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Autore: La_Sakura    25/12/2014    8 recensioni
“Cosa sarebbe successo se…?” Quante volte, nella vita ci poniamo questa domanda. Tsubasa non l’ha mai fatto, ha sempre compiuto scelte consapevoli, è sempre stato convinto al 100% delle sue azioni. Fino al suo ritorno in Giappone per il World Youth. Uno sguardo, e tutto viene rimesso in discussione. Da lei.
“Le scelte che compiamo e le loro conseguenze tracciano la storia, disegnano la realtà così come la conosciamo. Costruiscono il mondo che ci circonda. Ma cosa sarebbe successo se una scelta fosse stata diversa?” Liberamente ispirata dalla fanfiction di Melanto “The Bug”, scritta col consenso dell’autrice.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
 
Sanae si mosse appena, iniziando a svegliarsi. Tsubasa aveva già aperto gli occhi da una mezz’ora abbondante e l’aveva passata a contemplare il sonno della ragazza. L’amava, non c’era alcun dubbio. Sorrise quando lei sollevò la testa e lo guardò, con gli occhi ancora semichiusi.
«’Giorno…»
«Ciao…»
Le baciò la fronte, e la strinse ancora a sé. Sapeva che, una volta usciti dal loro nascondiglio, le cose non sarebbero state così semplici, soprattutto per via di Kanda, e del pensiero di trovare il modo di tornare all’universo base. Ma in quel momento voleva ancora bearsi del calore dell’abbraccio di Sanae.
«Dici che dobbiamo alzarci?» fu come se lei gli avesse letto nel pensiero.
«Vorrei poterti dire di no, ma…»
«Facciamolo, allora. - con un’insolita carica si sedette e iniziò a vestirsi - Prima affrontiamo la questione, prima ci lasceremo tutto alle spalle. - poi, rendendosi conto di che le sue parole avrebbero potuto essere fraintese, si sporse verso di lui e gli posò un bacio a fior di labbra - Andrà tutto bene, Koshi ci lascerà in pace, vedrai.»
Uscirono dal cantiere mano nella mano, il sole faceva capolino all’orizzonte spazzando via il buio della notte, come succedeva dall’alba dei tempi.
«Avremo cambiato di nuovo universo?» chiese lei, preoccupata di dover rompere di nuovo con Kanda: non che non fosse convinta della scelta, ma il pensiero di dover riaffrontare il ragazzo la rendeva molto inquieta.
«Non credo… spero di no. Non avevo mai preso a pugni qualcuno e adesso l’ho già fatto… non so quante volte!»
Sentirono un’auto inchiodare dietro di loro, e mentre si voltavano videro Sakura scendere e dirigersi di corsa verso di loro.
«Mi avete fatto morire di preoccupazione!» esclamò, abbracciando il fratello e scoppiando a piangere.
Dall’utilitaria scesero Misaki e Azumi, visibilmente sollevati di aver ritrovato la coppia sparita.
«Allora, Romeo e Giulietta, - li schernì l’Artista del Campo, avvicinandosi e abbracciando Sanae - avete terminato la vostra fuga d’amore?»
«Che è successo?» sviò Sanae, indicando la giovane Ozora che non accennava a smettere di piangere, protetta dall’abbraccio fraterno.
«Si è presentata a casa mia in lacrime un paio d’ore fa: ha passato la notte a cercarvi in giro per la città, senza alcun risultato. Ha blaterato frasi senza senso come “Devo tornare nel mio mondo”, “So che non mi ami più”…»
«Dev’essere sconvolta, povera cara.» aggiunse Azumi.
Sanae sorrise amorevolmente pensando a ciò che Sakura aveva dovuto passare in quegli svariati passaggi di universi, dato che nel suo universo originale tra lei e Misaki andava tutto a gonfie vele, mentre lì, a quanto pareva, non erano mai stati insieme.
«Vi riaccompagno a casa.» sentenziò Taro, e li fece accomodare nei sedili posteriori.
«Temevo che Kanda vi trovasse e… sembrava proprio… non voglio nemmeno pensarci! Se vi fosse successo qualcosa, io… cioè, ormai sono di casa, no? Anche se vengo da chissà dove, se non ci conosciamo… kami, sto straparlando. Non ho chiuso occhio.»
Fu Tsubasa a prendere la parola, sempre sottovoce.
«Siamo nello stesso universo di ieri?»
«Assolutamente sì. Non è cambiato nulla. Mamma sarà preoccupatissima.»
«Tranquilla, a quello ci penso io.»
Taro scaricò prima Sanae a casa, dove Tsubasa si attardò a parlare con lei lontano da loro, poi riaccompagnò i fratelli Ozora.
«Ci vediamo all’allenamento, allora.» disse al neo capitano, prima di allontanarsi.
«Coraggio, ora andiamo a sorbirci il predicozzo di mamma…» sospirò Tsubasa, portandosi entrambe le mani sulla nuca e immaginando già ciò che Natsuko avrebbe detto loro, partendo dall’aggettivo “irresponsabile” e finendo con altri epiteti irripetibili. Entrati in casa, però, furono accolti dal silenzio: in salotto trovarono la genitrice sul divano, addormentata. Entrambi furono colti da un moto di tenerezza, nel vederla così, cercarono quindi una coperta e gliela misero, per poi andare nella loro stanza, dove Daichi dormiva profondamente.
«Un nuovo giorno… e sono ancora qui…» mormorò Sakura, gettandosi stancamente sul letto. Tsubasa le si avvicinò e la coprì col lenzuolo.
«Riposati, Sacchan… son due notti che non dormi, e sono successe tante cose… ne riparleremo a mente lucida, ok?»
«Tu dove vai?» chiese lei, una nota d’ansia nella voce assonnata.
«Ad allenamento! Almeno mi mantengo in forma e sgombero la mente. Ci vediamo più tardi.»
Le posò un bacio sulla fronte e quando si voltò per chiudere la porta, lei stava già cadendo nel mondo dei sogni.
 
