Fanfic su artisti musicali > R5 (family band)
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Autore: ItsJustLuly    25/12/2014    5 recensioni
"6 mesi, California, Sole, Musica, Amici, Ragazzi, Amore". Nella vita non sempre succede quello che ti aspetti. A volte c'è da prenderla così come capita e cercare di renderla migliore. Ma ricorda, tutto succede per un motivo ben preciso.
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A/N
Buon Natale a tutti <3 <3
Volevo dirvi un paio di cose:
1) Mi dispiace davvero un sacco che sono sparita per dei mesi, cercherò sul serio di essere più costante ma quest'anno mi ritrovo con ancora più impegni dell'anno scorso e quindi sono un sacco incasinata.
2) Vi ricordo che se volete insultarmi perché non aggiorno oppure volete sapere qualche spoiler in anticipo oppure avete semplicemente voglia di spammarmi così a caso, c'è sempre su facebook la pagina dedicata a questa fanfiction, ossia, 6 Months In Colifornia - An R5 FanFic  
3) PER FARMI PERDONARE, vi lascio qui una fanart creata da una mia buona amica. Spero vi piaccia :D 



Cristine's POV

"Vogliamo uscire da Narnia?" Propose il biondo uscendo dall'armadio e tendendo la sua mano in avanti per aiutarmi.

Incerta e spaventata la presi e uscì dal mio scomodo nascondiglio. Lui non disse niente, si limitò a guardarmi e sorridere, probabilmente soddisfatto della mia decisione. Io ricambiai il sorriso. 

"Pronta? Nella tua cucina c'è un bel po' di gente impaziente di rivederti". Sfoggiava il sorriso più luminoso di sempre e ciò, anche se era sbagliato, mi rendeva felice. Questa premura nei miei confronti non la meritavo. Come faceva a fingere che non fosse successo nulla? Come poteva aver già dimenticato? Avermi perdonata?... Non era giusto, anche se era la cosa più bella che potesse mai succedermi. 
Annuì. La voglia di rivedere tutti stava diventando incontenibile. Scendemmo le scale e arrivammo in cucina. C'erano tutti: Rydel e Ratliff come sempre attaccati come due magneti, Lea e Rocky; evidentemente non era cambiato niente tra di loro e poi c'era Ross. Era li, probabilmente complimentava mia madre per la colazione. Era tipico, lui era gentile con tutti e in ogni situazione. 
Alzarono lo sguardo e come mi videro, dei sorrisi si stamparono sulle loro faccie, uno più grande dell'altro. Iniziarono a parlare tutti assieme, un miscuglio di 'Hey', 'Ciao', 'Come stai?', 'Tutto bene?'. La gioia di quel momento si percepiva nell'aria. All'improvviso sentii delle mani appoggiarsi sui miei fianchi, così grandi che le avrei riconosciute anche ad occhi chiusi. 

"Ash" sobbalzai.

"Com'era Narnia? Mi hai portato un souvenir spero". Scherzò lui appoggiando il suo mento sulla mia spalla.

Prima di girarmi per rispondergli non potei non notare la faccia, potrei dire infastidita, di Riker. Riker Lynch era geloso? Questa cosa mi fece sorridere un po'. 

"No, mi dispiace, niente souvenir per te".

"Ah, mi sento terribilmente offesso" mise su un finto broncio che sparii dopo il piccolo bacio che gli lasciai sulla guancia. 

La sala scoppio a ridere a quella scenetta e cosi facemmo anche noi. Ashton aveva un talento naturale per far star bene la gente, emanava euforia pura. Eravamo migliori amici da sempre e oggi averi dovuto dirgli addio. Eh già, stava per diventre una celebrità lontano da qui. 

"Per quanto non vorrei farlo, mi tocca andare se no perdo l'aereo e devo ancora finire le ultime cose prima di partire". Aggiunse infine il riccio dagli occhi verdi. 
Lo accompagnai alla porta e senza pensarci due volte gli diedi l'abbraccio più forte della mia vita.

"Non ti dimenticare di me mi raccomando". Gli sussurrai in un orecchio mentre una lacrima iniziò a rigarmi il viso. 

"E come poteri mai dimenticarmi di te, eh principessa?" Rispose allentando l'abbraccio per asciugarmi le lacrime che ormai avevo fallito a trattenere. Così non rendeva affatto le cose più semplici. 
Alla fine ci staccammo definitivamente da quel meraviglioso e allo stesso tempo doloroso abbraccio, e dopo un ultimo sorriso lui di voltò e usci, per l'ultima volta, da casa mia. Mentirei se dicessi che in quel momento stavo bene. Volevo sprofondare. Ashton era quel tipo di persona che c'era sempre, soprattutto quando il mondo intero ti volta le spalle, lui era sempre li a sostenerti. Ora se n'era andato. 
Riker mi prese e mi strinse forse in un abbraccio.

