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Autore: percyjacksonbluelove    28/12/2014    4 recensioni
Dal testo:
[Aurora uscì dalla cabina di Ade con un sospiro, pensando ai due ragazzi: da un lato c'era Leo, dolce, premuroso, il suo migliore amico; dall'altro c'era Nico, bello da morire, che la faceva andare in orbita ogni volta che le toccava. Sapeva che non era giusto, provare sentimenti per un altro figlio di Ade, ma dentro di sé sentiva di amarli entrambi. La vera domanda era: se costretta, chi avrebbe scelto?]
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-Due mezzosangue innamorati della stessa semidea, non può non finire male.- disse Annabeth.
-E non so chi scegliere.- risposi.
-Un giorno dovrai.
-Lo so.- mormorai, chiudendo gli occhi e pregando che il momento di scegliere non arrivasse mai. Come mi sbagliavo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Chapter 1
 
Il campo Mezzosangue era deserto e silenzioso, avvolto nel tepore di una calda serata di giugno. Il che era sorprendente, viste le giornate che avevano passato: da quando il Campo Giove era stato distrutto, semidei greci e romani erano stati costretti a convivere sotto lo stesso tetto, cosa non facile visti i trascorsi tra i due popoli.
Tutti i ragazzi stavano dormendo: Percy steso accanto ad Annabeth, Piper tra le braccia di Jason e tutte le altre coppiette del Campo. Tranne uno, Nico: era seduto su una panchina, l’unico sveglio tra tutti i ragazzi, intento a leggere. Adorava quei momenti, in cui era da solo senza nessuno che poteva disturbarlo. Se altre persone erano con lui, continuavano a fissarlo come se fosse un alieno.
D’un tratto, sentii uno dei ragazzi di guardia al confine del Campo suonare la campana: significava che un nuovo mezzosangue era arrivato. Ragazzi cominciarono ad uscire dalle varie capanne, presi dalla curiosità di scoprire che fosse il nuovo arrivato. Nico chiuse il libro e sbuffò: non gli interessava minimamente scoprire quale nuovo idiota avrebbe cominciato a far parte del Campo, tanto sapeva che non sarebbero andati d’accordo.
-Nico, non vieni?- chiese Percy, quando gli passo davanti.
-Ti prego…- rispose l’altro, girando sdegnosamente pagina.
-Dai, non fare lo stronzo.
-Si.- si arrese infine l’altro, alzandosi e seguendo l’amico con un sospiro.
Andarono al confine, evidenziato dal grande albero di Thalia, per poi cercare di farsi strada tra la moltitudine di semidei.
In mezzo ad un cerchio di ragazzi, una ragazza si guardava intorno con aria perplessa: aveva dei lunghi capelli castani che le arrivavano al petto.  I suoi occhi erano verdi come le fronde degli alberi, che ti fissavano come se ti stessero guardando dentro, con delle pagliuzze dorate. Era bassa e magra ma con le curve al posto giusto, se così si può dire.
Le sue labbra rosse erano incurvate in un sorriso dolce e forse un po’ingenuo.
-Come ti chiami?- chiese Percy, emergendo dalla folla.
-Io sono Aurora.- mormorò, mentre le sue guance bianche arrossivano.
-Da dove vieni?
-C… Chirone mi ha detto di venire qui con il taxi.- balbettò, imbarazzata.
-Sei andata al Campo Mezzosangue, quindi.
-Si…
-Beh, benvenuta e ragazzi, smettete di fissarla.- esclamò Leo, porgendole la mano. Lei sorrise e la strinse, arrossendo nuovamente.
“Le sue guance sembrano due pomodori” pensò Leo, . involontariamente.  
Gli altri se ne andarono , lasciandola da sola con lui, Nico, Percy, Annabeth e gli altri capi del campo.
-Perciò saprai anche chi è il tuo genitore divino…- disse Jason.
-Si, è Ade.
-Ade?!- chiese Nico sorpreso, uscendo dalla penombra. Non ci poteva credere: quella ragazza sembrava un fiorellino, non poteva essere come lui.
-Si, all'inizio neanch'io ci credevo.- disse.
-Beh, Nico, hai trovato un'amica.- disse Percy, mentre l'altro ammutoliva.         
Aurora sorrise raggiante al ragazzo, che nel frattempo la guardava in cagnesco. Lei non capiva perché lui le fosse così ostile: gli altri sembravano così simpatici ed accoglienti mentre lui assomigliava piu ad un pezzo di ghiaccio.                  
Nico arricció il naso e poi le disse: -Beh, vieni con me. Ti porto alla capanna.
-Okay.- esclamò, cominciando a seguirlo. 
Lui la portò di fronte ad una capanna nera, con dei teschi infuocati all'entrata. 
Anche l'interno era completamente nero, come il mobilio anche se ogni cosa era di una diversa gradazione di quel colore. Aurora non aveva nemmeno idea che esistessero così tanti toni di nero.
-È così...- cercò di dire lei, cercando un complimento: -Personale.- disse infine.
-Si... allora quello e il tuo letto, mentre io dormo là.- disse, indicando due angoli opposti della stanza.
-Bello...- mormorò la ragazza, con un sorriso forzato. Non capiva la freddezza di quel ragazzo: lei si stava impegnando oer essere una brava coinquilina e sorella però era là da tre minuti e si sentiva tutto fuorché a casa.
 
