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Autore: Yumeha    26/12/2014    9 recensioni
Sul fatto che prima o poi i miei genitori si sarebbero separati, ormai era chiaro a tutti. E sinceramente non potevo che esserne felice. Non ne potevo più di sentire mamma e papà litigare in piena notte, schivare oggetti contundenti che volavano già di prima mattina, e poi passare all’ignorarsi per tutta la giornata. Insomma, ne andava della mia sanità mentale.
Di conseguenza era palese che prima o poi si sarebbero lasciati, lo immaginavo. Ma non potevo di certo predire che mamma lasciasse definitivamente il cognome Heartphilia e che si risposasse. Anche se questo avrei dovuto perlomeno sospettarlo, dopotutto Layla sembrava la personificazione della perfezione. Ma la mia fervida immaginazione di scrittrice non poteva arrivare a tanto: mamma non poteva sposarsi con un Dragneel!
Se prima mi sembrava di vivere in una clinica psichiatrica, la mia nuova famiglia decisamente troppo allargata, era praticamente un manicomio…
~
«Scommettiamo che entro la fine dell’anno tu e Natsu vi mettete insieme?» ghignò la mia migliore amica.
Inarcai un sopracciglio. «Scommettiamo che entro la fine dell’anno io quello lo ammazzo?»
«Andata.» Levy mi sorrise divertita.
«La posta in gioco?» chiesi, guardinga.
«La reputazione.» le sue labbra si curvarono in un sorriso sadico.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Meredy, Natsu, Sting Eucliffe, Wendy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Nuovi compagni a scuola, vecchie conoscenze indesiderate, ragni pericolosi e dolci attenzioni.



Era solo il secondo giorno di scuola, eppure io non ne potevo già più. Quando questa mattina sentii per la seconda volta la sveglia suonare, la presi e la scaraventai contro il muro, rompendola in tanti deliziosi pezzettini. Non era servito a nulla, ma mi sentivo decisamente meglio.
Prendetemi per pazza ma io quando distruggevo qualcosa tornavo tranquilla e rilassata. La distruzione è sempre stata un calmante per il mio nervosismo.
Quando mi alzai, finii per terra a causa della mia pressione bassa. Ogni volta che mi alzavo da un letto, divano o poltrona la mia vista si obnubilava completamente, mi veniva un forte mal di testa e le mie gambe diventavano incapaci di sorreggermi.
Ero un caso perso, lo sapevo.
Uscii da camera mia, ‘stavolta con un semplicissimo pigiama azzurrino composto da una magliettina a maniche corte e da un pinocchietto.
“Sì, avevo cambiato pigiama dopo ieri…”
Scesi le scale e raggiunsi la cucina, dove tutti erano già presenti. Wendy col suo solito the deteinato, Natsu col suo caffelatte e Sting questa volta con una Fiesta. Mio fratello adorava le merendine, ne mangiava tante ma non ingrassava mai.
“Maledetto lui e il suo metabolismo veloce!”
Con passo lento e pesante mi avvicinai all’antina dove erano stati riposti i miei fidati cereali Coco Pops e poi mi sedetti a tavola.
«’Giorno.» mugugnai.
«Buongiorno!» sorrise Sting.
«Ben svegliata.» fece la blu.
Natsu invece non mi degnò nemmeno di un’occhiata. Inarcai un sopracciglio ma non dissi nulla, non mi importava.
“Sì, Lucy, autoconvinciti…”
Non seppi per quale motivo, ma mi ritrovai a pensare che questa giornata sarebbe stata un disastro. Aggrottai le sopracciglia, ma scacciai il pensiero non appena mi misi in bocca la nuova cucchiaiata di latte freddo accompagnato dalle mie adorate barchette al cioccolato.
 
Quando finii di prepararmi, presi la mia cartella e come al solito uscii di casa per andare a prendere il pullman         e anche quella volta riuscii ad entrare in aula sana e salva. Rogue mi aveva fatto sapere che quel pomeriggio sarebbe venuto a casa mia, e avrebbe passato il resto della giornata insieme a Sting. Ovviamente io avrei ritirato loro la chiave della stanza di mio fratello, non mi fidavo a lasciarlo da solo in una camera insieme a lui. Andiamo, non volevo che venisse stuprato a diciotto anni, poverino, poi sarebbe stato traumatizzato a vita conoscendolo.
Prima di varcare la porta dell’Inferno, lanciai un’occhiata alle mie spalle e notai Natsu entrare nella sua classe accompagnato da Gray. I nostri sguardi si incrociarono per un attimo, poi voltai il capo ed entrai in classe a sguardo basso. Mi avvicinai al mio banco, penultima fila e vicino alla finestra, e mi sedetti. Appoggiai i gomiti sulla superficie legnosa e il mento sui palmi delle mani, sentii la professoressa entrare ma non la degnai di attenzione, in quel momento ero troppo occupata a ricercare qualsiasi elemento verde fuori dalla finestra. Poco dopo però il mio interesse fu attratto dal brusio che si sollevò nell’aula non appena l’insegnante disse. «Ragazzi, oggi si unirà a noi una nuova ragazza. È molto famosa, sono sicura che la conoscete tutti.»
Mi voltai, osservando la figura di una ragazza dalla bellezza angelica, snella e dalla pelle nivea. Occhi grandi e azzurri e capelli albini corti. I nostri ragazzi andarono direttamente in adorazione per la nuova arrivata.
«Ciao a tutti, il mio nome è Lisanna Strauss.» sorrise.
Levy di fianco a me mi tirò una gomitata. «Non ci posso credere!» sussurrò al mio indirizzo. «È Lisanna! La migliore cantante pop del momento!» squittì.
Riportai lo sguardo sull’albina, squadrandola con sufficienza, non mi erano mai piaciute le sue canzoni. Come mai una cantante famosissima come lei si era abbassata a frequentare una scuola? Non avevano un insegnante privato quel genere di persone?
«Prego Signorina Strauss, può sedersi.» le sorrise la professoressa indicandole un banco libero.
