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Autore: siriopg    27/12/2014    4 recensioni
M: Quanto dovrà stare a riposo? Perché sa, sarà molto difficile tenerla ferma.
Dottore: Le ripeto, il taglio è piccolo e i punti faranno alla svelta a cicatrizzarsi. Due giorni completamente ferma ce la farà?.
M: Faremo il possibile.
J: Avete notato che sono qui vero? Farò la brava, lo prometto. Basta che mi date qualcosa per il dolore.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jane aveva passato una giornata infernale, rincorrere uno spacciatore per tutta Boston. Avevano avuto una soffiata, forse lui sapeva qualcosa del cadavere ritrovato nel porto. Un trentenne tossico e con molti precedenti penali. Fatto fuori con due colpi di pistola alla testa. Aveva accettato di buon grado di venire a cena da me, anche se sapeva benissimo che i miei menù non erano molto di suo gradimento. L’unica cosa che le consentivo a casa mia, era la sua amata birra. Per me esclusivamente vino, italiano quando potevo. Passò il tempo della cena a raccontarmi i vari pedinamenti e i posti loschi che avevano dovuto pattugliare.
J:Cos’è questo?.
M:Salmone al forno e broccoli al vapore.
J:E si mangiano davvero?.
M:Non certo con la tua birra ma si, mangia senza fare tante storie.
Guardò il piatto con disgusto ma lo mangiò. Nel frattempo non finiva più di raccontarmi della giornata, era euforica, ne sarebbe uscito un caso poliziesco bello grosso, importante per lei e per il dipartimento.
J:Quando farai l’autopsia?.
M:Domattina Jane, questa sera non ho potuto fare niente. Era semi congelato, la fuori fa davvero freddo.
J:Vero e poi chissà da quanto era lì.
M:Lo sai vero che non tirerò a indovinare? Dovrai aspettare.
J:Dai Maura siamo sole, puoi sbilanciarti con me. Giuro che non lo dirò a nessuno.
M:Scordatelo, la scienza non indovina, la scienza è esatta.
J:Hai un’altra birra?.
M:Si, nel frigo.
J:Fai a metà con me? Poi devo guidare.
M:No, la porti via con te. La finirai domani.
J:Non dire sciocchezze, non bevo birra aperta il giorno prima M:Palato sopraffino, direi.
J:Tu non sai cosa ti perdi.
M:Lo so eccome e me la perdo molto volentieri.
Sistemammo la cucina, raccolta differenziata per tutto, Jane diede la foglia d’insalata a Bass e gli riempì la ciotola dell’acqua. Ci sedemmo nel divano, la solita partita in tv, la mia tisana e ancora chiacchiere. Ci piaceva passare le serate fredde in quel modo. Si parlava di mille argomenti. Le raccontai del nuovo poliziotto arrivato alla centrale, un bel tipo, alto e ben messo. Non era della omicidi ma frequentava spesso il bar per il caffè. Lo notai perché aveva chiesto lo zucchero di canna e non quello normale.
J:Se vuoi, mi informo. Sarà meglio che vada, domani sarà un’altra giornata pesante.
M:C’è sempre la camera degli ospiti, così puoi finire la birra.
J:Non è una cattiva idea, sai, dovrei trovare un appartamento un po’ più vicino.
M:Sarebbe bello e non parlo solo per le birre che potresti bere. J:Beh, rimane nella top five dei lati positivi. Dai torno, così mi faccio una bella doccia e filo a letto.
M:Ok, ci si vede in ufficio allora.
J:Perfetto, a domani e grazie.
M:Grazie a te per la compagnia, buonanotte. Ah Jane, si informati.
J:Notte.