"Hey, non piangere, vedrai che lo rivedrai presto. E le cose non cambieranno. Esistono i telefoni sai?" Ironizzò per sdrammatizzare e riuscì anche a strapparmi un sorriso sincero. Quanto mi era mancato. 

"Allora! Perché non stai ancora facendo la valigia? Hai già perso abbastanza tempo qui signiorina. É ora di tornare a studiare". Mi sgridò mia madre portando una valigia in camera mia.

"Mamma mi stai cacciando di casa?" Chiesi scherzosamente.

"Si! É ora di tornare al campus". 

"Va bene va bene ora mi preparo". Dissi seguendola in camera mia. I ragazzi rimasero in cucina ad assaggiare ogni tipo di prelibatezza preparata da mia madre mentre Riker decise di farmi compagnia mentre mettevo via le mie cose. La situazione era alquanto imbarazzante. Nessuno dei due aveva aperto bocca per almeno un quarto d'ora. Lui stava semplicemente seduto li sulla poltroncina a fissarmi con lo sguardo un po' perso e un po' come se volesse dire qualcosa ma si stesse trattenendo.

"Cos'hai da fissare?" Chiesi incuriosita.

"Sei bellissima lo sai?" Non potei far altro che arrossire.                                            

"Okey, carte in tavola, cos'é successo?" Il biondino mi guardò con aria sorpresa. 

"Cosa 'cos'è successo'?" 

"Ci siamo lasciati che non volevi più saperne di me." Avevo smesso di fare ciò che stavo facendo e con lo sguardo serio lo fissavo dritto negli occhi. Amavo la sua presenza ma allo stesso tempo mi faceva salire un senso di rabbia. 

"Pensavi di essere incinta di mio fratello, come avrei dovuto reagire?" 

"Non dico che avevi torto, anzi, ma perché sei qui adesso?" Lui non rispose. Si alzò. Mi prese il viso tra le mani, lasciò un piccolo bacio sulla fronte e poi mi diede in bacio lento e caloroso.

"È questo il motivo. Ho capito che ti amo davvero Cristine. Tu mi rendi una persona migliore, la persona che io voglio essere". Non sapevo cosa dire, nel dubbio sorrisi e tramite quel gesto si chiarí tutto.            

Era di nuovo tutto pronto. Valigie fatte. Nel frattempo Jen era tornata a casa e tutta entusiasta finì di fare la sua valigia in meno di 30 minuti, buttandoci dentro letteralmente tutto ciò che aveva nell'armadio, che non era poco. Chissà come faceva a farci stare tutta quella roba.



Lea's POV

Era sabato e avevamo deciso di sfruttare il weekend per visitare Miami. Nessuno di noi c'era mai stato prima d'ora e non ci saremmo fatti scappare un'occasione del genere così facilmente. I due giorni passarono in fetta, andammo al mare, a fare shopping, a visitare quella magnifica città. Poi arrivò Domenica pomeriggio - tardi ed era ora di risalire sull'aereo per la California. 

"Ho già chiamato la preside e puoi ricominciare subito i corsi" precisò la madre di Cristine a sua figlia dandole un ultimo bacio sulla guancia.

"Grazie per l'ospitalità signora, a presto". Ringraziammo in coro.

Il volo non durò molto, tra una risata e l'altra il tempo passò in un baleno. Era bello riavere Cristine con noi, sembrava quasi tutto come prima, come se non fosse successo niente. Anche Jen non mi dispiaceva, se ne stava li per i fatti suoi ascoltando la musica e isolandoci fuori dal suo mondo. La sua presenza era praticamente nulla, e ciò per noi andava benissimo.



Ross' POV

Finalmente arrivammo al campus. Per mia sorpesa Alexa era li all'entrata ad aspettarci. Mollai il borsone e corsi a baciarla. Da quando l'avevo ritrovata non l'avevo lasciata sola per più di mezza giornata. 

"Hey fratellino, non mi avevi detto che ti eri fatto la ragazza. Chi é questa dolcezza?" Mi chiese incuriosito Riker che, in effetti, non sapeva ancora di Alexa. 

Prima di rispondere la guardai e lei mi fece cenno di dirgli la verità.

"Ehm, Riker, lei é Alex. Sicuramente ti ricorderai di lei.." I suoi occhi si fecero bui e pieni di rabbia e terrore.

