeno tu.”

 

***

 

In qualche inspiegabile modo, poi, ricominciarono a sistemare i pezzi. Smisero di non parlarsi mai e di evitarsi, ma ricominciarono a scoprirsi attraverso le cose che amavano fare – come leggere, o con stupore di entrambi, grazie alla musica.

A volte si ritrovavano con le labbra vicine e una voglia primitiva di assalirsi e baciare mordere ovunque, ma non succedeva mai. Almeno finchè una notte Kurt sgattaiolò in camera di Blaine dicendogli che aveva fatto un incubo, e senza nemmeno capire come si ritrovarono nudi e vicini e intrecciati e tutto smise di essere innocente, ma era solo in quei momenti che a loro sembrava di respirare.

Si ostinavano a credere che fosse puro e semplice sesso, svuotamento – ma quando Blaine si chinava per baciargli il cuore o Kurt si sporgeva un po' di più per coprire le labbra di Blaine quando era tutto finito, smetteva di essere solo quello. Forse era sempre stato di più. Forse non aveva un nome. Ma era quello che avevano, ed era abbastanza.

Kurt iniziò ad abituarsi alle braccia di Blaine attorno a sé mentre si addormentava, e Blaine alla consistenza delle pelle lattea di Kurt sotto le dita.

E fu come – imparare a camminare. Un passo alla volta, con calma – e a volte cadevano e si facevano male, ma la maggior parte delle volte valeva la pena rialzarsi in piedi e ricominciare tutto da capo.

 

***

 

Kurt stava dormendo sul divano dopo aver visto un noiosissimo programma di cucina quando sentì qualcuno svegliarlo con delle carezze. Aprì gli occhi con un borbottio sommesso.

“S-stavo facendo un bel sogno, Blaine-”

“Sognavi me?”

Kurt grugnì. “Wow, sei così modesto-”

“Avanti, pigrone.”, lo prese in giro Blaine, aiutandolo a sedersi. “Dobbiamo fare una cosa.”

Lo portò in salotto, dove c'erano degli scatoloni dall'aspetto usato e polveroso. Kurt arricciò il naso.

“Cosa dobbiamo fare?”, chiese, alzando una mano per stropicciarsi gli occhi.

“Semplice.”, sussurrò Blaine, andando ad aprire il primo scatolone davanti a loro. “Facciamo l'albero di Natale.”

Gli angolini della bocca di Kurt scattarono verso l'alto.

“N-non ho mai fatto l'albero di Natale.”

Blaine gli regalò un sorriso ampio – di quelli che avevano la capacità di illuminare l'intera stanza.

“Allora rendiamo questa la tua prima volta, che ne dici?”, sussurrò, allungando una mano per prenderne una delle sue.

Mentre facevano l'albero non fecero altro che guardarsi di sfuggita e sorridere – Kurt aveva paura di tutto, di rompere qualcosa o di mettere una pallina al posto sbagliato – ma Blaine gli insegnò che non esistevano regole quando si faceva un albero di Natale: era un po' tutto più speciale in quel modo.

Alla fine ammirarono insieme il risultato, gli occhi di Kurt che scintillavano di pura e autentica meraviglia, e Blaine non riuscì proprio a impedirsi di annullare la loro distanza e posargli un bacio sulla guancia. Lungo, intenso, sentito.

Kurt arrossì ma cercò di non farsi vedere, e Blaine pensò che forse era quello ciò che si provava quando si amava una persona. Non esistevano regole, era tutto magico. Un po' come quando fai un albero di Natale.

 

***

 

Blaine stava guardando la TV quando sentì dei passi provenire dalla cucina – era Kurt, avvolto da una coperta e con i capelli spettinati.

“N-non riesco a dormire se tu non sei nel letto con me.”, soffiò, guardandolo di sfuggita. Blaine gli sorrise e allargò le braccia.

“Vieni qui.”

Kurt lo raggiunse in piccoli passi e si rannicchiò contro il suo petto, distendendo il resto del corpo sul divano insieme a quello di Blaine. Le loro gambe si intrecciarono, e da quella posizione Kurt riusciva a sentire il battito del cuore di Blaine.

“Kurt?”

“Mmmmh?”

“Lo hai sempre tenuto? I-il braccialetto, intendo.”, mormorò Blaine, le parole che si infransero nel buio della stanza. “Lo hai sempre tenuto?”

Kurt sbattè le palpebre una singola volta.

“Sempre.”, sussurrò. “Quando...quando c'era tutto buio e mi sembrava di soffocare, mi bastava sentirlo sotto le dita per stare meglio.”, spiegò. “P-pensavo a te, a quando me lo avevi dato, e mi dicevo che dovevo essere forte. Avere coraggio. N-non era come averti lì, ma potevo...fingere. E a volte è meglio fingere che essere soli.”

Blaine lo strinse così forte da temere di togliergli il fiato.

“Sono andato al parco ogni giorno, dopo che te ne sei andato.”, ammise Blaine, le labbra tra i suoi capelli. “Fingendo che fossi lì. T-ti parlavo, a volte. So che è ridicolo-”

“Non è ridicolo, Blaine.”

“Forse hai ragione tu. A volte è meglio fingere.”

Kurt gli baciò il punto in cui batteva il cuore – non seppe perché lo fece, ne sentiva semplicemente il bisogno.

“Adesso però sono qui.”, disse piano, quasi impercettibilmente. “Tienimi con te.”

 

***

 

E il giorno dopo effettivamente ci tornarono, al parco. C'era un sottile strato di neve per terra perché aveva nevicato per tutta la notte, e quella distesa ghiacciata ricordava tanto loro i primi incontri, quelli in cui erano così piccoli da non sapere niente del mondo, ancora, anche se al contempo avevano saputo capire mille e mille cose.

Rimasero in silenzio per un tempo che parve infinito, almeno finchè Blaine dal nulla non raccolse un mucchietto di neve e lo gettò addosso a Kurt, che spalancò la bocca.

“Blaine!”, gridò, scrollandosi di dosso tutta quella neve. “Dei- è ghiacciata! Ti odio!”

Blaine non riusciva a smettere di ridere. Raccolse ancora un po' di neve e la lanciò verso Kurt, che questa volta riuscì a spostarsi di lato.

“Vuoi la guerra?”, chiese con un sopracciglio alzato. Prese a sua volta un po' di neve e la lanciò contro Blaine beccandolo sulla spalla, e da quel momento iniziò una battaglia senza fine, che durò quasi tutto il pomeriggio, fino all'imbrunire. Fecero un pupazzo di neve e gli angeli muovendo le braccia per terra – e quando alla fine della serata Blaine aiutò Kurt ad alzarsi da terra si ritrovarono con i volti vicinissimi e una voglia tremenda di annullare quella stupida distanza, ma non lo fecero.

“E' meglio se rientriamo.”, soffiò Blaine, senza smettere di osservare le labbra di Kurt. Si separarono con riluttanza e si diressero verso casa, correndo verso il bagno per non bagnare tutto.

“Mi faccio una doccia veloce così poi puoi andare tu.”, sussurrò Blaine, chiudendosi la porta del bagno alle spalle e lasciando Kurt in camera. Si spogliò velocemente e si passò una mano tra i capelli fradici, e una volta che ritrovò nudo in mezzo alla stanza avvolse il proprio petto con le braccia e pensò-

Ho davvero bisogno di lui.

