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Autore: Alexandra e Mac    29/12/2014    4 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XXXVIII



Amore di notte




La mano della donna tra le sue braccia gli sfiorò il volto con tenerezza; poi scivolò lenta sui muscoli del suo torace, toccandoli come a saggiarne la consistenza. Si soffermò quindi sull'addome, a disegnare sensuali cerchi attorno al suo ombelico. Egli la fermò solo quando percepì che sarebbe scesa ancora.

Aveva bisogno di una pausa, per riuscire a dirle ciò che aveva pensato, tuttavia la donna non si lasciò dissuadere: si mosse con tutto il corpo e salì sopra di lui. Incapace di resistere, scivolò di nuovo dentro di lei, guidato dalla sua mano che sembrava non volergli concedere tregua. Erano ore che l'amava instancabilmente eppure lei sembrava non averne ancora abbastanza. Sembrava volesse consumarlo, come se soltanto così sarebbe riuscita a saziarsi di lui. Era come se temesse che dopo quella notte non lo avrebbe più potuto avere.

Doveva dirle tutto.

Risoluto, si costrinse a fare ciò che non avrebbe mai immaginato di fare tra le sue braccia: la fermò, nonostante morisse ancora dalla voglia di averla.

"Aspetta, dobbiamo parlare".

Lei non disse nulla, come del resto aveva fatto da quando era entrata nel letto con lui. Non se ne sorprese.

"Eleanor, questa sarà l'ultima volta che staremo insieme. Voglio tornare da mia moglie, perché mi sono reso conto che è solo lei la donna che amo, l'unica che potrò mai amare".

Gli rispose solo un silenzio assordante. Non sapeva cosa aspettarsi, ma immaginava una qualche reazione, anche solo un sospiro. Invece nulla.

"Mi spiace..." aggiunse, tanto per dire qualcosa.

Di nuovo silenzio.

Non sapendo come interpretarlo, proseguì col discorso che si era preparato.

"Dopo ciò che ti ho detto, ti chiederai il perché del mio comportamento. Perché mi sono allontanato da lei e perché l'ho fatta soffrire. E, soprattutto, come mai sono venuto a letto con te se è solo lei che voglio".

Ancora silenzio. Decise di proseguire comunque.

"Sarah ha sofferto molto, dopo la nascita dei gemelli. Ho temuto di perderla e non avrei più potuto vivere senza di lei, soprattutto sapendo d'esser stato responsabile della sua morte...".

Percepì un sospiro, quasi un singhiozzo, provenire dalla donna accanto a lui.

"Pur di riuscire a stare lontano da lei e non farle correre il rischio di una nuova gravidanza ho preferito farle credere di spassarmela con altre donne, così mi avrebbe disprezzato. Lei non avrebbe sofferto e io sarei riuscito a non avvicinarla. Ma ho capito d'aver sbagliato. Prima di venire a letto con te, Eleanor, non avevo mai tradito mia moglie. Ora che l'ho fatto, spero che possa comunque perdonarmi".

Attese un cenno, una parola che gli facesse capire che aveva compreso il suo tormento. Un qualunque gesto che gli rivelasse che avrebbe potuto, col tempo, perdonarlo per un tradimento che in realtà non aveva neppure commesso.

Attese, ma invano.

La donna che gli era stesa accanto si alzò, senza dire assolutamente nulla.

Egli, per la prima volta in vita sua, rimase spiazzato, incapace di sapere quale fosse la cosa giusta da fare o da dire. Decise di seguire l'istinto e si alzò a sua volta, le afferrò un braccio e la strinse a sé.

"Non andartene Sarah...".

Percepì che rilasciava un sospiro, l'unico segno a parte il sussulto di poco prima, ad indicare che aveva udito ciò che le aveva detto.

Le fece appoggiare il capo sul suo petto e le accarezzò i capelli. Sentì l'umido delle sue lacrime bagnargli la pelle.