"Cosa ci fa lei qui?" Chiese con la voce tremante e facendo un passo indietro. Alex stava per parlare ma io la interruppi. 

"É qui per parlare, con te. Non ti farà del male". 

Mio fratello mi prese per la maglia e mi trascinò qualche metro più in la cosicché gli altri non potevano sentirci. 

"Sei completamente impazzito?!! Ti sei già dimenticato che quella matta ha cercato di uccidermi?". Ora stava tremando. 

Capii che non era solo per il ricordo di quella sera in cui Alexa stava davvero per ucciderlo, ma anche per il ricordo di Lucy, dell'incidente, della sua morte, dei suoi infiniti sensi di colpa che non lo abbandonarono mai.

"Riker, ti fidi di me?" Mi guardò spaesato. "Ti fidi se ti dico che è tornata come prima. L'Alex di sempre. L'Alex che non farebbe mai male ad una mosca. E' qui per scusarsi. Dagli solo 5 minuti per spiegarti tutto. Dagli una chance". Lo quasi implorai. 

"Okey. Okey, va bene. Ma deve stare come minimo 3 metri lontana da me". I suoi occhi non si scollavano dalla ragazza.

In fondo come dargli torto? Era terrorizzato. Quella sera Alexa aveva davvero toccato il fondo. Era la sera prima che sparissero per New York. Alex era a casa nostra, come al solito, le nostre famiglie passavono molto tempo assieme e dopo la morte di Lucy si sostenevano a vicenda. La tensione tra Riker e Alexa era sempre altissima. Lui si era chiuso in se stesso incolpandosi per la morte della ragazza e Alexa non aiutava accusandolo ogni volta che lo vedeva. Quella serà era uguale. Iniziarono a litigare, erano entrambi in cucina, lei prese la prima bottiglia di vetro che trovò sul tavolo e glila spaccò in testa, ripetendogli che era lui che doveva morire e non sua sorella. Lui non reagiva, lui conconrdava, se ne stava li sdraiato a terra con il sangue che gli scorreva giù dalla testa. Non soddisfatta, lei iniziò a prenderlo a calci, non avrebbe potuto reagire neanche volendo. Gli mancava l'aria. Quando trovò le forze per rialzarsi e fermarla, lei gli puntò una pistola alla testa. Una pistola probabilmente rubata da quella gentaglia con qui aveva iniziato ad uscire. Lacrime le rigavano il viso. Istericamente urlava chiedendo domande che non avevano risposte: Perché è morta Lucy e non lui? Perché ha fatto quell'incidente? Perché le ha rovinato la vita? 
Per fortuna arrivammo in tempo prima che potesse succedere una seconda tragendia. I genitori di Alex la portarono via a forza. E il giorno dopo sparirono, lasciando un bigliettino di scuse sotto la nostra porta.
Da li nessuno li sentii più, fino al suo ritorno al campus. Ora si era tranquillizzata. Era uscita da quel brutto giro e avava capito i suoi sbagli. Giustamente non sapeva cosa fare per farsi perdonare, ma al tempo, non era in lei, non poteva rispondere delle sue azioni. 

In mensa Alexa raccontò tutto anche a Riker, sorseggiando un thé caldo visto che stava arrivando l'inverno e anche se eravamo in California il freschetto iniziò a farsi sentire. Riker stava zitto e ogni tanto annuiva comprendendo, solo ora, tutta la situazione. Il ricordo di Lucy comunque lo stava rattristendo e si vedeva da chilometri di distanza, per fortuna c'era Cristine accanto a lui che gli lasciava qualche carezza sulla schiena in segno di conforto. 

"Davvero Riker, non credo di potermi mai scusare abbastanza per quello che ti ho fatto. Ero disperata. Non sai quanto mi dispiace". Alex ripeté queste frasi almeno in milione di volte.

"Ehi, non preoccuparti. E' okey. Sono contento che tu ora stia bene. Sto bene anche io. Proviamo a lasciarci il passato alle spalle, okey?" Si sforzò lui. Si vedeva che non l'aveva ancora perdonata al cento per cento, ma si sforzava di farlo, per lei? Per me? Questo non potevo saperlo, ma lo apprezzavo. 

"Sarà anche ora di andare a disfare le valige, è già tardi e domani ricominciano i corsi". Precisò Rydel. Precisina come al solito.

Ognuno tornò nelle proprie camere. Prima di tornare nella mia accompagnai Alex alla sua. E così ripresero a passare le giornare con la solita routine fino a quando iniziarono le vacanze di Natale. 



 
  
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