Le dava addirittura del lei? Inarcai un sopracciglio e mi limitai a roteare gli occhi quando vidi la ragazza camminare con passo sicuro, mettendo un piede davanti all’altro come se stesse sfilando su una passerella e avesse tutti i riflettori puntati addosso. Raggiunto il banco si sedette e con un movimento fluido accavallò le gambe senza preoccuparsi di avere addosso una minigonna. Dai ragazzi provenne un sospiro, mentre sulle labbra sottili e rosee della nuova arrivata affiorò un sorrisetto compiaciuto.
Mi sporsi verso la turchina e bisbigliai. «Mi sta già sul cazzo.»
«Ecco la tua finezza da scaricatore di porto.» ridacchiò.
Sventolai una mano, come a cacciare un insetto molesto. «Il pensiero è sempre lo stesso.»
«Io voglio farmela amica, stiamo parlando di una persona famosa. Potrebbe tornarmi utile.» ghignò.
Mi morsi il labbro inferiore per non ridere. «Sei un genio del male.»
«Effettivamente.» disse la mia migliore amica, portandosi dietro i capelli mossi con una mano.
 
Arrivò finalmente l’intervallo, ma se avessi saputo cosa sarebbe successo non avrei usato il termine “finalmente” ma “purtroppo”. Quando la campanella suonò e io mi alzai per farmi un giro con Levy e Lluvia, la nostra aula venne invasa da studenti di tutte le classi, curiosi di appurare se le voci di corridoio corrispondessero a verità. La nostra nuova celebrità non degnò nessuno di uno sguardo, i suoi occhioni azzurri erano concentrati su una figura che invece era me molto nota.
Descrizione della persona? Capelli rosa e occhi magnetici.
Natsu Dragneel? Esattamente.
Sempre con quel suo passo da modella, raggiunse il ragazzo e lo abbracciò di slancio, stampandogli un bacio sulla guancia. Sentii la mascella cedermi e cadere per terra.
L’azzurra mi lanciò un’occhiata nervosa, mentre Levy inarcò un sopracciglio.
«Si conoscono?» mormorò Lluvia.
«Non lo so.» sibilai.
La mia migliore amica mi osservò maliziosa. «Sei gelosa.»
Sbattei le ciglia, accorgendomi in quel momento di provare effettivamente un tremendo fastidio. Ma io non ero gelosa! Figuriamoci! Io e Natsu ci detestavamo e vivevamo solo sotto lo stesso tetto, ma nessuno dei due provava qualcosa nei confronti dell’altra. Perché allora stavo marciando in direzione dei due ragazzi e con un’espressione minacciosa?
Quando mi trovai davanti a loro e mi resi conto troppo tardi del gesto sconsiderato, arrossii come una stupida.
Lisanna mi lanciò un’occhiata che non seppi definire. «Ci conosciamo?»
«Siamo nella stessa classe, oca.» grugnii.
L’albina sbarrò i suoi occhioni oltraggiata. «Come, scusa? Hai idea di chi sono io?»
Ignorandola, afferrai il braccio del rosato e lo allontanai dalla nuova ragazza, portandolo nemmeno io sapevo dove.
«Lucy, si può sapere cosa ti è preso?» sbottò Natsu. Mi guardai intorno a disagio, una mano a stringere il polso caldo del ragazzo e l’altra stretta a pugno. Quando il rosato capì che non gli avrei risposto, si liberò dalla mia stretta e mi afferrò per le spalle, fermandomi. «Allora?»
Mi mordicchiai il labbro, tenendo lo sguardo basso. «Dovevo dirti una cosa.»
“Balla. Grandissima balla.”
Natsu incrociò le braccia al petto, guardandomi sospettoso. «Ah sì? Sentiamo.»
In quel momento però, dalla mia bocca sfuggì solo una semplice constatazione. «Ieri mattina, in doccia.» Arrossii violentemente, così come Natsu. «P-pensavo che fossi arrabbiato con me! ‘Stamattina n-non mi hai nemmeno guardata.» balbettai.
Il mio sguardo era ostinatamente rivolto alla punta delle mie scarpe, che in quel momento potevano essere l’unica cosa in grado di non farmi balbettare troppo, dovevo concentrarmi su qualcosa e potevo farcela. Ma era chiaro che il tentativo era fallito miseramente quando poco prima mi ero impappinata nel tentativo di provare a spiegarmi.
Quando dopo un po’ che non ricevetti nessuna risposta, fui costretta ad alzare il viso per osservare cosa stesse facendo Natsu. Il ragazzo si era circondato con un braccio, gli occhi rivolti anche lui verso il basso, le gote rosse e il labbro inferiore stretto tra i denti. A quella visione sentii il mio cuore cominciare a prendere il volo inspiegabilmente, schiusi le labbra per cercare di far passare più aria, cercando di mantenere un contegno. Mi appoggiai agli armadietti che c’erano dietro di me, per sostenermi, non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo.
In quel momento il rosato puntò lo sguardo su di me, facendomi sussultare, quegli occhi ora completamente verdi, persi in chissà quale ricordo…
“Sì, Lucy, fai finta di non sapere quale.”
«A-allora?» farfugliai nuovamente.
Il mio fratellastro sbuffò spazientito. «Non ero arrabbiato con te.» gli occhi puntati ancora nei miei. «Ero solo… imbarazzato.»
«Senti, non volevo entrare in doccia, non sapevo che ci fossi tu.» borbottai.
Lui ridacchiò. «Ci mancherebbe.»
«Ok, ok!» arrossii, agitando le mani davanti a me in preda alla vergogna. «Comunque non ho visto nulla…» a quelle parole diventai bordeaux.
Altra balla.
Avevo visto, eccome se avevo visto.
«N-nemmeno io.» deglutì lui.
Chissà perché, ma sapevo benissimo che stesse mentendo. Andiamo, quando ho fatto scorrere l’antina i suoi occhi hanno percorso ogni mio centimetro di pelle con lentezza estenuante e attenzione. Come se volesse imprimersi a fuoco ogni mio più piccolo particolare, come se volesse fotografarmi con quegli smeraldi espressivi.
«E io ci credo...» sbuffai, incrociando le braccia sotto al seno.
Natsu aggrottò le sopracciglia. «Be’, fai un po’ come vuoi.»
«Come ho sempre fatto d’altronde.» roteai gli occhi.
«Sì, infatti! Mai una volta che ascolti qualcuno!» fece, alzando un po’ di più la voce.