Kurt entrò in bagno cercando di fare meno rumore possibile, camminando in punta di piedi e stringendo i denti per evitare che battessero. Vedeva già Blaine sotto il getto della doccia – e nessuno dei due disse niente quando Kurt entrò sotto il getto d'acqua e premette le proprie labbra contro quelle di Blaine. Lasciò che lo avvolgesse tra le sue braccia, lasciò che l'acqua scorresse sui loro corpi e portasse via tutto il freddo – lasciò che Blaine afferrasse le sue mani e le portasse sopra la sua testa, baciandolo con foga e voglia e assoluto desiderio e devozione.

Lo guardò attraverso le ciglia bagnate di sfuggita, beandosi di quel piccolo scorcio di ambra dorata che vide.

Sono così innamorato di te.

Ma non poteva dirlo. Non ancora, o forse mai; e per quello lo baciò con più forza e cercò più contatto contro il suo corpo, le mani che andarono alla ricerca delle sue natiche per far sbattere insieme i loro corpi – e Blaine fece l'amore con lui con così tanta dolcezza da fargli credere per un attimo che fosse prezioso. E poi rimasero lì, con l'acqua che li levigava e senza muoversi – Blaine ancora dentro di lui e Kurt con le gambe attorno al suo bacino, seduti per terra, le labbra che sfioravano.

“Non lasciarmi.”, gli chiese Kurt, respirando la sua pelle. “Ti prego, non lasciarmi mai.”

 

***

 

Blaine cercò una cosa quel mattino, mentre Kurt dormiva ancora nel loro letto, la schiena nuda mossa dai leggeri respiri e illuminata dai pallidi raggi di sole che provenivano dalla finestra lì accanto. Era qualcosa che non usava più e che voleva far vedere a Kurt, sperando che gli piacesse.
Quando la trovò un sorriso trionfante si dipinse sul suo volto - poi fece qualche passo verso il letto e svegliò Kurt baciandogli una spalla.
"Kurt, devi assolutamente vedere questa cosa.", disse vicino al suo orecchio, ridendo con dolcezza. Kurt ruotò il capo verso di lui, gli occhi incredibilmente limpidi e azzurri.
"S-sonno."
"Lo so, ma ti passerà dopo la mia proposta.", mormorò Blaine, scostandogli i capelli dalla fronte. Kurt a quel punto si mise a sedere con attenzione, stando attento a non far scivolare la coperta di lato, visto che era ancora nudo.
"Ecco qui.", sussurrò dolcemente Blaine, posando sopra la testa di Kurt un cappello con dei pon-pon attaccati. "Io non lo usavo più, e ho pensato- che potesse piacerti, ecco.”
Kurt allungò una mano per tastare la consistenza della stoffa, e si ritrovò a sorridere.
"È così carino.", ammise, portandoselo davanti agli occhi per guardarlo meglio. "Mi piace.", decretò infine ridacchiando, arricciando il naso in quel modo che lo faceva sembrare davvero felice. Blaine gli accarezzò un polso con dolcezza e reclamò i suoi occhi.
"Ti va di fare shopping di Natale con me, oggi?", chiese Blaine lentamente, senza lasciare gli occhi di Kurt per un attimo. Era come - ipnotizzato. "Non sono bravo, sbaglio sempre qualcosa...", spiegò poi, la voce che traspariva un po' di disagio. “E magari tu potresti aiutarmi. Solo se vuoi, non voglio obbligarti a fare niente-”

“Blaine.”, lo interruppe Kurt, con voce bassa e roca. “Certo che lo faccio.”, sussurrò, gli occhi illuminati da mille luci diverse. Blaine si morse il labbro e sorrise ancora più ampiamente, intensificando le carezze sul suo polso. Voleva baciarlo. Baciarlo come facevano le persone che si amavano e ringraziarlo in quel modo semplice – ed effettivamente si sporse verso di lui, ma alla fine non raccolse le labbra di Kurt. Scrollò la testa, ridacchiando confuso.

“Ti...ti lascio preparare.”, disse infine, allungando una mano per accarezzargli distrattamente uno zigomo. Non si rese conto che Kurt tremò leggermente sotto il suo tocco.

Quando Blaine uscì dalla stanza Kurt chiuse gli occhi e si portò il capellino sul viso per sentirne il profumo – il cuore che batteva veloce nel petto, quasi come se volesse scivolare via.

 

***

 

Andarono in un centro commerciale lì vicino, pieno di negozi e luci sparpagliate ovunque, che creavano quell'atmosfera che gridava calore e famiglia e casa e Presto sarà Natale, e Kurt – Kurt non aveva mai visto niente del genere, fino a quel momento. Per lui il Natale era sempre stata una festa vista da lontano, non era mai riuscito a festeggiarla come si deve, e improvvisamente ritrovarsi catapultato in quel mondo lo faceva sentire bene, più se stesso.

Blaine gli teneva la mano, mentre camminavano tra un negozio e l'altro. Stringeva forte le sue dita e indicava le cose che vedeva in vetrina con fierezza – e anche se a Kurt diede un po' fastidio, gli prese un po' di regali. Un cravattino bianco, per prima cosa, perché a detta di Blaine un ragazzo gay non avrebbe mai dovuto possedere un armadio senza un cravattino – poi un peluche – Seriamente, Blaine, mi stai davvero regalando un peluche? - dei maglioncini e un abito da sera che era costato una fortuna – ma Kurt promise a Blaine che gli avrebbe restituito ogni singolo centesimo, perché non gli andava di fare quella figura.

E Blaine era come – luce. Luce calda. Di quella di cui hai bisogno dopo che sei stato troppo tempo a contatto con il freddo e con la neve, e Kurt a volte si soffermava a guardarlo e notava particolari che non aveva mai visto prima, e aveva quasi voglia di scoppiare a ridere per tutto quello che Blaine stava facendo per lui.

Lo aveva salvato. Lo stava salvando da sé stesso, ogni singolo giorno.

Mangiarono una mela caramellata e bevvero del caffè – Kurt sporcò il naso di Blaine con un po' di panna e gli occhi ambra di Blaine divennero luminosi, perché sembrava davvero che volesse dirgli Ti stai lasciando andare per me, vedi che è semplice?

E Kurt voleva smettere di aver paura, almeno per un po' di tempo.

Per tornare alla macchina passarono davanti a negozio che Kurt prima non aveva notato, e in vetrina si rese conto che avevano esposto un paio di guanti simili a quelli che Blaine gli aveva prestato da piccolo – e si concesse un sorriso triste, perché quei guanti erano andati perduti nel corso dei suoi vari traslochi. E aveva pianto così tanto quando era successo.

“Kurt?”, lo chiamò Blaine, tendendo una mano verso di lui. “Tutto okay?”

Kurt distolse lo sguardo. “C-certo, scusami.”, sussurrò. Tese la mano verso Blaine e si lasciò trascinare lontano.

Non si rese conto che Blaine gettò un'occhiata indietro per controllare cosa Kurt avesse guardato. E non si accorse del sorriso piccolo e assolutamente furbo che comparve sul suo volto.

 

***

 

Sua madre e suo padre lo guardavano con severità, di fronte a lui.

“Vogliamo che tu porti una ragazza, al ballo che terremo per la Vigilia.”, disse fermamente suo padre, indicando l'invito di carta elegante sopra il tavolo di fronte a sé.

Blaine aggottò le sopracciglia.

