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Autore: Macaron    26/12/2014    9 recensioni
"Greg era una persona semplice. A lui non servivano Natali spettacolari, pieni di cibo e luci e regali e strette di mano e convenevoli e povere bestie ripiene arrosto. A lui sarebbero bastati il suo divano, un film strappalacrime sul Natale, un bicchiere di vino e, bando all'avarizia, magari anche una fetta di qualcosa di dolce. Davvero, non gli sembrava di chiedere la Luna.E invece sì, probabilmente, dato che era bloccato su di un ascensore di New Scotland Yard a causa di un black out francamente troppo lungo. E sarebbe anche stato sopportabile, se fosse stato da solo. Claustrofobico, ma sopportabile. Ma essere bloccati con Anderson e Sherlock Holmes doveva essere per forza Dio che ce l'aveva con lui. "
(esatto Secret Santa 2014 per il TC&TH anche questa. Prompt by Yoko Hogawa )
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anderson, John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il Secret Santa 2014  e nel dettaglio per il prompt di Yoko Hogawa che mi ha permesso di uscire finalmente dalla mia comfort zone e divertirmi di nuovo a scrivere:

Greg era una persona semplice. A lui non servivano Natali spettacolari, pieni di cibo e luci e regali e strette di mano e convenevoli e povere bestie ripiene arrosto. A lui sarebbero bastati il suo divano, un film strappalacrime sul Natale, un bicchiere di vino e, bando all'avarizia, magari anche una fetta di qualcosa di dolce. Davvero, non gli sembrava di chidere la Luna.E invece sì, probabilmente, dato che era bloccato su di un ascensore di New Scotland Yard a causa di un black out francamente troppo lungo. E sarebbe anche stato sopportabile, se fosse stato da solo. Claustrofobico, ma sopportabile. Ma essere bloccati con Anderson e Sherlock Holmes doveva essere per forza Dio che ce l'aveva con lui. (Pairing a scelta, sbizzarritevi XD)


The impossible is possible tonight 
Believe in me as I believe in you, tonight



Lestrade è un uomo semplice. Un uomo buono senza tanti grilli per la testa che alla vita non ha mai chiesto lussi o agi. Ha sopportato i pianti notturni di due figli, alzandosi anche qualche volta durante la notte per permettere alla moglie (adesso non più moglie ma ex) di sonnecchiare un paio d’ore in più, ha sopportato le telefonate dei suoi superiori quando è scoppiato il “Caso Sherlock Holmes” e prima ha sopportato i messaggi di scherno di Sherlock Holmes ogni volta che non è riuscito a cavare un ragno dal buco in un caso. Ha sopportato di passare le feste a New Scotland Yard e di accontentarsi di una pinta a tarda sera per il suo compleanno insieme a colleghi che non gli piacciono nemmeno tanto (ma esiste davvero qualcuno a cui uno come Dimmok possa piacere? Prima della terza pinta s’intende). Ha trascorso un Natale insieme alla suocera ammalata, ed è rimasto a parlare per un’ora dell’anca malandata della padrona di casa di Sherlock e John durante una non così  ben riuscita festa della vigilia (E John e Sherlock non si sono nemmeno baciati sotto il vischio impegnati com’erano a discutere di un qualche problema al blog del dottore e questo gli ha fatto perdere 10 sterline che aveva scommesso con Donovan). Ha sopportato tutte queste cose con un’alzata di spalle, un sorriso. Non ha mai chiesto lussi, agi, nemmeno un Natale sfarzoso. Una cena, una buona bottiglia di vino, il pudding di Natale1 a tavola (sua moglie adesso non più moglie non ha mai voluto prepararglielo, chissà se lo prepara adesso all’istruttore della palestra o se si è mantenuta nelle sue convinzioni), magari qualche sciocca canzone che fa diventare un po’ sentimentale e qualche amico o una persona speciale con cui scambiare due parole e un regalo (no non quella persona speciale, a quella persona speciale non può pensare nemmeno lontanamente. Perché non è speciale e perché anche se fosse speciale sicuramente non ricambierebbe e tutta questa specialità andrebbe perduta e lui non ci deve pensare maledizione. Amici. Sì ecco).

Greg Lestrade è una persona semplice che non ha mai chiesto tanto alla vita e a Natale, nemmeno quando era bambino e nella letterina metteva la maglia dell’Arsenal e non l’abbonamento allo stadio perché troppo costoso, ma ecco sicuramente non aveva mai pensato di aver fatto qualcosa di male nella vita precedente per meritare questo. Perché non c’è spiegazione altrimenti. Devo aver fatto qualcosa di terribile, pensa Greg il ventiquattro dicembre alle 19.55. Devo aver fatto qualcosa di terribile nella mia vita precedente come creare un giro di scommesse sui combattimenti tra gatti siamesi o essermi divertito a spoilerare il finale dei Soliti Sospetti a chi non l’ha mai visto  per meritare questo la notte della vigilia di Natale. Devo essere stato Hitler. Perché altrimenti non si spiega, non c’è spiegazione a come il karma possa averlo portato a questo. Ad essere chiuso, bloccato, senza possibilità di uscita (e di scampo) in un ascensore di New Scotland Yard la vigilia di Natale- e questa potrebbe essere la punizione per i combattimenti clandestini- con Anderson e Sherlock Holmes- e questa è la parte che si spiega solo con il fatto che lui sia stato Hitler nella vita precedente.

New Scotland Yard dove detective risolvono misteri da anni, dove uomini salvano delle vite, sventano evasioni e colpi miliardari e…dove a quanto pare nessuno è capace di chiamare una volta all’anno l’addetto alla revisione degli ascensori per controllare che sia tutto in regola ed evitare che un ispettore di polizia si trovi chiuso in un cubicolo con due delle peggiori menti (in maniera diametralmente opposta) a chiamare ossessivamente un numero di telefono che pare squillare a vuoto. Del resto sono le diciannove e cinquantasette minuti del ventiquattro dicembre e anche gli addetti alla manutenzione degli ascensori hanno diritto al loro cenone della vigilia. Tutti ne hanno il diritto. Tutti tranne lui perché a quanto pare è la reincarnazione di Hitler e come regalo di Natale ha diritto solo a questo.

