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Autore: Kiki25    11/11/2008    0 recensioni
la mia prima fan factioooon! è solo un pezzo ma spero vi piaccia! Parla di una ragazza alle prese con il tempo e, nel momento piu difficile della sua vita, decide di,,,sorpresaaa!!^^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mercoledì pomeriggio, silenzio. I miei passi non risuonano più come il resto dei giorni. Il mio amico tempo, dove è finito? Il semaforo sembra essersi bloccato. Rosso, da troppo tempo sono ferma. Sento le gambe tremare e muoversi. No, vi prego state ferme. Il suono delle macchine che mi passano d’avanti sembra scomparso; i negozi dall’altra parte della strada sono così privi di vita, nemmeno un cartello ha la scritta “aperto”. Tic.Tac.Tic.Tac. Forza semaforo, diventa verde per me. Niente. Devo aspettare che il tempo faccia il suo corso. Ma proprio oggi decide di non scorrere? Tra tutti i giorni dell’anno proprio questo. Le persone al mio fianco sembrano statue, i loro respiri, i loro gesti, sembrano essere cessati del tutto. Aspettano come me l’arrivo del verde. Se qui, al mio fianco, ci fosse quella ragazza, tutto sarebbe diverso. Il tempo sarebbe quello di sempre, veloce e irraggiungibile. Ma non è cosi, ora sono sola in mezzo a questo paese di periferia. Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Maledetto tempo, fa che questo momento pieno di rimorsi passi in fretta. Oppure ce l’hai con me, dimmelo, ho bisogno di saperlo. Mi preparerò al peggio, basta solo che tu mi dia un segno. Un inutile, piccolo segno: fammi capire, ho bisogno di capire. Tu solo possiedi questo dono, ma la mia mente è troppo confusa per tutto ciò. Pochi giorni fa credevo di essere in paradiso, in un mondo diverso dove tutte le persone sono felici. Ma non è cosi, ognuno vive la sua vita con Felicità e Tristezza, una vita senza una delle due non può esistere. Ma ora sono qui, con le lacrime agli occhi, mentre aspetto un pensiero diverso, magari non devo pensare più al tempo, quello strano oggetto che impedisce all’uomo di prendere tutto alla leggera. Una continua corsa, una continua sfida. L’uomo contro il Tempo. Ed ecco tutto ad un tratto i rumori iniziano a risuonare. I motori delle macchine cominciano a sferragliare mentre i clacson suonano interminabilmente. L’orologio al mio polso inizia a battere, secondo dopo secondo; le persone parlano tra loro normalmente, si soffiano il naso, accarezzano il cane, comprano il giornale. Solo io sono immobile, lo sguardo fisso d’avanti a me. Ho la fronte corrugata, sto pensando. O forse sto soltanto aspettando quel segno che tarda ad arrivare, non è il momento giusto. Una persona dietro di me inizia a darmi colpetti sulla spalla: è verde. Finalmente. Penso, e poi sospiro cominciando a camminare lungo le strisce bianche nere disegnate sotto i miei piedi. Il Tempo non è stato così crudele. Forse ora, dopo la mia ultima mancanza di coraggio, ha voluto infondermi fiducia. No, ora sono sola, dalla mia parte ho solo la mia mente, il mio cervello, se ci fosse stata lei ora sarebbe tutto molto più semplice. Con lei accanto mi sarei sentita più sicura, le mie azioni mi sarebbero sembrate sensate, ma ora che ci penso era lei la mia guida nella vita. Sapeva dirmi cosa era giusto, le cose sbagliate non sembravano così tanto attraenti quando lei era lì con me. Una lacrima scende lungo la mia guancia, silenziosa, mentre percorro l’ultimo metro che mi separa dal marciapiede. Scende leggera, come una piuma, e poi cade, mi sfiora le mani incrociate sulla pancia. Sono davvero cambiata