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Autore: lacla32    27/12/2014    1 recensioni
Cosa porta una ragazza e la sua famiglia ad affrontare un viaggio verso il nuovo continente?
Siamo nel 1898 e un nuovo mondo si apre ai suoi occhi.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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23 Gennaio 1898
“Giulia! Torna subito qui! Ti ammalerai! “ strillò mia madre strattonando Luca, il mio fratellino di quattro  che, come suo solito, teneva un dito infilato nel nasino.
Lancia un’altra occhiata al mare e sospirai, ero stanca di stare su quella dannata bagnarola.
“Arrivo” sbuffai seguendola sotto coperta e immergendomi nel caos.
Mi guardai attorno in cerca di  Michele in mezzo a tutta quella gente che cantava, suonava e parlava a voce alta tutto ciò in almeno dieci dialetti differenti, il locale di coperta era ampio ma non così grande per contenere tutte quelle persone. Le pareti in legno sembravano vecchie di anni e l’odore di sudore e cibo era pungente.
“Signorina mi concede questo ballo?” domandò una voce alle mie spalle con un adorabile accento toscano, non feci in tempo a girarmi che mi ritrovai a fare un casquet perfetto, sorrisi “Michele”
Facendomi ritornare in posizione eretta si esibì in un inchino e i suoi capelli castani cascarono sugli occhi verdi “Giulia”
Sospirai e lo afferrai per un braccio e lo trascinai via dal marasma generale, ci sedemmo sui gradini che portavano al ponte principale.
“Non sei eccitata?” mi domandò lui osservando le pareti scrostate del corridoio
Feci spallucce “Non più di tanto” ed effettivamente era così .
“Come sei noiosa” sbuffò e il suo fiato si trasformò in una nuvoletta di condensa , non mi sarei mai abituata al freddo Americano.
“Io non vedo l’ora di visitare New York, vedere ogni angolo della città e poi magari viaggiare per gli Stati Uniti” fantasticò e io scoppiai a ridere “ Ti ho già detto che adoro il tuo accento?” domandai
Lui fece roteare gli occhi “Me lo dici tutti i giorni da tre settimane, Milanese”  
Gli lanciai un’occhiataccia e sorrisi, mi aveva affibbiato quel soprannome due minuti dopo avermi conosciuto. Fissai per un po’ il mare e poi domandai “ Secondo te ce la faremo?”
Michele si fece serio “Dobbiamo farcela, abbiamo fatto tutta questa strada ora possiamo avere un futuro e di certo non voglio sprecare l’opportunità di veder felici le mie sorelle e mia madre”  così dicendo si alzò “Vado a vedere se dentro hanno bisogno di qualcosa, ci vediamo dopo, Milanese”
Feci un sorriso e lo guardai scomparire dietro l’angolo poi tornai a fissare il mare.
Eravamo partiti tutti dall’Italia, non erano bei tempi e l’America sembrava un nuovo orizzonte, mia zia si era trasferita qualche anno prima e ora viveva in una piccola casa con suo marito e i miei cugini, aveva trovato lavoro e non faceva più la fame.
Dalla morte di mio padre le cose erano andate a rotoli, la nostra piccola casa in periferia non bastava più, io lavoravo in fabbrica così come mia madre e Margherita, la mia sorellina di quattordici anni. Luca passava le giornate dalla signora Lucia, la nostra vicina di casa mentre noi ci spezzavamo la schiena per poche monete e una vita del tutto fuor che salutare. Molti di noi morivano per una malattia ai polmoni, credo si chiamasse tumore ma non ne sono sicura, io ero pagata per lavorare non per chiacchierare.
I soldi non bastavano mai, molto spesso eravamo costretti a rinunciare alla cena  e quando ci tolsero la casa, mamma decise di partire.
La zia ci aveva comprato un piccolo appartamento vicino al suo, lei lavorava come cameriera in una casa borghese e lo zio aveva aperto un piccolo negozio di alimentari, non erano ricchi ma almeno non facevano la fame per strada.
Scossi la testa per scacciare i pensieri e mi portai verso la balaustra e fu così che la vidi, New York.
I palazzi sembravano altissimi e la statua della Libertà, così mi aveva detto che si chiamava Michele, spiccava come a darci il benvenuto.

 Una voce alle mie spalle urlò “Terra!” e in un attimo il ponte si riempì di gente che ballava e piangeva, fui raggiunta da Margherita e dalla mamma con Luca e il suo dito nel naso e sorrisi, il nuovo mondo ci aspettava.
  
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