“I-io non...”, cominciò Blaine. “Non ho una ragazza.”, sussurrò naturalmente. “S-sono gay, ricordate?”

“Non dire quella parola.”, lo rimproverò suo padre. “P-puoi essere quello che ti pare, ma almeno la Vigilia, almeno davanti ai miei colleghi, fa' questo sforzo, Blaine.”, borbottò. “Porta una ragazza.”

Blaine non dovette pensarci nemmeno un secondo – si strinse il corpo con le braccia e puntò gli occhi in quelli di suo padre.

“Io voglio portarci Kurt.”

“Quel- quel ragazzino che vive in casa nostra? Voglio dire- con tutte...le persone che ci sono a questo mondo, proprio con quello hai deciso di essere...”

Blaine voleva dire che non poteva scegliere di fare proprio niente, ma non volle alzare la voce.

“Mi dispiace, papà.”, sussurrò tristemente. “Ma non ho intenzione di accontentarti, questa volta.”

Suo padre si alzò in piedi di scatto, facendo spaventare la madre di Blaine accanto a lui.

“Sei cambiato radicalmente da quando quella ragazzina ti sta intorno!”, urlò, puntandogli il dito contro. “Seriamente, Blaine? Seriamente vuoi dimostrare di essere così poco uomo portando lui alla festa? Di fronte a tutte le persone che ci stimano?”

“Kurt non è una ragazzina.”, ringhiò Blaine, gli occhi che pizzicavano. “L-lui mi fa stare bene, non mi fa più sentire solo- se fosse per voi sarei impazzito, non ci siete mai, mai- non siamo nemmeno una famiglia-”

“L'hai rovinata tu, Blaine!”, gridò suo padre. “Tu e il tuo fottuto problema- sei l'abominio di questa famiglia, Blaine, io e tua madre non abbiamo fatto altro che vergognarci di te-”

Ma Blaine era già scappato.

Stava scappando lontano, lontano lontano lontano da tutto quel dolore e correva così veloce che le sue gambe bruciavano e facevano male – non si accorse che qualcuno lo stava seguendo, chiamando ripetutamente il suo nome. Non riuscì nemmeno ad accorgersi che a un certo punto si era rannicchiato per terra e aveva cominciato a piangere, la testa immersa nelle ginocchia e il corpo che tremava.

“Blaine.”, lo chiamò quella voce cristallina. “Blaine, shhh, va tutto bene, sono io.”, gli disse dolcemente. Sentì una mano calda sulla schiena e un'altra tra i ricci, e solo allora riuscì ad alzare lo sguardo.

Kurt era inginocchiato di fronte a lui con gli occhi lucidi e le guance arrossate – c'era freddo, un freddo che penetrava fin dentro le ossa.

“Hai s-s-sentito tutto, vero?”, chiese Blaine in un sussurro. Kurt tese le mani sul suo volto e trascinò via qualche lacrima con i palmi. “M-mi dispiace che abbiano detto quelle cose su di te-”

“Non fa niente.”, disse con dolcezza. “Non fa niente, Blaine, è tutto a posto adesso.”, cantilenò con semplicità, avvicinandosi a Blaine per poterlo abbracciare. Si inginocchiò in mezzo alle sue gambe, e Blaine fece passare entrambe le mani attorno al suo corpo per tenerlo vicino.

“Abominio.”, sussurrò Blaine. “Mi hanno chiamato-”

“Shhh.”, lo interruppe Kurt, baciandogli i capelli. “Non ripeterlo. N-non è vero. Non lo pensano.”

“Forse hanno ragione.”, soffiò Blaine, stringendolo più forte. “Forse, forse-”

“Non pensarlo nemmeno per un istante, Blaine.”, gli disse Kurt, baciandolo sulla testa. “Sei perfetto.”

“N-non sono perfetto. Non lo sono- non-”

“Per me lo sei.”, mormorò Kurt dolcemente. “Non so se ti basta, ma per me lo sei.”

Blaine a quel punto pianse più forte – singhiozzando e tremando tra le sue braccia, e Kurt non lo aveva mai visto così. Era così devastante da togliergli il fiato. Lo tenne stretto per diverso tempo, almeno finchè non lo costrinse ad alzarsi e lo accompagnò di nuovo in casa, al caldo, dove potevano farsi una doccia e mangiare qualcosa.

Quando Blaine fu lavato – la sua pelle sapeva di vaniglia e di sole, e Kurt si era praticamente innamorato di quel miscuglio di fragranze – Kurt concesse a Blaine di distendersi vicino a lui sul letto, e non smise mai di tenerselo vicino.

“...mi basta, Kurt.”, disse a un certo punto Blaine, baciandogli un pezzetto di mandibola. “Mi basta.”

Kurt sorrise e gli accarezzò indietro i capelli.

“Vieni al ballo con me.”, sussurrò Blaine a un certo punto. Era stanco, sul punto di addormentarsi, Kurt riusciva praticamente a percepirlo.

“Piccolo, io- non credo sia una buona idea.”, borbottò Kurt, arrossendo per il fatto di averlo chiamato in quel modo. Non ci aveva nemmeno pensato. “I tuoi genitori potrebbero dirti qualcosa di brutto, e io non voglio.”

“Non m'importa.”, sussurrò Blaine. “Non c'è altra persona con cui voglia andarci se non con te.”

Kurt cercò le sue labbra a quel punto. Fece per baciarle, ma si rese conto che non riusciva, che era più forte di lui, così alla fine si limitò a far aderire le loro fronti.

“Ci vengo.”, mormorò infine. “Non ti lascio solo.”

Blaine sorrise appena, gli occhi velati di lacrime.

“Non essere triste.”, gli sussurrò Kurt, soffiando vicino alle sue labbra. Lavorò con il proprio polso per sfilarsi il braccialetto, e con un movimento fluido lo agganciò a quello di Blaine. Sorrisero appena entrambi quando successe, e si guardarono negli occhi con pura intensità - Avresti dovuto essere qui sempre, a colmare i miei vuoti.

“Così non sarai più triste.”, mormorò Kurt, sporgendosi per baciare l'angolo della sua bocca. Blaine si avvicinò ulteriormente a lui, immergendo la testa nella sua spalla e beandosi del profumo leggero di Kurt.

Avrebbe voluto dirgli che lo amava. Che lo amava da quando erano bambini, probabilmente – da quando Blaine non aveva la più pallida idea di cosa volesse significare la parola amore, o che conseguenze potesse avere un bacio, o come si faceva a salvare la vita di un'altra persona.

Pensò che fosse presto, e alla fine non lo disse.

“Ho sempre avuto solo te.”, sussurrò Blaine a un certo punto, ormai sul punto di addormentarsi. “Sempre e solo te, Kurt.”

 

***

 

Blaine si stava sistemando allo specchio il papillon nero, quando una voce cristallina lo raggiunse dal bagno.

“B-Blaine-”, lo chiamò Kurt, “Credo di avere dei seri problemi con questo...questo coso- cravattino.”, disse. Sembrava stesse facendo una maratona. Blaine ridacchiò muovendo le sue dita abilmente sul proprio papillon e sistemandoselo come meglio poteva.

“Vieni qui, ci penso io.”, disse, sistemandosi poi il ciuffo di capelli con le dita. Aveva optato per metterci sopra un po' di gel – ma non troppo, perché sotto consiglio di Kurt aveva dei bei capelli e non valeva la pena coprirli.