Il messaggio di Sanae era stato strano, molto strano. Quasi criptico.
Gli aveva ordinato di correre in caffetteria una volta terminato l’allenamento, cosa che lui stava facendo. Era preoccupatissimo che fosse successo qualcosa, che ci fosse un ennesimo cambiamento, un nuovo universo, un nuovo fottutissimo universo, o che altro… ma quando entrò in caffetteria capì immediatamente di che si trattava.
«Mogano…» mormorò.
L’arredamento era tornato quello del loro universo base. Tutto, all’interno, era come l’universo base.
«Quando sono entrata qui, stamattina, e ho visto l’arredamento… ho realizzato che eravamo tornati a casa…»
Sanae gli si era avvicinata e gli aveva sorriso, pronunciando quelle parole.
«Ne sei… sicura? No, perché ne abbiamo viste talmente tante che…»
«Kanda ha chiamato i miei, dicendo che le nozze erano annullate, e mia madre gli ha risposto che neanche sapeva che mi aveva chiesto di sposarlo. Ci è rimasto talmente tanto male che ha riattaccato senza aggiungere altro.»
Lui la osservò in volto, vi si leggeva la gioia e l’amore che stava provando in quel momento.
«Adesso tocca a te…» aggiunse lei, sorniona.
Lui subito non colse, ma quando la vide sghignazzare arrossì vistosamente, ma non si fece cogliere impreparato. Si inginocchiò, le prese una mano e alzando volutamente il tono di voce per attirare l’attenzione di tutti, esclamò:
«Sanae Nakazawa, posso avere l’onore di uscire con te?»
La ragazza avvampò, mentre i pochi avventori del locale iniziarono ad applaudire, e il padre di Sanae si asciugò una lacrimuccia che era sbucata. Lei, dopo essere arrossita come una scolaretta, aveva annuito e si era lasciata abbracciare e sollevare da terra da uno Tsubasa al settimo cielo.
Proprio mentre stavano per festeggiare, con Nakazawa-san che correva avanti e indietro per la caffetteria a dire a tutti che “sua figlia frequentava il miglior calciatore del mondo”, al calciatore in questione venne in mente un dettaglio non da poco.
«Sakura…» mormorò.
Sanae si rabbuiò, pensando alla giovane.
«Siamo tornati dove siamo partiti, e ce la siamo trascinata dietro… come faremo a…»
«Vado a casa a parlarle.»
«Vengo con te! - esclamò Sanae di getto - Ormai… mi sono affezionata a lei. È una brava ragazza e ha fatto tanto per noi. Mi ha aperto gli occhi…»
Tsubasa annuì, e insieme si diressero a casa Ozora.
Entrarono salutando Natsuko che era ai fornelli, la quale non si stupì di vederli arrivare insieme, si limitò a sorridere e annuire a più riprese. Con una strana sensazione addosso, Tsubasa salì le scale e aprì la porta della camera.
«Sa... kura…»
Della ragazza non c’era traccia. Né i vestiti lasciati in disordine sul tappeto, né i portagioie, o i libri di scuola. Come se non fosse mai esistita.
Il calciatore si guardò intorno, spaesato: riempì i polmoni e nemmeno si accorse che nell’espirare gli era uscito un singhiozzo. Sanae gli si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla schiena.
«Tsubasa… lo sai…»
«Sì… - rispose lui, abbassando lo sguardo - era così che doveva andare…»
 
Ed eccoci qui… tornati al punto di partenza dopo un viaggio che è sembrato quasi infinito. Ogni cosa è tornata al suo posto, e anche Sakura è tornata lì dove deve essere, nella fantasia di fanwriter che l’ha creata. Ma è stato bello farvela conoscere, grazie per l’affetto che le avete riservato.
E grazie anche per avermi seguito, per aver congetturato con me in tutti questi universi, per aver corso dietro a Tsubasa, aver inveito contro Sanae e aver pensato “Kanda, ma che…?”
Ci vediamo settimana prossima, con l’epilogo di questa avventura
Buon Natale, mie dolci lettrici, spero che Babbo Natale abbia esaudito i vostri desideri, materiali e non J
Sakura 
   
 
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