Anche io mi preparai per la notte, il mio era un vero e proprio rito. Creme e cremine per ogni parte del corpo. Mi buttai nel letto stanca, anche per me la giornata era stata lunga e faticosa. Prima di spegnere tutto, mandai un sms a Jane per sapere se era rincasata. Mi rispose di si e mi addormentai più tranquilla. La sveglia suonò alle 07:00 e fuori era ancora buio. Notai le strade bianche di nevischio e dedussi che mi dovevo sbrigare per poter arrivare in orario al lavoro. Di sicuro, avrei trovato Jane alla porta con in mano il mio tè e il suo caffè. Agitata come non mai e frettolosa di avere i primi risultati. Non di corsa ma arrivai puntuale. Parcheggiai nel mio posto e passai dal garage. Mi tolsi subito gli stivali bagnati e mi infilai un decolté più comodo. Mi guardai in giro e di Jane nessuna traccia. Susie era già arrivata e aveva già delle provette in mano.
M:Già al lavoro?.
S:Il detective Rizzoli è già scesa due volte.
M:Lo sapevo, è più forte di lei. Oggi non ci darà un attimo di tregua.
J:Buongiorno doc, ecco il suo tè.
M:Grazie Jane. Appena avremo i primi risultati, ti chiamo ok?.
J:Stai scherzando vero? Se non mi dai qualche indizio come inizio le ricerche?. Korsak e Frost sono già in giro per cercare qualche testimone oculare. Tu mi devi trovare qualche dna, un capello, saliva liquidi vari.
M:Si si ho capito, mi metto subito al lavoro. Intanto vai a fare un giro in caffetteria e informati su quello detto ieri sera.
J:Solo tu puoi pensare di flirtare mentre hai un morto sotto le mani.
M:Su vai, le feci il segno con la mano.
A malavoglia, uscì dalla stanza. Quel tè mi aveva scaldata e stavo decisamente meglio. Iniziai ad ispezionare quel povero ragazzo, così giovane, ucciso con violenza e lasciato fuori al freddo. Non tralasciai nessun cm di quel corpo, feci un’autopsia degna di questo nome ma purtroppo non trovai molti indizi da poter dare a Jane. Le mandai un sms che appena poteva, doveva scendere. Finii di bere il tè ma Jane arrivò nel giro di tre minuti.
J:Dammi buone notizie Maura.
M:Non ho trovato molto, mi spiace. E’ stato troppo tempo al freddo. Ogni traccia è stata cancellata.
J:Dannazione, dimmi tutto.
M:Queste sono le impronte digitali, ha sparato una 9mm ma prima di morire, ha lottato con qualcuno. Aveva molti lividi ma nessuna traccia di sangue. Ho notato che negli anni ha avuto molte fratture scomposte alle gambe.
J:Tipo un giocatore di football o rugby, può essere?.
M:Sai, penso più all’hokey su ghiaccio, le sue caviglie erano messe davvero male.
J:Ottima deduzione doc, i pattini con lo stivaletto.
M:Già, potrebbe aver smesso di giocare per un grave infortunio.
J:Avviso subito Frankie, con le impronte sarà un gioco da ragazzi. Grazie Maura.
M:Di niente. Ti sei informata sul nuovo arrivo in centrale?.
J:No, sai sono un pochino impegnata.
M:E da quando ti manca modo di spettegolare un po’ con tua madre.
J:Vogliamo andare a prendere qualcosa di caldo da bere?.
M:Certo che siiiiiiii
Sbuffò ma pur di farmi contenta, andammo in caffetteria. Non lo trovammo ma cercammo degli indizi utili da Angela.
A:Buongiorno ragazze, cose prendete?.
J:Tè e caffè Mà. Senti, disse avvicinandosi, hai visto qualche bel visino nuovo gironzolare da queste parti?.
A:Parlate del nuovo poliziotto vero? Chi l’ha adocchiato per prima.
M:Io, lei è troppo presa nel cercare assassini.
J:E’ perché odio perdere tempo.
M:Ma per favore, ti ho solo anticipata.
A:Allora, si chiama Matt non è sposato e adora il tè con il latte.
M: Lo sapevo, un grande.
J:Se beve il tè, te lo lascio molto volentieri.
