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Autore: TizianaLauscrive    27/12/2014    1 recensioni
A otto anni Hile Turner è brutta, in sovrappeso e con qualche brufolo di troppo.
Il giorno della festa di compleanno di Caterina, Marco Ferreri organizza uno scherzo che la umilierà davanti a tutti.
Così, derisa e umiliata dai suoi stessi amici prende la decisione di andare via dalla sua cittadina.
Adesso Hile ha quasi vent'anni, gli occhi verdi e un conto in sospeso da chiudere.
E' bella, determinata e sensuale.
E Marco Ferreri? Lui ha ventitré anni e non ha paura di niente, vuole solo una cosa dalle donne e la ottiene quasi sempre.
Tranne quando si tratta di Hile.
Peccato che l'uomo funzioni così: meno gli dai la possibilità di avere una cosa, più lotterà per averla.
E' così che comincia il gioco: Marco lotterà per avere il corpo di Hile per vincere la sfida,
Hile vorrà l'amore di Marco per spezzargli il cuore, e riscattarsi.
Ma se in mezzo a vendetta e orgoglio ci si infilassero i sentimenti?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO PRIMO: Si torna a casa. 


Al mondo c'erano tante domande a cui Hila non riusciva ancora a dare una risposta, ad esempio, perché le situazioni le si rivelavano sempre più belle nell'immaginazione piuttosto che nella vita? O perché nella realtà era il tempo a cambiare le cose e mai una volta le cose a cambiare il tempo?
Ma più di ogni altra cosa, Hila non capiva per quale strano motivo, per quale strano caso, le persone avessero quella folle abitudine di innamorarsi sempre di chi poi le avrebbe distrutte.
Attraversò la strada mentre attorcigliava una ciocca di capelli su un dito, non vedeva quelle strade da troppo tempo e i ricordi confusi dell'infanzia non le permettevano di giudicare con obiettività.
Salutò con la mano il signor Tobinson sperando si ricordasse di lei, era cambiato così tanto che quasi non lo aveva riconosciuto, eppure gli occhi e il cappello erano rimastigli stessi, Hila ricordava Tobinson come un grande uomo, divertente e gentile, eppure adesso, mentre se lo trovava ad un passo dagli occhi, si rendeva finalmente conto di quanto fosse invecchiato, la barba era diventata bianca e le rughe gli rendevano un'aria severa.
"Ha salutato mica me?" Le chiese il signor Tobinson.
Hila sentì il cuore in gola.
"Sono io, Hila, si ricorda? La figlia dei Turner." 
Il vecchio strabuzzò gli occhi e poi si lasciò scivolare gli occhialoni sul naso con una faccia meravigliata.
"Hila!" sentenziò dopo. "non t'ho proprio riconosciuta, sei una giovane donna! E sei..."
"Cambiata." Sussurrò lei.
A otto anni Hila non era molto carina, aveva gli occhiali spessi e l'apparecchio, qualche chilo di troppo e uno o due brufoli a peggiorare la situazione, i capelli ricci corti a coprirle il viso e il suo modo di fare spesso goffo e impaurito. 
A vederla adesso, però, nessuno avrebbe mai potuto dire che quella bellissima ragazza fosse la stessa bambina di così tanti anni prima. 
Il signor Tobinson la abbracciò prima di lasciarla andare, augurandole tutta la felicità che poteva e pregandola affinché non scappasse più, così Hila, con quella voce melodiosa lo rassicurò, da adesso in poi sarebbe rimasta esattamente lì, dov'era nata. 
La casa dei Turner era sempre stata una bella casa, dai tempi in cui l'adorata figlia correva con il girello, o si metteva a carponi sul tappeto nuovo di zecca e disegnava fiori sulle pareti. 
Quando Hila entrò, l'avvertì come casa, quella vera.
L'odore di chiuso le riempì la testa, anche se papà ogni tanto era tornato per dare un'occhiata, quella casa era rimasta inutilizzata per davvero troppi anni, mamma d'altro canto aveva aperto tutte le finestre e stava lavando e profumando tutto.
" Ciao famiglia!" Urlò Hila ed entrambi i genitori le risposero un sorriso.
"Ti ricordi quel lampadario, Hile?" Le chiese il papà. " Giocavi con quella specie di pallina da tennis insieme a tuo fratello e accidentalmente andò a finire contro il lampadario."
"Le urla di mamma si sentirono anche in Polinesia."
Rise. " A proposito, dov'è  Kile?"
Kile era il fratello maggiore di Hile, un ragazzone muscoloso dagli occhi blu che avrebbe fatto innamorare la donna meno predisposta all'amore. 
"E' uscito."
"Di già? E con chi?" 
" Suoi vecchi amici."