Mi sentii punta sul vivo. «Ehi! E questo che significa?!» sbottai.
«Niente.» sibilò, voltandosi e andandosene. «Ah, belli i tre nei a forma di triangolo che hai sull’addome.» urlò, facendo in modo che potessero sentire tutti.
Arrossii violentemente. «Io non ho nulla di simile!»
«Anche quello sull’inguine, molto sexy oserei dire.» ghignò.
Arrossii ancora di più a quelle parole.
“Maledetto bastardo!”
Abbassai subito lo sguardo, notando che tutta la scuola ci stesse fissando con interesse. Ero talmente imbarazzata da sentirmi gli occhi lucidi, di conseguenza vedevo tutto appannato. Tenni gli occhi puntati rigorosamente a terra, fino a quando non arrivai in classe, dove Levy e Lluvia mi stavano aspettando. La turchina mi lanciò un’occhiata maliziosa, mentre l’azzurra una preoccupata. Riuscii ad entrare prima dell’arrivo della professoressa, anche perché l’intervallo era finito da un paio di minuti e avevo paura di venir rimproverata per una cosa che mi era solo sfuggita di mano e che non avevo fatto di proposito. Obbiettivamente, ormai io e le mie amiche siamo state sbattute in presidenza tante di quelle volte che una in più non avrebbe fatto differenza, ma questo non era il caso. Nemmeno il momento.
A passo spedito raggiunsi il mio banco, lasciandomi scivolare pesantemente sulla sedia. Levy si voltò verso di me, probabilmente per chiedere spiegazioni, ma grazie a Mavis la professoressa entrò in quell’esatto momento e lei fu costretta a richiudere la bocca immediatamente.
Passai tutta l’ora a ripensare alla discussione avuta con Natsu, con le sopracciglia talmente corrugate che mi venne un forte mal di testa. Battevo un piede sul pavimento alla stessa velocità con cui il mio cuore pompava il sangue, perfettamente sincronizzati, e forse anche un po’ troppo veloci.
«La vuoi piantare?!» sibilò Levy scocciata dal mio comportamento.
Le lanciai un’occhiataccia. «Senti sono arrabbiata nera.»
«E di grazia, per quale motivo?» sbuffò lei.
Mi sfregai entrambe le mani sul viso con forza, poi quando tolsi gli arti rivolsi alla mia amica uno sguardo stanco. «Devo trovare il modo per tornare a casa di mio padre.»
La turchina inarcò un sopracciglio. «E questo cosa c’entra?»
«C’entra! Non lo voglio più vedere quel ragazzo! Mai più!» grugnii.
La mia migliore amica mutò immediatamente espressione, guardandomi in modo talmente malizioso da riuscire a farmi arrossire. «Sempre Natsu, eh.»
«Che piaga, vero?» borbottai abbassando lo sguardo.
«Lucy» iniziò con voce cantilenante, la quale non prometteva nulla di buono. «Tuo padre hai detto che deve partire per Dubai per lavoro, non è vero?»
Annuii distratta. «Sì, perché?»
Lei si strinse nelle spalle. «Quando parte?»
«Domani mattina presto.» risposi, prendendo una penna e facendomela rigirare tra le dita.
Levy si voltò, raddrizzando la schiena e tornando a guardare la professoressa, che stava scrivendo alla lavagna, con un sorrisetto soddisfatto. «Ho un’idea.»
 
***
 
«Scordatelo!» sbottai aumentando il passo per raggiungere la fermata dell’autobus.
La turchina arrancò, faticando a starmi dietro, mentre Lluvia accanto a me ci osservava stralunata. «Mi sono persa qualcosa?» chiese.
«Sì! Lucy ha casa libera e non vuole dare una festa!» sbottò la mia migliore amica iniziando a correre per raggiungerci. «Ma porco Zeref, volete rallentare?!»
L’azzurra mi guardò offesa. «Tu hai una specie di castello libero, e non vuoi fare un’opera di bene verso gli altri?»
La guardai in tralice. «Di’ la verità, tu ci stai solo perché speri di stuprare un Gray ubriaco.»
«N-non è v-vero!» arrossì lei. «Merda, era così evidente?» borbottò infine.
Risi. «Un po’.»
«Dai Lucy! Ne parleranno tutti a scuola e non mancherà nessuno!» insistette Levy.
Sbuffai. «Ci devo pensare.»
La turchina e Lluvia si scambiarono uno sguardo complice ed annuirono sorridenti.
Quando mi voltai scorsi mio fratello e una ragazza dai lunghi capelli neri, occhi a mandorla e di una bellezza particolare, camminare verso la nostra direzione. Sting parlava e si comportava come al solito, nei gesti della mora si intravedeva un po’ di imbarazzo e insicurezza. Quando mancavano poco meno di dieci metri da me e dalle mie amiche, la ragazza si alzò in punta di piedi e depositò un piccolo bacio sulla guancia del biondo.
Provai un immenso fastidio, tanto che la mia occhiata curiosa mutò in una assassina.
Vidi le gote di mio fratello imporporarsi appena, un rossore poco accennato, quasi invisibile, mentre il resto del corpo si immobilizzava subito dopo aver ricevuto quell’inaspettato contatto. Lei gli rivolse un sorriso timido, completamente bordeaux in volto,  poi girò i tacchi e si allontanò a passo svelto. Sting rimase immobile per alcuni secondi ancora, poi riprendendosi si stampò in faccia il suo solito sorriso spensierato e mi raggiunse abbracciandomi di slancio, stringendomi talmente forte da farmi mancare il respiro.
«Ciao sorellina!» gioì lui.
«Chi è lei?» sibilai indicando col cenno del capo la ormai piccola figura della mora.
Lui si strinse nelle spalle. «Lei è una mia cara amica, si chiama Minerva.»
«Minerva, eh?» masticai ogni lettera di quel nome con odio puro.
Sting annuì perplesso. «Non ti piace il suo nome?»
“Ma era davvero così stupido?”
Lo guardai stupita, tanto che la mia antipatia per quella ragazza scemò in un lampo. «Sicuro di non aver subito qualche trauma cranico da piccolo?»
