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Autore: Aule    27/12/2014    3 recensioni
A volte il signor Bilbo era strano... Più strano del solito, almeno. [...]
Non si rendeva più conto dei cambiamenti d'umore, dell'oculatezza nelle spese e delle sporadiche sparizioni che lo caratterizzavano, ma rimaneva sempre qualcosa che non riusciva a farsi quadrare, che aveva sempre ammirato con un misto di inquietudine e rispetto: il signor Baggins trattava la quercia che si trovava nel suo giardino quasi come se fosse umana.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Frodo, Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Plant your trees, watch them grow

 

 

 

A volte il signor Bilbo era strano... Più strano del solito, almeno.
Per chiarirci, Sam quando pensava questo non si riferiva al suo rimanere chiuso in casa per giorni con il naso affondato nei suoi libri, né a quei momenti particolari in cui il suo sguardo attento si perdeva nelle volute del fumo dell'erbapipa raggiungendo chissà quali lontani paesi, o all'emozione così viva che provava nel raccontare le sue storie di tesori, draghi e amicizia.
Certo, anche quelle particolarità lo avevano colpito, quando era più giovane, ma il Gaffiere gli aveva detto che Baggins era un signore ed un letterato, e si sa che i signori ed i letterati sono sempre un po' curiosi e vanno lasciati nella loro stranezza se non si vogliono guai, allora aveva smesso di porsi domande e si era abituato al suo padrone come aveva iniziato a fare quietamente e di buon grado il suo nipotino, padron Frodo.
Non si rendeva più conto dei cambiamenti d'umore, dell'oculatezza nelle spese e delle sporadiche sparizioni che lo caratterizzavano, ma rimaneva sempre qualcosa che non riusciva a farsi quadrare, che aveva sempre ammirato con un misto di inquietudine e rispetto: il signor Baggins trattava la quercia che si trovava nel suo giardino quasi come se fosse umana.

Era una pianta piuttosto alta, ma più giovane rispetto alle altre che possedeva il giardino, quindi, si era azzardato a supporre, doveva essere stata piantata dopo il suo ritorno dal Grande Viaggio, regalava una bella ombra piena che dava refrigerio in estate e quasi proteggeva il buco hobbit dalle tempeste invernali. Era rigogliosa, robusta, piena di vita e il signor Bilbo non permetteva a nessuno, nemmeno al Gaffiere, di prendersene cura.
La innaffiava personalmente nei periodi di siccità in estate, la potava in autunno quando rischiava di addossarsi troppo alla casa, d'inverno la scuoteva per far cadere la neve che la ricopriva impedendo che il troppo peso gli spezzasse i rami e, almeno una volta al giorno, vi si fermava davanti e la guardava con occhi orgogliosi, prendeva una ghianda dalla pianta e se la rigirava tra le dita con fare malinconico.

Ecco, quella stranezza Sam non riusciva mandarla giù nemmeno dopo un robusto spuntino della mezzanotte. Anche lui amava le piante, certo! Il giardiniere per conto suo era semplicemente il miglior mestiere del mondo, ma quell'amore così esclusivo quasi lo spaventava. Aveva un che di sacro e, pur nella sua ingenuità, non riusciva a catalogarlo solo come una specie di rito che il signor Baggins aveva appreso dagli elfi.
Sentiva che doveva esserci di più, in una parte più profonda ed emotiva del suo essere.

Quando era tornato a casa dopo la lotta per l'Anello sul Monte Fato, dopo aver visto così tanto mondo, la lotta tra Bene e Male, la sofferenza, la morte, la gioia ed il tormento agrodolce della malinconia e della nostalgia, quando aveva visto padron Frodo farsi sempre più lontano da lui, tra i suoi pensieri scuri invece che nella luminosità del sole, quando lo aveva visto andarsene su quella nave grigia, quando era stato abbandonato, lo sapeva, senza possibilità di ritorno, solo allora aveva capito. Quella quercia era un pegno, era un'ultima ed estrema promessa, ora poteva vederlo; la vita di Bilbo gli si dipanò veloce davanti come la lana sulla conocchia di sua nonna e gli venne da piangere, e pianse per lui e per se stesso.
Non sapeva cosa fosse successo all'amante dell'anziano hobbit, ma a grandi linee poteva immaginare la situazione, le parole... il dolore era il suo, invece, non aveva bisogno di immedesimarsi in quello che era diventato una sua costante.
Quella rivelazione che in un primo momento sembrò scaraventarlo in un abisso poi lo riscosse: divenne fonte di forza e di determinazione, quella forza d'animo che lo aveva caratterizzato per tutta la vita e che proprio ora sembrava volerlo lasciare: sapeva qual era la sua quercia, quale il destino che il signor Frodo aveva tracciato per lui e si decise a seguirlo mite ai suoi comandi come era sempre stato.
Fu un padre amorevole, un marito dolce, un sindaco retto, grazie alla terra regalatogli da Galadriel fece rifiorire la Contea e con lei il suo cuore.
Invecchiò silenziosamente ed il suo maggior orgoglio fu sempre quella quercia piantata così anticamente nel giardino del signor Baggins, di cui si prendeva cura personalmente con tanta attenzione che chi aveva l'età per ricordarsi delle stranezze di Bilbo chiamava giocosamente quel comportamento la “malattia della quercia”, se non per soggiungere, dopo una lunga sorsata di idromele, che quella pianta era magica come chi l'aveva posseduta, maestosa e grande come nessuno ne aveva mai visto in tutta la Terra di Mezzo.

  
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