Ad Hile le tremarono le gambe, anche lei in tutti questi anni si era sentita con la sua migliore amica, e qualche volta, sporadicamente, nonostante la distanza, avevano trovato addirittura il modo di vedersi, eppure adesso, andare da Ollie le metteva una grossa paura.
Probabilmente la scelta di tornare a vivere a New Organge era stata una delle poche scelte giuste che aveva fatto, ma la sua partenza aveva avuto un giusto motivo e aprire le ferite dei vecchi ricordi non era e non sarebbe mai stato facile. 
L'ultimo giorno di permanenza nella cittadina del New Orange, Hile era stata invitata ad una festa insieme ad Ollie, l'invito era partito da Caterina, una delle più ricche e spocchiose ragazzine del quartiere, ma questo Hile non l'aveva ancora ben capito e il pensiero di riuscire finalmente a farsi qualche amico in più rendeva ogni invito il più gradito.
Caso volle che quella sera, a casa di Caterina ci fosse anche Marco Ferreri, il bambino non solo più bello ma anche più ricco di New Orange, Hile ne era segretamente innamorata, un po' perché ogni principessa che si rispetti ha bisogno di un principe e un po' perché Marco era un ragazzino bellissimo; eppure aspettative di Hile si frantumarono tutte, quando, giocando a bacio, carezza e schiaffo, la punta della bottiglia indicò proprio Hile, e così, Marco Ferreri doveva baciare la piccola Turner.
Si possono immaginare gli schiamazzi dei partecipanti al gioco, che offendevano Hile da tutta la serata e che fingevano conati di vomito, ma tra una risata e un'altra a Caterina venne un'idea.
"Bendiamola." Disse. "così Marco le darà questo bacio." 
Eppure non fu così, mentre Hile aveva la benda agli occhi, Marco aveva riempito un secchio d'acqua con chissà quale altra schifezza dentro.
"Pronta?" Le disse e lei annui.
Addosso a quella povera ragazzina arrivò non solo dell'acqua ghiacciata, ma anche i resti della cena di poco prima, quindi non solo non aveva trovato neanche un amico,
ma aveva perso del tutto l'opportunità di farsene qualcuno. 