Il biondo si aprì in un sorriso radioso, quello che dedicava solo a me e facendomi l’occhiolino si voltò e salì sul pullman che era appena arrivato. Rimasi a fissarlo per un attimo. Era incredibile di quanto carisma lui disponesse e non se ne rendeva nemmeno conto, se lo volesse avrebbe dietro di sé un’orda di ragazze – anche se ce l’aveva comunque – e sarebbe il ragazzo più popolare e desiderato della scuola.
Con questi pensieri afferrai l’abbonamento e salii le scalette con la testa fra le nuvole, nonostante avessi lo sguardo rivolto a terra, non vidi uno zaino ed inciampai. Prima che potessi finire col muso a terra, delle forti braccia mi sostennero e nell’esatto momento in cui mi trovai col viso vicino al petto del ragazzo che mi aveva appena evitato una figuraccia davanti a tutti, sentii il suo profumo e in un attimo il mio cuore accelerò i battiti, pompando sangue a una velocità supersonica. In un attimo rievocai tutti i ricordi che appartenevano al nostro passato e quando nell’alzarmi un suo capello ribelle mi sfiorò la guancia, solleticandomi la pelle, venni investita con forza da una marea di sentimenti anche del tutto contrastanti fra loro. Solo un paio di occhiali che dividevano il nostro contatto visivo e niente invece che si frapponeva tra le nostre labbra troppo vicine.
Quanto volte le avevo sfiorate? Baciate? Morse?
«Lucy.» disse, quasi accarezzando il mio nome con la lingua.
Una smorfia che arricciò le mie labbra. «Loki.»
Il ragazzo si abbassò e raccolse il mio abbonamento, che non mi ero nemmeno accorta di aver lasciato cadere, e si rialzò con lentezza estenuante senza mai smettere di fissarmi con quei suoi occhi azzurri sempre a pochissima distanza dal mio viso e dal mio corpo.
«Ti era caduto.» la sua bocca stesa in un ghigno divertito.
Inarcai un sopracciglio. «Grazie.»
Riprendendo le mie facoltà mentali e cercando di non diventare rossa, che fosse per l’imbarazzo dovuto al nostro pubblico e alla rabbia per l’aver rivisto Loki, non dovevo cedere in nessuno dei due casi. Dandogli una spallata mi feci strada e andai a sedermi in fondo, ignorai Levy e Lluvia che si sedettero accanto e misi le cuffiette mettendo la musica a palla.
Dovevo ignorarlo.
Dovevo dimenticarlo.
 
«Lucy!» urlò la mia migliore amica.
Niente, continuai a camminare a passo di marcia consapevole del fatto di essere molto più veloce di lei. Quando però sentii qualcosa colpirmi in testa mi sbilanciai e caddi in avanti come un sacco di patate. Emisi un lamento che sembrava molto di più a un grugnito e mi massaggiai il capo. Sollevai il busto e cercai l’oggetto che mi avesse colpita, e scoprii fosse stato il cellulare di Levy. Fortunatamente la cover gommosa aveva attutito il colpo ma mi era venuta una forte emicrania.
«Ma dico, sei scema?! Avresti potuto ammazzarmi!» sbottai.
«Oh ma certo! E magari poi ti avrei anche dissanguata e avrei reso il cadavere irriconoscibile!» ironizzò la turchina.
Le lanciai un’occhiata in tralice. «Che fai, mi prendi pure in giro?»
«Però, non ti facevo così intelligente.» ridacchiò.
«Ah sì?» borbottai offesa. «Allora posso requisirlo io questo telefono.»
«Requisirlo?!» squittì. «Per Mavis non sei una poliziotta, dammelo!»
Ghignai. «Non ancora. Mi ci vedi vestita da poliziotta? Io sì, moltissimo.»
Lei roteò gli occhi. «Come al solito l’arte del cambiare discorso è la tua specialità.»
Sbattei le ciglia più volte, mandandole poi un bacino aereo ed entrai in casa chiudendomi la porta dietro di me prima che lei potesse rendersi conto di essere stata fregata per l’ennesima volta. Trovai Natsu sdraiato a pancia in giù sul tappeto a mo’ di stella marina e allungando la gamba lo sorpassai. Vidi mio fratello invece sdraiato per metà sul bancone della cucina con il busto rivolto invece verso il basso.
«Sting?»
Lui cacciò un gridolino e cadde per terra di faccia. Mi liberai in una risata sguaiata, mentre il biondo si alzava massaggiandosi il naso.
«Cos’è in questa famiglia siamo tutti destinati a fratturarci il naso?» risi di nuovo.
Il rosato si alzò e mi lanciò un’occhiata strana. «Chi era il ragazzo al quale ti sei buttata addosso?»
Sentii le mani formicolare e la voglia di prenderlo a schiaffi investirmi con forza, ma mi trattenni. «Non mi sono buttata, sono caduta.» sibilai. «E comunque non sono affari tuoi.» sputai cattiva.
Natsu assottigliò gli occhi, riducendoli a due fessure e per un attimo a causa del gioco di luce mi sembrò di vedere le iridi sottili dei rettili. «Hai ragione.» grugnì.
Gli lanciai un’ultima occhiata di fuoco poi mi voltai verso mio fratello e chiesi. «Sting, cosa stavi facendo prima?»
«Ehm.» tossicchiò nevoso. «Se ti dicessi di aver perso una vedova nera cosa faresti?»
Sentii la salivazione andarmi a zero e il respiro mancarmi, io ero aracnofobica non ero in grado di stare nemmeno a dieci metri di distanza che andavo già nel panico. Mi sentii il sangue defluirmi dalle guance e scommisi di essere diventata bianca come una cadavere. Aprii la bocca ma da essa non uscì alcun suono, gli occhi sbarrati e gli arti bloccati. Quell’idiota aveva perso una vedova nera! Nemmeno un ragno qualunque, uno dei più pericolosi in assoluto!
«Sorellina?» mi chiamò titubante Sing.
Portai lo sguardo nei suoi occhi limpidi. «Tu.» feci un paio di passi incerti nella sua direzione. «Lo sai che io ho il terrore di quelle bestie! Perché l’hai portata in casa?!»
Lui cominciò a girare intorno al bancone per cercare di sfuggirmi. «Volevo provare ad ammaestrarla.»