“Sto arrivando.”, sentì mormorare. Blaine si voltò con un piccolo sorriso, armeggiando con i gemelli della camicia.

“Guarda che non c'è niente di difficile-”, cominciò a dire, ma non riuscì mai ad arrivare alla fine della frase, perché non aveva mai, mai visto qualcosa di più raggiante in vita sua. Kurt era – stupendo, molto più che stupendo, e non esistevano parole in una lingua conosciuta che potessero esprimere quanto in quel momento semplicemente – brillasse. Più di un sole, più di tutto.

Kurt respirava a fondo, gli occhi in quelli di Blaine.

“V-va tutto bene?”, chiese Kurt in un sussurro, un vago luccichio negli occhi che inghiottì le scintille delle luci che c'erano lì attaccate alla libreria.

“Sì- sì, certo che va tutto bene.”, mormorò Blaine, balbettando un pochino all'inizio della frase. “E' solo che...s-sembri un principe.”, disse semplicemente, un po' senza fiato.

Kurt non riuscì a impedirsi di sorridere.

“D-davvero?”

Blaine si avvicinò a lui con un meraviglioso sorriso. “Non potrei mai mentirti.”, sussurrò, allacciando le dita al suo cravattino bianco per poterglielo sistemare. “Sai, proprio- uno di quei principi di cui leggevamo da piccoli.”

Kurt ridacchiò, sembrando un tantino nervoso.

“Anche tu sei bellissimo.”, disse semplicemente, guardando un punto imprecisato del suo petto. “E volevo solo- sai, essere all'altezza stasera, per poterti stare accanto.”, soffiò.

Blaine appoggiò due dita sotto il suo mento, per far sì che lo guardasse negli occhi.

“Non pensare mai di non essere abbastanza.”, gli sussurrò, immergendosi in quei suoi infiniti occhi blu. E anche oltre, scavò a fondo, lì dove c'erano tutte le ferite e tutte le imperfezioni – lì dove solo Blaine aveva il coraggio di arrivare, lì dove nessuno era mai stato prima.

Lasciò che Blaine gli prendesse la mano e lo portasse giù dalla scale – il salone era già pieno di persone vestite bene con calici in mano, e Kurt trovò la forza in quel groviglio di dita di guardare avanti senza paura.

 

C'erano troppe persone. Troppe luci e troppi bicchieri di cristallo e troppe voci intorno a loro – alcune signore si voltavano continuamente a fissarlo e Kurt solo- non riusciva a fare altro che nascondersi dietro Blaine, o cercare la sua mano. Blaine dal canto suo era completamente a suo agio – parlava con amici e parenti e teneva Kurt sempre vicino, come a dirgli Non ti lascio scivolare via.

Kurt conobbe sua nonna e praticamente se ne innamorò – fu l'unica a non fare commenti strani, si limitò a dirgli che era un bellissimo ragazzo e che nei suoi occhi aveva la purezza, e Kurt si rese conto che doveva amare Blaine con tutto il suo cuore, semplicemente dal modo in cui lo guardava.

Ma altri – altri erano diversi. Osservavano Kurt e Blaine con disprezzo, e Kurt a volte non riusciva distogliere lo sguardo e si perdeva in quegli occhi costruiti di odio e ignoranza – per fortuna però poi arrivavano le labbra di Blaine vicino all'orecchio e la sua voce calda e rassicurante – Ci sono io, va tutto bene, non sei solo – e Kurt ci credeva.

Gli bastava.

A un certo punto Blaine posò il calice del suo vino e trascinò Kurt in mezzo al salone.

“Blaine-”

“Balliamo.”, disse Blaine di getto, sorridendogli con quel sorriso che illuminava il mondo. Kurt gettò diverse occhiate alle persone che li circondavano.

“Blaine, forse- forse non è il caso.”, sussurrò, praticamente correndo per stargli al passo. Blaine si voltò di scatto e gli afferrò saldamente i fianchi, facendo aderire dolcemente le loro fronti.

“Balla con me.”, ripetè, gli occhi chiusi e l'espressione praticamente – persa. “Fa' finta che ci siamo solo noi. Non esistono gli altri. Solo io e te.”

Kurt a quel punto deglutì. Sorrise appena, pensando che si sarebbe sempre fidato di Blaine, e anche oltre se esisteva un oltre – e alla fine, con estrema delicatezza, sollevò le mani. Una l'adagiò ala spalla di Blaine, mentre con l'altra strinse forte la sua, a mezz'aria, mentre Blaine lo teneva saldamente per i fianchi con un braccio.

“Proprio come nelle fiabe, Blaine.”

Blaine rise. “Ho sempre voluto darti una fiaba.”, sussurrò lui, vicino alle sue labbra. “I momenti in cui leggevi le favole erano i pochi in cui solo- sorridevi senza alcuna preoccupazione.”

Kurt si morse il labbro inferiore, il cuore che precipitava nello stomaco.

“Era per te.”, ammise dolcemente. “Sorridevo grazie a te.”

Continuarono a dondolare sul posto dicendo tutto e niente, talvolta ridacchiando e altre volte lasciando cadere il volto sulla spalla dell'altro – e facendo finta che esistessero solo loro.

Almeno finché la musica non si interruppe bruscamente, ed entrambi alzarono il volto per notare a qualche metro da loro il padre di Blaine che li guardava con severità, un velo di pura rabbia che scivolava nelle rughe della sua espressione.

“Ti avevo detto di stargli lontano.”

Blaine coprì Kurt con il suo stesso corpo.

“N-non sarei mai venuto senza di lui.”

La mamma di Blaine si avvicinò presto al signor Anderson, allarmata.

“Arold- ti prego, non stanno facendo del male a nessuno.”

No.”, ringhiò il padre di Blaine. “Devono capire che questo è un affronto e che devono smetterla subito.”

Blaine sentì il corpo di Kurt perdere consistenza dietro il suo.

“Io- forse è meglio che vada.”, sussurrò, prima di correre verso la porta e scappare lungo il corridoio. Blaine lo osservò andare via con qualcosa di orribile contorcersi nello stomaco.

“Tu davvero non lo capirai mai.”, soffiò Blaine, cercando gli occhi di suo padre. “Non capirai mai quanto stai sbagliando.”

“Blaine, ora smettila-”

“No, smettila tu!”, gridò Blaine. Di fronte a tutti, fieramente. “Ti vergogni così tanto di far vedere che tuo figlio è gay, ma non ti vergogni di dire loro che ogni sera mi lasciavate da soli, quando nemmeno avevo dieci anni? Che la maggior parte dei miei compleanni li ho dovuti fare dalla nonna? Che quasi sempre vi- vi dimenticavate di che giorno veniva? O- o il fatto che fossi l'unico bambino a cui hanno dovuto spiegare chi fosse Babbo Natale, e che portava i regali? Di questo non vi vergognate minimamente?”

Sia il signore che la signora Anderson non sapevano cosa dire, stretti l'uno all'altro con un'espressione angosciata in viso.

“Ecco.”, soffiò Blaine. “Come pensavo.”

Si incamminò a grandi passi verso la fine della sala, perché voleva mettere più distanza possibile tra di lui e quel mondo.

Poco prima di chiudersi la porta alle spalle osservò suo padre negli occhi, e osò sorridere.

“E comunque-”, disse a voce alta, in modo che tutti lo potessero sentire, “Kurt è molto più uomo di te, e della maggior parte dei tuoi colleghi omofobi che hai invitato qui questa sera.”