IL GIORNO DOPO
-Vai da Annabeth, ti farà fare il giro del campo.- disse Nico, dandole le spalle.
Era passato un giorno dal suo arrivo: quella mattina aveva dormito come un ghiro vista la sua stanchezza e al suo risveglio aveva trovato un figlio di Ade piuttosto di pessimo umore.
Aurora uscì dalla capanna sbattendo la porta. Un giorno, era bastato solo un giorno per iniziare ad odiarlo. "Dio, che fastidio..." pensò Aurora.
Maledicendo Nico, si voltò e si incamminó.
Appena la vide, Annabeth fece un enorme sorriso ed esclamò: -Aurora, vieni, ti faccio fare un giro.
Le fece vedere le varie capanne ed i campi di addestramento, pieni di ragazzi che si allenavano. 
-Allora, come ti sembra?- le chiese alla fine.
Aurora fece un sorriso e disse: -Bellissimo, non riesco a pensare ad una casa più meravigliosa.
-Ne sono felice. Ora, domani comincerai ad addestrarti quindi ora andremo a prendere la tua arma.
-Arma?!- esclamò l'altra ragazza con voce incerta.
-Beh si, come puoi non avere un'arma?
-Non mi piace molto la violenza. 
-Tranquilla, non sarai costretto ad usarla. Seguimi.
Andarono insieme nell'armeria: era una stanza enorme, piena di spade, coltelli e altre armi.
-Scegli.- disse Annabeth. 
Aurora si avvicinò, passandole in rassegna tutte: non era il tipo da arma da fuoco, ne da spadone stile bellico. Una catturó la sua attenzione: era un arco nero, con delle incisioni di animali. Lo prese in mano e sentí che non solo era leggerissimo, ma che si adattava perfettamente alla sua mano.
-Mi piace questo.- disse infine, voltandosi verso Annabeth. 
Quest'ultima storse il naso: -Sei sicura? Glu archi non ti danno molta protezione...
-Si, sono sicura.- rispose l'altra. Avere unarma in mano la faceva sentire più sicura e doveva ammetterlo, le piaceva. 
Quando uscì dall'armeria si diresse verso la capanna, che ormai avrebbe dovuto iniziare a chiamare casa. 
Aprì la porta della stanza deserta e appoggiò l'arco sul letto.                        
Un bel bagno caldo, ecco quello di cui aveva bisogno.  
Si tolse i vestiti e si avvolse un asciugamano intorno, per poi aprire la porta del bagno. Brutta scelta.
Nella stanza c'era Nico in mutande, che appena la vide impallidí e poi urlò. 
Aurora strilló a sua volta e si coprì gli occhi con le mani. 
-Che cavolo ci fai qua?!- urlò lui.
-Volevo fare una doccia...- mormorò lei, togliendo le mani.  
-Okay, ora esco.- disse Nico, passandole accanto. Quando le loro spalle si toccarono, lei avvampó: che cosa stupida, non provava mica qualcosa per lui. Anche se in quel momento il suo cuore batteva all'impazzata. "Che cosa mi sta succedendo?" pensò, quando lui chiuse la porta alle sue spalle.
Finita la doccia, si affacciò sulla stanza principale, dove vide Nico
lucidare tranquillamente la sua spada nera. 
-Hey, mi passeresti i vestiti?- chiese.
L'altro alzò lo sguardo e le porse i vestiti sul suo letto. 
-Grazie.- mormorò lei.
Mentre si vestiva, sentì la voce di Nico dall'altra stanza: -Senti, volevo scusarmi per prima, è solo che non sono abituato a stare con qualcun'altro.
-È il tuo modo per dirmi "scusa se sono un grandissimo stronzo"?- disse lei, uscendo dal bagno.                                    
-Si... amici?- chiese poi, porgendole la mano.  
-Okay.- rispose lei, con un grande sorriso, stringendogliela.