“Geoffrey!” una voce interrompe le sue meste riflessioni. Chi è Geoffrey? C’è un Geoffrey con loro in ascensore e non se n’è accorto? Quand’è diventato il peggior detective di sempre? Ah no è lui Geoffrey, a quanto pare. O a quanto dice Sherlock. Geoffrey Hitler Lestrade. “Geoffrey stanno parlando con te” continua la voce.

Perché a quanto pare gli addetti alla manutenzione sono riusciti a staccarsi dalla quarta fetta di prosciutto arrosto (dio come gli piace il prosciutto arrosto, con la glassa al miele. Non che nessuno gliel’abbia preparato. Chissà se a lui piacerebbe il prosciutto arrosto? Suo fratello dice che le cose dolci- Concentrati Greg, non c’è nessun lui. Concentrati sull’addetto alla manutenzione) per venire a rispondere al telefono collegato con l’allarme nel loro ascensore.

“Jackson Lift Group2, sono Amanda in cosa posso esserle utile?” esordisce la voce di una ragazza in un inglese stentato. Ovviamente il ventiquattro dicembre di turno non ci sono i cervelloni ma gli studenti fuorisede che devono guadagnare qualcosa. Se sua moglie adesso ex moglie sentisse la voce nella sua testa direbbe che sta diventando vecchio e cinico a reagire così a tutte le cose ma il vantaggio del fatto che ormai è un’ex moglie sta nel fatto che può essere cinico e infastidirsi per tutto senza dover dar conto a qualcuno (gli piacerebbe dar conto a qualcuno ma è un qualcuno ben definito).

Greg spiega alla ragazza, ad Amanda il loro problema. Ascensore bloccato, New Scotland Yard, calca anche un po’ la mano sul suo ruolo all’interno della divisione e su come la sua presenza sia necessaria per Londra (e mentre lo fa sa che Sherlock sta alzando gli occhi al cielo ma decide che non è il momento d’iniziare una discussione e non lo sarà fino a quando non saprà per quanto tempo saranno bloccati lì dentro). La ragazza è gentile, disponibile e ovviamente non sa nemmeno di cosa stia parlando. Lo mette in attesa e quei minuti si dilatano così tanto che gli sembra di essere davvero diventato vecchio e cinico mentre aspetta. E poi arriva la notizia. Una squadra è già al lavoro (Oh!)-saranno lì al più presto ispettore (Oh!)- e quel più presto vuol dire entro tre ore, tre ore e mezza al massimo (Oh…) perché è Natale e ci sono pochi addetti disponibili (Oh) e lei capisce sicuramente (Oh.). Poi il resto delle frasi di circostanza Greg non le sente più perché Sherlock ha preso controllo dell’interfono e sta spiegando alla gentilissima (e poco efficiente) Amanda che mentre lei sta parlando con loro e mandando contemporaneamente sms (lo si sente dalle interferenze con la comunicazione) il suo fidanzato sta amoreggiando con un’altra o qualcosa del genere. La conversazione si protrae per diversi minuti in cui gli sembra di udire anche un singhiozzo trattenuto dall’altro capo dell’interfono e a quel punto Greg è assolutamente sicuro che non avranno un trattamento preferenziale e che le tre ore e mezza al massimo saranno tre ore e mezza come minimo.

E poi è così. Semplicemente. Tre ore e mezza, un ascensore. Lui,  Philip Anderson e Sherlock Holmes. La sera della vigilia.  La suocera ammalata improvvisamente gli sembra una compagnia gradevole e non sente  più la mancanza del  pudding di Natale.

 

 

 

“Qual è il vostro programma per la vigilia di Natale?” è Anderson a chiederlo ventidue minuti, trascorsi quasi completamente seduto per terra (e fanculo il vestito tanto ormai) ad osservare un consulente investigativo camminare intorno cercando forse di scavare un buco nell’ascensore, dopo che Sherlock ha riattaccato la comunicazione con l’addetta al servizio clienti.

“Stare quì, Anderson? Bloccati in un ascensore?” sbuffa Greg.

“Pensavi seriamente che all’interno di questo ascensore qualcuno avesse organizzato un cenone della vigilia? Una festa danzante?” poi Sherlock si rivolge a lui “Ogni volta che parla mi sembra che perda un punto del suo Q.I. dovresti fare qualcosa per impedirlo, Gavin. Tipo licenziarlo.”

O licenziare me stesso e andarmene per sempre da questo posto, pensa Greg, che ormai ha smesso di correggere Sherlock quando lo chiama nei nomi più strani. Gavin comunque è uno dei migliori, lo potrebbe tenere in considerazione per la sua prossima identità nel caso finisse per uccidere i suoi due compagni d’avventura.

“Intendevo dopo!” Ovviamente intendeva dopo ma loro intendevano essere sarcastici o tenere il muso. O entrambe le cose. Per fortuna (fortuna?) Anderson è il genere di persona che ci mette un po’ di tempo a capire quando è stato insultato e dimentica in fretta. “Quando usciremo da qui! Quali erano i vostri programmi? Quali sono i vostri programmi?”

Nessuna risposta.