"Mi dispiace. Mi dispiace tanto" mormorò, comprendendo solo in quel momento quanto l'avesse fatta soffrire col suo comportamento. Tommy aveva avuto ragione quando lo aveva affrontato.

"Ti amo tanto, Sarah. Ho sempre amato solo te...".

Sentì che si passava una mano ad asciugarsi gli occhi e poi lo abbraccio a sua volta.

"Torna a letto con me. Ti prego" sussurrò.

Lei esitò un attimo prima di annuire; poi si distese accanto a lui, il capo ancora appoggiato al suo torace.

Per qualche attimo rimasero in silenzio, entrambi concentrati ad ascoltare la sensazione di tornare ad essere uniti anche nel cuore e non solo col corpo: quella vibrazione d'amore, quell'energia misteriosa che attraversa corpo, mente e cuore e rende consapevoli d'esser un tutt'uno e non più due entità separate.

"Perché?”  domandò, facendogli udire per la prima volta la voce.

“Te l’ho detto prima il perché” rispose.

“No. Perché hai confessato di avermi tradito quando non lo hai mai fatto? Quando hai sempre saputo che ero io a far l'amore con te e non Eleanor Cavendish?" domandò di nuovo, lasciandogli capire che era altro che voleva sapere.

"Come sai che non ti ho mai tradito? Potrei avertelo detto solo per farti credere di dovermi perdonare una sola scappatella".

"L'avresti fatto anche con Eleonor. Soprattutto con lei. È molto bella e anche molto dolce. Stareste bene insieme".

Lui sorrise alla perspicacia di sua moglie; ciononostante non riuscì a trattenersi dal provocarla.

"Potrebbe esser stata lei a non volermi".

"Sciocchezze. Ti moriva dietro, quando siete andati via dal ballo, sere fa. Sarà rimasta delusa, e parecchio".

"Forse, ma ti assicuro che ha cambiato presto idea" disse sorridendo, con aria da cospiratore.

"Che hai combinato?"

"Nulla..." rispose.

Lei si sollevò su un gomito, scrutandolo scettica. Quando lui la guardò di sottecchi, con un sorriso appena accennato ad increspargli le labbra, fu sicura d'aver ragione e lo costrinse a confessare.

"Avanti, dimmelo".

Fu felice di obbedirle, perché l'argomento leggero gli dava la possibilità di tornare a quella complicità che credeva d'aver distrutto col proprio comportamento.

"Se tutto sta andando come penso, Eleanor dovrebbe essere felice quanto lo sono io, in questo momento".

"Con Tommy” assentì lei.

Quindi domandò: “Dove li hai mandati? E come ci sei riuscito, quando l'altro giorno lei sembrava sconvolta dopo che lui l'aveva baciata?"

"Come ho fatto a pensare di ingannarti?" disse lui, constatando come sua moglie fosse un'osservatrice attenta quanto lui.

Perché si meravigliava? In fondo aveva sempre saputo che era una donna molto intelligente. Era riuscito a sviarla una sola volta, quando si era presentato a lei sotto mentite spoglie. Eppure anche allora lei c'era arrivata da sola. E non lo conosceva neppure quanto lo conosceva ora.

"Ho fatto leva sul lato romantico di Eleanor. Le ho chiesto di concederci un po’ di privacy; nel frattempo avrebbe potuto trascorrere la notte nella residenza di Hyde Park, dove era attesa per essere accompagnata nella camera Argento..."

"Dove ci sarebbe stato Tommy ad aspettarla" concluse lei.

"Esatto. Da quel punto tutto sarebbe dipeso da loro. Ma conoscendo Tommy e sapendo quanto sia innamorato di lei, non ho dubbi sulla riuscita del mio piano. Ho avuto la sensazione che il bacio che l'aveva turbata avesse sortito l'effetto anche di intrigarla alquanto".

"Sei tremendo! E sempre molto sicuro di te".

"Non sono mai stato più insicuro di me stesso come stanotte, con te. Quando non  parlavi mi hai fatto morire..." disse, tornando serio.

