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Autore: ranocchietta    27/12/2014    1 recensioni
Nasuada era nel giardino del palazzo reale. Molte cose erano cambiate in quegli anni....
Eppure a oggi ancora Murtagh non si era più fatto vedere....
“Ho sentito che re Orrin si è rifatto vivo con la sua proposta oggi” disse Elva interrompendo quel silenzio, senza tuttavia smettere di ricamare. “Una cosa te la posso dire soffrirai si, ma la durata della sofferenza dipenderà da te, dalla tua decisione, potrai soffrire solo per poco o per tutta la vita, quindi decidi bene mia signora” e detto questo rientrò attraverso la porta finestra, che richiuse alle sue spalle. Tratto dalla storia , spero che vi abbia incuriosito abbastanza da darmi la possibilità di farvi sognare un poco per una manciata di minuti. Buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elva, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ANGOLO AUTRICE: Salve a tutti, dico subito una cosa, ho messo "Spoiler" tra gli avvertimenti nel caso qualcuno non abbia letto l'ultimo libro... poco probabile ma meglio non rischiare. Questa è la prima e credo ultima storia che scriverò su Eragon, ma dal momento in cui ho letto l'ultimo libro del Ciclo dell'Eredità ho pensato subito a questa storia, è venuta fuori da sola.La storia prende piede esattamente anni dopo la fine degli avvenimenti di Inheritance. Io spero che vi piaccia e che non vogliate la mia testa su un piatto d'argento per aver tirato fuori dalla mia testa questa storia, spero che mi facciate sapere se è di vostro gradimento o no. Buona lettura e auguri a tutti.



Erano passati 8 anni da allora.

Nasuada ricordava bene il loro ultimo incontro, lui l’aveva guarita, poi le aveva dato validissime ragioni per cui se ne doveva andare:
• Era il figlio di Morzan
• Aveva ucciso re Rotgam
• Era stato al servizio di Galbatorix
• Dopo tutto quello che era successo lui doveva andarsene, almeno per un po’
• Lei era destinata a un grande futuro e lui le sarebbe stato solo d’intralcio

Murtagh però aveva dimenticato di dire l’unica ragione che poteva abbattere tutte le ottime ragioni che le aveva presentato: si amavano, lui non poteva negare la realtà, e lei non aveva intenzione di dimenticarlo.
Lui non aveva detto niente, le aveva dato un bacio, mentre Eragon era intento a parlare agli elfi, l’aveva baciata, un piccolo, tenero e dolce bacio, poi se ne era andato insieme al suo drago.
Era stato il momento peggiore della sua vita. Aveva superato tutte le torture inflittele da Galbatorix, ma la perdita di Murtagh l’aveva lasciata distrutta.
Non si era abbattuta però, Murtagh non le aveva detto addio, e anche Eragon era convinto che lui sarebbe tornato. Questa vana promessa le aveva permesso di riprendersi, e di rivendicare il titolo di regina suprema.

Eppure a oggi ancora Murtagh non si era più fatto vedere.
Nasuada era nel giardino del palazzo reale. Molte cose erano cambiate in quegli anni. Arya era diventata la regina degli elfi e Cavaliere, Eragon era partito e aveva finalmente trovato un posto dove crescere i draghi e addestrare i nuovi cavalieri ( che ancora non si vedevano) , erano cominciati i giochi per tenere a bada gli Urgali, e un po’ tutte le specie avevano vinto delle medaglie. Molti maghi e stregoni la detestavano per i controlli sulla magia che lei aveva imposto( anche se tutti gli altri ne erano stati sollevati, Roran stesso le aveva detto che era perfettamente d’accordo con lei).
Elva era cresciuta, era comunque una bella ragazza, nonostante il marchio sulla fronte e il suo potere speciale, alcuni ragazzi e ragazze le si erano avvicinate per la sua amicizia, e Elva sembrava contenta, anche se a volte approfittava delle sue capacità e faceva soffrire chi non la accontentava; però restava con lei a proteggerla, ormai gli attacchi alla sua persona erano molto diminuiti, ma di certo era sempre meglio non abbassare la guardia.

In quel momento entrambe si trovavano nel giardino, Nasuada intenta a leggere, e Elva intenta a ricamare.
Il giardino del palazzo era un luogo meraviglioso per riposarsi un poco, il silenzio interrotto solo dallo zampillare dell’acqua della fontana, i meravigliosi fiori della sua infanzia e altri che aveva conosciuto solo viaggiando piantati da abili mani, ora erano fioriti o comunque le gemme promettevano di aprirsi presto.
Era l’imbrunire, Nasuada aveva ricavato quel momento solo per se, dal momento della sua incoronazione le sue giornate erano state sempre piene di impegni, politici o meno, e ogni secondo della giornata poteva portare nuovi grattacapi, una volta nel cuore della notte l’avevano svegliata per affrontare delle questioni importanti, quindi quel particolare momento di pace e tranquillità le era di molto conforto.