“Io dovevo andare a un piccolo party con qualche amico, mio e di mia moglie. Una cosa informale, stuzzichini, vino e musica.” Agita un sacchetto con dentro qualcosa che assomiglia a delle bottiglie come a confermare la storia che ha appena raccontato. “Ho preso anche il panettone! E il vino! Prosecco! Italiano! Non come lo champagne francese ma sempre di gran classe, non come le pinte che sei abituato a bere dopo il lavoro eh, Greg?” Quando gli ha permesso di chiamarlo Greg? Ah già è stato nei due anni in cui Sherlock si è finto morto e Anderson ha perso il lavoro e ha iniziato a tormentarlo con i suoi sensi di colpa e le sue ipotesi di complotto. È difficile consolare qualcuno e dirgli che forse è impazzito facendosi chiamare per cognome. E comunque a lui piacciono le sue pinte di Guinnes, molto meglio di questi vini frizzanti.(se proprio dovesse bere uno di questi vini sarebbe sicuramente uno champagne e no il fatto che lo champagne sia quello che beve quella persona non c’entra per niente. Per niente.)

“No.”

“No cosa?”

“No non stai andando a un piccolo party con gli amici tuoi e di tua moglie. La prima parte della frase è falsa perché tu non hai amici tuoi, ovviamente, a parte quel tuo ridicolo gruppo di auto aiuto che insiste a commentare il mio sito e che sicuramente non si riunirebbe per bere vino italiano. La seconda parte, quella che allude agli amici di tua moglie è falsa in ogni caso.”

“E chi lo dice?”

“Lo dice la tua colonia. Quella che sta impestando tutto l’ascensore.  Agrumi. Tua moglie è allergica agli agrumi e il solo odore la nausea, l’ha detto una delle rare volte in cui è venuta a prenderti a New Scotland Yard dimostrando l’innata abilità di non notare tutte le prove dei tuoi tradimenti e confermando che le capacità deduttive e d’osservazione sono un marchio della famiglia Anderson. “

“Ho detto amici di mia moglie, non ho detto che lei ci sarebbe stata!”

“Ma la tua colonia ti ha smentito. Fai il bagno nella colonia solo quando devi incontrare una donna e presupponi che la serata possa concludersi con un rapporto sessuale e nemmeno tu saresti così stupido da programmare un incontro a casa di amici di tua moglie.” Ci pensa un attimo “Sei così stupido? Perché in questo caso devo aggiornare il mio grafico.” Un altro momento di pausa. “Lestrade quanto tempo è passato? Quanto manca? Quanto ancora dovrò sprecare la mia vita qui dentro?”

Dio è quasi peggio dei bambini quando devono arrivare alla casa vacanze e durante il viaggio in macchina non fanno che chiedere ai genitori “Quanto manca? Quando arriviamo?”.

Dopo ventisette minuti di quest’agonia Greg Lestrade prende una decisione. Non è arrivato a capo della sua divisione di Scotland Yard perché è un uomo pavido. Sa scendere a compromessi, è una persona semplice e buona ma sa anche quando è il momento di usare la forza, di prendere una decisione azzardata.

Avvicina il sacchetto abbandonato accanto ai suoi piedi, ci fruga dentro per qualche momento, stappa una bottiglia di prosecco e ne beve un lungo sorso.  Sia Anderson che Sherlock si zittiscono improvvisamente e lo fissano.

“Fanculo tanto non saresti arrivato in tempo per quel piccolo party. E dopo tre ore qui dentro penso che nessun uomo avrebbe la forza di pensare anche solo lontanamente a un rapporto sessuale. Nemmeno con se stesso.” Gli scappa una risata. “Volete favorire?” (non sono sue le bottiglie ma non ha certo dimenticato l’educazione)

E con sua somma sorpresa Sherlock accetta.

 

 

 

 

L’ultima volta che Greg ha visto Sherlock ubriaco, l’unica volta in realtà, se la ricorda bene. La notte d’addio al celibato di John Watson, quella che in teoria sarebbe dovuta essere l’ultima uscita tra scapoli prima del matrimonio e che alla fine si era rivelata una sorta di appuntamento romantico a due terminato in una cella. ( Greg pensa che non sia nemmeno così strano che un appuntamento con Sherlock Holmes termini nella cella della centrale di polizia, che ci sia anzi qualcosa di romantico in questo. E pensa anche a cosa si debba provare ad essere così importante per qualcuno da scoprire che mette la tua foto sopra a quella dell’uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, stando a quello che gli ha detto Molly almeno, e calcola ogni quanto hai bisogno di urinare.) A parte in quell’occasione, che non conta in realtà perché lui è arrivato già nel momento del dopo sbronza, non ricorda di aver visto Sherlock ubriaco di qualcosa di diverso dal tè o dalle troppe tazze di caffè quando non dorme per giorni durante i casi ed è costretto ad ammettere che è un evento curioso, quasi divertente. Come osservare una nuova specie aliena caduta sulla terra che non sai mai quando potrebbe attaccarti, o nel caso di Sherlock iniziare a ripetere ossessivamente quando manca all’arrivo degli addetti alla manutenzione e quanto la tua vita sentimentale faccia schifo a giudicare dallo stato dei tuoi calzini, ma pur sempre curioso. In ogni caso il prosecco italiano, che anche lui ed Anderson stanno consumando, rende ogni compagnia più piacevole.

Tipo adesso Sherlock sta parlando, borbottando anzi visto che la sua voce è un po’ più incerta del solito, con… l’ascensore?

“Affasssssscinante!”  (Come parla?)

“Cosa?” Ha quasi paura di chiederglielo.

“La vittima, Lestrade! La vittima!”

La vittima? Sono stati catapultati fuori dall’ascensore e trasportati su una scena del crimine senza che se ne accorgesse?

“La vittima! Guarda!” Sherlock indica un punto vicino ai tasti dell’ascensore dove non c’è evidentemente niente di niente. Greg si sgranchisce le gambe, stare seduto in ascensore impigrisce, e si avvicina al suddetto punto.

“Sherlock è una cimice.” E dio non voglia che qualcuno la schiacci o le due ore e trentatrè minuti che mancano all’arrivo degli addetti alla manutenzione potrebbero rivelarsi insostenibili.

“Questo perché tu guardi ma non osservi. È la nostra vittima!”