"Pronto?" 
"Hile! Tobinson m'ha detto che t'ha vista in piazza!"
Per un attimo il vecchietto non le sembrò più così simpatico e gentile.
"Si, sono qui."
" Vacanza?"
Ollie aveva il cuore pieno di gioia, stare lontana dalla sua migliore amica le era sempre costato fatica, nonostante fosse piena di amici, il loro legame era sempre stato più forte, si erano subito trovate e l'una riusciva perfettamente a fidarsi dell'altra. 
"Resto." Disse la ragazza con la voce che tremava.
Il gridolino dall'altra parte la fece sorridere e per un attimo si rimproverò di non averla avvertita prima.
"Ci vediamo in piazza, tra dieci minuti."
"Ma..." Il suo tentativo fu vano, Ollie aveva già messo giù, maledizione!
Come faccio? Si ripeteva mentre faceva avanti e indietro in camera sua, con quel dannato rumore dell'aspirapolvere che mamma stava insistentemente passando in tutte le stanze, quella donna aveva una sorta di fissazione per la pulizia. 
Hile scese le scale di fretta, con l'intento di telefonare alla sua amica e disdire, sarebbe uscita, certo, ma non adesso e non di sabato, la verità era che l'idea che uno di quei bambini della festa ormai cresciuto la riconoscesse la mandava in panico, e soltanto il pensiero di Marco o di Caterina, adulti e più cattivi di prima, le spezzava il respiro, era consapevole che erano passati tanti, troppi anni e che anche lei era cresciuta, cambiata e maturata, che era una bella e giovane donna sicura e determinata, era consapevole di quanto quella paura per quei ricordi fosse una cosa infantile, eppure eccola lì, con il telefono in mano a combattere contro la voglia di vivere e quella di sparire.
" Tesoro." La signora Turner le si avvicinò con un sorriso. "siamo partiti perché tu non stavi bene qui e perché tuo padre aveva trovato un lavoro migliore, e adesso siamo tornati a New Orange perché la vita in Città era diventata troppo cara, tu non sei più una bambina e devi imparare ad affrontare i mostri che t'hanno sempre seguita. Essere soltanto una ragazzina e non sapere cosa dire alle persone che voglio farti stare male è brutto, ma essere finalmente una donna, sapere esattamente cosa dire, eppure non dirlo, è peggio. "
" Il fatto è che se già da bambini erano così cattivi, non immagino come saranno adesso da adulti."
"Non lasciare mai che la cattiveria degli altri cambi quello che sei."