“Ho sentito che re Orrin si è rifatto vivo con la sua proposta oggi” disse Elva interrompendo quel silenzio, senza tuttavia smettere di ricamare.
“In effetti si” rispose la regina senza smettere di leggere.
“Ho sentito anche che nei giorni passati molti nobiluomini e teste coronate sono ritornati alla carica” continuò Elva imperterrita “e la tua risposta è stata sempre la stessa?”.
“Non ho intenzione di farmi mettere da parte” aveva risposto Nasuada. “Sai benissimo che l’unico motivo per cui tutti questi uomini mi vogliono sposare è perché sono la regina suprema, se fossi ancora solo il capo dei Varden non tutti questi gentili signori sarebbero così ansiosi di avermi come moglie.
Inoltre tutti costoro desiderano il potere, e una volta sposatami mi metteranno da parte, per governare da soli e rendendo inutili tutti gli sforzi che ho fatto finora. Il solo ruolo che così mi sarebbe dato sarebbe quello di mettere al mondo dei discendenti al mio ipotetico sposo” si sfogò la donna.
Elva aveva smesso di ricamare mentre la ascoltava, poi dedicandole un’occhiata di compassione le aveva detto “Non tutti ti vorranno solo per il potere, sei una bella donna, inoltre potresti raggiungere degli accordi con un uomo per decidere equamente su certe questioni” le disse pragmatica.
Nasuada si strinse nelle spalle, un brivido di freddo l’aveva percorsa. “Ho fatto tanto per la mia gente, ho fatto tanto per tutti, ho fatto scelte difficili e accordi molto difficili. Ho combattuto come e molto più di altri, ho sopportato tante ferite, ho sofferto molto, e dovrei lasciare tutto quello che ho in mano a un uomo arrivato da chissà dove? Solo perché io sono una donna non dovrei governare come ho sempre fatto?!” disse Nasuada.
“Penso che Orrin non sarebbe una scelta tanto orribile” riprese Elva “Lo conosci da molto, lui ti conosce, avete passato alcuni momenti duri insieme, terrebbe conto delle tue opinioni, e come uomo non è malaccio” concluse la strega-ragazza.
“Si lo so, ma…” aveva iniziato Nasuada esitante.
“Ma…?” la esortò Elva, ben conscia di quello che la regina provava, il dolore per quelle parole. “Ma non lo amo” disse in un soffio la donna.
“Ah-ah, è sempre per questo allora, l’amore, solo l’amore… ma sei una regina, dovresti sapere che i nobili non si sposano mai per amore, si sposano per creare forti alleanze” le disse Elva, crudele e imperturbabile mentre dava voce ai dolori di Nasuada.
La maledizione-benedizione che le aveva imposto Eragon non le risparmiava neanche i dolori derivanti dai più bei sentimenti, e spesso Nasuada aveva bisogno di fare un discorso simile, ed Elva doveva spronarla a parlare e sentire gli sfoghi della regina (non prendeva le parti di nessuno, ma per lenire le sofferenze che percepiva, era necessario).

“Nasuada ascolta, non hai parenti diretti in vita, se un giorno molto lontano tu morissi, scateneresti nuove guerre per la corona. Se non avrai un discendente, è inevitabile, lo sai anche tu” le disse Elva.

Nasuada restò in silenzio, sapeva che Elva aveva ragione, le parole della streghetta rispecchiavano i suoi timori e i pensieri che più l’affliggevano, ma… come poteva sposarsi con un qualsiasi di quegli uomini se ne amava un altro? Non avesse mai cominciato ad amarlo sarebbe stato molto meglio. Tutto sarebbe stato più semplice e sopportabile.