«Un ragno?! Cosa dovevi insegnare a un ragno?!» gridai, aprendo il frigorifero e afferrando la prima cosa che mi si parò sotto al naso: una trota.
Lui mi guardò terrorizzato. «Non vorrai colpirmi con un pesce, vero?»
«Oh sì, ti sculaccerò con questo.» dissi brandendolo.
«Lo sai che mi fanno paura i loro occhietti neri e vuoti!» si strozzò lui cominciando a correre più velocemente.
Risi maleficamente. «Così impari a portare una vedova nera in casa mia!»
«Veramente questa sarebbe casa mia.» borbottò Natsu spostandosi per non venir investito dal nostro continuo correre intorno al bancone.
Prima o poi qualcuno sarebbe caduto per terra, era solo questione di tempo.
Per riuscire a prenderlo saltai di pancia sul balcone, lanciando un urlo belluino e brandendo la mia terribile arma, per poi lanciarglielo addosso. Sting urlò come una femminuccia ma per lo spavento scivolò e cadde all’indietro, schivando il pesce. Il quel momento, Rogue fece la sua entrata e venne colpito in pieno viso dalla trota volante.
Il moro fece una faccia schifata. «Okay che ho un certo tipo di gusti, ma vi posso assicurare che non mi piacciono i pesci.»
«Neanche da mangiare?» chiese divertito Natsu.
«Dipende.» borbottò.
«Il pesce è buonissimo.» ribattei io alzandomi e cercando di darmi un contegno.
Sting si alzò traballante, massaggiandosi il fondoschiena. «Sì, ma tu hai altri modi per usare il pesce.»
Natsu rise. «Era bruttissima, lo sai?»
Arrossii come una stupida. «Rogue non pensare male! Volevo solo sculacciarlo!»
Appena finii di parlare arrossii ancora di più, rendendomi conto che sculacciare il proprio fratello maggiore non era molto normale.
«Non voglio sapere cosa fate quando io non ci sono.» fece il ragazzo dai pantaloni col risvoltino.
«Dai! Detta così sembra che io e mio fratello abbiamo una sorta di malata relazione!» strillai agitando la braccia in preda all’imbarazzato.
Natsu sorrise divertito e avvicinandosi mi posò una mano sui capelli scompigliandomeli giocosamente. Sbarrai gli occhi, se l’avesse fatto qualcun altro probabilmente me la sarei presa perché trattata da bambina, ma da lui… Non saprei, sembrava quasi un gesto affettuoso. Sentii il mio battito accelerare e scoprii che mi piaceva essere toccata dal rosato, era gentile, dolce. Quando le sue dita abbandonarono però la mia testa, sentii quasi un vuoto all’altezza del petto, come quando ti manca qualcosa, ne sei consapevole ma non sai di cosa si tratta. Tutte queste sensazioni mi stavano facendo impazzire, non ero in grado di gestirle e questo mi innervosiva non poco. Ero sempre stata bravissima a manipolare i miei sentimenti, avevo sempre sofferto meno, mi veniva con una facilità disarmante. Eppure perché ora non riuscivo a mantenere io il controllo della situazione? Cosa mi stava accadendo? Lanciai un’occhiata di sottecchi a Natsu che rideva e scherzava con mio fratello e Rogue, per un momento quello strano vuoto sembrò farsi più piccolo, meno fastidioso.
Sbattei entrambe le mani  sulle guance, forte, facendo risuonare lo schiaffo. I tre ragazzi si voltarono verso di me perplessi, guardandomi come se fossi pazza. Abbassai subito lo sguardo e voltandomi corsi via, raggiungendo camera mia il più veloce possibile. Aprii la porta quanto bastava per farmi sgusciare all’interno e la chiusi con forza, sbattendola. Mi schiacciai contro di essa e strinsi le palpebre, il battito del cuore sembrava quasi impazzito. Proprio come le mie emozioni e il mio cervello.
Dovevo parlarne con qualcuno, ma il vero problema stava nel capire con chi. Levy era la mia migliore amica ma quella era talmente pettegola che le sarebbe potuto sfuggire di bocca in qualsiasi momento. Lluvia? No lei possedeva la sensibilità di un cactus, a parte per Gray avevo sempre pensato che fosse una ragazza vuota e priva di emozioni. Erza? Non aveva ancora capito di essersi presa una sbandata colossale per Gerard figuriamoci se fosse stata in grado di aiutarmi.
“Ho trovato!”
Mi staccai dalla superficie legnosa , prendendo la rincorsa mi buttai sul letto e presi il cellulare per chiamare la persona più adatta in questa occasione. Mi girai a pancia in su e digitai il suo nome sulla rubrica per cercarla più velocemente.
In quel momento però, sentii un fruscio e poi qualcosa appoggiarmisi sulla testa. Rimasi immobile, uscii dalla rubrica e pigiai sull’icona della fotocamera, scegliendo quella interna che mi rimandò la mia immagine.
Tirai un urlo talmente acuto che riuscii a farmi male la gola, balzai in piedi e scossi la testa. Quando sentii la vedova nera cadere a terra scoppiai a piangere per lo spavento, corsi verso la porta e ci andai quasi a sbattere, la spalancai e poi la richiusi subito dopo, sbattendola per l’ennesima volta. Prima o poi l’avrei fatta cadere, sicuramente.
Quando mi voltai, trovai davanti a me Natsu col fiatone che mi squadrava dall’alto in basso. «Tutto bene? Che è successo?» parlò senza fiato.
Scossi la testa con veemenza, mentre le lacrime continuavano a rigarmi le guance copiose. Indicai la porta con un dito tremante e poi il mio corpo reagì da solo: gli gettai le bracciai al collo e lo strinsi forte, mentre il mio corpo tremava ancora per lo spavento. Sentii il rosato sobbalzare sorpreso, poi probabilmente sentendomi anche singhiozzare mi strinse forte a sé. In quel momento il vuoto all’interno del mio petto sparì all’instante, lasciando però spazio a un muscolo involontario totalmente impazzito che pompava anche più sangue del dovuto. Le mie dita si fecero spazio tra i suoi capelli rosa, incredibilmente soffici e freschi al tatto. Mi alzai in punta di piedi per poterlo stringere meglio, facendo bene aderire il mio corpo al suo, quasi volessi fondermi con lui. Non sapevo perché lo stessi facendo, ma cavolo come mi sentivo bene. Sentii Natsu deglutire, ma pure lui mi strinse ancora più forte, forse anche troppo perché cominciò a farmi male. Ma nonostante ciò da lui non mi volevo separare.