“E’ una cimice.” Concorda la voce di Anderson alle loro spalle.

“Una cimice con un arto mancante e questo fa di lei la nostra vittima.” Sherlock avvicina il viso all’insetto e tira fuori una lente per guardarla meglio “L’arto le è stato amputato in maniera violente, è cristallino. Il moncherino parla chiaro. “

Il moncherino dell’arto di una cimice che passeggia sui tasti dell’ascensore?

“Sherlock, amico… non pensi di aver bevuto troppo? Stai straparlando.” Ci prova con educazione.

“E voi che scusa avreste? Sono più lucido io adesso di tutta la tua squadra di idioti quando è completamente sobria. E io sto benissimo. Benissimo.” Enfatizza il benissimo con quello che dovrebbe essere un gesto di scherno ma risulta più un incerto traballare. Benissimo. Certo. Come chiunque dopo una bottiglia di prosecco a stomaco vuoto.

Idea!

“Non vuoi un pezzo di panettone? Anderson strappa un pezzo di panettone!”

“Ehi quello è per i miei amici, non per farlo mangiare da voi in ascensore!”

“Sai benissimo di non avere amici, strappa quel pezzo di panettone. Sherlock, un pezzo di panettone amico? Per festeggiare il Natale e…mh…. La cimice!” (e tamponare tutto quell’alcool)

“Gerard, sai benissimo che non mangio quando sono su un caso. Mi rallenta.”

“Un caso?”

“Il caso dell’arto mancante!”

“Quello non è un caso è una cimice.”

“Questo è un tentato ammazzamento (omicidio).”

“Non vorrei farvelo notare ma mentre ne discutevate la vostra vittima è scomparsa.” E’ Anderson a farglielo presente  “Si è infilata in un qualche buco ed è riuscita ad andasene dall’ascensore.”

(Beata lei.)

“Oh.” Sherlock si affluscia sul pavimento come se scomparsa tutta l’adrenalina per il presunto caso fosse ripiombato nella noia. Dev’essere uno spasso per John vivere con lui, pensa Greg. E poi, sorridendo, pensa che per il dottore probabilmente lo è davvero. In una maniera strana e comprensibile solo per lui e Sherlock.

“Lestrade quanto manca a uscire? Io ho degli esperimenti di cui occuparmi. C’è una coltura di muffe sul lavello della cucina che non può controllarsi da sola. O era nel bollitore?” ridacchia come se avesse detto qualcosa di molto brillante, le meraviglie del prosecco italiano. “Non sono mica come te che non hai nulla da fare e andresti a casa a mangiare un sadwich di tacchino precotto. Quanto manca?”

Quasi preferiva la cimice. E comunque è pollo, non tacchino. Non che sia meno triste. Dev’essersi spolverato male la camicia l’ultima volta che l’ha mangiato e le briciole devono averlo tradito. Maledizione.

Stavolta è Anderson a salvarlo dall’agonia di quelle domande. “Sherlock visto che siamo qui senza far niente, senza telecamere e giornalisti pronti a scrivere potresti…mh…passare il tempo raccontandoci come ti sei salvato dalla caduta dal Barts?”

Ancora? Ancora? Dopo la caduta. Dopo due anni. Dopo il ritorno di Sherlock. Dopo altri tre fottuti anni ancora quella caduta?

Anderson continua. “Non quelle stronzate per i giornalisti a cui nessuno ha mai creduto, andiamo!” una finta risata. “Visto che siamo tra amici, per distrarti dal caso della cimice? Eh?”

“Il caso della cimice, sì. Chissà come lo avrebbe chiamato, John? Il caso della cimice deforme?3

“Sì interessante, ma dicevamo?”

“L’avventura della zampetta scomparsa?Jaaaaawn è bravissimo nello scegliere i titoli del blog…”

Questa gli è totalmente nuova. Compreso il Jawn che probabilmente dovrebbe essere John per una persona sobria.  “Davvero? Pensavo lo criticassi sempre per come scrive, stando almeno ai vostri scambi di commenti.”

Sherlock si lascia sfuggire un piccolo sospiro e con la mano cerca di nuovo la bottiglia di prosecco. “No è assolutamente incapace a scrivere quel blog. I titoli sono imbarazzanti e lui ci si impegna così tanto, rimane a fissare lo schermo per minuti interi come se nel suo cervello non ci fosse il cenno di un minimo movimento! E poi scrive battendo un tasto alla volta. Sherlock Holmes e il suo blogger John Watson, titolano i giornali e John non sa nemmeno scrivere con due dita.” Nella voce di Sherlock c’è una sfumatura di dolcezza che Greg non è abituato a sentire e che pensa il consulente investigativo riservi solo al suo blogger. Magari nel mind palace di Sherlock c’è una stanza dedicata a John dove può permettersi di smettere di dire tutte queste idiozie, di criticarlo (anche se davvero, chi scrive con un solo dito?) e lasciar uscire tutta quell’umanità che la sua voce fa fatica a trattenere. Chissà se nel mind palace di Sherlock c’è una stanza dedicata a tutti i non detti tra lui e John Watson. Chissà quante dichiarazioni d’amore abortite può essere riuscito a stiparci. Chissà se si è mai accorto di averlo fatto.

“Ecco per esempio, John sapeva che eri vivo? Ha recitato tutto il tempo?” Philip non si arrende ma Sherlock sembra aver smesso di ascoltarlo, di aver smesso di ascoltare chiunque.

“E non solo scrive con due dita, non sa nemmeno cucinare ed è convinto di essere lui a sfamarmi. Che prima di lui mi creassi il cibo con le provette.”

“Ma mi ricordavo il discorso del matrimonio, mh… quella cosa con i piselli?”