così tanto? Si, mi sarei mai spinta più in la dell’immaginabile? Io. Mi sentivo come una pazza a poter credere a certe cose, ma ora ero lì, ferma davanti alla farmacia, con lo sguardo puntato sul duro e scuro terreno. Non riesco a respirare, un'altra lacrima. Inizio a piangere. La cartella è ancora sulle spalle, immobile, sembra pesare una tonnellata nonostante dentro sia del tutto vuota. Inizio a cercare un fazzoletto e mi asciugo gli occhi, che non la smettono di bagnarmi le guance fredde come la neve. Respiro e guardo l’orologio. Le cinque meno venti. Inizio ad agitarmi. Tutto il pomeriggio ho aspettato quel momento. Mi manchi. Mi viene in mente. Non ora, non in questo momento. Ora mi devo dimenticare di lei, dei suoi sorrisi, dei suoi scherzi. Devo pensare del presente, a quella bianca casa tanto familiare, ma anche tanto sconosciuta. Non devo pensare ai tuoi errori, nemmeno a quello che sarebbe potuto essere. Ora sono qui,ciò che devo fare è già scritto, non mi devo deconcentrare. Chiudo gli occhi e una sensazione di nausea mi investe. Inizio a pensare alle parola da dire e un vuoto di memoria si propaga nella mia mente. Mi frugo nelle tasche e tiro fuori una foto. La sua foto. Ma non quella di lei, la sua, di lui. Un altro motivo della mia continua tristezza. Tutto va al contrario. Un'altra lacrima solca il mio viso. Lui, devo evitare le lacrime, cosa avrebbe pensato? Sono un’illusa. Mi dico tirando su col naso. Poi inizio a camminare, tenendo la foto ben stretta in mano. Dopo poco tempo mi ritrovo d’avanti ad un cancello nero. Il tempo non è dalla mia parte, questa volta. Illusa pure su questo, ecco cos’ero, una persona che si illudeva per troppe cose, credeva tutto il contrario. Illusioni...Solo illusioni...E ancora sbagli, errori, sciocchi travisamenti... E lacrime...Lacrime copiose, amare, che bruciano gli occhi...Ecco come si potevano disfare le amicizie. Amici, coloro che mi avevano voltato le spalle ancora una volta. Ma non sarebbero tornati indietro, no, non questa volta. Avrebbero continuato ad odiarmi, era colpa mia dopotutto. Mi avvicino al campanello, lo osservo. Inizio a cercare il suo nome, quello della sua famiglia. Percorro i nomi con un dito, trema. Come posso essere cosi nervosa? Non lo sono mai stata in vita mia. Solo per colpa sua, non sarebbe stato meglio se non fossi mai nata? Avrei evitato tutti i dispiaceri di quelli che consideravo miei amici. Continuo a cercare il nome ma mi squilla il cellulare. Sussulto e guardo chi è, di rado in quei giorni mi erano arrivati messaggi. Mi dispiace per quello che è successo, e lo sai bene. Non sono arrabbiata con te per il semplice motivo che non è stata colpa tua come dicono gli altri. Un incidente. Queste cose capitano e non sai quanto mi dispiaccia. Ti prego, non fare cavolate. Come amica ti posso dare un consiglio? Stai per fare una cavolata, ti stai rovinando la vita per uno scemo, lascialo perdere perfavore. Non rovinarti ancora di più la vita. So che vuoi sapere, ma non così, lascia che sia qualcun altro ad accertarsi. Lascia che domani, a scuola, chieda tutto io a lui. Ti voglio bene, e per questo non posso vederti ancora così triste. Ti prego, ti scongiuro. Pensa a quello che fai, pensa alle conseguenze. Pensa che dopo non sarai più la stessa, la tua vita cambierà, non sarai più in te dalla delusione. E se invece si risolverà in meglio, sono felice per te. Ma niente dura per sempre, ricordatelo. Ti Voglio Bene. Rileggo il messaggio diverse volte mentre le lacrime inondano il mio viso. Ipocrita. Penso, è la verità. Tutti a questo mondo