 

Trovò Kurt al parco, naturalmente. Rannicchiato su una panchina con le braccia strette intorno al corpo per tenersi al caldo. Spalancò gli occhi quando vide arrivare Blaine.

“Blaine!”, esclamò, alzandosi in piedi. “N-non dovresti essere qui, torna subito dentro-”

Blaine lo avvolse in un abbraccio caldo e avvolgente, immergendo la testa nel suo collo.

“Shhh, lasciati abbracciare.”, disse soltanto. “C'è freddo- lascia che ti scaldi.”

Kurt non disse nulla quando Blaine fece scivolare la propria giacca lungo le braccia e l'appoggiò alle spalle di Kurt. Gli sorrise dolcemente, mordicchiandosi poi il labbro inferiore.

“Che si fottano i balli della Vigilia.”

Kurt rise di gusto, fino a farsi venire le lacrime agli occhi.

“E che si fottano i colleghi di mio padre, e le loro dannatissime mogli, e i loro dannatissimi figli etero.”

Kurt dovette aggrapparsi alle sue spalle per non cadere.

Blaine scacciò con i pollici qualche lacrima di Kurt che era scesa – sia di tristezza che di pura e semplice ilarità, e poi strinse forte le sue mani.

“Andiamo via di qui.”, gli disse, un scintillio negli occhi che faceva quasi paura.

“Ma- adesso? E- e dove andiamo?”

Blaine ridacchiò. “Dove vuoi tu. Io pensavo una cosa come...andare a pattinare in centro, magari. Poi aspettare la mezzanotte con una bella cioccolata calda tra le mani.”

Kurt sbuffò una risata.

“Blaine, dei- credevo intendessi per sempre!”, esclamò, dandogli una pacca giocosa su una spalla. Blaine gli fece passare una mano al di là del fianco per tenerselo vicino.

“Lo farei, sai.”, gli sussurrò lì, vicino alla pelle del collo. “Con te andrei via, e sarebbe per sempre.”

E Kurt non trovò le parole. Forse perché aveva paura, forse perché il suo cuore gli si era fermato nella gola.

Forse perché anche lui sarebbe andato via con Blaine – e sì, sarebbe stato per sempre.

 

***

 

La pista di pattinaggio era piena di bambini e famiglie con un bel sorriso a increspare le loro labbra – e Blaine per una volta volle dimenticarsi di tutto il resto e tenne la mano di Kurt tutto il tempo, le loro dita intrecciate fieramente e i cuori che stavano imparando a conoscere un ritmo solo loro.

C'era della musica natalizia nell'aria, che entrambi cominciarono a canticchiare allegramente – poi Blaine andò a prendere i pattini e ne porse un paio a Kurt, che lo guardava con un sopracciglio alzato.

“Non ho mai pattinato in vita mia, Blaine.”, borbottò Kurt, prendendo i pattini bianchi tra le sue mani. Si sedette sulla panchina e cominciò a togliersi le scarpe con un espressione preoccupata in volto.

“Beh, direi che renderemo anche questa la tua prima volta, allora.”, sussurrò Blaine, che nel frattempo si era messo i pattini molto velocemente e lo stava aspettando all'inizio della pista. Tese una mano verso Kurt che cominciò a barcollare verso di lui, il labbro inferiore tra i denti.

“Se mi lasci cadere-”

“Non ti lascio cadere.”, sbuffò Kurt, alzando gli occhi al cielo e ridendo di gusto. Afferrò saldamente la mano di Kurt e lo aiutò a compiere i primi passi, mostrandogli come si faceva a muoversi e a frenare.

“E' abbastanza semplice, vedi?”, gli chiese in un sussurro qualche istante dopo. Kurt alzò un sopracciglio.

“Facilissimo.”, ironizzò, con una punta di sarcasmo. “Siamo assolutamente pronti per le Olimpiadi.”

Blaine scoppiò a ridere a quel punto; fece passare un braccio al di là del fianco di Kurt per sostenerlo e iniziò a muoversi con lui senza lasciarlo mai, pattinando per entrambi. Kurt si lasciava trascinare sorridendo e talvolta chiudendo gli occhi, e solo- facendo finta che non ci fosse alcuna preoccupazione al mondo.

Riuscirono a pattinare fino al recinto di legno e ci si appoggiarono saldamente con entrambe le mani. Blaine aveva il respiro accelerato ma sorrideva – e Kurt si perse ad osservare la linea delle sue guance, il rigonfiamento delle sue labbra rosee, leggermente schiuse e screpolate per il freddo.

“Blaine?”

“Mmmh?”

“Davvero credevi che mi fossi dimenticato di te?”, sussurrò Kurt, cercando i suoi occhi sotto le lunghe ciglia nere. Gli occhi ambra di Blaine si posarono sui suoi per un singolo istante, poi si persero lontano, lungo la pista di pattinaggio e giù, dove c'erano i loro piedi. La sua voce era un sussurro.

“No, io- non lo so.”, disse piano. “Avevo paura, credo- paura che magari non ti ricordassi chi ero stato per te. Perchè io ti ho sempre ricordato, e non ti avrei mai, mai dimenticato. Avevo paura che a te fosse successo.”

“Blaine?”, lo chiamò Kurt, un sussurro roco. Blaine incatenò i propri occhi ai suoi. “Tu sei – indimenticabile, va bene?”, disse con certezza, gli angoli della bocca che si alzavano verso l'alto. “Non ti ho mai dimenticato. Non avrei mai potuto farlo.”

Il respiro di Blaine gli si bloccò da qualche parte nella gola, incastrato da qualche parte insieme al suo cuore. Blaine fece scivolare il suo sguardo dalle labbra agli occhi di Kurt con insistenza, alzando una mano per sfiorare con le dita la sua fronte nivea.

“Indimenticabile.”, sussurrò di rimando, in modo praticamente impercettibile. Si avvicinò con un piccolo moto di coraggio, ma proprio quando potè chiaramente sentire il respiro di Kurt sulle proprie labbra, una voce chiara all'auto-parlante ricordò loro che a breve sarebbe scattata la mezzanotte. Si separarono sorridendo, guardandosi timidamente.

“F-forse è il caso che usciamo.”, borbottò Blaine, afferrando la mano di Kurt per aiutarlo a pattinare verso il terreno. Kurt annuì, stringendo forte la sua mano di rimando.

 

***

 

Mancavano cinque minuti a mezzanotte, e non riuscivano a capire perché erano finiti lì; semplicemente avevano camminato finchè non avevano raggiunto il loro parco, si erano seduti ai piedi dell'albero vicino al quale si erano conosciuti la prima volta, avevano parlato – e inspiegabilmente, poi, si erano distesi completamente per terra, vicini e a guardare le stelle.

Le loro mani lungo i fianchi giocherellavano senza mai afferrarsi veramente, e c'era qualcosa di – semplicemente magico, nell'atmosfera, qualcosa di caldo ma non percepibile completamente, e faceva sentire al sicuro.

Kurt si perse a guardare una stella in particolare che sembrava più luminosa delle altre, e si concesse un piccolo sorriso.