M:Paura della competizione eh?.
J:Si molta, forza torniamo al lavoro. Andiamo a vedere cosa hanno trovato gli altri.
Pagai il tutto e salii con Jane disopra. Frankie era al pc mentre Korsak e Frost ancora in giro. Jane si mise subito a guardare il monitor del pc mentre io aspettavo news a voce. Avevano spulciato gli estratti conto, era in rosso da molto tempo e gli avevano confiscato la casa e la macchina. Non aveva entrate da mesi e non risultava nulla a nome suo. Genitori morti e una sorella che abitava a 5000 km di distanza.
F:Grazie alle dritte di Maura, abbiamo nome cognome e indirizzo.
J:E allora andiamo a vedere chi altro abita lì.
M:Io torno in laboratorio, fatemi sapere ok?.
J:Certo. A dopo.
Nella casa trovarono la moglie e un bambino sui dieci anni. Non sapevano ancora nulla e fu uno choc terribile. Li fece entrare e parlarono della vita di Bill Porter. Aveva una brillante carriera di giocatore di hokey ma si era lasciato intrappolare dalla droga e dai soldi facili. Jane fu molto comprensiva e amichevole con la moglie e le promise di fare del suo meglio per trovare l’assassino di suo marito. Prima di tornare alla centrale, passarono per delle indagini, nella sede sportiva dell’ultima squadra dove aveva giocato Bill. Dalle prime indiscrezioni, nessuno che potesse avercela con lui ma Jane aveva molti dubbi a riguardo. Cominciò a nevicare forte e tornarono alla centrale. Jane passò subito da me.
J:Ha ricominciato a nevicare, ce ne andiamo prima?.
M:Hai finito, cosa avete trovato?.
J:Una moglie distrutta dal dolore e un piccolo bimbo rimasto senza padre.
M:Terribile. Torni con me?.
J:Sentiamo anche mia madre, al limite le diamo un passaggio.
M:Perfetto, mi cambio e sono da te.
J:Ti aspetto al bar.
Mandai tutti a casa e diedi appuntamento al mattino seguente. Angela sarebbe tornata con Frankie e noi scendemmo in garage per prendere la mia macchina. Il telefono di Jane squillò, era Frost. Avevano fatto passi enormi sul caso e gli disse che il giorno dopo, dovevano vedersi presto. Jane disse di si assolutamente e chiuse.
J: Benissimo, finalmente abbiamo delle piste da seguire. Hanno trovato degli indizi molto utili.
M: Meno male.
J: Pizza stasera?.
M: Perché siamo a cena insieme? Dissi ridendo.
J: Dai, mica mi manderai a casa contro questo tempaccio. Non hai una tuta da prestarmi?.
La freddai con lo sguardo.
M: Io? Una tuta? Ho solo pigiami di seta.
J: Con questo freddo la seta Maura? Mi congelerò.
M: Sempre esagerata, ho i riscaldamenti sai?.
J: Vabbhè, ne metterò due.
Non le risposi e guardai i numeri in rosso dell’ascensore. Appena la porta si aprì, ci scontrammo con il nuovo poliziotto.
Matt: Scusatemi signore, ero distratto. Buonasera Dottoressa Isles
M: Buo… buonasera.
Guardai Jane sorpresa quanto me.
Matt: Mi presento, sono Matt Monroe, sono qui di passaggio ma molto felice di lavorare con voi. Lei detective Rizzoli è una vera forza. Spero di imparare molto da voi due.
Ci guardammo, Jane nascose il suo immenso sorriso con la mano mentre io cercavo qualcosa da dire senza sembrare una vera imbranata.
M: Se ha voglia, stiamo lavorando su un omicidio, abbiamo ancora il corpo nella sala autopsie e…
Matt: Posso venire a vedere il suo operato?.
M: Certo, l’aspetto domani.
Matt: Grazie, a domani e buona serata.
Salimmo in macchina e scoppiammo a ridere.
