“Vinalmente” libero
Ormai
mancava poco: solo più una ventina di minuti e sarei
finalmente
stato libero di fare ciò che preferivo. Finalmente fuori da
quella
tortura. Chiusi la valigia e, con uno schiocco delle dita, questa
scomparve, lasciandosi indietro un odore di fragole e uva. Mi lisciai
la giacca di leopardo con una mano mentre, con l'altra, prendevo la
bottiglia verde poggiata sul tavolino. Sull'etichetta di carta
ingiallita era scritto, in una calligrafia svolazzante, il tipo di
vino: Brunello di Montalcino 1945; una delle sue migliori annate.
Ancora un quarto d'ora e avrei potuto di nuovo sentire il sui
delizioso odore e assaggiarne un buon bicchiere. Da quanto tempo non
me bevevo uno? Uno vero intendo, non uno di nettare con il suo
sapore, nemmeno dei migliori per dirla tutta. Misi la bottiglia nella
tasca del pantalone, pettinai i capelli con le mani e aprì
la porta
della Casa Grande. Iniziai a camminare in mezzo alle Case dedicate a
noi Dei come dimora per i propri figli. Tutte avevano lo stesso
stile, ma ognuna aveva elementi che la distingueva dalle altre.
Passai di fianco alla mia: tralci di vite erano avvolti attorno alle
colonne, prolungati fino al centro del tetto, dove si ergeva una vite
dai frutti dorati. All'entrata dei rigogliosi cespugli di uva-fragola
emanavano un gradevole profumo; tutto merito di Polluce. Da quando
mio figlio, e suo gemello, Castore cadde in battaglia cercò
di
distrarsi in più modi possibili. Continuai a camminare,
passando in
mezzo ai campi da basket, pallavolo e altri sport. Tutti i mocciosi
erano intenti a giocare, sorridendo tra loro. « Buongiorno
Mister D!
» mi salutarono. Feci un cenno con la testa e continuai la
mia
passeggiata. Poco avanti si trovavano i miei meravigliosi campi di
fragole: da quando mio padre mi tolse il vino iniziai ad interessarmi
ad esse. L'aroma che emanavano era fantastico; il mio più
grande
capolavoro! Due ragazzi erano intenti a raccogliere i frutti, ma al
posto di fare ciò li stavano mangiando. Inoltre appena le
mani dei
due si toccavano diventavano color paonazzo, lasciando intendere il
loro sentimento reciproco. « Jackson, Chase, se non uscit...
» mi
fermai immediatamente: quei due ormai non erano più al campo
da
parecchio tempo, ma ero talmente abituato ad averli attorno che anche
dopo così tanto mi faceva strano non rimproverare loro per
ogni
disastro. I due non sembravano intenti a smettere di mangiare le mia
fragole, così decisi di farli punire da loro stesse: con un
gesto
della mano la pianta iniziò ad avvolgersi attorno ai due
ragazzi,
bloccando loro braccia e gambe. Alla fine però li lasciai
andare;
dopotutto avevo poco tempo.
Mi incamminai con più fretta verso la
collina del pino di Thalia, corricchiando leggermente: finalmente la
mia punizione sarebbe finita! Arrivato in cima ad essa ritrovai ad
aspettarmi Chirone assieme ad alcuni dei ragazzi del mio... Ex campo.
« Mi devi una rivincita cavallo! » dissi al
centauro con una pacca
sulla spalla. Salutai i ragazzi con disinteresse, poi mi
smaterializzai. Quando riaprì gli occhi ero sull'Olimpo.
«
Congratulazioni figliolo, la tua punizione è terminata.
Spero tu
abbia imparato qualcosa. » mi accolse Zeus con aria un po'
imbronciata. Alla sua sinistra una donna dai capelli biondi e gli
occhi color nocciola mi sorrideva: mia moglie, Arianna. Andai verso
di lei senza prestare attenzione a mio padre. Ci avviammo verso casa
nostra. Tutto era come me lo ricordavo... Beh, più o meno.
Dopo la
battaglia contro Crono l'Olimpo fu quasi devastato, quindi la figlia
di mia sorella, Annabeth Chase, progettò il “nuovo
Olimpo”,
cercando di rimanere però abbastanza fedele all'antica
disposizione.
Il giardino curato dalle ninfe era rigoglioso, e le piante crescevano
forti e sane grazie ai canti e alla musica delle Muse di Apollo.
Entrai in casa, avvicinandomi al mio vecchio letto. La valigia
comparve assieme ad altre venti dopo una manciata di secondi.
Una ninfa dell'aria dispose tutto in pochissimo tempo, sistemando
tutti gli oggetti in vista. Mi accomodai sul letto, mossi un dito e
uno splendido calice da vino comparve tra le mie mani. Un'altro
uguale si materializzò nelle mani di mia moglie. Arianna si
sedette
accanto a me mentre io prendevo la bottiglia dalla tasca. Dopo averla
quasi svuotata ci sistemammo per dormire, rimanendo zitti. Il
più
assoluto silenzio si estendeva per tutto l'Olimpo: niente
più strofe
dei figli di Apollo né discussioni tra satiri. Niente
ragazzini
urlanti e disobbedienti in giro di notte. Tastai l'altra tasca dei
pantaloni e qualcosa di irregolare attirò la mia attenzione.
Infilai
la mano nella tasca, tirandone poi fuori un cordino pieno di perline.
Le mie labbra si incurvarono in un mezzo sorriso. Come tutti i
ragazzi del campo Chirone aveva regalato anche a me una delle sue
stupide collanine. Ognuna delle perline dipinte faceva riaffiorare in
me un ricordo. Una lacrima scese lungo la mia guancia, lacrima che
affrettai ad asciugare con il bordo della giacca. Il Campo
Mezzosangue già mi mancava.
Angolo autrice
Buongiorno popolo di EFP! Dopo un abbastanza lungo periodo di assenza sono tornata, anche se non sarò comunque molto attiva :/
Allooora: Fan Fiction su Dioniso. Non so il perché ma adoro scrivere fan fiction su personaggi che stanno e sembrano antipatici xD. Sinceramente non so molto cosa dire... Spero vi sia piaciuta, in questo caso lasciate una piccola recensione :D Accetto tutti i consigli ;)
Grazie per aver letto e alla proooossima!
Baci^^ FoxFace00 :* <3
P.S. Mi scuso se non si legge benissimo ed è tutto in grassetto ma ho avuto problemi con il formato :/