lo sono, per questo lui non sarebbe stato sincero con nessun altro fuori che me. Perché e con me che deve parlare. Non con sua madre, i suoi amici, suo fratello. No, con me, solo con me. Deve rispondere a me. E’ me che deve far soffrire, non gli altri, loro non meritano tutto ciò. Possibile che lui non abbia un cuore? Tutti lo hanno, ma c’è chi lo ha e lo usa sensatamente; invece altre persone lo usano come se fosse usa e getta, come un piccolo giocattolo da strattonare e poi dato in pasto agli animali, crudeli. Lui amava, soffriva, come me? No, lui la vita la godeva fino alla fine, divertendosi. Perché io non potevo fare la stessa cosa? Il motivo è che per colpa del mio pessimismo non riesco a fare nulla, mi blocca e insieme alla mia insicurezza mi lasciano da parte, come un insulso essere senza una vita. Ma sono disposta a cambiare. Lei avrebbe voluto che io cambiassi, che ridiventassi la solita di sempre, quella che scherzava, rideva e faceva la pazza con gli amici, quegli amici che ora non esistevano più. Prima o poi, ci sarei riuscita. La prima cosa che devo fare è la più difficile da digerire. Tempo, fa che questa volta tu scorra velocemente, non voglio soffrire a lungo. Una altra lacrima. Premo il tasto rispondi. Grazie, ma ormai ho deciso. E se io diventerò ancora più antipatica te ne dovrai fare una ragione, sono cambiata, non chiedermi il motivo perché lo sai bene. Non credo che tu mi voglia bene, dopo quello che è successo. Dovresti darmi contro come tutti. Cercherò di cambiare ma ciò che è fatto è fatto, niente cancelli i fatti passati, non esiste una gomma così potente. Sono sicura che non si risolverà per il meglio, niente si risolve per il meglio per una così. Le cose belle si meritano, io non ho fatto nulla per meritarmele. Non sai quanto stia male per quello che ti dico, ma è la verità. Ciao. Invio. Non merito la sua amicizia. Penso a lei. Solo dolore e lacrime...Sono solo dolore e lacrime...Perdonami, se puoi. No, non puoi. Che aspetto ho ora, dopo le lacrime? Mi chiedo e prendo il secondo fazzoletto. Me lo passo per tutta la faccia e poi lo osservo: nero, di matita; rosso, di rossetto. Bene, ora sono pure in condizioni disastrose, come se la mia giornata potesse essere migliore. Mi riavvicino al campanello e ripercorro l’elenco con il dito. Eccolo. Sono ancora più tesa, non riesco a respirare, il mio cuore inizia a battere velocissimo mentre cerco di concentrarmi sulla scritta appena sopra il campanello. Fantini. Appena leggo ciò che è scritto mi sento svenire. Resto in piedi, per mia fortuna. L’autocontrollo non è mai stato un mio forte. Strano, mi viene in mente, io di solito agisco senza pensare. Possibile che sia cambiata davvero? Che sia diventata un'altra persona. No, che dico. Stupidaggini. Poi respiro e premo il mio indice contro il campanello, freddo e liscio. Una voce roca e profonda risponde pochi secondi dopo. “Chi è?” Chiede brusco. Io esito un istante, indecisa sulla risposta da dare. “Può dire a Riccardo di uscire un attimo?” Rispondo senza fiato mentre sento che un nodo alla gola si sta formando. “E chi è lei?” “La Cappelli” Dico vergognandomi. “Ok” Aggiunge riattaccando. La prima parte è andata meglio del previsto, credevo che avesse risposto lui, complicandomi le cose. Passa un minuto, poi due. Tempo vai più veloce, ti prego. Mi dico e mi suona il cellulare, di nuovo. Non puoi stare così! Giuli devi risollevarti! Lei non vorrebbe che tu stessi cosi! Devi ricomporti, avere ancora una personalità. Ti meriti più di questo. Sei una persona diversa, non ti riconosco più. Perché