La signora Turner abbracciò la figlia e le sorrise, così Hile si alzò in piedi e decise, sarebbe andata da Ollie e vaffanculo il resto. 
Il tragitto fu probabilmente meno facile di quello che aveva immaginato, più Hile si ripeteva che non c'era nulla di cui aver paura, più il suo cuore non voleva sapere di rallentare, Ollie le aveva parlato più di una volta di Caterina e Marco, il tempo li aveva cambiati, diceva, eppure ogni volta, Hile, sentiva con tutta se stessa che avrebbe voluto vendicarsi.
Ollie era già arrivata da un po' e la aspettava seduta su una panchina, la piazza era gremita di gente e Hile si sentì meglio, non riconosceva nessuno, quindi nessuno l'avrebbe riconosciuta.
"Finalmente! " Urlò Ollie e tutti si voltarono.
"Ma che ti urli!"
"Quant'è bello vederti!"
Le ragazze parlarono allungo, Hile raccontò all'amica dei fidanzati che aveva sommessamente abbandonato, era sempre stata un po' stronzetta con gli uomini, che la colpa fosse di Marco, questo non lo sapeva, eppure ogni volta che un ragazzo le dichiarava amore eterno, lei si faceva una risata e ci giocava un po' su. Non per vantarsene, ma Hile aveva una lunga fila di corteggiatori, tutti pronti a fare follie per un po' di attenzione. D'altronde, il suo aspetto esteriore era cambiato via via negli anni, dandole un aspetto decisamente migliore, così i chili di troppo erano spariti, adesso Hile aveva un fisico da donna, era magra e formosa, la pelle cerea e morbida, aveva sostituito gli occhiali con delle semplici lenti e così anche gli occhi verdi, luminosi e attraenti contribuivano adesso a renderla più femminile, aveva persino tolto l'apparecchio e benché l'avesse odiato per tutti quegli anni, adesso non poteva fare altro che ringraziarlo per il lavoro che aveva fatto. 
"C'è qualcuno che conosco?" Chiese la ragazza all'amica, Ollie si irrigidì.
"Qualcuno." 
"Tipo?"
" Quello con il giubbotto verde è Sacchetto, te lo ricordi?"
Hile guardò nella direzione in cui il dito di Ollie aveva puntato e lo intravide subito, seduto con gli amici a bere Tequila, i capelli ricci e gli occhi piccoli e infossati.
"Ma davvero? Non l'avrei mai detto. E' quindi quello è Giorgio Caspio alias Sacchetto?" Ollie rise.
"Si, alias."
" E poi?"
" Quella è Caterina."
Hile si voltò senza neanche aspettare un attimo, spinta forse dalla curiosità o dalla paura.
Caterina era rimasta bella, i capelli corti e mossi, gli occhi da gatta neri e un vestitino decisamente alla moda, non sembrava affatto cattiva, tutt'altro, discuteva serenamente di chissà cosa, sorridendo di tanto in tanto. 
Una parte di Hile tornò a quand'era bambina, e a quando, nel suo cuore, desiderava esserle amica, uscire con lei, ridere insieme a lei e frequentare i tipi come lei, eppure, adesso che aveva quasi vent'anni, si chiedeva cos'era che, ai suoi occhi da bambina, rendeva Caterina meglio degli altri e addirittura meglio di se stessa.
Adesso, con tutta la sua maturità, notava come nella vita di quella ragazza, nel modo di fare di quella ragazza, persino nei soldi di quella ragazza, non c'era niente, niente che potesse essere considerato migliore. 
" E quello è Marco." Ollie sapeva che Hile era sempre stata innamorata di Marco, un amore da bambina, certo, ma pur sempre amore, e pur sapendolo, aveva voluto indicarglielo, perché in cuor suo, aspettava che la sua amica andasse lì a mostrargli quanto bella era adesso. 
Hile abbassò un po' la testa per vederlo meglio, era appoggiato al muro, vicino ad un capannone, fumava una sigaretta e non sorrideva neanche per scherzo, per un attimo le si fermò il cuore, e se ne rimproverò, accidenti, che reazione è mai questa? Si disse. 
Se il Marco bambino era bello, il Marco ragazzo era anche sexy, gli occhi blu il cui colore si vedeva bene anche da qualche metro di distanza, i capelli neri spettinati che gli ricadevano sulla fronte e un fisico che neanche il Bronzo di Riace.
Hile boccheggiò e quasi le mancarono le parole. 
"Bello, no?" 
" Eccome..."
Hile si rizzò dritta sulla sedia. "No! Ma bello dove? E' solo un tipo. " Lo sguardo divertito di Ollie la diceva lunga e persino Hile si accorse che era meglio essere sincere. "Forse è bello giusto un po'. " Marco si voltò per un attimo verso le ragazze ed entrambe si guardarono. " Porcaputtana se è bello, Ollie." 
"Non lo so, glielo chiederemo adesso, visto che sta venendo verso di noi." Hile fece per alzarsi ma l'amica la trattenne da un braccio.
"Presentami e sei morta." Le disse e poi trattenne il respiro. 
"Ollie." Salutò il ragazzo. " 
"Marco, come stai?"
" Sto bene, è un gesto maleducato, sai? La tua amica, dico, non me le presenti?"
Ollie trattenne una risata.
" La sua amica sa presentarsi da sola." Intervenne Hile.
"Ah, si? E perché non l'hai ancora fatto?"
"Probabilmente perché non voglio. "
Un sorrisetto stronzo le si stampò in faccia.
Marco rimaste palesemente attratto dal modo in cui la ragazza aveva risposto, era un tipo molto particolare, non s'era mai innamorato e passava da un letto ad un altro, cercando di soddisfare sempre e solo una cosa, eppure gli piacevano anche i giochi, le sfide, le battute sarcastiche, e poi, quella ragazza, era decisamente bella.
Gli occhi verdi gli ricordavano qualcosa, non riusciva ancora a capire cosa, eppure era un pensiero forte, prepotente, vecchio.
Hile si spostò i capelli da una parte e Marco non poté fare a meno di respirarne il profumo, avrebbe volentieri fatto tante di quelle cose con quella ragazza che neanche avrebbe avuto il tempo di raccontarle.
"Lei è Hile." Intervenne Ollie.
Ecco, pensò Hile, adesso sa chi sono.
 Eppure il ragazzo non si scompose minimamente, sorrise e le diede la mano. 
"Io sono Marco." Sorrise impertinente. 
" Bene." Disse Hile mentre lo guardava, gli occhi di Marco le erano entrati addosso, erano tatuaggi e chissà cosa stavano disegnando sul suo corpo. 
"Non fingere che non t'interessi."
" Eh?"
"Come mi chiamo, dico. Volevi saperlo sin da quando mi hai visto. " 

