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Autore: Alexiel94    25/12/2014    4 recensioni
[Reyna/Piper]
-La guerra non è affare tuo-.
-Ti sbagli, mia cara Bellona. Prendi ad esempio me e Marte: l'amore e la guerra vanno sempre insieme-. La dea della guerra sbuffò e avrebbe replicato con una risposta che avrebbe finalmente zittito Venere, se questa non l'avesse preceduta aggiungendo -È per questo che a tua figlia piace tanto la mia-.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Afrodite, Piper McLean, Reyna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa Reyper per me è la prima in due modi: la prima a rating non rosso e la prima non AU. Il titolo è una citazione di Afrodite tratta dal Marchio di Atena.
Ormai mesi fa avevo promesso a un anonimo su ask che avrei scritto una Reyper non rossa, che solo oggi sono riuscita a pubblicare - dei, quanto sono scandalosa. Beh, carissimo/a consideralo una specie di regalo di Natale ( e se sei qui palesati pls). 
Non so bene dove i romani si allenino nel combattimento, ma ho immaginato fosse nel Campo Marzio. Se avete delucidazioni su questo punto fatevi pure avanti.
Buona lettura.
Love and war always go together



La donna era molto giovane, ma i suoi occhi erano portatori di un fardello di molti anni in più. I suoi tratti ispiravano un'autorità che trascendeva i livelli umani, conservando un'aria severa sebbene i capelli corvini fossero mossi dal vento, risaltando per contrasto col bianco della tunica romana e l'oro dell'armatura.
Si rigirava la lancia tra le mani, stanto attenta a non scalfire l'elmo e gli spallieri che indossava. Ad un tratto scagliò l'arma contro il primo albero che si frapponeva sulla sua traiettoria, trapassandolo da parte a parte. Cominciò a camminare freneticamente avanti e indietro, facendo frusciare la toga, e si fermò solo quando udì una voce femminile dire -Da dove viene tutta questa frustrazione, Bellona?-.
-Venere- disse solamente, voltandosi a incontrare il volto della dea dell'amore. 
Questa sorrideva. Se ne stava poggiata a un albero, ma si staccò per avvicinarsi a parlare con l'altra dea.
-È perché è finita la guerra?-.
Bellona le scoccò un'occhiata truce. 
-Nulla che ti riguardi. La guerra non è affare tuo-.
-Ti sbagli, mia cara Bellona. Prendi ad esempio me e Marte: l'amore e la guerra vanno sempre insieme-. La dea della guerra sbuffò e avrebbe replicato con una risposta che avrebbe finalmente zittito Venere, se questa non l'avesse preceduta aggiungendo -È per questo che a tua figlia piace tanto la mia-.
Bellona rimase interdetta e l'altra dea comprese di avere centrato il problema.
-Non crucciarti tanto. Io al posto tuo sarei contenta se una mia figlia fosse innamorata come lo è Reyna-.
-È perché sei la dea dell'amore- replicò l'altra. -Mia figlia non può amare una ragazza, specie se greca e tua figlia. Dovrebbe combatterla, piuttosto-.
Venere sorrise nuovamente. C'era qualcosa in quel sorriso, come se stesse osservando qualcosa di molto tenero, che fece provare all'altra dea un'acuta sensazione di fastidio.
-Mia cara, la differenza non è poi molta. Non ti soffermare su dettagli come il fatto che l'oggetto dell'amore di tua figlia sia una ragazza o che sia greca. L'amore non conosce alcuna distinzione-.
Bellona la guardò con ira. Cosa poteva sapere l'altra dea di cosa si provasse ad avere una figlia innamorata di una ragazza, che per giunta doveva essere sua nemica?
-Dici questo perché non ti trovi nella mia stessa situazione!-.
L'espressione della dea dell'amore si fece più seria e circospetta, come se stesse osservando qualcosa di interessante. Se non fosse stato per il fatto che Venere probabilmente non aveva idea di che cosa fosse l'ironia, avrebbe giurato che il suo sorriso fosse sarcastico.
-Non ne sarei così certa se fossi in te- replicò.
-Cosa?- esclamò Bellona, ma, così come era apparsa, la sua interlocutrice era scomparsa.

 
***
 
Faceva caldo e di certo l'armatura pesante non migliorava la situazione. 
Reyna ignorò il sudore e la calura, puntando la spada d'oro imperiale davanti a sé. I legionari davanti a lei si scambiarono delle occhiate imbarazzate, come se ognuno fosse terrorizzato di andare per primo.
-Non preoccupatevi. Devo insegnarvi a combattere, non uccidervi- disse la ragazza.
Decisamente l'addestramento delle reclute non era compito del Pretore, ma Reyna aveva decisamente bisogno di distrarsi e la distrazione migliore per una figlia della guerra era il combattimento. Diede un'occhiata alla quindicina di romani che aveva davanti, sorridendo quando notò fra di essi anche qualcuno in armatura greca.