“Sai, Blaine-”, disse a un certo punto, passandosi la lingua sulle labbra fredde, “Ho un bel ricordo di quando ero piccolo, uno degli unici che ho di mio padre.”, sussurrò. Sentì lo sguardo di Blaine su di sé. “In realtà non so nemmeno se è un ricordo o- un miscuglio di frammenti di sogni o qualcosa che spero sia accaduto, ma mi piace pensare che fosse reale.”, continuò. “C'è stato questo Natale, in cui lui mi ha preso in braccio e allo scoccare della mezzanotte mi ha detto di esprimere un desiderio per il Natale successivo. Non...non mi ricordo cosa chiesi. Però ricordo di averlo fatto, e che poi mio papà mi fece promettere di farlo ad ogni Natale.”

Blaine finalmente raccolse le sue dita con le proprie.

“Per un po', quando se n'è andato, non ho mantenuto la promessa.”, ammise Kurt. “P-poi sei arrivato tu, e ho ricominciato a esprimere i miei desideri di Natale. S-solo che ho fatto in tempo a trascorrerne solo uno, con te, e poi me ne sono andato.”

Blaine a quel punto si era voltato completamente dalla sua parte, mentre Kurt continuava a guardare il cielo.

“V-vuoi sapere che desiderio esprimevo quando eravamo lontani?”, chiese Kurt in un sussurro, non riuscendo a guardarlo negli occhi. Sentiva gli occhi pizzicare e il cuore battergli forte nel petto. “V-vuoi saperlo?”, chiese poi in un sussurro, riuscendo a ruotare il capo per vedere Blaine.

Lui annuì soltanto.

“Desideravo di poterti ritrovare.”, soffiò Kurt, un rantolo che usciva poco dopo - non aveva idea del perché, ma gli stava facendo male confessare tutto quello. Si sentiva vulnerabile e stupido e fragile e scoperto, ma voleva anche essere totalmente sincero con Blaine, perché era la prima persona che lo meritava in mezzo a tutto il buio che aveva conosciuto nella sua vita. “S-solo che non succedeva mai, e-”

“Shhh.”, lo interruppe Blaine, posandoli due singole dita sulle labbra, avvicinandosi a lui con un sorriso leggero. “Mi hai trovato adesso.”

Kurt non riuscì a trovare niente di meglio che fare sì con la testa – con troppo vigore, ma forse nemmeno doveva importargli finchè Blaine era lì con lui e gli stava vicino. Lasciò andare il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, due calde lacrime che scivolarono lungo le sue guance e si incastrarono agli angoli della bocca.

“E' tutto a posto adesso.”, sussurrò Blaine lì, vicino a lui. “Mi hai trovato.”

Kurt ebbe giusto il tempo di realizzare tutto questo – Ce l'hai fatta, ce l'hai fatta davvero, hai trovato Blaine – prima di sentire le labbra di Blaine posarsi delicatamente sulle proprie. Era in assoluto la prima volta che si baciavano in quel modo – dolcemente, indugiando, lasciando che la timidezza sparisse e non solo perché c'era di mezzo il sesso. Erano solo loro due, Kurt e Blaine, due ragazzi spezzati che stavano facendo combaciare i pezzi, la notte di Natale in mezzo a un parco ricoperto di neve.

Nemmeno si accorsero dei rintocchi della mezzanotte. Continuarono a baciarsi a lungo – ed era così diverso, così totale, Blaine sentiva Kurt completamente perso sotto di lui e poteva concentrarsi su ogni minima reazione del suo corpo, del suo viso, delle sue labbra – cercò poi con le mani i lati del suo viso per tenerlo lì, lì per non lasciarlo scappare, lì dove c'era il suo cuore.

Avevano entrambi il fiato corto quando si separarono di poco – Blaine tenne comunque le mani a contatto col suo viso, mentre un pollice gli accarezzava uno zigomo.

I loro cuori battevano assurdamente forte all'interno della loro cassa toracica – e quando le loro labbra tornarono in contatto, seppero con certezza che sarebbe stato impossibile perdersi di nuovo.

 

***

 

Blaine disegnava cerchi distratti sulla pelle della schiena di Kurt – lui con il viso immerso nel cuscino e il corpo teso come un nervo pulsante e scoperto – e di tanto in tanto si abbassava per lasciargli scie di baci sulla schiena, lungo la spina dorsale, la conca che portava verso le natiche e più giù, lì dove c'era la sua apertura.

Kurt era completamente abbandonato a lui, le dita allacciate al lenzuolo sotto di loro e i capelli sfatti, le guance rosse. Non ripeteva altro che il suo nome, come se fosse il premio di una lunga battaglia. A volte scivolava sulla lingua come una poesia, altre volte si arrotolava in mezzo a suoni scomposti di piacere, altre volte sembrava solo un suono lasciato in mezzo a loro, come un canto mai dimenticato.

Blaine lo preparò con tutta la dolcezza che conosceva, e si insinuò dentro di lui baciandogli i capelli e non smettendo mai di essere gentile – Non avresti mai potuto essere indimenticabile.

Kurt spinse indietro il proprio in bacino per incontrare le spinte di Blaine – sentirlo tutto, completamente, ogni piccolo centimetro dentro di sé, riempiendosi e svuotandosi e credendo di non farcela, ma Blaine in qualche modo era sempre lì, e non lo lasciava mai.

Quando tutto finì Blaine abbandonò il suo corpo sopra quello di Kurt, le labbra mollemente adagiate alle sue in un bacio delicato e pigro. Poi scivolò via, e Kurt lo sentì allontanarsi, proprio come succedeva sempre più spesso nelle loro ultime volte.

Inspiegabilmente, quella notte fece male.

Quella notte l'assenza delle braccia di Blaine lo ferì come qualcosa di affilato che penetrava nella carne – così Kurt chiuse forte gli occhi, sperando che una volta addormentato avrebbe smesso di fare così male.

 

Ma non smise.

Kurt rimase a piangere per buona parte della notte, portandosi un pugno alla bocca di tanto in tanto per reprimere i singhiozzi e per non svegliare Blaine. Un fremito più forte però lo scosse improvvisamente, e fu poco dopo che sentì il corpo di Blaine muoversi accanto al suo.

“K-Kurt?”, biascicò piano Blaine, la voce ancora impestata dal sonno. “Kurt, cosa- stai piangendo?”

Kurt si rannicchiò ancora di più verso il confine nel letto, stringendosi le coperte addosso e mordendosi le labbra. Il suo corpo però era scosso da singhiozzi – e quelli Kurt non riusciva proprio a fermarli.

“Kurt, ehy-”, lo chiamò Blaine, la voce che sembrava miele sciolto. “E' tutto a posto, vieni qui.”, mormorò dolcemente, allungando una mano in modo da afferrare dolcemente il braccio di Kurt e farlo voltare. Kurt lasciò che Blaine lo prendesse con sé, ma quando si trovò specchiato in quegli occhi d'ambra puntò entrambe le mani sul petto nudo di Blaine, per far sì che si allontanasse.

“Lasciami.”, disse, senza nemmeno capire il perché. “Solo- lasciami, non-”

Resta. Resta qui e stringimi forte.

“Kurt, non- non escludermi.”, lo rimproverò Blaine, allungando le braccia per tenere Kurt ancorato a sé ed evitare che scappasse. “Non escludermi di nuovo-”

“Non è niente per te, vero? Questo- questo che c'è tra di noi.”, sussurrò Kurt, le lacrime che scorrevano sulle sue guance una dopo l'altra. “Solo sesso.”, sussurrò, abbassando lo sguardo e non potendo così vedere l'espressione assolutamente distrutta dipinta sul diviso di Blaine.