«Lucy?» sussurrò chiamandomi.
Socchiusi gli occhi. «Mhm?»
«Sicura di stare bene?» chiese portando la sua voce a un tono normale.
Sorrisi. «Ora sì.»
Quando la sua stretta sembrò allentarsi e appoggiò le mani sui miei fianchi per allontanarmi, quel vuoto tornò prepotentemente, più fastidioso di prima. Aggrottai le sopracciglia confusa, rendendomi conto di quanto lui fosse caldo, perché ora sentivo freddo. Tirai su col naso e col palmo delle mani mi asciugai la scia ormai quasi asciutta delle lacrime.
«Cosa hai visto?» fece lui, abbassandosi alla mia altezza per potermi guardare meglio negli occhi, ritrovandomelo incredibilmente vicino.
“Eh no, non puoi fare così! Maledetto, ti piace giocare sporco eh?!”
Schiusi le labbra con l’intenzione di parlare, ma le miei corde vocali decisero di abbandonarmi non appena beccai le famose pagliuzzette verdi. Probabilmente ai suoi occhi avevo appena assunto un’espressione da scema, ma non me ne importava, dovevo contarle tutte. Solo che appena lui spostava lo sguardo ne appariva una nuova e io dovevo ricominciare a contare. Senza rendermene conto mi ritrovai con le spalle rivolte al muro, e il suo viso troppo vicino al mio. Un suo braccio appoggiato alla parete dietro di me, con la mano accanto al mio volto.
Il vuoto se n’era di nuovo andato.
Natsu corrugò le sopracciglia. «Mi stai facendo impazzire.»
Deglutii a vuoto. «Anche tu e quelle tue dannatissime pagliuzze.»
Lui inarcò un sopracciglio. «Di che stai parlando?»
«Nessuno ti hai mai detto che hai degli occhi splendidi?» mi scappò.
Abbassai subito lo sguardo, portandomi una mano davanti alle labbra e sentendo le guance e le orecchie andarmi a fuoco. Non lo potevo vedere ma sentivo che stesse sorridendo.
Lo guardai di sottecchi e mi resi conto di aver ragione, solo che era un sorriso diverso, che non seppi definire bene.
Fece per aprire bocca e rispondere, ma in quel momento qualcuno salì le scale rumorosamente, raggiungendoci velocemente. Prima che potessero vederci, Natsu ed io ci allontanammo subito.
«Tutto ok, Lu?» chiese mio fratello squadrandomi preoccupato. «Ti ho sentita gridare.»
Annuii debolmente. «Certo, sono tutta intera.»
«Perché hai gridato?» Rogue inarcò un sopracciglio.
«Perché la vedova nera di Sting mi è caduta in testa!» sbottai.
Il biondo portò le mani davanti alla bocca. «Non ti ha punta vero?»
Mi strinsi nelle spalle. «Io non ho sentito nulla.» borbottai.
«Dai, ragazzi cerchiamo ‘sto ragno e vediamo di farlo uscire da casa mia.» sospirò stanco Natsu.
I tre entrarono nella mia camera e richiusero la porta prima ancora che potessi vedere cosa avrebbero fatto con le mie cose. Fu in quel momento che ringraziai il cielo di non avere un diario segreto, perché se l’avessero trovato mi sarei seppellita viva dalla vergogna. Non era tanto Sting a preoccuparmi, lui conosceva tutto di me, sapeva ogni cosa, ogni mio più piccolo segreto, ma quei due non volevo che venissero a sapere del mio più terribile ricordo. Nemmeno Levy e Lluvia ne erano al corrente, solo il mio fratellone.
Bussai forte alla porta e urlai. «Vedete di non incasinarmi la-» sbarrai gli occhi sorpresa.
Portai entrambe le mani alla gola, delicatamente. La porta si aprì di scatto, rivelandomi un Natsu stralunato che mi fissava in attesa che io dicessi qualcosa. Dietro di lui apparvero le teste di Sting e Rogue.
«Tutto bene passerotto?» chiese il moro.
Ignorai il nomignolo e indicai la gola, aprii la bocca dal quale non uscì alcun suono. Con l’urlo di prima e in seguito questo, mi era scesa la voce. Deglutii nel tentativo di donare un po’ più sollievo alla gola, ma mi doleva ancora. Mi voltai e raggiunsi la cucina, abbandonando i tre ragazzi ancora più perplessi. Aprii il frigo, dal quale presi dell’acqua fredda e prendendo un bicchiere dalla credenza mi versai un po’ del contenuto. Mi sedetti al bancone sospirando, mi era venuto anche mal di testa. Lanciai un’occhiata all’orologio e vidi che era già tardi, pensai a quello che avrei potuto preparare, dato che era scontato che si sarebbe fermato anche Rogue per cena. Peccato che le mie doti culinarie non erano abbastanza buone perché potessero soddisfare quei tre.
Aprii un cassetto e afferrai il libro di ricette di mia madre, cercando qualcosa di abbastanza facile. Sentii dietro di me qualcuno scendere le scale velocemente, pensai fosse Natsu, così non mi voltai, ero ancora abbastanza imbarazzata. Quando però mi voltai e mi trovai troppo vicini due occhi color vermiglio sobbalzai.
«Ti serve qualcosa?» borbottai con voce roca.
“Oh be’, almeno ora riuscivo a parlare.”
Le sue labbra si distesero in un ghigno, fece un paio di passi indietro e con un balzo si sedette sul bancone. «Voglio sapere solo una cosa.»
Gli lanciai un’occhiata assassina. «Solo io e mio fratello possiamo sederci, sdraiarci, combattere sul quel bancone. Scendi.» ordinai.
Lui alzò le mani in segno di resa e scese.
«Spara.» sbuffai.
«Prometti che risponderai sinceramente.» il suo ghigno diventò quasi spaventoso.
