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Autore: Persej Combe    27/12/2014    5 recensioni
«Dici davvero?! Mi porti veramente a mangiare quello che voglio?!»
«Ti ho detto di sì... Sei diventata una Fantallenatrice, bisogna festeggiare! Ti offrirò delle Polpette Magnemite, o... qualsiasi altra cosa tu desideri.»
«Evviva! Grazie, non farò complimenti!»
«Sì... Ma ricorda: sarà l’ultima volta che ci vediamo... Una Fantallenatrice non può farsi vedere in giro con una Tipaccia del mio stampo, no?»
«Oh... noooo...»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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....... Polpette Magnemite .......
 

Infilzò una delle polpette che aveva nel piatto con la forchetta. Diede un piccolo morso e mandò giù. Per qualche strana ragione avevano un sapore diverso da quello che si ricordava. Erano sciape e dure, insapori.
Mise la forchetta nel piatto e la lasciò lì. Già le era passata la fame.
Avvicinò le labbra alla cannuccia e bevve un sorso di Coca-Cola.
Mentre stringeva la lattina tra le dita, osservava la compagna di fronte a lei, come al solito seduta in modo scomposto e strafottente. Sorrise. Le persone là intorno la guardavano infastidite, invece a lei quel suo atteggiamento insolente non aveva mai dato disturbo.
«Che c’è?» disse a un tratto quella mentre addentava il suo panino traboccante di salse, essendosi accorta del fatto che la stava guardando ormai da un po’. Le rivolse un’occhiata seccata.
«Ma come, dopo tutta la fila che abbiamo fatto per prenderle non le mangi?» chiese.
«Sei proprio una maleducata, lo sai?» la rimproverò «Quante volte te l’ho detto che non è carino parlare mentre si sta mangiando?»
La Tipaccia fece una smorfia, allungò la mano verso la lattina e mandò giù il boccone con un goccio di bibita.
«Ecco! Adesso va meglio, Fantallenatrice dei miei stivali?» sbuffò, pulendosi le labbra sulla manica del felpone nero.
Si osservarono a vicenda per un po’, irritate, cercando di non cedere allo sguardo dell’altra. Era un gioco che facevano spesso, quello di fissarsi per minuti interi senza batter ciglio, e chi avesse distolto gli occhi per prima avrebbe perso. In realtà non si poteva davvero parlare di perdenti o vincitori, perché alla fine non c’era nessun premio. Era solo un modo per divertirsi.
Avevano certi sguardi accesi! E che tensione in quei visi così concentrati!
Ad un tratto però le labbra della ragazza con i capelli verdi cominciarono a tremare leggermente. E anche quelle della Tipaccia. Si scambiarono uno sguardo complice e scoppiarono a ridere.
«Lo sai,» disse la neo Fantallenatrice una volta uscite dall’Area Ristoro di Ciclamipoli «penso che questi giochetti fatti tra di noi mi mancheranno moltissimo. Già! Anche se sono abbastanza stupidi... ci sono affezionata.»
Ed erano tante altre le cose a cui era affezionata e che aveva condiviso con lei: tante piccole cose che, seppur minime, le avevano reso le giornate indimenticabili e speciali.
«Mancheranno anche a me...» confessò la bionda, per una volta abbandonando il broncio che aveva sempre impresso in faccia per lasciare spazio a un’espressione più morbida.
Girò la testa verso l’altra e incrociò i suoi occhi verdi e sereni. Continuando a guardarsi, improvvisamente si resero conto del fatto che lo sguardo che si stavano scambiando in quel momento era completamente diverso da tutti gli altri che si erano rivolte nei giorni, nei mesi, negli anni passati. Trasmetteva un che di dolce e lancinante al cuore.
 
«Dici davvero?! Mi porti veramente a mangiare quello che voglio?!»
«Ti ho detto di sì... Sei diventata una Fantallenatrice, bisogna festeggiare! Ti offrirò delle Polpette Magnemite, o... qualsiasi altra cosa tu desideri.»
«Evviva! Grazie, non farò complimenti!»

«Sì... Ma ricorda: sarà l’ultima volta che ci vediamo... Una Fantallenatrice non può farsi vedere in giro con una Tipaccia del mio stampo, no?»
«Oh... noooo...»

 
Sentirono il bisogno spontaneo di accarezzarsi. Allungarono le dita cercando di congiungere le loro mani.
«Ma non può essere l’ultima volta...» sussurrò titubante la Fantallenatrice.
Si fermarono nel momento in cui questa si sentì chiamare da un suo compagno. Si voltò e allontanò velocemente le dita.
«E quella chi sarebbe? Una tua amica?» le chiese con uno sguardo carico di ripugnanza.
«Amiche noi?! Tzè!» tuonò la Tipaccia mettendosi sulle difensive «Ma ti pare? Bello mio, ma mi vedi? Sai chi sono? Non ci tengo per nulla ad avere a che fare con voi stupidi Fantallenatori! Così pieni di soldi allo stesso modo come siete pieni di narcisismo... Ma guarda tu! Io e lei amiche...»
L’altra la guardò spaesata. La bionda si morse le labbra colorate d’azzurro. Le si avvicinò per un attimo e all’orecchio le bisbigliò queste ultime parole: «Mi dispiace... Ma siamo troppo diverse...».
Poi scappò via e da quel giorno non si incontrarono più.
 