“Terribile.” Un singhiozzo. L’alcool probabilmente. “Quella cosa con i piselli potrebbe essere usata come arma di tortura, gli rivelerei tutti i miei segreti pur di smettere di mangiarla.“

“Come per esempio come hai fat-“

“Un cuoco terribile, penso gli abbiano bruciato le papille gustative perché nessuno metterebbe così tanto coso…quello…cumino no no curry, nessuno mettere tanto curry in del pollo. Non è piccante è tossico. Solo il tè gli viene bene.  Eppure insiste a preparare del cibo e a ordinare al take away anche quando siamo su un caso e sa che non mangio.”

Perché sa che hai bisogno di mangiare, pensa Greg e si ricorda quando la moglie si addormentava con il primogenito ancora attaccato al seno e lui le portava una coperta o un biscotto perché sapeva di cosa avesse bisogno ancora prima che ne avesse bisogno, ancora prima che se ne ricordasse. È questo l’amore? Dovrebbe essere così, vero?

“E adesso non esce  nemmeno più con le donne!” Un altro sorso di vino. Un momento di silenzio. “Dopo quella cosa di Mary, dopo quella cosa di cui non parla e di cui non parlo perché noi non parliamo, non è più uscito con una donna. Settimana scorsa eravamo al supermercato…”

“Se andato al supermercato? John si lamenta sempre che non fai mai la spesa.” Come tu ti stai lamentando di lui adesso, perché non riuscite a fare altro che parlare l’uno dell’altro ogni istante.

“Certo che no” Sherlock allontana l’idea scandalizzato “Il mio cervello non può essere impiegato in queste faccende, sarebbe uno spreco. L’ho seguito mentre lui faceva la spesa!” (Ah ecco) “Ha flirtato con l’addetta alle verdure di Tesco, è rimasto cinque minuti davanti al banco dei peperoni a parlare con lei quando noi non compriamo i peperoni perché sono allergico e poi se n’è andato senza nemmeno chiederle il numero di telefono!”

Sherlock lascia ricadere le braccia come se questa mancanza di flirt da pare di John fosse tipo l’inizio dell’apocalisse. O forse è semplicemente l’inizio della fase di sbronza triste.

“Ed è grave, perché?”

“Perché non capisco! Continua a flirtare, non ha problemi di salute tali da impedire una relazione sessuale perché la mattina lo sento masturbarsi in bagno con regolarità e poi non esce con nessuna. Lui! John Tre Capoluoghi Watson! Continenti! Tre continenti Watson!”

“Magari nessuna vuole uscire con lui.” Ipotizza Philip.

“Sì e magari Donovan ti rivorrà indietro. Impossibile. John piace alle donne, è riuscito a sposarsi quando aveva uno scoiattolo di S.James Park sopra il labbro non avrebbe difficoltà a trovare una donna con cui passare una serata. Si annoierebbe mortalmente perché tutte le donne che sceglie, quando non sono ex psicopatiche assassine professioniste, non hanno nulla di quello che in realtà cerca nella vita ma questo è secondario.”

Greg questa volta proprio non capisce, potrebbe essere colpa dell’alcool che lo rallenta o del fatto che anche da brillo il cervello di Sherlock va a tremila all’ora ma…

“Dov’è il problema? Ok John magari non ha voglia di uscire con nessuna in questo periodo ma dov’è il problema?”

Sherlock sbuffa esasperato e a Greg sembra di aver a che fare con un bambino. “Che non capisco, te l’ho già detto! Pensavo non avessi capacità deduttive non che fossi anche sordo, Lestrade! Non capisco perché non cerchi di uscire con qualcuno, non capisco quando inizierà a farlo, non capisco perché non cerchi di costruirsi un futuro con un’insulsa biondina e io odio non capire.”

Lestrade lo guarda ancora perplesso.

Sherlock sospira. “Perché non cerca qualcuno? Perché non va avanti? Non è tormentato dal ricordo di Mary, non ne parliamo ma lo so.  Quello che non so è perché non va avanti. E devo saperlo. Devo sapere quando andrà avanti, quando se ne andrà.”

Cambio di programma. Non ha a che fare con un bambino ma con un adolescente alle prese con i primi sentimenti. Se John fosse una ragazzina con i capelli biondi invece di un dottore e Sherlock non fosse la persona che  è in questo momento probabilmente il consulente gli(le) tirerebbe le trecce e chiederebbe all’insegnante di cambiare banco perchè nella gestione dei sentimenti non è davvero diverso da un adolescente impacciato. Che vuole allontanare la persona che gli piace prima di essere allontanato.

“Perché non se ne va? Lo so che lo farà, so che andrà avanti, so che continuerà la sua vita perché è quello che fanno le persone normali, no? Divorziano e trovano nuove storie. L’hai fatto anche tu con tua moglie, Graham. Divorziano e vanno avanti, non rimangono fermi in un appartamento con un coinquilino. Devo sapere quando se ne andrà. Devo spostare la cosa, la sua cosa.”

“La sua…?”

“Quella!Quella cosa dove ti siedi! La sua poltrona. Devo spostare la sua poltrona ma non posso spostarla se lui è ancora qui perché poi dovrebbe sedersi sulla mia poltrona e a me la mia poltrona piace. O andare a sedersi nella sua camera, che è dove avevo messo la poltrona prima e non voglio che si sieda nella sua camera.”

Non voglio che se ne vada. Sherlock non lo dirà mai, pensa Greg, perché anche con la peggior sbronza del mondo (e non è questo il caso) non è capace di mostrare questa sua umanità. Non a lui almeno, non alle persone normali (per la prima volta gli torna in mente quella persona e si chiede se lui potrebbe essere il John Watson di quella persona, quello che ti fa mostrare parti di te che non pensavi nemmeno di avere e che ti rendono migliore).