J: Ma quanti anni avrà?.
M: Non lo prendere in giro Jane, vuole imparare il suo lavoro.
J: E non solo quello, non hai visto come ti guardava?. Mi ha detto che sono una vera forza. Che avrà voluto insinuare?.
M: Che sei un osso duro e... come mi guardava?.
J: Con degli occhi dolci.
M: Ma smettila. Guidi tu? Non ho messo gli stivali con questi tacchi e la neve non mi fido.
J: Ok, sapessi quanto sono comodi questi stivaletti.
M: Lo immagino.
Tappa in pizzeria e poi dritte a casa. Il traffico andava a rilento e ci volle molto per rientrare.
J: Dammi un pezzo di pizza, ho fame.
M: Stai scherzando vero? Vorresti mangiare e bere dentro la mia macchina? Scordatelo.
J: Ma che sarà mai? Mica ho cinque anni. Non sporcherò nulla.
M: E’ proprio perché non hai più cinque anni che aspetti di arrivare a casa.
J: Sei insopportabile, dovevamo prendere la mia macchina.
M: Da quanto non la lavi?.
M: Lavarla? E mica devo rivenderla. La mia macchina è vissuta.
M: Vissuta da te.
Feci togliere le scarpe a Jane fuori dalla porta, nel vialetto si era messa a giocare con la neve.
M: Sicura di non avere cinque anni?. La casa era riscaldata a dovere e si stava benissimo. Stanche e affamate, mangiammo le pizze direttamente dal cartone. Parlammo del caso ma più che altro di Matt.
J: Quindi domani avrai il pivello con te.
M: Sei cattiva, vuole solo imparare dalla migliore.
J: E tu modesta, però hai ragione. Sei la migliore davvero.
M: Beh, gli farò vedere cose che gli serviranno per il futuro.
J: Parliamo di posizioni strane?.
M: Jaaaaane, non dire sciocchezze.
J: Ok scusa.
M: Metti a posto, io vado a cercarti le cose per la notte.
Trovai un solo pigiama che le potesse andar bene senza sentire tante lamentele. Il letto era già pronto e il bagno per lei, completo di tutto. Ogni tanto si fermava a dormire da me, dopo le chiacchiere serali, preferiva non tornare a casa. La serata proseguì tra tv e ipotesi sul caso ma eravamo molto stanche e andammo a letto presto. M: Metto la sveglia alle 07:00 ok?.
J: Perfetto, buonanotte doc.
M: Notte Jane.
Mi svegliò il rumore che sentivo provenire dalla cucina. Guardai l’ora ed erano le 06:35. Dedussi che era Jane e aspettai qualche minuto prima di scendere. Le diedi il tempo di prepararmi la colazione. Parlava a Bass come se fosse un essere umano. Risi.
M: Allora Bass ti piace eh? Buongiorno.
J: Mi piace perché mi da ragione.
M: Solo perché non ha il dono della parola.
J: E’ pronto il caffè e….
M: Si ma… come lo hai fatto?.
J: Con quella, indicò la macchinetta.
M: Quella non l’ho mai usata. Io mi faccio un espresso.
J: Come vuoi, basta che usciamo da qui alla svelta.
M: Non essere impaziente, arriveremo in orario vedrai. Vado a vestirmi. Dai l’acqua e una fragola a Bass, per favore.
Guardai fuori dalla finestra, aveva smesso di nevicare e stavano ripulendo le strade. Meglio così, pensai. Una doccia al volo ed ero pronta prima del previsto. Jane mi guardò appena scesi disotto.
M: Che c’è?.
J: Niente, è la prima volta che non ti vedo con un tacco 12 e una gonna al ginocchio.
M: Anch’io indosso pantaloni e stivali.
J: A dire il vero, ne dubitavo.
M: Su, non perdiamo tempo. Andiamo a lavorare.