“Kurt...”

“No, va- va bene così. L'ho voluto io, no? Sono io quello che ti ha detto che non poteva darti di più, s-sono io quello che ti ha allontanato dal primo momento. È solo che...che ho paura che ti stancherai di me. Di quello che sono diventato, di tutto, e- e mi lascerai andare. E io t-ti perderò di nuovo, e sarà esattamente come la prima volta o forse anche peggio, perché adesso- adesso-”

Mi sono innamorato di te. Dei tuoi occhi limpidi e della tua voce e dei tuoi abbracci e del modo in cui fai l'amore con me e-

“Ho s-solo tanta paura, Blaine.”, soffiò Kurt, aggrappandosi ai suoi bicipiti. “C-così tanta paura di perderti di nuovo, o-okay? Non credo di farcela, questa volta- non credo di volerlo-”

Ma Kurt non riuscì mai a terminare la frase, perché Blaine interruppe il flusso delle sue parole con un bacio. Raccolse le sue labbra con dolcezza, incastrando la mano tra i capelli di Kurt, tenendo parte della carne tenera del suo orecchio tra le dita, i pollici che accarezzavano con dolcezza gli zigomi.

“Non mi perderai.”, mormorò Blaine appena sopra le sue labbra, soffiando quelle parole. “Perchè io ti amo.”, sussurrò immediatamente dopo, guardandolo dritto negli occhi e scavando in profondità, toccando con la punta delle dita l'anima di Kurt, il cuore che pulsava sangue, tutti i suoi nervi tesi. Kurt sospirò spalancando gli occhi – e fu grato del fatto che Blaine lo stesse sostenendo.

“Ti amo.”, ripetè dolcemente, strofinando le labbra contro le sue. “Ti amo da quando siamo bambini, Kurt- ti amavo già da allora, anche se non sapevo cosa volesse dire amare o rubare un bacio o tenersi per mano, ma sentivo il bisogno di farlo lo stesso, perché era giusto- perché eri tu.”, spiegò Blaine, bagnandosi poi distrattamente le labbra. “Ti ho amato quando ti ho regalato il braccialetto, ti ho amato quando mi hai aspettato a Natale, ti ho amato quando mi hai lasciato – e so che non è stata colpa tua.”, disse piano, accarezzandogli via le lacrime. “Ti ho amato quando hai deciso di tornare da me – e adesso credo di farlo ancora di più, e lo farò sempre.”, gli promise, sfiorandogli l'angolo della bocca con le labbra. “E non mi perderai mai. A meno che tu non voglia farlo, io non lascerò che tu mi perda.”, mormorò chiudendo gli occhi e ispirando forte. Passarono diversi secondi in cui nessuno disse niente – Kurt semplicemente imparò come respirare di nuovo, e continuò a osservare il volto di Blaine assolutamente rilassato, imparando a memoria il modo in cui i suoi muscoli si muovevano.

“Davvero mi ami?”, chiese a un certo punto, il cuore che era scivolato giù, da qualche parte nello stomaco.

“Da sempre.”, rispose Blaine con semplicità, tornando ad aprire gli occhi. “Da quel giorno in cui ti ho trovato in mezzo alla neve, quando stavi piangendo.”

Kurt si morse il labbro, un sussurro soffocato che gli usciva dalle labbra. E poi semplicemente immerse la testa nella spalla di Blaine, abbracciando il suo corpo saldamente e lasciando che le sue labbra indugiassero sulla sua pelle salata.

“S-scusami.”, soffiò, toccando la sua schiena con le dita. “Scusami per tutto, Blaine- non avrei mai voluto farti del male, non avrei mai voluto andarmene o dirti quelle cose. Ti prego- scusami.”

Blaine strofinò le labbra contro i suoi capelli – e anche se non lo poteva vedere, Kurt sentiva il suo sorriso.

“Non farlo.”, disse Blaine con dolcezza, tracciando disegni impercettibili sulla parte bassa della sua schiena. “Alla fine sei tornato. Mi hai trovato.”

“Io ti troverò sempre, Blaine.”

Blaine si lasciò cullare da quelle semplici parole, quella notte.

 

***

 

Il mattino dopo, quando Kurt si svegliò, non trovò Blaine accanto a sé – ma c'era qualcosa sul letto, qualcosa di piccolo e dalla forma rettangolare avvolto da una scatola. Kurt allungò una mano per afferrare quel pacchetto, lo estrasse dalla carta e ne tirò fuori un libro – uno dei libri che lui e Blaine avevano letto da piccoli.

Alzò lo sguardo per notare che ce n'era uno poco più in là del letto, uno vicino alla porta e uno ai piedi del corridoio, e solo allora capì: doveva seguire un percorso. Si alzò indossando qualcosa di veloce e scartò tutti i pacchetti, trovando i libri che avevano letto da piccoli nello stesso ordine che aveva seguito Blaine nel prestarglieli da quando Kurt era tornato. I pacchetti erano moltissimi e creavano una strada che portava al piano di sotto, dove c'era l'albero di Natale – e lì vicino, con un sorriso aperto e i ricci sparpagliati ovunque, c'era Blaine.

“Buon Natale, Kurt.”, sussurrò Blaine quando lo vide arrivare in salotto, i capelli scarmigliati e in mano la pila di libri. Kurt l'appoggiò al divano di fianco a loro, poi afferrò una mano di Blaine e si sedette per terra vicino a lui.

“Buon Natale.”

Si guardarono di sfuggita per un po', sguardi timidi e guance arrossate che sapevano un po' di Ieri sera è cambiato tutto – e Kurt ora non sapeva come comportarsi, sapeva solo che Blaine lo amava e che gli sarebbe bastato un pizzico di coraggio in più per dirgli che lo amava di rimando, ma non sapeva come fare.

“Ho amato i tuoi regali.”, sussurrò a quel punto Kurt, lanciato un'occhiata ai libri. Era tutto ciò che avevano che ricordasse loro il tempo che avevano trascorso insieme da piccoli – una montagna di ricordi e risate e pomeriggi fatti per imparare nomi e cose nuove. Blaine sorrise.

“Oh- quelli.”, sussurrò, mordendosi poi il labbro inferiore. “In realtà ho un'altra cosa per te.”, ammise piano, passandosi una mano tra i ricci e rischiando di rimanerci incastrato. Si gettò su un piccolo pacchetto che trovò vicino all'albero e lo porse a Kurt con gli occhi che scintillavano.

“Blaine-”

“Aprilo.”, disse Blaine impaziente, non riuscendo a stare fermo nemmeno per un attimo. “Solo- aprilo.”

Kurt decise che adorava la sua impazienza – e proprio per quello strappò la carta con le dita senza preoccuparsi di rovinarla, scoprendo una scatolina piuttosto elegante. Sollevò il coperchio con una certa delicatezza, e quasi non gli cadde tutto dalle mani quando ne vide il contenuto.

 

Aspetta.”, disse dolcemente, muovendosi sui talloni a disagio. “Stavo pensando- oggi è Natale, quindi ci si dovrebbe fare un regalo.”, sussurrò con calma, scandendo ogni parola. Kurt inclinò la testa di lato. Vide che Blaine si sfilava i propri guantini – li aveva sempre amati, perché erano neri e con un leggero strato di pelo, e dovevano davvero tenere al caldo.