“Devo sapere quando se ne andrà. Devo poter calcolare i giorni, sapere quanto manca.  “ (devo potermi mettere il cuore in pace) “E io non ci riesco. Perché lui continua ad ordinare il curry. E venire sui casi. Ha anche venduto quel ridicolo studio dove lavorava con Mary, ho pagato un tizio perché lo comprasse perché chi comprerebbe uno studio medico adesso?, e ha ricominciato a lavorare in un ambulatorio part-time. E non esce. Tranne quando va a bere una birra con Mike Stamford e mi dice di venire anche se sa che non verrei mai. O per vedere con te la partita del Chelsea al pub-“

“Arsenal. John ed io tifiamo Arsenal.” Greg può accettare che Sherlock sbagli il suo nome ma su cose serie come la fede calcistica non si scherza.

“E mi ha chiesto di suonare il violino, anche il valzer come quello che gli avevo insegnato a ballare e ha fatto finta di ripetere quei passi insieme a Billy5.E vuole vedere i film di James Bond con me, anche quelli vecchi come facevamo prima di, prima di tutto” allontana con la mano quel tutto. La caduta, pensa Greg, il ritorno e il matrimonio.

“A proposito di quel tutto, non è che avresti voglia di raccontare come hai fatto a salvarti? Ti ha davvero aiutato tuo fratello? Era coinvolta la regina?”

Nessuno presta ascolto al povero Anderson.

“E io non lo sopporto. Non lo sopporto perché se ne andrà e allora perché sprecarsi in tutto questo?”

Greg sa benissimo che quello davanti a lui seduto scompostamente sul pavimento di un ascensore è l’uomo più intelligente che conosca (no forse è il secondo uomo più intelligente che conosca. Ma il primo non può nemmeno dire di conoscerlo e comunque non deve pensarci), probabilmente l’uomo più intelligente di tutta Londra eppure in quella domanda non c’è traccia di sarcasmo,  Sherlock non capisce davvero quale motivo possa avere John per rimanere al suo fianco.

“Perché vuole rimanere lì?”

Sherlock sbuffa come se avesse detto la peggior idiozia del mondo. Come se fosse ancora più stupido del solito.

“Perché vuole rimanere lì, Sherlock. Perché non vuole andare avanti. Perché vuole che Baker Street sia la sua casa anche se tu sei un coglione insopportabile che lo critica per gli errori d’ortografia e non mangia e suona il violino in piena notte e non va mai a far la spesa. John, lo sa Dio per quale tara mentale, vuole che il suo andare avanti sia con te e per essere l’uomo più intelligente di tutta Londra riesci ad essere davvero un idiota.”

“E comunque il mio nome è Greg, cazzo.”

“Devo spostare la sua poltrona.”

“Non devi spostare la sua poltrona.”

“Stanno spostando la porta.”

Silenzio.

Silenzio.

Un rumore.

“Qualcuno sta spostando la porta.” Sherlock e Greg si girano verso Anderson “Quella dell’ascensore. Qualcuno la sta aprendo. Ci stanno tirando fuori.”

Quando manca un’ora e quarantacinque minuti all’arrivo dei soccorsi offerti dalla Jackson Lift Group qualcuno apre le porte dell’ascensore, che si rivela per loro fortuna essersi fermato a una manciata di centimetri dal piano, e li libera.

Greg penserebbe a uno stucchevole miracolo di Natale che permette a tutti di trascorrere la vigilia con la persona amata se non fosse che non sono in un film per le famiglie e delle tre persone chiuse all’interno di un ascensore quello con la situazione sentimentale migliore è probabilmente Anderson. La cui moglie è partita lasciandolo solo a Natale, quindi sicuramente non l’esempio di famiglia da pubblicità delle merendine per la colazione.

Si sgranchisce le gambe uscendo dall’ascensore e guarda l’orologio: nemmeno le 22. Fa ancora in tempo a tornare a casa e prepararsi quel sandwich, accendere la televisione e magari aspettare la mezzanotte per chiamare i figli per fargli gli auguri e organizzare qualcosa per l’indomani con consenso di sua moglie non più moglie e adesso ex moglie.

Mentre si abbandona a questi pensieri lo sguardo si posa su un ragazzo dalla tuta arancione che sta parlando con Sherlock e stando alle sfumature di bianco che sta assumendo deve aver avuto la fortuna d’incappare nelle deduzioni del consulente investigativo su tutta la sua vita fino a quel momento. A guardar bene non può fare a meno di notare che ci sono un po’ troppi ragazzi dalla tuta arancione per aprire un ascensore soprattutto per essere la notte di Natale. A meno che nell’ascensore non ci sia tipo la regina. E comunque nessuno di loro indossa una divisa della Jackson Lift Group. Greg non avrà le capacità deduttive di Sherlock Holmes ma che ci sia qualcosa di strano riesce a percepirlo anche lui. Niente che lo riguardi in ogni caso, non sarà certo lui a fare polemica sul servizio di assistenza troppo puntuale di una ditta per una volta che ha la fortuna d’incapparci. Lui deve andare a casa a mangiare il suo sandwich mica può perdere tempo a fare domande inutili.

Però il ragazzo sembra aver voglia di chiudersi nell’ascensore per sempre quindi magari una domanda può concedersela. Giusto per salvarlo da Sherlock (che poi non dovrebbe andare a casa? A nessuno interessa più festeggiare il Natale?).

“…Dalle tue scarpe è evidente, fossi in te abbandonerei tutti i sogni di gloria teatrali perché sono ben lontani dalla realtà.”

“Tutto a posto, Sherlock?”

Sherlock lo ignora. A quanto pare l’inizio di sbronza gli è completamente passato ed è assorto nelle deduzioni.  Il ragazzo con la tuta arancione invece gli risponde con un grande sorriso.

“Ispettore, ci scusi ancora per il ritardo siamo arrivati il prima possibile.”

“Ritardo? Siete arrivati in anticipo di un’ora e mezzo rispetto a quanto detto dalla signorina dell’assistenza.”

Il ragazzo lo guarda perplesso come se non avesse idea di cosa stesse dicendo e lui si sente Anderson.