Da quando era stata stipulata la pace col Campo Mezzosangue era prassi piuttosto comune che semidei greci venissero in visita al Campo Giove e viceversa. I più frequenti viaggiatori tra i campi erano risultati essere i figli di Ares e Marte e nessuno faticava a comprenderne il motivo: era plausibile che ognuno fosse attratto dall'idea di imparare lo stile di combattimento dell'altra fazione.
Reyna decise di mostrare qualcosa di eccezionale ai suoi ospiti, come ai suoi legionari. La mano sinistra, quella disarmata, estrasse dal fodero il pugnale e si mise in posizione d'attacco.
-Attaccatemi quando volete, anche in gruppo- disse.
Coloro che le stavano davanti vennero percorsi da un senso di disagio e borbottarono qualcosa tra loro.
-Non credevo che i romani combattessero con due lame- commentò infine un ragazzo in armatura greca.
Reyna sorrise.
-Infatti non è così. Ma io ho vissuto con i pirati per qualche mese e ho imparato da loro qualche trucco-.
Il ragazzo sorrise soddisfatto e si lanciò all'attacco. Reyna mosse la spada per parare il colpo giusto in tempo, mentre anche una ragazza romana si lanciava all'attacco.
Fu decisamente un allenamento più intenso di quanto si aspettasse. I ragazzi attaccavano a gruppi di tre o quattro persone, ed erano divisi eterogeneamente tra greci e romani, tanto che Reyna doveva difendersi da colpi e strategie completamente differenti. Cominciava a chiedersi se non avesse lasciato che fosse la superbia a prendere il controllo di lei, quando col pugnale deviò il colpo di una persona in armatura greca - l'elmo che indossava non le permise di distinguere se fosse un ragazzo o una ragazza - e con la spada respingeva l'affondo di un legionario. Approfittò del momento per tirare un calcio nel plesso solare del ragazzo e farlo cadere a terra, mentre si rivolse nuovamente al greco che stava menando un fendente. Incrociò la spada e il pugnale per bloccare il colpo, facendo poi scivolare sua lama d'oro imperiale lungo quella di bronzo celeste fino ad arrivare all'elsa dell'arma avversaria e fare pressione verso l'alto. L'impulso della forza fu tale che la spada greca sfuggì dalla presa del proprietario, allora Reyna ne approfittò per portare l'alto la propria e scalzare via l'elmo dalla testa dell'avversario. Avrebbe dovuto poi puntare la lama sulla sua gola e ricordargli che in un combattimento vero sarebbe morto, ma quando vide l'identità del suo sfidante il cuore le perse un battito e non riuscì a muovere la spada.
-Piper?- mormorò, incredula.
Perché una figlia della dea dell'amore avrebbe mai dovuto interessarsi al combattimento? E soprattutto perché questa figlia di Afrodite doveva essere proprio la sua cotta segreta?
Da diverse settimane si sorprendeva sempre più spesso a pensare a Piper, spesso nei momenti più improbabili in cui avrebbe dovuto concentrarsi sul lavoro. Le sue fantasticherie erano spesso accompagnate da un turbine di sensazioni che prima di allora aveva associato solo a Jason, ma che ora si presentavano con maggiore intensità: il cuore le batteva furiosamente, si trovava a sorridere senza motivo e la sua sola assenza riusciva a farla stare male. 
Eppure non si sarebbe di certo aspettata di trovarsela davanti tanto improvvisamente: con la scusa di essere Pretore riusciva a non lasciare il Campo Giove se non per estrema necessità, cosa che evitava di fare per non doversi confrontare con l'altra ragazza. Eccola invece davanti a lei, sudata e ansimante, ancora incredula di essere stata disarmata e con uno strano sorriso, come a dirle che era stata una valida avversaria.
Un fastidioso tocco al fianco la riportò alla realtà. 
-Sei morta, Pretore- le disse un ragazzino di non più di tredici anni, puntandole un pugnale in uno dei punti lasciati scoperti dall'armatura.
Reyna si rimproverò mentalmente per essersi lasciata distrarre in quel modo, ma non ebbe il cuore di distruggere la contentezza e la soddisfazione del ragazzino. 
-Hai ragione- disse. -Adesso devo andare. Sarà Dakota a continuare il vostro addestramento-.
Un mormorio di protesta seguì questa notizia. 
-Quel Centurione perennemente ubriaco non può insegnarci a combattere!- affermò una ragazza.
-Scherzavo, sarà Leila a farlo- replicò Reyna, vedendo i volti dei legionari rilassarsi.
Certo, il Centurione della Quarta Coorte non era decisamente ai suoi livelli di combattimento, ma era sempre meglio di Dakota.
Lasciò il Campo Marzio, immersa nei suoi pensieri incoerenti. Non riusciva ancora a credere che il motivo dei tormenti delle ultime settimane si fosse presentato proprio lì. Questo era stato il suo cruccio nell'ultimo periodo: il fatto che si stesse innamorando di Piper, una greca, una ragazza.