Le strade erano abbastanza pulite e nonostante le critiche di Jane sulla mia guida, arrivammo perfettamente in orario. Mi fermai in caffetteria mentre Jane quasi di corsa, andò nel suo ufficio. Io aspettavo Matt e a dire il vero ero un po’ nervosa. Dopo circa un’oretta, sentimmo un gran parlare sulle scale secondarie. Andai subito a vedere. Era l’intera squadra di Jane pronta per una retata o cose simili. Giubbotti anti-proiettili per tutti e molte armi ciascuno. La cosa era alquanto seria. Odiavo quel lato del suo lavoro, sarei rimasta in pensiero finché non l’avrei rivisti tornare. Sempre in prima linea e mai paura di nulla. Jane era così. Le piaceva il suo lavoro e ci metteva tutta se stessa. La mattina con Matt fu piacevole, mi fece tantissime domande, aveva voglia d’imparare. Anche Susie apprezzò. Io guardavo sempre l’orologio, le ore passavano e non vedevo tornare Jane. Volevo andare a prendere un tè ma non potevo farmi vedere preoccupata da Angela. Verso l’ora di pranzo, squillò il telefono, era Frost.
M: Pronto.
Frost: Ciao Maura, volevo dirti che …
M: Come state? Siete feriti? Jane come sta?.
F: E’ stata portata in ospedale per accertamenti ma sta bene e vorreb…
M: Quale ospedale Frost?.
F: Il General Hospital, non dire nulla ad Angela.
M: Arrivo subito.
Tolsi il camice e corsi alla macchina. Lo sapevo, mannaggia a lei, ora mi sente, dissi con le lacrime agli occhi. Lasciai la macchina davanti all’entrata e andai diretta alla reception. Mi indicarono la sua stanza e trovai Korsak e Frost lì davanti.
M: Come sta? Che è successo?.
K: Stai tranquilla Maura, solo un proiettile di striscio in una gamba.
M: Solo? dissi in piena crisi di nervi. Feci un sospirone ed entrai. Posso?dissi bussando
J: Certo che si. Aveva la gamba fasciata per metà.
M: Che cavolo combini Jane?.
J: Non è nulla, hanno tolto il proiettile e messo qualche punto. A minuti mi dimetteranno.
M: Oh mio Dio, ti fa male?.
J: Credo di essere sotto l’effetto dei farmaci, non sento nulla. Lo sai, abbiamo preso l’assassino di Bill.
M: Bravi, dissi quasi sforzandomi.
J: Dai sto bene, senti, potrei fare la convalescenza da te?, non reggerei mia mamma più di un giorno.
M: Si arrabbierà Jane.
J: Lo so ma cerca di capirmi.
In quel momento entrò il dottore. Gli feci mille domande, volevo sapere il tipo di intervento che avevano fatto a Jane, nei minimi particolari.
M: Quanto dovrà stare a riposo? Perché sa, sarà molto difficile tenerla ferma.
Dottore: Le ripeto, il taglio è piccolo e i punti faranno alla svelta a cicatrizzarsi. Due giorni completamente ferma ce la farà?.
M: Faremo il possibile.
J: Avete notato che sono qui vero? Farò la brava, lo prometto. Basta che mi date qualcosa per il dolore.
Dottore: Ci pensi lei, credo che sia in buone mani.
M: Grazie di tutto.
J: Si grazie. Se ne andò ed entrarono gli altri.
M: Cosa faccio con tua mamma, la chiamo?.
J: Appena saremo a casa, altrimenti arriverà urlando come una pazza.
Risi immaginando Angela. Frost raccontò le ultime cose a Jane. L’assassino di Bill era stato portato in centrale e il giorno seguente avrebbero fatto l’interrogatorio.
J: Voglio esserci, lo devo a sua moglie.
M: Non scherzare per favore, hai sentito il dottore. Almeno due giorni di totale riposo. Hai già fatto tanto, lo hai arrestato rischiando la vita. Non ti sembra sufficiente?. Basta fare l’eroe di Boston.