Presa ancora tra i suoi pensieri Nasuada non si accorse che Elva si era irrigidita, come se avesse percepito qualcosa. Se ne accorse solo quando la vide alzarsi in piedi bruscamente, e tormentarsi le mani.
“Che cosa ti succede?” le chiese la regina preoccupata e avvicinandosi alla ragazza.
Elva la guardò, come in preda a una difficile decisione, si mordeva il labbro inferiore per pensare. Alla fine le rispose “Ho percepito una cosa… qualcosa che ti farà soffrire”
La regina allora allarmata la prese per le spalle e le chiese “Dimmi tutto”
Elva continuò a mordersi il labbro, e allontanò le braccia della sovrana “Non è così semplice…” disse la strega-ragazza e si allontanò velocemente per rientrare nel palazzo, poi si girò verso l’altra e concluse: ”penso che tu debba affrontarlo, e affrontarlo da sola, io me ne vado e prenderò tempo se ti cercano”

“Ma Elva..” cercò di dire Nasuada, ma Elva la fermò con un’occhiata maliziosa

“Una cosa te la posso dire soffrirai si, ma la durata della sofferenza dipenderà da te, dalla tua decisione, potrai soffrire solo per poco o per tutta la vita, quindi decidi bene mia signora” e detto questo rientrò attraverso la porta finestra, che richiuse alle sue spalle.

Nasuada restò interdetta a rimuginare sulle parole di Elva, cosa volesse dire la ragazza non lo aveva capito, eppure da quando era stata incoronata regina la streghetta l’aveva sempre aiutata, ed ora non capiva davvero cosa stesse succedendo.

Ad un tratto sentì qualcosa muoversi dietro di se, e si voltò di scatto.


Il cuore perse un battito, e si portò le mani alla bocca in segno di stupore e anche per aiutarsi a trattenere due lacrime fuggiasche che non avevano obbedito al suo ordine.


Murtagh la guardava da lontano, era appoggiato ad un melo, indossava degli aderenti pantaloni neri e una giubba nera orlata di ricami rossi, e un lungo mantello scuro gli copriva le spalle, i capelli lunghi fino al collo. La guardava serio, non sorridendo, ma neanche la smorfia di dolore dei tempi in cui era al servizio di Galbatorix.

“Mia regina” esordì lui inchinandosi.
Questa parvenza di cerimoniale ricordò a Nasuada che non poteva lasciarsi andare troppo ai sentimentalismi, e in un istante recuperò tutta la sua praticità.

“Come sei riuscito ad entrare? Le mie guardie non dovrebbero permettere ad estranei di avvicinarmi, e tu non sei certamente il cavaliere di drago che loro lascerebbero passare senza dare l’allarme” gli disse cercando di mantenere un certo autocontrollo.

Murtagh accennò a un risolino “Ho usato la magia, mi sono reso invisibile a tutti, e ho fatto in modo che non percepissero niente” le rispose il ragazzo.
“Ecco uno dei motivi per cui ho regolato l’ordine dei Maghi, chi ha la magia piega gli altri al suo volere e…”sbottò Nasuada “Si ne ho sentito parlare, bel lavoro, dico sul serio, pochi avrebbero fatto una cosa del genere, forse solo un altro uomo” disse lui ripensando a Galbatorix.

“Ci sono cose che si devono fare” rispose la donna alzando il mento con fare orgoglioso. “Ma dimmi in tutto questo tempo ti sei preoccupata solo di strategia e di politica?” le chiese lui avvicinandosi.
Nasuada sentiva il cuore batterle a mille, ma sostenne il suo sguardo “Dove sei stato fino ad ora?” gli chiese in un sussurro. Lui si fermò a pochi passi di distanza da lei “Un po’ dappertutto, ho viaggiato verso nord all’inizio, poi ho deviato verso il deserto e ancora altre strade, ho anche fatto una visita a mio fratello. Ho incontrato varie popolazione, anche se ho sempre fatto in modo di trovarmi da solo, eccettuata la presenza di Castigo”

“Dov’è il tuo drago ora?” domandò la regina guardandosi intorno.
“Nei dintorni, è più facile muoversi silenziosamente se un grosso drago non ti segue” disse Murtagh con una punta di ironia.

“Come mai sei tornato?” chiese Nasuada, dando voce alla domanda che continuava a sorgerle, mentre il cuore minacciava di esplodere dalla cassa toracica.
Lui cercò d’incontrare i suoi occhi “Perché volevo rivederti. Anni fa ho detto ad Eragon che quando fossi riuscito ad affrontare ciò che avevo fatto sarei tornato. Ora sono qui.”
Nasuada ricacciò indietro delle lacrime traditrici, mentre si ripeteva di non credere a quelle parole, di non cedere ad una illusoria speranza che già sentiva germogliare. “E quindi?” gli chiese con voce roca.
“Ho saputo che molti ti hanno chiesta in moglie” la donna annuì “ e che tu li hai rifiutati tutti” anche stavolta lei annuì “inoltre ho anche saputo che chiunque abbia l’ardire di fare una cosa simile deve portarti un dono” disse lui portandosi una mano dietro la schiena, e inginocchiandosi su un ginocchio solo.
Nasuada trattenne il fiato.