Lessi la prima riga di una ricetta abbastanza semplice. «Non ci penso nemmeno, non so nemmeno cosa vuoi chiedermi.»
Il moro ridacchiò. «Non riesco mai a fregarti, eh.»
«Difficile.» mi strinsi nelle spalle. «Ti dispiacerebbe aiutarmi con la cena?» chiesi rinunciando subito.
Lui annuì. «Nessun problema. Ah, io e tuo fratello dopo cena usciamo.» informò.
«Scordatevelo, domani abbiamo scuola.» dissi, afferrando un cucchiaio in legno.
«Cos’è? Hai paura di rimanere da sola con Natsu?» ridacchiò.
Lo colpii col cucchiaio sul braccio. «Arriva al punto, idiota.»
Rogue arricciò le labbra in una smorfia, massaggiandosi la parte dolorante. «Pronta?»
Roteai gli occhi. «Sì, ma muoviti.»
«Ti sei innamorata?» chiese improvvisamente.
Arrossii violentemente, il cuore cominciò a battermi inspiegabilmente forte. Mi ritrovai ad indietreggiare, andando a sbattere contro il bancone. Lo guardai con occhi sbarrati, totalmente sorpresa da una domanda simile, mentre lui aveva un’espressione così seria…
«C-cosa-?» balbettai.
Il moro sbatté entrambe le mani sul bancone, accanto ai miei fianchi, impedendomi di allontanarmi. «E non cercare di sviare il discorso, mia cara. Da quando Natsu è diventato il tuo fratellastro hai assunto un comportamento diverso nei suoi confronti, tu continui a dire di odiarlo, ma siamo davvero sicuri che sia quello il sentimento giusto? Lucy, da quando Loki è uscito dalla tua vita, ti sei chiusa a riccio modificando il tuo carattere e attaccare le persone è diventata la tua arma di difesa. Però ora sembra che la vecchia Lucy stia pian piano riemergendo, che sia merito di quella testa calda?» sorrise.
Loki.
Solo risentire quel nome mi riempiva il cuore di rabbia e paura. Sul pullman avevo fatto una fatica immane a non scoppiare a piangere o a urlare, avevo fatto ricorso a tutto il mio autocontrollo, non pensando nemmeno di possederne così tanto.
Non volevo più rivedere il suo viso, non sapevo nemmeno perché si trovava sul pullman e tantomeno volevo saperlo.
«So tutto.» sussurrò.
Alzai di scatto il viso, spiazzata. Come faceva a sapere tutto?
«Chi te l’ha detto?» gracchiai, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime per la seconda volta in quella giornata.
Lui scosse il capo. «L’ho scoperto per conto mio, osservando Loki. Ti giuro, l’avrei ammazzato.» sentii le sue mani serrarsi a pugno e cominciai ad aver paura della sua reazione.
Pensai che potesse distruggere qualcosa, invece quel ragazzo riuscì nuovamente a stupirmi: mi abbracciò. Ricambiai subito la stretta, ne avevo tanto bisogno.
«Non so cosa mi stia accadendo.» sussurrai con voce rotta dal pianto.
Rogue mi stampò un sonoro bacio sulla fronte. «Ok, mi basta così come risposta.» sorrise.
«Ti voglio bene, ti ho sempre considerato il mio migliore amico.» rivelai, stringendolo ancora più forte.
Ne avevamo passate così tante insieme, lo consideravo come un membro di famiglia alla fine, fin da quando Sting lo aveva invitato per la prima volta a casa nostra dieci anni prima. Avevo capito subito che era un ragazzo meraviglioso. E se non fosse stato gay ci avrei fatto anche un pensierino, ad essere sincera.
«Anche io ti voglio bene, solo che ti ho sempre considerata come una sorella minore.»
Sorrisi. «Rogue?»
«Dimmi piccola.» fece, allontanandosi.
«Mi aiuti con la cena?» ridacchiai.
Anche lui ridacchiò, poi annuì, prendendo il ricettario e mettendosi ai fornelli. Stetti vicino a lui, ogni tanto mi faceva vedere cosa dovevo fare, insegnandomi alcune cose.
Pronta la cena chiamammo anche gli altri due e mangiammo tutti insieme. Solo in quel momento realizzai che il diavolo in persona non era presente.
«Scusate, ma dov’è Wendy?»
Natsu imboccò l’ennesimo pezzo di torta salata e disse. «A casa di Chelia.»
«Chi è? L’ennesimo collaboratore per la conquista del mondo?» borbottai.
«Per quanto ne sappia è la sua migliore amica.» rispose a bocca piena.
Gli lanciai un’occhiataccia. «Quante volte devo ripeterti che devi finire il boccone prima di parlare?»
Rogue mi scompigliò i capelli. «Vale anche per te, hai appena fatto la stessa cosa.»
Mio fratello scoppiò a ridere.
Ingoiai il boccone. «Io posso.» sorrisi divertita.
 
***
 
Sting e Rogue erano usciti ormai da un paio d’ore ed io ero stanca, volevo andare a dormire, dopotutto il giorno dopo avrei avuto scuola e visto che dormivo già sul banco volevo evitare anche di russare. Anche Wendy era rientrata ed era già andata a nanna. Spensi la tv e sistemandomi il pigiamino mi avviai per raggiungere la mia camera. Una volta arrivata davanti alla porta però, raggelai.
La vedova nera non erano ancora riusciti a trovarla.
“E adesso?!”
Be’, Sting non era in casa avrei potuto dormire nel suo letto. Sì, avrei fatto così. Feci dietrofront e una volta giunta davanti alla sua di porta, appoggiai la mano sulla maniglia e l’abbassai.
“Cosa?”
Era chiusa a chiave.
Mi chiesi come mai mio fratello avesse dovuto chiudere la sua stanza, non aveva senso. A meno che non avesse rubato una scorta intera di timballi la cosa mi sembrava strana. Quali altre camera rimanevano? Quella di Wendy: assolutamente no, era fuori discussione. Non ero tanto stupida da rischiare la vita, poi stava già dormendo non volevo disturbarla,  magari si sarebbe vendicata al calar delle tenebre.
L’ultima era quella di Natsu. Arrossii ma l’unica opzione era quella, se no rimaneva il divano.