Hile lo guardò con una tale intensità da incenerirlo, avrebbe voluto dirglielo, avrebbe voluto ricordarglielo, fargli presente che il suo nome lo conosceva già, e se da una parte l'idea che Marco non si ricordasse di lei, l'idea che alla festa non conoscesse neanche il nome di quella bambina che aveva umiliato la sollevasse, da un'altra parte sentiva ancora una volta il pizzicotto della rabbia salirle fin sopra le tempie, come poteva, un bambino, comportarsi come uno stronzo e non sapere neanche a chi stava facendo del male? Hile pensò a quanto doveva essere stata insignificante e sorrise all'idea d'essere cambiata.
"Fino a prova contraria, quello che è venuto fino a qui a chiedere che mi presentassi, sei stato tu. Ma se vuoi, io faccio l'uomo e tu la donna, così io chiedo e tu rispondi." 
La ragazza si alzò, trascinandosi dietro l'amica. " O forse no, forse non sei neanche in grado di rispondere. Ti saluto Marco."
Era successo tutto così in fretta, in poco tempo si era presa un piccolissima parte di orgoglio indietro, ed era una sensazione bellissima, che avrebbe voluto provare ancora e ancora, per sempre.
Per tutti questi anni si era lasciata rubare un po' della sua femminilità, della sua sicurezza, della sua forza da alcuni brutti ricordi e adesso, soltanto adesso, si rendeva conto di come avrebbe dovuto affrontarli.
S'era fatto tardi ed entrambe le ragazze avevano deciso di tornare a casa, Ollie era orgogliosa e al contempo sconvolta dal modo di fare di Hile.
"Non posso crederci."
"Sei stata un mito!"
"Che bastardo."
"Una eroina!"
"Non si ricorda di me."
"Una dea!"
"Non mi ha riconosciuta, o forse non ha neanche idea che la bambina che umiliò si chiamava Hile. Gliela farò pagare."
"Un mito!"
"Che arrogante. Vuole fare il Don Giovanni con tutte? Presuntuoso! Un perfetto idiota! E poi quella frase? Che nervi! Gli auguro di trovare una ragazza bella e intelligente che gli spezzi il cuore!"
"Un eroin...che hai detto?"

"Che è arrogante, presuntuoso e idiota!"
" No, dopo."
"Ho detto che sono nervosa."
"Hile, dopo, che hai detto alla dopo?"
"Che sarebbe bello se qualcuno gli spezzasse il cuore."
"Hile, mi è appena venuta un'idea megagalattica!"



Tiziana:
Ciao bimbe, spero che questo primo capitolo lo leggiate in tante, l'ho chiuso in un cassetto per anni e adesso ho deciso di pubblicarlo e di farvi partecipe di questo mio piccolo angolo di mondo.
Scrivo da quand'ero piccina, e lo faccio per passione, perché è il mio modo di parlare. 
Hile è un po' come me, come voi, come tutte le donne del mondo: fragili e indifese e poi forti e determinate. 
Siamo fatte dall'ottanta per cento di sensazioni, e come Hile viviamo per sentirle addosso come piumoni.
Hile è innamorata della vita, eppure è stata ferita più volte.
E' vendicativa, ma non per cattiveria e non per molto.
Andrea, invece, è un po' il quadro perfetto di quello che vorrebbe ogni donna. O forse, quello che vorrei io. 
In questo primo capitolo non lo conoscete bene, ma imparerete ad amarlo.
Tenebroso, sarcastico e arrogante, eppure sensibile e buono. 
Siccome non voglio dilungarmi troppo, vi chiedo semplicemente di farmi sapere come vi è sembrato il primo capitolo.
Vi ringrazio bimbe, un grosso bacio!

 
   
 
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