Io voglio regalarti questi.”, soffiò Blaine, porgendoglieli. “Ho fatto caso che i tuoi sono un po' rovinati, e non voglio che tu prenda freddo.”, offrì come spiegazione. Kurt li raccolse esitante, e aprì le labbra a formare una piccola “o”.

E' il regalo più bello che abbia mai ricevuto.”, disse Kurt, mordendosi il labbro inferiore subito dopo. Cercò gli occhi di Blaine.

Dici sul serio?”

Sì.”

 

Kurt aveva pianto così tanto quando li aveva persi.

 

“Ho visto che li guardavi.”, ammise Blaine lentamente, indicando i guanti che la scatola conteneva. Neri con il pelo infondo, perfetti per avvolgere e tenere al caldo. Lo aveva visto. Blaine lo aveva visto quel giorno, ci aveva fatto caso, e aveva ricordato. Si era ricordato di quel Natale, il loro primissimo Natale.

“N-non ti piacciono?”, sussurrò Blaine, una punta di delusione nella voce. “Oddio, ti piacevano quelli verdi, vero? Quelli che c'erano proprio accanto. Lo sapevo, io- posso cambiarli Kurt, non c'è nessun problema-”

Kurt lo baciò, a quel punto. Chiuse gli occhi e pressò le proprie labbra sulle sue, immergendo le mani nei ricci di Blaine e facendolo sospirare contro la sua bocca.

“Io ti amo.”, disse immediatamente dopo, schiudendo appena gli occhi. Ma credette che quelle parole avessero bisogno di una spiegazione. “Non per i guantini- o perché mi senta in dovere perché me lo hai detto tu. Io solo- ti amo, Blaine.”, ripeté più chiaramente, guardando nella profondità dei suoi occhi dorati. “Credo di amarti dal momento in cui invece di prendermi in giro mi hai chiesto il motivo per cui stessi piangendo, e poi mi hai dato quel tuo...'accialetto.”, sussurrò Kurt, ridendo spensieratamente subito dopo. “Ti ho amato da bambino, ti ho amato quando non potevo vederti, e adesso ti amo di più.”, disse lentamente. “E se lo vuoi, posso continuare a farlo.”

A quel punto Blaine avvolse delicatamente le braccia attorno alla sua vita, e tenne le labbra a contatto con le sue per diverso tempo.

“Io vorrei che non smettessi mai.”, ammise a un certo punto, il respiro corto e le guance arrossate. Kurt ridacchiò e gli scostò dalla fronte dei ricci che erano caduti, e solo dopo diverso tempo scivolò lontano dalle sue braccia per afferrare il suo regalo per Blaine.

Glielo porse senza dire nulla, e Blaine aggrottò la fronte. Era un semplice libro dalla copertina bianca, molto semplice. Quando Blaine lo aprì trovò anche le pagine all'interno completamente immacolate, e a quel punto guardò Kurt con un aria interrogativa.

“Guarda meglio, Blaine.”, sussurrò Kurt, mordendosi poi il labbro inferiore.

Blaine rise e sfogliò le pagine con più cura, finchè da esse non uscì un pezzetto di carta a forma rettangolare. Lo studiò con la fronte corrugata.

“E' un biglietto per un viaggio in treno.”, sussurrò Kurt, giocherellando con la stoffa del pantalone del proprio pigiama. “Un biglietto del treno un po'...speciale? Ti permette di fare un viaggio nelle città europee più importanti in un anno di tempo.”, spiegò, sfiorandosi poi un ciuffo di capelli ribelle. “H-ho sempre pensato che...tu hai sempre voluto andartene da qui, no? Hai sempre voluto- vedere il mondo, come facevano i protagonisti delle fiabe che leggevamo da piccoli.”, disse Kurt, senza riuscire a guardarlo negli occhi. “Non è molto, me ne rendo conto, ed è solo un piccolo passo perché bisognerebbe prenotare tutti gli alberghi e poi un volo e poi si tratta di un anno e un anno è tantissimo, ma-”

Blaine gli baciò le labbra schiuse.

“Kurt.”, sussurrò piano. “Lo amo. È semplicemente perfetto.”

Kurt si illuminò. “D-davvero?”, chiese, il cuore che batteva forte. Aveva lavorato tanto per permettersi quel regalo - ogni ora in più, ogni giorno di stanchezza venne cancellato dal sorriso luminoso di Blaine.

“Davvero.”, disse Blaine, gli occhi luminosi pieni di luce che brillavano come mai. “E' il regalo più bello che abbia mai ricevuto.”

Kurt rise e si portò una mano alle labbra, incredulo di ciò che avesse appena sentito.

“E' perfetto.”, ripetè Blaine. “Ma lo sarebbe ancora di più se tu venissi con me.”

Kurt sentì il cuore nella gola. “D-dici sul serio?”

“Sì.”, rispose semplicemente Blaine. “Andiamocene di qui. E stavolta per sempre.”

Kurt voleva fargli notare che un anno non era un per sempre – ma potevano far finta che lo fosse, finchè erano insieme.

Sfiorò con le dita il quaderno bianco. “E queste potrebbero essere le pagine del nostro viaggio. Ci metteremo le foto e- potremo scrivere tutto quello che succederà.”, sussurrò, come se quello fosse un segreto solo loro.

Blaine lo prese tra le braccia, lasciando per un attimo fuori i regali, e il Natale, e tutto il resto. Perché contava davvero poco quello, se alla fine sarebbero stati insieme.

Kurt si rese conto che ogni suo desiderio era diventato realtà: per tutti i Natali scorsi aveva chiesto di poter trovare Blaine, ed ora lo stava stringendo, era reale sotto le sue dita, e quello valeva più di tutto. Guardò un attimo verso il cielo, sperando che suo padre lo stese guardando e che fosse felice per lui.

E poi, con semplicità, sentì un familiare calore avvolgergli il polso – e si rese conto che Blaine gli aveva restituito il braccialetto. Non era triste, ma era un po' come se dovesse andare così.

Kurt ne accarezzò la consistenza con le dita, e poi cercò gli occhi di Blaine.

“Sei davvero qualcosa di indimenticabile.

.





 

.





 

.

Il viaggio che regala Kurt a Blaine esiste davvero: si tratta di un biglietto del treno che comprende tutte le città più famose d'Europa. Credo che sia un'esperienza a dir poco fantastica! Puoi decidere se farlo durare sei mesi oppure un anno, fermandoti nel frattempo dovunque tu voglia. Ci tenevo a dirvelo, perché secondo me è una cosa molto carina che andrebbe fatta nella vita – logico, se si può. Credo che rimanga uno dei miei sogni.
Ma non siamo qui per parlare di me! Niente, volevo augurarvi un bellissimo Natale con questi due Klaine...alternativi, si può dire? Mi auguro di non aver deluso nessuno, e per favore, fatemi sapere cosa ne pensate. Dei, amo questo periodo dell'anno, e mi sono divertita davvero tantissimo a scrivere di loro. E mi mancano, lo giuro, ogni istante di più.
Ci vediamo prestissimo, lo prometto, e mi raccomando, mangiate tantissimi dolci (cosa che io faccio tutto l'anno ma dettagli) **
Tantissimi auguri!
 
Je <3
 
Mary, Elena, Rob, Fra e Paola: solo- grazie. Ho la sensazione che questo Natale sarà molto più speciale, grazie a voi. <3
 
 

 

   
 
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