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Autore: Juliet Leben22    27/12/2014    16 recensioni
Si maledì, per non riuscire a starle lontano. Si maledì per desiderarla così tanto. Si maledì per amarla così follemente.
Si sollevò velocemente e l’afferrò saldamente per i fianchi, stringendola a sé.
Non l’aveva mai toccata così. Non l’aveva mai afferrata in quel modo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Arwen
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"La Mia Stella del Vespro"

 
"La Stella del Vespro, la nostra stella più amata."
 

Le stelle cospargevano il cielo come una spruzzata di polvere luminosa. La loro luce era sempre stata cara agli elfi. Diversi lumi per diverse razze di elfi. Eppure ogni razza venera ogni stella, rispettandone le diverse luci e caratteristiche.
Capelli neri lunghi mossi, figura alta e aggraziata, sembrava quasi che non lasciasse impronte mentre camminava.
-Mia signora..-
La leggiadria con cui si voltò fu fenomenale. Nemmeno sua zia Galadriel aveva  tanta grazia. Tanto che il suo popolo si domandava se fosse realmente un’elfa, o una creatura celeste. Il suo popolo le dimostrava un profondo rispetto e amore, erano talmente ammaliati ed estasiati che spesso non riuscivano nemmeno a porgerle il regale saluto. Ma lei era diversa da tutte le principesse che la sua gente avesse mai conosciuto. Lei lo sapeva, ne era cosciente. Per questo di notte ammirava il riflesso della luna nel lago, per distarsi, sentire l’acqua accarezzarle le dita e.. sì, sentirsi più vicina alla lontana luce delle stelle.
Troppe volte era passato da Gran Burrone senza che lei non lo notasse. Troppe volte le aveva rivolto uno sguardo fugace e troppe volteaveva sognato quegli occhi chiari color del cielo.
Si voltò e fu sorpresa di vederlo di fronte a sé.
-Non volevo spaventarvi, ma non mi sembra sicuro passeggiare da sola di notte...-
-Ma io non sono sola.- disse con calma, sorridendo, sebbene il suo cuore andasse più veloce che mai.
Aragon, il futuro re di Gondor, sorrise e accennò ad un inchino.
-Vorreste... passeggiare con me?- domandò Arwen, imbarazzata.
Sorrise. – Ne sarei onorato, mia signora...-
Avrebbe voluto che la chiamasse Arwen, un giorno. Avrebbe voluto sentire che effetto avrebbe fatto il suo nome tra quelle labbra. Ma non si illudeva la principessa di Gran Burrone, sapeva che in molte desideravano essere al suo fianco e che lui non avrebbe potuto mai scegliere un’elfa, una donna che vivrà mille vite in più di lui.
Sospirò.
-Qualcosa vi turba?-
Annuì e allo stesso tempo sorrise.
-E’ la mia presenza?-
Arwen sorrise. – Sono felice che abbiate acconsentito ad accompagnarmi. Non dovete avere timore di me o del mio titolo.-
-Non siamo poi così diversi, allora.- sorrise.
-Non accettate il vostro destino, Aragorn... futuro re di Gondor... perché?-
-Non sapete chi sono i miei antenati?-
Annuì. – Per questo non comprendo il vostro rifiuto.-
-Sono l’erede di Isildur.- sussurrò, come se la sua colpa fosse impronunciabile.
Ma Arwen non smise di sorridergli. – Siete così diverso da lui, non abbiate timore di assomigliarvi.-
Aragorn non l’ascoltava più, non si capacitava di come una donna potesse essere tanto magnifica. Non comprendeva come quel sorriso potesse farlo sentire puro. 
-Non mi state più ascoltando, siete forse stanco?-
Lui scosse la testa. –Affatto, mia signora. Ma se siete stanca, potrei accompagnarvi nel vostro palazzo.-
-Potete chiamarmi Arwen, se lo desiderate.-
L’uomo dai capelli lunghi castani e mossi boccheggiò quasi. – Non credo di potere, mia signora..-
-Se lo desiderate, posso ordinarvelo.-
Sorrise. – E sia, Arwen.-
 