Dopo qualche anno passato in giro per Hoenn ad allenarsi con i suoi Pokémon e a sfidare gli Allenatori più forti della regione, ritornò a Ciclamipoli. Era stato un periodo intenso in cui non aveva fatto altro che pensare a migliorare nella strategia di lotta per diventare la migliore. Notti insonni trascorse a domare le bestie più feroci che si nascondevano nei boschi per farsele amiche, giornate passate a digiuno perché il tempo per mangiare è tempo rubato agli allenamenti, tutte mischiate in una sequenza che era sembrata interminabile. Questa era la vita di un Fantallenatore, costretto in continuazione a sudare sangue per essere il più grande.
«Bella roba...» sbuffò, concedendosi puoi un sospiro di sollievo al pensiero che quell’inferno era finito. Certo, all’inizio non se l’era immaginata così dura. Tuttavia era convinta che ne fosse valsa la pena: quell’esperienza le era stata utile per crescere.
Con le braccia conserte, in fila alla cassa dell’Area Ristoro, batteva nervosamente un piede a terra. Si guardò intorno: c’era una marea di gente. Finalmente arrivò il suo turno e disse alla cassiera la sua ordinazione, affamata come non mai.
«Mi dispiace, signorina, ma l’abbiamo terminato.» si scusò la giovane riferendosi al panino che aveva chiesto «Deve scegliere qualcos’altro.»
«Oh, che peccato...» disse alzando lo sguardo al tabellone «E allora credo che ordinerò... Delle Polpette Magnemite.»
«Polpette Magnemite! Arrivano subito!»
Si sedette a un tavolo e mangiò.
Tuttavia, pensò riprendendo il discorso precedente, in quel viaggio spericolato aveva avuto un unico rancore che non aveva mai potuto fare a meno di nascondere: quella ragazza. Prima di andare a dormire, nel dormiveglia, si era sempre ritrovata in quell’angolo di strada con lei e aveva cercato quella mano infinite volte.
Infilzò una delle polpette che aveva nel piatto con la forchetta. Diede un piccolo morso e mandò giù. Per qualche strana ragione avevano un sapore diverso da quello che si ricordava. Erano sciape e dure, insapori.
E di nuovo le era passata la fame.
«Senti, bambolina, mi dispiace disturbarti mentre mangi, ma quel posto l’avevo visto prima io, perciò è mio. Non vedi che c’è la mia giacca sulla sedia? Smamma, per favore, ci ho messo un sacco di tempo a trovare un posto libero, e non ho intenzione di lasciarlo alla prima venuta!»
L’altra si voltò ed esclamò: «Ma ti pare questo il modo di rivolgerti alle persone? Sei proprio una maleducata, lo sai?»
Si riconobbero. Arrossirono entrambe con il cuore che batteva forte. La bionda la guardò per un po’ e poi abbassò la testa.
«Hai ragione, ti chiedo scusa... Rimani qui, io andrò a cercare un altro tavolo...» disse.
«Beh, perlomeno hai detto “per favore”...» disse come per giustificarla un minimo «Senti, non c’è bisogno che te ne vai a cercare un altro posto. È strapieno, non lo troverai. Resta qui. C’è una sedia in più, possiamo dividere il tavolo insieme.»
«Che cosa? Ma no, no, non posso...» sibilò guardandosi in giro. L’altra le prese la mano e la tirò piano a sé, facendola sedere vicino a lei.
«Non m’importa nulla di quello che dicono gli altri su di noi, hai capito?» le disse, guardandola con decisione, sicura delle sue parole. La Tipaccia la osservò sorpresa negli occhi per un po’, lasciando che sulle sue labbra si formasse un timido sorriso. Dopo qualche attimo vide la ragazza distogliere la vista e rise.
«Ah! Hai perso! Hai perso!» la canzonò.
L’altra la guardò, in un primo momento non capendo il perché di quella reazione. Poi si ricordò e rise anche lei.
«Già, meriteresti proprio qualcosa!»
Sorrise mentre vedeva l’altra fare altrettanto in maniera dolce, e senza più riuscire a contenersi la baciò a fior di labbra, accarezzandole i capelli mossi e soffici che le contornavano il viso.
 
Quello fu soltanto il primo di una lunga catena di baci, che durò per mesi e mesi, anni, moltissimi anni e che, chissà, forse non ebbe mai fine.



 


Buonasera a tutti! :D
Non so se avete riconosciuto la coppia (...ma si possono considerare così? xD), è un po' particolare! Stavo giocando a Rubino Omega e stavo facendo un giro per Ciclamipoli (a proposito, avete visto come è cambiata?!  Mi fa tanto pensare a un centro commerciale adesso ). Mentre ero sul tetto... terrazzo... ehm... beh, la parte sopra insomma, ci siamo capiti (proprio non so come chiamarla D:)! ad un certo punto mi fermo a parlare con queste due ragazze. La parte che avete letto in corsivo l'ho copiata pari pari da quello che si dicono nel gioco. Non so, mi hanno fatto tenerezza e così ho pensato di scrivere un seguito a quel dialogo. Spero vi sia piaciuto!
È uno dei primi yuri/shoujo-ai che scrivo, già qualche tempo fa avevo provato a scriverne uno, ma è stata una cosa un po' azzardata... Magari potrei scrivere altre storie di questo genere più avanti, se vorrete darmi qualche parere ve ne sarei grata, così posso capire dove posso migliorare e fino a che punto posso riuscire a spingermi!
Grazie a tutti per aver letto e buone vacanze, buone feste, buon anno nuovo e spero che ognuno di voi possa passare un periodo sereno con la propria famiglia e gli amici... e godersi un po' di riposo dalle fatiche!
Persej Combe ♥
 
  
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