sei cambiata così di botto? Noi non vogliamo la nuova te, ma la vecchia. Prova a dimenticare, anche se so che è impossibile. Prova solo per un istante a pensare a come era la tua vita prima che accadesse tutto ciò! Proprio perché ti voglio bene te lo dico. Non considerarmi una bugiarda perché non lo sono. Se volessi dire una bugia così grande non la direi a te, per il fatto che non hai bisogno di sentirti ancora più giu. Però devi fare qualcosa, non puoi vivere per sempre così! Abbozzo una smorfia. La più grande cavolata della mia vita stava per essere così vicina, così tanto che potevo percepirne le sensazioni, le mie sensazioni. Sento l’ansia crescere dentro di me, il calore del mio corpo salire smisuratamente, la gola secca, il sudore sulla fronte, il continuo muovere le gambe. Tutto a me sconosciuto. Non potevo crollare ora. Tutto quello che avevi desiderato era parlare una volta, anche solo una volta con lui, ma l’essere fifoni non paga. Un respiro, due respiri. Tempo aiutami, allontana le cavolate da me, fa che questo momento diventi indimenticabile, anche se brutto. Qualcuno sbatte una porta. E’ lui! Penso battendo i piedi per terra. Mi liscio i miei soliti pantaloni neri attillati e la felpa celeste Adidas. Poi vedo spuntare una figura alta più o meno quanto me, il sorriso stampato sulle labbra scoprendo i denti bianchissimi, i capelli castani schiacciati contro la nuca perfetta. Tutto è perfetto. I suoi vestiti sono perfetti. Il suo odore perfetto. Esisteva qualcun altro in grado di eguagliarlo in qualche modo? No, è lui, unico essere vivente in grado di trasmettermi tutto ciò, amore desiderio passione. Tutto. Ciò che desidero in una sola persona. La mia mente è vuota, mi sto scordando anche il motivo della mia visita. Il mio mondo è caduto, o no? Lui è il mio mondo, come farei senza la mia droga? Il tempo si è di nuovo fermato. No. Avanti, avanti! Devo premere il tasto Play! Non posso perdermi in quest’attimo, così stupendo e assolutamente perfetto. Lo voglio. Vorrei potermi avvicinare, abbracciare quella figura quasi angelica. Ma il tempo non è dalla mia parte. Interviene sempre nei momenti sbagliati. Lo guardo. Si è fermato, una gamba è alta: stava camminando. Cammina verso di me, verso colei che non vuole. Colei che non è amata da nessuno. Di colpo respiro e il vento ricomincia a smuovere le fronde degli alberi. Il tempo. “Ciao Cappelli” Mi dice, la sua voce, bella solare. Il suo sorriso è scomparso. Si avvicina sempre di più: siamo ad un passo di distanza. “Ciao” Rispondo, non sono svenuta, è un bene. Non so perché ma non riesco a sorridere, rovinerei sicuramente tutto, quel momento ancora per poco perfetto sta per crollare. Me devo godere al massimo. “Allora? Che vuoi?” Chiede lui impaziente aggrottando la fronte. Cosa voglio? Beh, a questo punto non devo rimandare le spiegazioni. “Ti volevo dire una cosa” “Questo l’avevo capito” Risponde lui abbozzando un sorriso. Io no, non rido. Rimango impassibile, con le labbra contratte l’una contro l’altra. “Ehm, tanto sai già che..” “Che..?” E che cavolo! Perché non mi fa terminare la fatidica frase? Già è complicato senza che s’impicci anche lui. Tempo, smetti ora di compiere ciò che è tuo dovere fare. Fallo per me e la mia dignità. Fallo per lui, che non capirà una parola di quello che gli dirò. Sono confusa. Ho un vuoto di mente. Tempo, amico mio, aiutami! “Sai già che mi piaci. Ma ciò che non sai è che ti amo alla follia, ogni singolo giorno della mia inutile esistenza io ti amo, ti amo più di qualsiasi persona al mondo possa amare qualcuno. Ti amo