E’ passato tanto tempo dal loro primo incontro. Se ne sono susseguiti altri mille, ogni notte. Fino a che, sarebbe giunto il momento per Aragorn di partire con la Compagnia dell’Anello.
Quanto sarebbe rimasto lontano? Sarebbe tornato da lei?  Ma soprattutto.. sarebbe sopravvissuto? Questi pensieri l’angosciavano più di quanto avrebbe mai ammesso.
Arwen, la principessa, era innamorata del futuro re degli uomini e lui l’amava più di qualsiasi altra cosa. Sapeva che suo padre non avrebbe approvato, ma non perché non volesse vederla felice, ma perché era un umano e un giorno, con certezza, sarebbe morto.
A lei non importava.
Quella notte non si era presentato e lei sapeva bene che non aveva il coraggio di dirle “addio”. Ma non poteva non salutarlo. Camminò silenziosamente per il castello, fino a raggiungere il corridoio est. Si bloccò di fronte alla seconda porta a sinistra. Aprì la porta.
La stanza era immersa nel più completo buio della notte, ma gli elfi non hanno problemi a muoversi nell’oscurità, nonostante amino la luce.
-Arwen?- domandò Aragon, mentre ergeva il busto.
-Sono io.- sussurrò, camminando vicino al suo letto, dove si sedette.
L’uomo accese una candela che gli illuminò il viso e gli permise di illuminare la principessa.
-Come mai sei venuta?-
-Dovevo salutarti. Ho visto che stanotte non...-
-Dovevo riposare.- disse freddo.
Lei si issò e un’ombra di tristezza le colmò il viso. – Capisco, ti lascio dormire allora. Buon viaggio.-
Si maledì, per non riuscire a starle lontano.
Si maledì per desiderarla così tanto.
Si maledì per amarla così follemente.
Si sollevò velocemente e l’afferrò saldamente per i fianchi, stringendola a sé.
Non l’aveva mai toccata così. Non l’aveva mai afferrata in quel modo.
Appoggiò la testa sul suo collo e sospirò. Il respiro di lui le fece venire i brividi. –Aspetta..- sussurrò.
Lei accennò ad un piccolo sorriso, nell’ombra.
-Stai sorridendo, Arwen?-
-Sì, Aragorn. Perché?-
Lui la voltò, le prese il viso tra le mani e la baciò irruentemente. Non l’aveva mai baciata.
Non appena si accorse di aver usato troppa forza, rilassò l’impeto e la sfiorò delicatamente.
Arwen trattenne il respiro e si lasciò andare a quelle emozioni vere, intense e quasi umane.
La strinse ancor di più a sé, facendo aderire i loro corpi. Avrebbe voluto scoprirla per tutta la notte, baciare ogni singolo centimetro di quella pelle lunare, ma tenne le mani ancorate al suo viso, ai suoi capelli. Le umettò il labbro inferiore, come a chiedere di poterla conoscere meglio, e lei schiuse le labbra, permettendogli di entrare. Con la lingua le esplorava la bocca, mentre con un braccio le cinse i fianchi, come ad ancorarla a sé.
Le loro lingue si sfioravano dapprima delicatamente, poi sempre più irruentemente, alla ricerca di un modo che li unisse sempre di più.
Le allontanò dolcemente il viso, quando comprese di non riuscire più a trattenersi.
-Aragorn..- sussurrò.
-Vorrei poter vedere i tuoi occhi ora.. vorrei poter vedere la loro luce lunare.-
-Lunare?- domandò sorpresa.
-Sì.- rispose.
Lei lo baciò nuovamente, ma lui la fermò, stringendole le mani. – No, Arwen. Sono un uomo ed è la mia natura. Non voglio farti del male. –
-Non me ne farai.-
-Potrei non tornare da questo viaggio..-
Lei ammutolì, cercando di rallentare il cuore che prima aveva cominciato a battere di emozioni positive e ora, per emozioni negative. Non poteva pensare di perderlo, non poteva credere che non sarebbe tornato.
Lei gli strinse forte le mani. – Ti aspetterò.-
Sorrise. – Non posso chiederti questo.-
-E’ una mia scelta.-
Le lasciò le mani. – A domani.- disse mentre lei richiudeva silenziosamente la porta dietro di sé.
 
 
 
Il mattino seguente la Compagnia dell’Anello cominciò a preparare i bagagli per la partenza. Il più lento era Aragorn e Legolas, uno dei suoi più cari amici, lo notò.
-Qualcosa non va, amico?- disse in elfico.
Lui non rispose e lo guardò negli occhi, mostrandogli la sua angoscia.
L’elfo non disse altro, conosceva bene il dolore dell’amore, il dolore di perdere l’amata, di non vederla mai più. Gli mise una mano sulla spalla. - So cosa si prova.- disse solamente.
Aragorn gli rivolse un sorriso. – Grazie, amico. - rispose in elfico.
L’elfo dai capelli lunghi biondi sollevò lo sguardo e notò la principessa Arwen osservare il suo amico, dal balcone a pochi metri sopra di loro.
-Credo che qualcuno ti voglia salutare..- disse sorridendo.
L’uomo dai capelli castani issò lo sguardo in direzione del balcone e la intravide. Non ci fu bisogno di parlare, sapevano esattamente dove si sarebbero incontrati.
Percorse velocemente il cortile esterno, il corridoio ovest e si inoltrò nel fitto bosco.
Lei lo aspettava già lì, vicino alla cupola bianca dell’ingresso vicino al lago.
Percorse velocemente la distanza che li separava.
-Volevo salutarti e darti i miei più sentiti auguri per il viaggio e..- disse Arwen.
-Grazie..-
-.. vorrei darti questa.- gli dispose tra le mani la sua Stella del Vespro, la loro stella più amata.
-Arwen io non..-
-E’ mia, da donare a colui che desidero.- sussurrò sorridendo.
Lui la strinse tra me mani e lei gliela mise al collo. – Buon viaggio.-
Lui la baciò, molto più delicatamente della sera prima.
-Tornerò, mia Stella del Vespro. Controlla l’orizzonte. E’ una promessa. Io tornerò.-
   
 
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