Murtagh riprese “Nasuada ho un dono per te, e vorrei che tu lo accettassi indipendentemente da quello che risponderai” e le presentò un astuccio rettangolare, che aprì davanti agli occhi sorpresi della regina.

C’era una collana, era bellissima, di oro, con quattro gemme incastonate, disposte in modo simmetrico a due a due, e dal centro si allungava un filo d’argento a cui era saldata un diamante grande, tagliato a forma di goccia, quest’ultimo era bellissimo, più grande delle altre gemme e brillava in modo incantevole.
La collana brillava nella notte e sembrava avere il potere di rasserenare l’animo di chi la guardava

“Murtagh io…” iniziò a dire, ma fu interrotta.
“Questa collana è stata forgiata da Rhunor, con uno speciale metallo e incantato perché al suo cospetto chiunque riassapori la calma e la felicità, ma la sua particolarità maggiore sono le gemme. Devi sapere che non potevo tornare da te senza aver assolto a tutti i miei peccati. Andai a Ellesmera, allora col benestare di Arya potei ottenere da Rhunor questa collana, ma all’inizio le gemme che ora vedi erano trasparenti, avrebbero assunto colore solo se fossi stato accettato da tutte le specie.

Arya si è dimostrata molto buona con me e subito mi ha dato il suo perdono , mi ha detto che tutto quel che avevo passato avevo diritto anche io a cercare un po’ di felicità e ha toccato una gemma che ora è verde, la gemma blu è stata più complicata da ottenere, in quanto appartenente alla razza dei nani, re Orik non è stato felice di vedermi, e ancor meno lo è stato quando ha saputo cosa volevo, ho passato giorni a essere punito con frustate e con pugni, per ottenere la grazia dei nani.

Dopo giorni Orik ha toccato la gemma che ora è blu, dicendomi che ho il perdono dei nani, o meglio tollereranno la mia presenza , ma nessuno di loro mi tratterà mai come un amico, e che la loro ospitalità si fermerà ad una freddissima cortesia.

Andai in seguito da re Orrin e gli spiegai la situazione, passarono molti giorni in cui lui doveva decidere se ero un pericolo per il suo regno, ma alla fine lo convinsi a toccare la gemma che ora è rossa. Disse che avrebbe tollerato la mia presenza.

La gemma nera si è dimostrata la più facile da ottenere, gli Urgali l’anno toccata subito.
La gemma centrale invece mi è derivata dal perdono dei draghi. Andai non molto tempo fa da Eragon, lui si fece portavoce per tutti gli Eldunì che dopo giorni di discussioni e di esami mi diedero il loro benestare.

Ora io ti dono questa collana come simbolo di pace, ma soprattutto per fare una cosa che anni fa non potei fare”

Nasuada sentiva il cuore battere così forte che credeva lo potessero sentire anche i draghi nel loro lontano rifugio, mentre Murtagh posato a terra il dono le prendeva le mani nelle sue, le baciava e tornava a guardarla.

“Nasuada, regina di Alagaesia, sono Murtagh, figlio di Morzan e Selena, Cavaliere del drago Castigo. Non posso vivere un istante di più senza chiederti di diventare mia moglie, so che non posso offrirti niente che tu non abbia già o non possa ottenere, ma posso darti il mio cuore, e tutto l’amore che provo, che ho provato e che sempre proverò per te. Non ho certo l’ardire di pretendere che tu mi voglia sposare, né tantomeno che tu mi ami, ma posso almeno sperare. Ora vorrei sapere la tua risposta”

La regina cadde in ginocchio, le lacrime che ora scendevano lente, senza rispondere nulla.

Sentì che Murtagh cercava di asciugarle le lacrime con una mano, ma lei lo scacciò, e lo guardò furiosa, poi cominciò a picchiarlo con i suoi pugni, sebbene di certo non potesse fare del male al giovane in quel modo.
“Come puoi anche solo pensare di tornare qui dopo anni, anni di silenzio, e pensare che con una collana di pace tutto sia a posto?! Ho sofferto tantissimo per colpa tua e tu…tu torni qui e mi chiedi di sposarti….” Nasuada si lasciò andare contro il petto di Murtagh, e lui l’abbracciò, mentre la donna era scossa dai singhiozzi e si aggrappava a lui come se fosse una scialuppa nel mezzo dell’oceano.

Dopo un poco che lei si fu calmata, Murtagh la scostò un poco da se, e fisso i suoi occhi in quelli dell’amata “Amore mio, ti chiedo perdono, so che non basta che è insufficiente quello che dico, ma passerò il resto della mia vita a fare ammenda, ma devo sapere se tu vuoi stare al mio fianco”
Lei gli diede uno schiaffo, poi si ributtò tra le sue braccia e lo baciò “Si, si stupido di un cavaliere” sussurrò lei.