Sherlock si sistema il bavero del cappotto, lo fa sempre anche se quando è presente John sembra mettere una particolare enfasi in quel gesto,  e si allontana mentre lui è ancora impegnato nello sbrogliare quella matassa.  Prima di chiudersi alle spalle la porta che da verso le scale il consulente investigativo gli rivolge un sogghigno.

“Non solo per la regina si sarebbero mossi così tanti addetti, ispettore. Non solo per la regina anche per il governo britannico.”

“Di cosa stai diavolo stai parlando?” E come faceva a sapere che stava pensando alla regina? Legge anche nel pensiero adesso?

“Mio fratello adora il pudding di Natale.”

Ma prima che possa obiettare non c’è più nessuno con cui farlo.

 

 

 

 

Non aveva lasciato l’albero acceso. In realtà Greg non si ricordava nemmeno di avere un albero di Natale con così tante luci. E che funzionassero tutte. O che ne funzionasse qualcuna. Invece adesso nel suo appartamento c’è un albero pieno di luci accese. E del cibo sulla tavola. Cibo che lui non ha mai comprato di questo è sicuro. A meno di non essere diventato sonnambulo, aver comprato una cena di Natale, aver apparecchiato  e poi essere tornato a dormire per dimenticarsene totalmente la mattina dopo (ma in questo caso sarebbe dovuto anche diventare cieco per non essersene accorto la mattina prima di andare al lavoro. Dettagli).

Invece sulla tavola c’è una cena di Natale, la cena di Natale che sognava e un albero con un sacco di luci che funzionano. È come se un ladro fosse entrato in casa e invece di derubarlo l’avesse riempita di oggetti. Se non fosse troppo grande, e troppo cinico, per queste cose penserebbe a un elfo o a Babbo Natale.

Ma più probabilmente si tratta di un qualche tipo di bizzarro stalker. La cosa peggiore  è che Greg la trova la cosa più carina che gli sia successa negli ultimi mesi. Da denuncia e così inquietante da cambiare tutte le serrature ma carina. Se sapesse di chi è opera poi sarebbe l’ideale. Probabilmente è la sua vicina, quella a cui ha dato le chiavi per le emergenze e che ogni volta gli va a chiedere se ha visto il suo gatto. Lei è sicuramente inquietante anche se non in modo positivo. Per forza dev’essere stata lei.

Tanto vale mangiare. Domani farà qualche domanda, è un poliziotto anche se si trattasse davvero di una stalker è l’ultima persona che se ne deve preoccupare. Si siede a tavola e lo nota subito. Un pudding di Natale.  L’odore di sherry costoso misto a uvetta e canditi è quasi impossibile da ignorare. Odora di Natale, di ricordi.

“Mio fratello adora il pudding di Natale.”

Una persona che controlla tutte le telecamere di sicurezza.

“Non solo per la regina si sarebbero mossi così tanti addetti, ispettore. Non solo per la regina anche per il governo britannico.”

Un qualche bizzarro tipo di stalker. Con la mania del controllo, sicuramente.

Improvvisamente sa che domani non dovrà fare più nessuna domanda alla vicina, ma magari una certa telefonata.

Forse intanto può iniziare con un messaggio.

“Buona Natale Mycroft”

 

 

 

Mrs. Hudson deve averlo aspettato perché anche a Baker Street una luce è accesa anche se non quella dell’albero di Natale (che non hanno perché lui ha fatto saltare in aria con degli esperimenti e John non si è nemmeno tanto lamentato ma è scoppiato a ridere e anche questo non va bene). Almeno potrà farsi fare un tè senza doversi alzare dalla sedie. E magari mangerà qualche mince pie che sono l’unico motivo per cui gli piace questa stupida festa.

“Sei tornato.”

Non se l’aspettava. Non se l’aspettava a tal punto che ha ignorato tutti i segnali. L’appartamento della sua padrona di casa con la tv accesa, una giacca maschile appesa. Non ha ascoltato, non ha osservato e ha preso gli indizi che gli servivano per confermare la sua deduzione. Doveva essere Mrs. Hudson perché John non poteva essere qui. Non a Natale. Non questo Natale quando doveva essere da Harry. O dovunque sia la sua famiglia.

“Mycroft mi ha chiamato, no mi ha fatto chiamare da una delle sue assistenti per dirmi che eri rimasto bloccato in un qualche ascensore ma stavano provvedendo e saresti tornato per mezzanotte ma mi devo essere appisolato sulla poltrona e aver perso il senso del tempo.” Uno sbadiglio. John sulla sua poltrona ( quella che deve spostare). “E’ già Natale?”

“Manca quasi più di un’ora.” Si trova a rispondere quasi stordito.

“Allora devi aspettare per il tuo regalo, tanto so che l’avrai già dedotto e che starò facendo questa pantomima per niente.” Un sorriso. Uno strano calore nel suo petto. È sempre così quando John gli sorride da quando è tornato, forse è sempre stato così ma lui non si è mai permesso di accorgersene. John dovrebbe smettere di sorridergli, lo distrae, gli fa male alla salute. Potrebbe aver sviluppato una qualche forma d’aritmia che lo porterà alla tomba per colpa dei sorrisi di John. Deve iniziare a fare dei rilevamenti, stilare un grafico. Ma per farlo John deve sorridergli ancora. Meglio lasciar perdere.

“John perché sei qui?” Non riesce a trattenersi dal chiederglielo anche se non è sicuro di voler sentire la risposta.

(Dieci ipotesi gli passano per la mente. Ha perso il treno. Harry non si è più fatta sentire. Harry è finita in ospedale per l’alcool e hanno litiga-)

“Dove dovrei essere, scusa? Dove dovrei voler essere?”

“Da Harry? Avevi detto che saresti andato da Harry.”

“Noioso.”