anche quando so che non ho speranze con uno come te. Ti amo giorno e notte. D’estate e d’inverno. Ti ho amato mentre soffrivo per la perdita della persona più importante nella mia vita, ti ho amato quando il mio mondo è crollato. Tu, unico pilastro, che reggi la mia vita piena di tristezza e priva di sorrisi. Ti amo. Come ti amavo un anno fa ti amo ora. Ti amo perché sei Riccardo Fantini, ti amo perché a te piace lei. Ti amo perché credo di essere un essere inutile in confronto a te. Ti amo e basta. Soprattutto ti amo perché sei il motivo per cui vale la pena di vivere ancora la mia vita” Mi sentivo le guance in fiamme. Il mio respiro era accelerato. Lui, il suo sguardo, si perdeva oltre le colline. Chissà se mi aveva ascoltato. Nemmeno io ero tanto sicura di aver detto le cose giuste, avrei dovuto ripeterle? Sono solo un insulso essere. Mi ero detta la verità da sola. “Si, lo so. Sono solo una sciocca a dirti tutto questo. Poi tanto mi prenderai in giro insieme agli altri. Ma questo peso, è da troppo tempo che giace dentro di me. Non posso portare tanti fardelli, per questo ho deciso di lasciar andar via questo, liberarmene come gli alberi autunnali si liberano delle loro foglie. Mi dispiace di averti fatto perdere tempo in questo modo ma volevo dirtelo io, di persona. E sicuramente sarai sorpreso di vedermi parlare così davanti a te. Che figure, solo ora mi rendo conto che non è poi così difficile. Ma avevo paura che tu mi giudicassi male, che tu credessi, come il resto del mondo, che io non sono normale, che sono una come tante. Io non sono come tante. Io sono una disgraziata che non merita neanche il tuo ascolto. Mi dispiace del Tempo, lo odio, vorrei che non esistesse” Termino la frase trattenendo il respiro, non sapendo neanche il perché. Osservo il volto del ragazzo davanti a me, sembrava...sbalordito. Inizia a piovere. Una lacrima scende lungo il mio viso, almeno si confonde nella pioggia...Ma le lacrime non finiscono mai? Vorrei prosciugarmi e sparire...Lui è ancora in piedi davanti a me. Io lo fisso senza distogliere lo sguardo. Sembra così...strano sotto la pioggia. Mi sento tutti i capelli, raccolti nella solita coda, pesanti e opprimenti. Me li libero dalla stretta dell’elastico. Non mi vergogno. Non ora, non in questo momento. La vergogna è passata. Sul mio volto non è ancora apparso un sorriso. Tempo, comincia a scorrere, ti voglio. Mi schiarisco la gola per attirare la sua attenzione. “Si..” Osserva mentre sposta lo sguardo, dall’ignoto al pavimento del cortile di casa sua. Non resisto. Vorrei correre, abbracciarlo e supplicarlo di non offendermi. Mi contengo. Stringo i pugni e faccio un passo indietro. Lui, istintivamente, ne fa uno in avanti. “Vai via?” Chiede senza guardarmi. “Non ho altro da dire...” Rispondo io voltandomi verso il nero cancello alle mie spalle. “Perché non aspetti, per lo meno, che ti risponda?” Chiede lui, un’espressione illeggibile nel tono della voce. “Pensi di saper come fare, per non ferirmi ulteriormente?” Ribatto, afona. La sua bocca si inarca in un sorriso, più luminoso del sole che spunta giovane tra le colline. Un altro passo avanti. Il mio cuore impazzisce, come se ce ne fosse bisogno. “Si, credo di potercela fare” Commenta lui, riferendosi alla mia disperata richiesta. Impossibile. Impossibile che quella creatura, che ammiravo sospirando da due anni, fosse a pochi centimetri da me. Sento le lacrime irrigarmi il volto, senza marchiare gli occhi della piega triste e malinconica di sempre. Come potevo essere felice in quel momento? Cosi tanta tensione circolava nella