Lui la strinse a sé e la baciò con foga, come un assettato nel deserto che finalmente scorge un rivolo d’acqua e Nasuada lo baciò e baciò di rimando.

Poco dopo la donna alzandosi e prendendolo per mano gli disse: “Vieni con me, dovrò dire al consiglio che ti sposerò e credo che avranno una lista di motivazioni da opporre molto più lunga di quella a cui io e te potremmo mai pensare” .

SEI MESI DOPO

Il castello di Ilirea era in fermento, tutti i nobili del regno e di tutte le razze erano presenti, la servitù aveva lavorato alacremente per giorni, anche per mesi.

Era arrivato il tanto atteso e temuto giorno del matrimonio della regina Nasuada e del Cavaliere di Draghi Murtagh. Molti erano stati scossi dalla notizia del matrimonio, all’inizio non lo avevano creduto possibile, c’erano state tantissime opposizioni; alcuni ritenevano anche che la regina fosse stata stregata dalla magia del giovane, continuando a sostenere ciò nonostante la maga Trianna avesse studiato la mente di Nasuada e Murtagh e non avesse riscontrato alcuna traccia di magia per far sorgere quei sentimenti.

Alla fine si erano dovuti tutti arrendere all’inevitabile.
Nella grande sala, dove anni addietro Nasuada era stata incoronata regina ora si stava per celebrare il grande matrimonio, a celebrarlo sarebbe stato Eragon, attraverso gli specchi incantati.
Erano arrivati Arya e Orik, erano arrivati i maggiori sovrani di tutte le razze per il grande evento.

Murtagh , vestito completamente di nero, era fermo in piedi davanti ad uno specchio in cui si rifletteva l’immagine di Eragon, pronto per officiare la cerimonia.
Roran aveva accettato di essere il suo testimone di nozze.
Ad un tratto il grande brusio che si sentiva scemò. Era arrivata la regina.

Nasuada portava i capelli raccolte in lunghe trecce, indossava una lunga veste bianca, con ricami d’orati sul bordo e sull’attaccatura del seno, l’abito aveva le maniche lunghe,( la donna non aveva voluto far vedere al futuro marito le vecchie cicatrici sulle braccia), portava la splendida collana dono di Murtagh, indossava la splendida corona da regina, e un lungo strascico la seguiva, retto da Elva, vestita in un abito viola anch’esso ricamato con fili d’oro e un velo nero che le copriva la fronte .

Sembravano un quadro sacro insieme.

Quando arrivò all’altare Elva si fece un poco da parte; Nasuada e Murtagh si presero per mano, stringendole forte.

Schiarendosi la gola Eragon cominciò la celebrazione del matrimonio. Parlò di amore e legami che perdurano nel tempo.
Ad un certo punto la parola fu lasciata a Murtagh, che cominciò a parlare nell’antica lingua.

Roran chiese a Trianna che cosa stesse dicendo. La donna sorrise in modo ironico: “Sta dicendo nell’antica lingua che giura di proteggere la regina Nasuada, che le sarà sempre fedele e che l’amerà per sempre. E dicendolo nell’antica lingua non potrà più rimangiarselo”.

Quando Murtagh ebbe finito Nasuada gli disse: “ Murtagh figlio di Morzan e Selena, io ti accetto come mio consorte e come mio compagno, ti accetto come mio confidente e come mio consigliere”.

Dopo ciò Eragon disse “Ora con i poteri conferitimi, vi dichiaro marito e moglie, potete baciarvi”
Aveva appena finito di pronunciare queste parole che i due novelli sposi erano già l’una tra le braccia dell’altro.

Eragon rivolto a tutti gli altri “Vi chiedo di unirvi a me nell’applaudire alla regina Nasuada e al re Murtagh”.

Gli ospiti esaudirono questa richiesta, e i due sposini percorsero insieme la strada che dall’altare avrebbe portato in un altro salone, dove era già stato portato da mangiare, dove i musicisti stavano prendendo posto per dare l’avvio ai balli.
Ora tutti gli ospiti avrebbero mangiato, bevuto, e ballato, fingendo che questa unione fosse il massimo compimento dei loro desideri.

Ma Murtagh e Nasuada non si curavano di loro, da ora in avanti la loro vita insieme sarebbe iniziata. Entrambi erano ben consci delle difficoltà a cui sarebbero andati incontro, ma altrettanto disposti ad affrontarle insieme, e niente e nessuno li avrebbe mai più separati.
  
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