Gli sta facendo  anche il verso? Lo sta imitando? Come sono finiti a questo punto?

“Perché non esci più con le donne, John?” A bruciapelo. Perché l’ha chiesto? Adesso a John verrà in mente che si è completamente dimenticato di uscire con le donne per una qualche forma di demenza senile e andrà di corsa al pub a rimorchiare la prima sciacquetta bionda. Davvero la gente lo chiama genio?

John lo fissa per un attimo come se stesse concentrandosi particolarmente per esprimere il concetto nella maniera più semplice possibile. Poi la sua espressione si apre di nuovo in un sorriso (in un tipo particolare di sorriso che riserva unicamente a lui. Sherlock potrebbe catalogare tutti i sorrisi di John Watson e questo non l’ha mai riservato a nessuno che non sia lui).

“Pensavo di star uscendo con te.”

Oh?

Oh.

Oh.

“Oh.”

“Oh.”

“So che non si è ancora concretizzato niente ma pensavo stessimo prendendo le cose con calma. Pensavo fossero chiare le mie intenzioni.”

(Baker Street. I casi. Notti passate ad esplorare tutte le cicatrici. Notti passate e farne di nuove. X-factor all televisione. Il nuovo film di James Bond al cinema con le mani che si sfiorano al buio. I baci e non solo perché c’è il vischio. Il curry tossico. Litigi per quando si dimentica di mangiare. Mrs.Hudons che gli chiede se la notte possono fare un po’ meno rumore anche se è tanto contenta per loro. Le cene da Angelo a tarda notte dopo aver risolto un caso e finire a pomiciare in un vicolo mezzi ubriachi perché Baker Street è troppo lontana e non è proprio possibile togliersi le mani di dosso a vicenda per il tempo necessario per arrivarci. Una casa nel Sussex con le api e un libro di memorie da scrivere. Rimanere. Non andare via ma rimanere. Rimanere. Rimanere per sempre.)

“Sherlock? Questo va bene?”

“Va bene.”  Va bene? Va più che bene e meno di bene. Va tutte le cose possibili insieme.

E adesso?

“Hai voglia di suonare qualcosa per me o sei troppo stanco?”

“Qualcosa in particolare?”

“Il nostro valzer.” Lo chiama proprio così, senza bisogno d’aggiungere altro. Come se fosse sempre stato il loro valzer. Come se fossero sempre stati loro due contro il mondo.

Sherlock si appoggia il violino sotto il mento e inizia a suonare. John si lascia andare sulla sua poltrona (non c’è più bisogno di spostarla), gli occhi chiusi, le gambe allungate leggermente in modo tale che possano toccare i suoi piedi.

“Buon Natale Sherlock”

 

 

 

 

 

“Philip!”

Anderson non è andato a casa. Non è nemmeno andato al party con gli amici della moglie che effettivamente si era inventato (il party,  non la moglie). È andato dove s’incontrano.

“Phil! Ti ha detto qualcosa?”

“Sei riuscito a farlo parlare?”

Tutti i fans di Sherlock Holmes sono intorno a lui.

“Allora? Non farci attendere!”

Tutti pendono dalle sue labbra e lui deve distruggere i loro sogni così.

“Nulla” dice con un sospiro.

“Nulla?” E’ una ragazza bruna a ripeterlo.

“Nulla. Ho fatto come avete detto voi. Ho sabotato l’ascensore ,come aveva consigliato Carl, per obbligarlo a rimanere in un luogo chiuso senza distrazioni con me per diverse ore. Ho portato il vino e l’ho fatto bere perché Julia si ricorda di aver letto sul blog di John Watson che Sherlock Holmes non regge bene l’alcool e che questo lo rende più disposto al dialogo. Ho fatto domande. Credetemi gliel’ho chiesto mille volte ma niente.”

“Niente, neanche una parola?” Gli chiede ancora Carl, stupido.

“Nulla. Non ha proferito una singola parola su come ha fatto a salvarsi dalla caduta dal Barts.”

“Ma non potrebbe essere che quella che ti ha raccontato l’altra volta fosse la verità, non è proprio possibile ragazzi?” Sfugge a Julia, una delle più timide del gruppo.

Tutti si voltano in cagnesco. “Quell’insieme di scemenze senza capo ne coda? Sembrava l’insieme delle peggiori teorie che scrivevamo i primi mesi sul nostro gruppo segreto su facebook! Non è neanche lontanamente possibile che quella fosse la spiegazione! Non ci crederò nemmeno tra un miliardo di anni.”

Persone che annuiscono e confermano.

“Potremmo rapire John Watson, si sa che è quello il suo punto debole. Potremmo rapirlo e obbligare Sherlock a dirci la verità.”

Anderson si gira verso la voce che ha esposto questa teoria in un misto di terrore e curiosità.

“Dimmi di più, Carl. Io intanto stappo un’altra bottiglia di Prosecco. Avete avvisato le vostre famiglie? Questo Natale siete tutti impegnati, dobbiamo studiare un piano.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

1 Il Christmas pudding è un dolce di tradizione inglese, si trova anche nelle opere di Dickens, composto da diversi tipo di frutta secca tra cui uvetta, mele, noci che vengono riportate alla vita con un’abbondante dose di alcool. La tradizione vuole che diventi più buono se preparato con grande anticipo, almeno durante l’inizio dell’avvento e per portare fortuna dovrebbe avere tredici ingredienti che vanno aggiunti da tutti i membri della famiglia a turno in un ordine particolare (che google spiega meglio di me).

2 Stando a google esiste davvero questa ditta d’ascensori.

3 Il caso dell’uomo deforme

4 L’avventura del giocatore scomparso

5 Il Teschio non Bill Wiggins. Mi sembrava il caso di ribadire che non è che a Baker Street c’è un tizio nascosto nel camino. Che poi Cam va pure a farci i suoi bisogni e a questo tizio non va troppo bene.

 

 

 

 

  
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