Non replicò, sapeva che non avrebbe vinto con me. Non in quella circostanza. La fecero uscire con le stampelle, che odiò dal primo minuto. Arrivate a casa, si stese sul divano e chiamò Angela e Frankie. Angela, dopo aver imprecato e pianto, arrivò a casa mia con una marea di cibo e tanto affetto da dare a Jane. Dopo essersi convinta che stesse bene, si calmò ed iniziò a parlare normalmente. Korsak chiamò Jane.
J: Cosa? Non è possibile, siete sicuri?. Va bene, ci si aggiorna domani. Non ci posso credere, disse tirando il cellulare.
M: Che succede?.
J: Il tipo arrestato sembra avere un alibi per la sera dell’omicidio di Bill.
A: Quindi ti sei fatta sparare per niente?.
J: Mà, non ti ci mettere anche tu ok?.
M: Non ci pensare nemmeno.
J: A cosa? M: Ad andare a lavorare domani
J: Ti prego, mi accompagni e mi riporti appena avrò finito. Solo l’interrogatorio.
La gelai con lo sguardo. I miei sguardi avevano un certo potere su di lei.
M: Non se ne parla. Troviamo un’altra opzione.
J: Facciamolo venire qui, caffè e cornetti per tutti, dai Maura!!.
M: Una web-cam e ascolterai tutto dal divano.
J: Per domani vada, ottimo compromesso. Poi vedremo.
M: Benissimo, hai fame? Vuoi un caffè?.
J: No grazie, sto bene così. Hai preso il pomeriggio libero?.
M: Si, Susie mi sostituisce. J: Non avevi Matt oggi?.
M: Si, anche Susie ha gradito la sua presenza, per oggi basta lei.
Angela aveva iniziato a cucinare, era nervosa e si doveva sfogare con qualcosa. Jane si appisolò nel divano e andai da Angela.
M: E’ tutto ok Angela, Jane sta bene e guarirà presto, dicevo accarezzandole la schiena.
A: Lo so ma da mamma non mi ci abituerò mai.
M: Nemmeno io da amica però è il suo lavoro e dobbiamo rispettarlo.
A: Preparo qualcosa da mangiare e poi torno al lavoro, qui ve la cavate benissimo da sole.
M: Grazie. Le medicine le davano sonnolenza e dormì due orette. Aspettai il suo risveglio lavorando al computer, via Skype con Susie. Aveva trovato sotto le scarpe tracce di terriccio e lo aveva mandato ad analizzare. Avevano trovato il corpo vicino al porto, quindi il terriccio proveniva da un altro posto. Sotto le unghie nulla che ci potesse servire. Il suo stomaco era pieno di hot dog e tequila. Forse una festa tra amici finita male. Forse si era trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Era tutto da verificare. Ero sicura che queste notizie avrebbero alzato l’umore di Jane.
J: Ohi, credo di essermi addormentata.
M: Hai dormito più di due ore, come ti senti?. Ora devi mangiare qualcosa e prendere la medicina. Ti faccio un toast.
J: E una birra, grazie.
M: Sì, come no!!. Ho del succo di arancia e latte.
J: Peggio che in galera. Hanno chiamato dalla centrale?.
M: No, dovevano?.
J: No, disse sconsolata. Che ore sono, mia mamma dov’è?.
M: Però Susie ha trovato degli indizi e mandati in laboratorio. Angela é andata al lavoro, qui non aveva nulla da fare, sono quasi le 8.
Accese la tv per vedere il notiziario serale. Mi sedetti accanto a lei e diedi un’occhiata alla gamba. Non si era gonfiata più di tanto e dalla garze non trapassavano segni di sangue. Tutto procedeva alla grande.
M: Hai voglia di raccontarmi quello che è successo?.
J: Eravamo tutti in postazione, pronti per l’ok del capitano, invece loro se ne sono accorti e hanno iniziato a sparare. Mi hanno presa alla sprovvista. Era un proiettile vagante, non potevano avermi vista.