"Sapessi quante volte mi sono sentita io morire dentro vedendoti sparire ogni sera con una donna diversa... e sentire le voci che ti definivano un amante eccezionale...".

"Mi spiace. Ero convinto che vedendo il mio comportamento scellerato tu smettessi di amarmi e non soffrissi".

"Come hai potuto pensare un'idiozia simile, proprio tu?"

"Per ciò che mi dicesti anni fa, ricordi? In quello chalet immerso nel bianco".

"L'ho immaginato. E ho anche pensato a quando ti lasciai sulla Medea... ma da allora sono trascorsi anni. Anni in cui il mio amore per te è cresciuto... Anni in cui il nostro amore avrebbe dovuto farti pensare che mi sarebbe stato inevitabile soffrire vedendo che ti interessavi ad altre donne...".

"Hai ragione, adesso l'ho capito. Ma in quel momento ero disperato, non sapevo come smettere di volerti nel mio letto per non correre il rischio di metterti di nuovo incinta. Se tu mi avessi disprezzato, saresti stata tu a non volermi più e così saresti stata al sicuro...".

Lei sentì un dolore al petto, nell'immaginare il suo tormento. Avevano sofferto entrambi.

"Invece io lo voglio un altro figlio tuo" disse lei, facendolo di nuovo precipitare nell'ansia di poterla perdere.

"No, Sarah..." la pregò. Era stato molto attento a non farle rischiare una gravidanza ogni volta che l'aveva amata da quando l'aveva riavuta tra le braccia, a costo di privare se stesso dell'estasi del piacere. E ora lei gli diceva che voleva un altro figlio.

"Sì, invece. E sarà stupendo sentirlo crescere dentro di me. Sarà meraviglioso averlo tra le braccia, allattarlo a mio seno... e vederlo in braccio a suo padre. Io voglio un altro bambino".

"Ti prego, no... non posso vederti soffrire come coi gemelli...".

"Non accadrà. E ci sarà il dottor Russel a prendersi cura di noi. Tu non vorresti un altro bambino?"

"Se pensassi solo a ciò che desidero io, ti vorrei sempre incinta di un mio bambino" disse lui in tono possessivo "perché sarebbe chiaro ad ogni uomo che ti mette gli occhi addosso che sei mia. Odio quei cicisbei che ti ronzano sempre attorno."

"Ohi ohi, Sua Grazia il Duca di Lyndham è geloso!" lo punzecchiò lei divertita.

"E poi adoro come il tuo corpo si trasforma, per accogliere la parte migliore di me, quella che più d'ogni altra ti ha raggiunto nel profondo... È un miracolo, ogni volta che ci penso. Ed è oltremodo eccitante sapere che in un qualche modo mi posso annidare dentro di te, come desidererei poter fare ogni volta che facciamo l'amore...".

Lei sentì gli occhi inumidirsi a quelle parole, che più d'ogni altre le rivelavano l'intensità  e la passione con cui la venerava.

"Anche per me è lo stesso: quando porto il tuo bambino mi sento totalmente tua, perché una parte di te sta crescendo nel mio grembo. Per questo voglio un altro figlio, almeno ancora uno, che mi faccia scordare la solitudine di questi ultimi mesi e mi renda sicura del tuo amore".

"Non dovrai mai più dubitare del mio amore" le promise, con tono solenne.

"Allora vieni dentro di me..." gli sussurrò invitante, attirandolo a sé "e restaci fino a quando non ne potrò più d'averti dentro...".

Gli bastarono quelle parole per scoprirsi di nuovo pronto a far l'amore con lei. Quell'invito così appassionato e intimo gli rammentò, se ce ne fosse stato bisogno, il motivo per cui non riusciva a desiderare una donna che non fosse lei: Sarah voleva lui e non un qualunque uomo che la soddisfacesse.

Si allungò su di lei e riprese ad amarla con tutta l'intensità, la passione e il timore che provava al solo pensiero che, nell'impeto del loro desiderio, avrebbero potuto concepire il loro futuro bambino.

  
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