poca distanza che separava il mio sguardo dal suo. “Prego, rispondi pure alla mia stupida confessione. Ti giuro che non piangerò. Mi basa il mio disagio. Non voglio che anche tu possa provarlo.” Pronuncio piano ogni singola parola, senza preoccuparmi dei suoi pensieri. Cosa vuole dire di cosi importante, da lasciarmi quest’interminabile attesa? Non ne ho idea. Voglio sapere, anche se tutto quello che dovrei percepire dal suo silenzio e già dentro di me. Mi sento ancora più inutile, mentre lui riflette. L’assenta del Tempo comincia a pesare. La pioggia cade lenta, silenziosa, leggera, mentre il mio sguardo si perde nei suoi occhi. E’ tutto fermo, il suo sorriso, la sua espressione. Tutto troppo irreale, non mi sono meritata questo momento. Fa che passi con più rapidità, fremo dalla voglia di sapere. Penso a cosa avrebbe fatto lei, nella mia stessa situazione. Avrebbe ironizzato, come suo solito. Avrebbe battuto il cinque con simpatia alla figura immobile a pochi centimetri da me. Un clacson suona alle mie spalle, mi giro. Nient’altro che un fastidio, un elemento di troppo in questo momento. Illusioni, flebili e illegittime, si impossessano della mia mente confusa. Perché, Tempo, non intervieni? Perché non metti fine a questa messinscena? Perché? Abbasso lo sguardo e lui avanza di un altro piccolo passo, proprio come desideravo. L’istinto di saltargli tra le braccia è insopportabile. Stringo i pugni lungo le mie gambe. Altre gocce scivolano sulla mia pelle pallida. Lui sospira. Apre la bocca. Grazie Tempo, forse questo giorno segnerà la mia vita. Un altro millimetro smette di separarci. Troppo vicino, non penso di poter resistere ancora, il desiderio è enorme, incontrollabile. Vorrei scappare, rifugiarmi nei miei sogni più segreti. L’unica cosa che posso fare è viaggiare, solo viaggiare. Partire per poi tornare pochi secondi dopo, quando avrei ricevuto una risposta. Osservo le immagini create nella mia mente, scavo nei ricordi più tristi, in modo da essere ben allenata alla disperazione che mi avrebbe probabilmente pervasa al suono della sua voce tanto stupefacente. Troppa, troppa vicinanza. L’istinto è fortissimo. Resisti, devi resistere. Alzo lo sguardo e rimango a bocca aperta. Il suo sorriso è scomparso. Al suo posto un indecifrabile, spento assenso. E’ serio. Fin troppo serio. Mi guarda negli occhi e mi sento come svenire. Si avvicina ancora. Riesco a percepire il suo profumo, nonostante l’odore del’erba appena tagliata inonda l’atmosfera. “Avevo capito tutto” Mi dice. Cosa aveva capito? Non poteva essere più chiaro? Cerco di fare una faccia confusa, credo che mia sia uscita solo una smorfia. Perché le persone dovevano sempre essere così lente? L’attesa è una cosa snervante. “Tutto. Tutto quello che mi hai detto. Mi hai trattato con indifferenza in questi mesi. Strano, mi parevi una ragazza estroversa e solare, ma ho capito che sei tutt’altro. Sei triste e malinconica, troppo chiusa. Prima mi ha chiamato una tua amica. Mi ha fatto un discorso. Mi ha spiegato tutti i motivi della tua tristezza. Ci sono pure io. Ma perché distruggerti il mondo per me? Non ti voglio ferire ancora, so già che lo sei moltissimo. Ma perché non ridiventi la Cappelli di sempre? Quella che si struggeva nel guardare una foto, quella che diventava rossa ad ogni singola frase, o anche solo per un mio sguardo. Sei cambiata troppo. Non mi avresti mai parlato. Sei timida, autostima zero. Cosa pensi di te ora? Lo so, cercavi conferme. Non te le posso dare io. Posso solo dirti che prima ti consideravo una persona carina, simpatica, certe volte