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Autore: Janta    25/12/2014    0 recensioni
Guardai la neve che scendeva lenta per le strade di Sabriè. Era bianca, e copriva il rumore dei nostri passi. In quel modo, nessuno avrebbe notato la nostra presenza, e Gilbert non avrebbe dovuto passare dei guai a causa mia. Le strade erano vuote, non c'era nessuno che girava per la città in quella fredda giornata di fine dicembre. C'era odore di festeggiamenti nell'aria, da ogni parte si sentiva l'odore di un cibo oppure di un altro. Tutte le persone erano rintanate al caldo nelle loro case. Tutte, tranne noi.
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Sperando che voi abbiate passato un bel Natale... Ecco una bella storia piena di feels tutta per voi, e pure in tema!
Janta
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gilbert Nightray, Vincent Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vincent si avviò frettolosamente per i corridoi di villa Nightray. Anche quell'anno, come tutti i precedenti, la grande casa era stata addobbata con tantissime decorazioni che richiamavano l'affetto e la gioia di quella festività. A momenti sarebbe arrivato il grande e gustoso tacchino per il cenone, mentre in cucina i cuochi erano indaffarati a cucinare una portata dopo l'altra. Quel pomeriggio, però, nella villa c'era soltanto lui, come esponente dei Nightray. I genitori adottivi erano andati chissadove per riunirsi con le altre casate, Elliot era alla Lutwidge con il suo servo per il pranzo della scuola, e Gilbert era a spasso per le strade di Reveille con il suo adorato Oz. Vincent arrivò davanti alla sua stanza e, non appena fu entrato, afferrò le forbici che giacevano perennemente sul tavolo al centro della camera, e strappò una tenda. Che nervoso! Odiava quella stupida festa, in cui ci si scambiava futili regali e si mangiava come maiali. La detestava con tutto se stesso perchè gli ricordava il suo passato. Ogni anno gli ritornava lo stesso ricordo. Lo stesso, identico, supplizio tornava a farsi vivo nella sua mente. Vincent osservò la neve che cadeva nel cortile da dietro le grandi finestre, e ripensò a quell'odioso Natale di cento anni prima. Gilbert e Vincent camminavano per le strade di Sabriè. Erano deserte, non c'era quasi nessuno che gironzolava in quella fredda giornata. Le poche persone che incontrarono erano gente che correva indaffarata trasportando pacchi e pacchetti, oppure barboni esattamente come loro due. Ad un certo punto, Gil si fermò. Disse di non avere più voglia di continuare a girare a vuoto, quindi si sedette contro un freddo muro, e attese che Vincent facesse la stessa cosa. Ovviamente il minore lo seguì, e i due stettero un po'lì senza fare nulla, nemmeno parlando. Il freddo pungente penetrava attraverso i pochi panni che li coprivano, e la neve che cadeva lenta dal cielo bagnandoli tutti non migliorava le cose. Vincent, allora, parlò. -Scusa...-. Disse solamente quello, poi si zittì. Gil lo guardò con un misto di compassione e fratellanza, ma non gli rispose. Il biondo dagli occhi insanguinati non riuscì a sostenere quello sguardo così puro e sincero, quindi abbassò la testa, e prese a fissare la neve sulla strada. Quando cadeva era bianca, ma appena toccava il suolo diventava sporca, prendeva quel colore marroncino abbastanza sgradevole da vedere, e perdeva la sua consistenza, diventando soltanto un mucchio di paciocca sporca. Vincent pensò che la neve fosse un po'come lui. Se guardata da lontano era bella, pura e limpida. Ma appena si avvicinava un po'ci si accorgeva subito che tutto quel bianco era in realtà una finzione, perchè la neve diventava subito sporca e brutta, così tutti smettevano di osservarla, pensando solo più a criticarla. Decisamente, Gil non si meritava un ammasso di neve sporca come lui. Proprio in quel momento, Gilbert lo strinse ancora di più a sè, e Vincent venne invaso dal debole calore che gli trasmetteva il debole e infreddolito corpo del fratello. Rimasero in quella posizione per un bel po', fin quando il loro naso non captò qualcosa. Era un odore irrestibile, buonissimo e gustoso. I loro stomaci vuoti non avrebbero resistito a lungo, con quel profumo cosí delizioso. Si alzarono contemporaneamente, iniziando poi a muoversi, attratti entrambi da quell'aroma così invitante. La scia di quest'odore li portó davanti alla finestra di una grande villa. Guardarono da dietro il vetro cosa stava succedendo, e videro quello che ai loro occhi sembrava uno spettacolo. Al centro della stanza c'era un'enorme tavola imbandita con i più strani cibi, e alla metà esatta di quest'ultima si vedeva un succulento tacchino. Gli stomaci dei due fratelli brontolarono ancora di più alla vista di quei manicaretti, ma loro poi passarono ad osservare ciò che stava succedendo in quella stanza. Molte persone erano radunate lì, vestite con gli abiti più curati e preziosi che Gil e Vince avessero mai visto. Stavano ridendo, e nel mentre si scambiavano moltissimi regali. Da quei pacchetti colorati uscivano bambole, giochi, gioielli e tanti altri oggetti preziosi. Era una scena fantastica. D'un tratto, una di quelle persone si girò verso la finestra e vide i due fratelli. Non appena li guardò, notò l'occhio rosso di Vincent, e scappò in un'altra stanza. Gil e Vince non capirono più nulla, finchè non arrivò una guardia che li cacciò via a suon di sassate. I fratelli corsero via più veloci del vento, con le pance vuote e le gambe stanche, finchè non furono sicuri di aver seminato la guardia. Vincent si accorse di aver finito il tessuto da strappare sulla tenda. Frustrato, appoggiò con violenza nuovamente le forbici sul tavolo, e se andò, sbattendo la porta.
   
 
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