M: Ci sono stati altri feriti, morti?.
J: Un morto, uno di loro. Era una banda ben organizzata, spaccio di droga e armi. Che ha trovato Susie?.
M: Pensi che Bill avesse a che fare con questi qua?.
J: Non lo so, disse scrollando le spalle, di certo era entrato in un brutto giro. Speriamo che il tipo arrestato ci dica qualcosa di nuovo.
M: Finisci di mangiare e prendi questa, dissi dandole la pasticca.
J: Mi dici cosa ha trovato di importante Susie?.
M: Terriccio sotto le scarpe e uno stomaco pieno di hot dog e tequila.
J: Anch’io vorrei morire così, disse
M: Non lo dire neanche per scherzo, lo sai che non tollero questi argomenti.
Aiutai Jane a cambiarsi, Angela aveva portato qualche cambio tra cui una tuta e la sua maglietta preferita. La serata terminò in quel modo, Jane dormì sul divano mentre io nel mio comodo letto. Ancora una volta, fui svegliata dalla sua voce che parlava al telefono. Si stava mettendo d’accordo con Frost per la video chiamata dell’interrogatorio.
M: Hai dormito almeno un po’? le chiesi scendendo dalle scale.
J: Buongiorno a te, si ho dormito, era Frost.
M: Non gli avrai ordinato di venirti a prendere vero?.
J: No, per oggi si fa quello che dici tu.
La guardai, non riuscivo a credere alle sue parole. Dedussi che la ferita le facesse male davvero. Preparai la colazione e le diedi la medicina.
M: Come stai, devi andare in bagno?,
J: Si, da sola non ce la faccio.
Conoscendo Jane, presi la giornata libera, a Susie mandarono un aiuto. Alle 9 precise ci fu la chiamata dalla centrale, accesi il pc e lo misi sopra le gambe di Jane. Il tipo era molto nervoso, forse in crisi d’astinenza ma sotto le domande di Korsak e Frost, crollò. Ci diede nomi e cognomi della gang in cambio di una pena più leggera.
J: Fateci sapere capito? disse prima di chiudere tutto.
K: Certo che si. Tu riposati e guarisci presto.
Ora il compito più difficile, era tenere calma e buona Jane.
M: Hai voglia di giocare a poker?.
J: Sul serio? Con te che quando menti hai l’orticaria per tutto il corpo?.
M: Scala 40?.
J: Meglio. Hai notato se mamma ha portato il caffè decaffeinato? Ho voglia di berne un po’.
M: Ora guardo, aspetta.
Cercai nelle buste e lo trovai. Ne feci una bella caraffa, almeno eliminai un argomento su cui litigare. Telefonai a Susie per sapere come stava andando in laboratorio e dopo la partita a carte, iniziai a preparare qualcosa per pranzo.
J: Ti prego, oggi no broccoli e pesce lesso.
M: Hai qualche richiesta?.
J: Se mamma ha portato il suo sugo, che ne dici di un bel piatto di pasta?.
M: Vada per la pasta, il pesce per cena. È più leggero.
J: Che bello!! disse sarcastica
Passarono due ore e arrivò la chiamata dalla centrale. Avevano sgominato la banda e trovato la pistola che aveva sparato a Bill. Il pomeriggio servivo in laboratorio per le analisi. Il comandante aveva richiesto me. Era un caso troppo importante. Dopo pranzo, lasciai Jane da sola, con la promessa che l’avrei ritrovata sul mio divano e andai al lavoro.
M: Tieni il cellulare vicino, ti chiamo mentre esamino la pistola.
J: Sei un tesoro lo sai?.
M: Lo so si. A dopo ok?.