“No, no, no, no!”
Tornai in camera mia e presi la chiave, tornai indietro e provai a sbloccare la serratura, ma con scarsi risultati. Sbattei la fronte contro la superficie legnosa e sbuffai sonoramente.
«Cosa stai facendo?»
Sobbalzai e puntai la chiave contro la persona che aveva parlato.
Natsu inarcò un sopracciglio.
«A sei solo tu.» sospirai.
Lui roteò gli occhi. «Allora?»
Gettai a terra la chiave sconsolata. «In camera mia non voglio dormire, la stanza di Sting è misteriosamente stata chiusa a chiave, con tua sorella mi rifiuto di stare e sul divano non riesco a dormire.»
«Uhm.» abbassò lo sguardo. «Vuoi dormire con me?» sussurrò.
Mi sentii andare a fuoco per l’ennesima volta ma mantenni il contatto visivo. Cosa avrei dovuto rispondere ora? Volevo accettare o sarei andata a dormire sul divano? Lasciai che la mia immaginazione prendesse il sopravvento anche quella volta, perdendomi nell’immagine di me accoccolata tra le sue braccia, il calore emanato dal suo corpo a riscaldarmi. Inconsapevolmente le mie labbra si schiusero in un sorriso, ma quando me ne accorsi era ormai troppo tardi, tanto che non mi preoccupai nemmeno di rimediare. Mi aprii in un sorriso radioso e annuii vigorosamente, lasciandolo stupito.
Il cuore nel petto sembrava quasi spiccare il volo, i muscoli facciali invece mi facevano male tanto sorridevo. Lo seguii trotterellando, non sapevo nemmeno perché fossi così tanto felice ma non volevo che quel momento terminasse. Lo sorpassai, aprii la porta e una volta all’interno fece una piccola piroetta.
«Come mai così contenta?» chiese, con aria sospettosa.
Mi strinsi nelle spalle. «Non lo so, non capisco più nulla ultimamente, ma sono felice.»
«Mi fa piacere.» sorrise. «Dove preferisci stare? Vicino al muro o dall’altra parte?»
«Muro.» dissi, salendo sul letto e raggiungendo la parte in questione.
Natsu mi raggiunse subito dopo, appoggiando prima un ginocchio sul grande letto da una piazza e mezza e sedendosi a gambe incrociate. Mi osservò mentre mi sdraiavo prima supina e poi sul fianco, verso di lui. Anche le sue labbra erano arricciate in un tenero sorriso, difficile da decifrare e impossibile capire a cosa stesse pensando.
Quando si sdraiò, si mise anche lui sul fianco, verso di me. I miei occhi puntati nei suoi e i suoi nei miei. Silenzio più assoluto, l’unica cosa che sentivo era il mio battito cardiaco. Socchiusi gli occhi e mi raggomitolai accanto a lui, lo sentii irrigidirsi e per un attimo temetti di aver esagerato. Feci per allontanarmi ma venni bloccata dalle sue forti braccia che mi strinsero, quasi in una morsa possessiva.
«Nemmeno io non capisco più nulla ultimamente.» mormorò.
Alzai il viso, le nostre labbra talmente vicine da sfiorarsi. «Davvero?»
«Già, tutto da quando tu sei entrata nella mia vita.» rivelò, aggrottando le sopracciglia.
Tu-tum.
Annaspai. «A-ah sì?»
Lui annuì, una sua mano mi sfiorò la tempia. «È così frustrante… Se riuscissi a capire di cosa si tratta…»
Tu-tum, tu-tum.
«Cosa faresti?» chiesi in un fil di voce.
«Be’, prenderei in mano la situazione. Ma forse credo di sapere cosa mi stia succedendo.» ridacchiò.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum.
«C-cosa ti sta accadendo?» balbettai.
«Forse mi sono innamorato.» arrossì, distogliendo lo sguardo.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum.
 







Yumeha’s Corner
Buona sera gente! ♥
Mi spiace davvero molto per il ritardo, purtroppo però la quarta superiore mi sta portando via un sacco di tempo, ho tanto da studiare, troppo anzi... Non riesco a ritagliarmi del tempo libero, e quelle poche volte che riesco lo utilizzo per allenarmi o rilassarmi leggendo. Con le vacanze natalizie però sono riuscita a scrivere un capitolo di ben 19 pagine! :D Spero che vi sia piaciuto!
Qui, sono entrati ben due personaggi! Lisanna e Loki.
Lisanna è una cantante e più avanti la farò anche esibire, ma non sarà sola. ;)
Loki, invece, c’entra col passato della nostra biondina, peccato che sembra abbia combinato un bel casino precedentemente. Non so quando farò saltare fuori la verità, ma avviso che non sarà una cosa piacevole. ^^”
Lo so, lo so, negli avvertimenti c’è scritto triangolo e non quadrato, ma non stiamo lì a guardar tutto. xD
Rogue si è dimostrato un amore in questo capitolo, aw, il mio patato. ♥
Verso la fine avete avuto anche del sano NaLu, perciò spero mi possiate perdonare un po’, dai ieri era Natale, dobbiamo essere tutti più buoni! (?)
Vabbe’, vi comunico che la storia oltre a presentare i generi elencati, diventerà anche una storia di azione. *^* Ebbene sì, e ovviamente a scatenare i casini sarà il nostro *rullo di tamburi* Stiiiing! Ahahaha. xD Però non vi dico nient’altro, sarà un sorpresa. u-u
Spero che mi lasciate delle recensioni. *^* ♥
Io, nel frattempo, vedo cosa posso fare per smaltire tutto il cibo di ieri e oggi. D: Credo di essere a posto per un mese come minimo. ouo
Spero abbiate passato un bellissima giornata ieri e che Babbo Natale sia passato lasciandovi una marea di roba. ♥
Giuro che mi dileguo, vi avviso di un’ultima cosa: prima della fine delle vacanze (spero) avrete anche l’aggiornamento dell’altra mia long, Orme. Se la montagna di compiti che mi hanno lasciato me lo permette, cercherò di aggiornare anche Despair.
Ora scappo, fatemi sapere cosa ne pensate. :3
Un bacione grande grande,
Yumeha
   
 
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