LA MATTINA DOPO
Quando aprì gli occhi, la prima cosa che Aurora vide fu il sorriso di Leo. 
Si stiracchió e si mise a sedere sul letto, sistemandosi i capelli. 
-Che ci fai qua?- mormorò, sbadigliando.
-Annabeth mi ha chiesto di portarti al centro di addestramento e di dirti che oggi pomeriggio ci sarà la caccia alla bandiera.- rispose l'alto, porgendole una tazza di caffè, che lei accettò con un sorriso. 
-Caccia alla bandiera? Di che si tratta?!
-È un gioco che noi facciamo una volta al mese: praticamente ci sono due squadre con due rispettive bandiere e bisogna prendere quella degli avversari. 
-Come quello che si fa a scuola.
-Si, solo che noi usiamo spade e armi varie. 
Aurora quasi si soffocó con il caffè: -Devo usare le armi?
-Si, pensavi di doverci giocare con quell'arco?
Lei sbuffó e poi andò in bagno a vestirsi, mentre l'amico la aspettava nell'altra stanza.
Sperava che nessuno l'avrebbe fissata quel giorno: odiava avere tutta l'attenzione su di sé. Non le era mai piaciuto: a scuola i ragazzi e le ragazze più "fighe" l'avevano sempre guardata dall'alto in basso, facendola sentire un schifo.
Quando uscì, il ragazzo le fece segno di prendere il suo braccio e la accompagnò al campo. Leo le piaceva davvero: era così simpatico e l'aveva subito fatta sentire a casa.
-Allora, siccome hai scelto l'arco, Will ti insegnerà un po' come si usa. Io torno quando hai finito.- le disse, dandole un bacio sulla guancia e facendola arrossire.
Le due ore che seguirono passarono in un lampo: tirare con l'arco le veniva automatico e perfino Will era sorpreso da ciò. 
-Non ho mai visto qualcuno imparare a tirare così velocemente, è come un talento naturale.
-Grazie.- disse Aurora.
-Allora, sei pronta?- chiese Leo, ricomparendo.
Lei annuì e lui la portò con sé, dicendo: -Ora ti spiego un po' cosa dovrai fare: nella nostra squadra ci sono Ade, Efesto, Ares e Hermes e siamo contro Poseidone, Atena e i vari dei minori. 
-È una cosa buona o cattiva? 
-Tranquilla.- disse lui, però senza rispondere alla domanda della ragazza: -Io e te saremo nella squadra d'attacco. 
-E chi l'ha deciso?- esclamò lei, ridacchiando, con uno sguardo  malizioso.  
Lui si uní alla risata e le prese la mano, mentre continuavano a camminare. Aurora non disse niente ma quel gesto aveva riempito la sua mente di domande: forse piaceva a Leo? Non era mai piaciuta ad un ragazzo quindi non aveva termini di paragone né sapeva come comportarsi.
-Tesorini, staccatevi o cercatevi una stanza.- disse una ragazza alle loro spalle.
Leo staccò di colpo la mano e disse: -Clarisse, vederti è un dolore per gli occhi.
Lei gli fece il verso e poi puntò gli occhi addosso ad Aurora, dicendo: -E così è questa la nuova bambolina... la immaginavo più bionda.
-È un complimento detto dalla sosia di Hulk.- rispose l'altra, lapidaria.
Leo scoppiò a ridere ma si bloccò appena vide lo sguardo assassino di Clarisse: quella ragazza doveva proprio essere terribilmente spaventosa.
Lei storse il naso e poi disse: -Tra dieci minuti comincerà la caccia quindi andate in posizione prima che decida di porre fine alle vostre inutili vite.
Leo ed Aurora si voltarono immediatamente e si avviarono verso il bosco, scoppiando a ridere appena date le spalle a Clarisse.
-Adesso andiamo a nasconderci dietro ad un masso e poi aspettiamo.
-Aspettiamo cosa?- chiese la ragazza ma la sua voce fu sovrastata da il suono di una tromba.
-Questo. - disse Leo, prendendo la mano di Aurora e andando con lei a nascondersi dietro ad un masso.
 
AngolinoAutrice
Allora, per prima cosa vi chiedo umilmente scusa per eventuali errori grammaticali e/o di battitura *si prostra ai vostri piedi*
Questa è la prima ff che posto e lo so che probabilmente fa ampiamente schifo ma spero che voi siate gentili^.^
Amo tutti voi che sono arrivati fino a qua e vi amerò ancora di più se lascerete una recensione;)
LoveEmma
   
 
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