un po’ ridicola. Ora...Beh, ora sei diversa. Non sei più Giulia Cappelli, sei diventa un mostro. Sei sempre infelice, solo per quello che è successo. Ho parlato con i tuoi compagni. Loro ti stanno trattando così per il tuo bene. Lo capisci?” Pronuncia tutto ciò che doveva dire con molta calma, mantenendo la sua espressione indecifrabile. La pioggia cessa di cadere sul piccolo paesino di periferia. Una lacrima. Una piccola, soffice lacrima scende piano lungo la mia guancia rosea. I colori. Inizio un pianto silenzioso, mentre lui mi guarda sconcertato. “Mi dispiace averti fatto piangere. Non volevo, credimi. E’ solo che la parte peggio deve ancora venire, speravo che le lacrime arrivassero dopo” Appena finisce di parlare una rabbia improvvisa sale dentro di me. Vorrei scagliarmi contro di lui, sfogarmi. Ma il mio corpo è deciso a non muoversi, ad impedirmi di commettere qualche sbaglio. Lo guardo e mi si offusca la vista quando un'altra ondata di lacrime riempie i miei occhi gonfi. Tiro sul col naso e abbasso le palpebre. “Vai” Dico, tra un singhiozzo e l’altro. Il respiro viene a mancare. Ma io lo sapevo. Sapevo che sarebbe successo tutto ciò. E allora perché piango? Perché sono così sconvolta? I miei occhi dovrebbero essere indifferenti, non colmi di disprezzo e tristezza. “Tu mi piacevi come eri prima. “ Una pausa. “Non come sei ora” Sospira e distoglie lo sguardo. Non ha il coraggio di guardarmi negli occhi. “Spiega..mi” Sussurro mentre altre gocce di pianto cadono sul terreno, ai mie piedi. “Mi piacevi, eri carina. Ora ti sei rovinata. Sei molto più trascurata, ti vesti a casaccio, sempre di nero. La tua vita non conosce altri colori. Prima eri sempre sorridente. Quel sorriso da mozzare il fiato a chiunque. Invece è scomparso, al suo posto tutti vedono una cupa faccia senza emozioni. Solo tristezza e dolore. Quel dolore profondo, che ora proverai più che mai, ne sono certo. Ma con quello che ti ho detto proverai a ricambiare. Per me, lo faresti? Per Ilaria, cambieresti? Per i tuoi amici?” I suoi occhi si posano di nuovo suoi miei. Lo guardavo, senza smettere di tirar su con il naso. Senza parole. Ecco come sono. Assolutamente senza parole. Il nodo alla gola mi impedisce di dare un segno della mia presenza. Un fantasma. Sono cambiata davvero. Troppo cambiata. “Il mondo va avanti anche senza di me” Dico in un sussurro. Solo lui mi avrebbe potuto sentire, vista la vicinanza dei nostri volti. Lui mi appoggia una mano sul mento, sollevandolo e costringendomi a guardarlo negli occhi. “Questo è quello che pensi te. Se vuoi chiamo tutti, e dico tutti, i tuoi amici. Gli chiedo cosa sarebbe la vita senza di te, senza la tua inutile esistenza. Bèh, te lo dico io come sarebbe. Sarebbe una vita senza la Cappelli, senza le sue figure, senza i suoi interventi a sproposito. In pratica la vita di questi ultimi tempi. Vuoi rovinare gli altri, solo per scopi personali? Ora, non direi scopi, più che altro fantasie che ti crei nella mente. Quello che è passato è passato. Non ti dico di dimenticare, ma almeno prova a mettere tutto in un cassetto ed aprirlo solo nei momenti in cui hai bisogno di ricordare. Il mio è solo un consiglio” Altre lacrime. Mi sento come confusa, ma allo stesso tempo rassicurata. Non so se amare quella figura o odiarla. Provare tutte e due le cose è impossibile. La amo perché è la persona più perfetta del mondo, la odio perché non so cosa prova veramente. Stop, tempo fermati. Devo riordinare le idee. L’ho capito, non sei con me, sono di nuovo sola.
  
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