Le diedi un piccolo bacio sulla testa e scappai via. Era la prima volta che si risolveva un caso senza Jane. Senza averla lì fiera del suo lavoro. Mi cambiai e raggiunsi Susie. Chiamai Jane e lasciai la video chiamata accesa. Feci accuratamente tutti gli esami del caso, trovai alcune impronte digitali e le diedi a Frankie per il confronto. Mentre aspettavo le risposte, controllai il lavoro fatto da Susie, era stata attenta nel trovare quel terriccio e a capire che poteva esserci utile. La periferia di Boston era piena di parchi, boschi e colline dove potersi nascondere o semplicemente svolgere attività illecite. Non ci volle molto per il risultato. Uscì subito l’indiziato ed era uno di quelli arrestati il giorno prima. Sgominarono un’intera banda di trafficanti di droga. Erano tutti noti alle forze dell’ordine ma non erano mai stati catturati. Il successo di tutto andò alla squadra di Jane e ci fu un applauso collettivo.
M: Si Jane, abbiamo trovato chi ha sparato. Sono andati ad interrogarlo.
J: Ottimo lavoro doc.
M: Grazie detective, il merito è di tutta la squadra.
J: Ora torchiate per bene il tipo e sbattetelo in cella per sempre.
M: Ci penseranno gli altri, io ora torno a casa.
J: Passi dal cinese per cena?.
M: Sei senza speranza ma niente birra, capito?.
J: Capito.
Tornai a casa con la cena e devo dire che Jane fece davvero la brava malata. Non si alzò dal divano e prese la sua medicina pomeridiana.
M: Come stai?.
J: Ora che avete preso quel bastardo, molto meglio.
M: Meglio così, hai bisogno di andare in bagno?.
J: Ci sono stata prima, con le stampelle giuro.
M: Fa che sia vero. Sono molto contenta che segui i consigli del medico.
J: Una gamba devo farla guarire bene, sennò non potrei più rincorrere nessuno.
M: Quindi se ti avessero sparato ad un braccio saresti stata diversa.
J: Decisamente, sarei venuta in centrale con te. Mia mamma avrà chiamato sette volte. Non ne posso più.
M: Si preoccupa Jane, cosa ti aspetti da lei, ci hai spaventate molto sai?. Sappiamo che è il tuo lavoro ma non ci si abitua mai.
J: Lo so. Grazie per avermi fatto stare qui con te.
M: Di nulla, mi ha fatto piacere prendermi cura di te.
Cenammo e poco dopo arrivarono tutti gli altri, Korsak, Frost, Frankie e Tommy. Portarono bibite e cibo vario.
M: Jane per te niente birra, non fare la furba. Era prevista una partita in tv, giocava la loro squadra preferita.
J: Nel senso che mi farai vedere i Red Sox con una bottiglia di succo d’arancia?. Perdiamo sicuro.
M: Non essere sciocca, a loro non importa cosa berrai.
J: Tu e lo sport siete due rette parallele. Mai sentito parlare di scaramanzia?.
M: Una scienziata come me non crede a queste cose.
J: Se perdiamo sarà tutta colpa tua.
M: Vado a fare il tè.
I battibecchi con lei dovevano finire con un bel cambio di discorso, altrimenti si andava avanti per ore.
Korsak: Dottoressa, ho portato un Barolo del 2009. Questa serata merita un bel brindisi.
M: Giusto, noi possiamo bere.
J: Vi odio, disse coprendosi totalmente con il plaid.
M: Si, anche noi. Tanto.
Ovviamente io ero all’oscuro della partita ma adoravo averli tutti intorno. Fuori dal lavoro erano amici e andavano d’accordo. Accettai di buon grado di guardare la partita anche se Jane diceva che non capivo nulla di baseball. Dal tifo che facevano, sembrava di essere allo stadio ma a Jane questo piaceva ed io ero felice. Jane ricevette la telefonata della moglie di Bill che le diceva grazie e dai suoi occhi scesero lacrime di gioia. Alla fine, il bello del suo lavoro era quello, dare alle vittime una giustizia decente. La serata proseguì tra chiacchiere e lezioni di sport fino al momento della buonanotte generale.
   
 
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