No, non era possibile.
Allora perché alla sua vista il cuore sembrava esserle scoppiato nel petto e, oltre alla sorpresa, era stata colta da una scarica di gioia e contentezza? Perché era riuscita a trovarla bellissima, nonostante il sudore e i capelli incollati al capo a causa dell'elmo?
-Mi auguro di non essere io la causa della tua fuga- disse una voce fin troppo nota al suo fianco, facendola sobbalzare.
Piper era alla sua destra, ancora in armatura e con la spada allacciata al fianco. Era sudata e sporca di terra, ma Reyna non poté fare a meno di trovarla bellissima. Di nuovo.
-No- mentì.
Sperò che Piper se ne andasse - nonostante il suo cuore desiderasse il contrario - ma questa non lo fece. Arrivarono ai Giardini di Bacco, dove si sedettero all'ombra di un grande albero che le celava da occhi indiscreti.
-Come mi hai trovata in combattimento?- chiese Piper, rompendo il silenzio che si era creato tra loro.
Reyna la guardò sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata questa domanda.
-Perché me lo chiedi?-.
Piper scosse le spalle.
-Hazel mi ha insegnato a usare la spada, ma volevo sapere cosa ne pensi tu-.
La figlia di Bellona soppesò le sue parole.
-Hai avuto una discreta insegnante- disse. -Ma ti converrà che sia un figlio della guerra a insegnarti a combattere se vuoi raggiungere alti livelli-.
-Come ad esempio tu- disse Piper.
Touché.
Reyna non seppe che rispondere, così rimase in silenzio ad ammirare la distesa di alberi. 
-Sai come sta Jason?- domandò cautamente Piper.
Si erano lasciati da sei mesi, e ora il figlio di Giove stava frequentando Nico di Angelo. Reyna, essendo confidente di entrambi, si sentiva fin troppo coinvolta nella loro relazione, venendo a conoscenza di particolari che avrebbe volentieri fatto a meno di sapere.
-Sta bene, la sua storia con Nico procede a gonfie vele a quanto pare-.
Ci fu un attimo di imbarazzato silenzio, prima che Piper se ne uscisse con quella domanda.
-Hai mai baciato Jason? Intendo, prima che Era lo scambiasse con Percy e tutta la storia di Gea e i giganti-.
Reyna arrossì. Aveva avuto una cotta per il figlio di Giove e parlarne con la ragazza di cui era attualmente innamorata era una situazione decisamente imbarazzante. 
-No, non ho mai baciato Jason- confessò. -A dire la verità non ho mai baciato nessuno-.
La figlia di Bellona si pentì di avere aggiunto l'ultima frase, specie quando vide l'espressione non poco colpita di Piper.
-Davvero?-.
Reyna annuì, sentendosi arrossire.
-Bisogna rimediare, non credi?- disse con un sorriso malizioso.
Prima ancora che Reyna potesse fare qualcosa, Piper si era sporta verso di lei e l'aveva baciata. Il contatto delle loro labbra le trasmise una scossa elettrica lungo tutto il corpo e per un attimo pensò che il cuore le sarebbe scoppiato. Aprì appena la bocca per lasciare entrare la lingua di Piper, che sembrava quasi ingaggiare una battaglia con la sua. 
Si separarono quando la mancanza di ossigeno le costrinse a dividersi, ma continuarono a guardarsi con desiderio.
-Non male per essere il primo bacio, ma credo ti ci voglia ancora un po' di pratica- disse Piper.
Reyna le afferrò la maglia, ma non aveva calcolato la propria forza, così che caddero a terra. La figlia di Afrodite era finita sopra di lei, e l'altra ragazza si perse nei suoi occhi.
-Facciamo così: io ti insegno a combattere, tu mi insegni a baciare- mormorò, la voce più roca di quanto fosse solitamente.
-Sono d'accordo- disse Piper. -Riprendiamo subito-. 
Fece collidere nuovamente le loro labbra e Reyna era certa che sarebbe finita nei Campi Elisi. Quando si separarono nuovamente fu la figlia di Afrodite a prendere la parola.
-Sai, mia madre una volta mi ha detto che l'amore e la guerra vanno sempre insieme, ma non credevo che si potesse riferire a me. A noi-.
Reyna rimase sorpresa da quella rivelazione, eppure riusciva a vederne il senso. In amore si era disposti a combattere, ad affrontare i vari problemi per via di quel sentimento. Molte guerre erano germogliate a causa dell'amore, come quella tra troiani e greci, e altre erano state vinte in suo nome.
I due concetti erano strettamente intrecciati, come sperava sarebbero state lei e Piper da quel momento in poi.
-Non potrei essere più d'accordo- disse, baciando nuovamente l'altra ragazza.
Non si sarebbe mai stancata di farlo.    
   
 
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