Capitolo XXXVIII
Amore di notte
La
mano della donna tra
le sue braccia gli sfiorò il volto con tenerezza; poi scivolò lenta sui
muscoli
del suo torace, toccandoli come a saggiarne la consistenza. Si soffermò
quindi
sull'addome, a disegnare sensuali cerchi attorno al suo ombelico. Egli
la fermò
solo quando percepì che sarebbe scesa ancora.
Aveva
bisogno di una
pausa, per riuscire a dirle ciò che aveva pensato, tuttavia la donna
non si
lasciò dissuadere: si mosse con tutto il corpo e salì sopra di lui.
Incapace di
resistere, scivolò di nuovo dentro di lei, guidato dalla sua mano che
sembrava
non volergli concedere tregua. Erano ore che l'amava instancabilmente
eppure
lei sembrava non averne ancora abbastanza. Sembrava volesse consumarlo,
come se
soltanto così sarebbe riuscita a saziarsi di lui. Era come se temesse
che dopo
quella notte non lo avrebbe più potuto avere.
Doveva
dirle tutto.
Risoluto,
si costrinse
a fare ciò che non avrebbe mai immaginato di fare tra le sue braccia:
la fermò,
nonostante morisse ancora dalla voglia di averla.
"Aspetta,
dobbiamo
parlare".
Lei
non disse nulla,
come del resto aveva fatto da quando era entrata nel letto con lui. Non
se ne
sorprese.
"Eleanor,
questa
sarà l'ultima volta che staremo insieme. Voglio tornare da mia moglie,
perché
mi sono reso conto che è solo lei la donna che amo, l'unica che potrò
mai
amare".
Gli
rispose solo un
silenzio assordante. Non sapeva cosa aspettarsi, ma immaginava una
qualche
reazione, anche solo un sospiro. Invece nulla.
"Mi
spiace..." aggiunse, tanto per dire qualcosa.
Di
nuovo silenzio.
Non
sapendo come
interpretarlo, proseguì col discorso che si era preparato.
"Dopo
ciò che ti
ho detto, ti chiederai il perché del mio comportamento. Perché mi sono
allontanato da lei e perché l'ho fatta soffrire. E, soprattutto, come
mai sono
venuto a letto con te se è solo lei che voglio".
Ancora
silenzio. Decise
di proseguire comunque.
"Sarah
ha sofferto
molto, dopo la nascita dei gemelli. Ho temuto di perderla e non avrei
più
potuto vivere senza di lei, soprattutto sapendo d'esser stato
responsabile
della sua morte...".
Percepì
un sospiro,
quasi un singhiozzo, provenire dalla donna accanto a lui.
"Pur
di riuscire a
stare lontano da lei e non farle correre il rischio di una nuova
gravidanza ho
preferito farle credere di spassarmela con altre donne, così mi avrebbe
disprezzato. Lei non avrebbe sofferto e io sarei riuscito a non
avvicinarla. Ma
ho capito d'aver sbagliato. Prima di venire a letto con te, Eleanor,
non avevo
mai tradito mia moglie. Ora che l'ho fatto, spero che possa comunque
perdonarmi".
Attese
un cenno, una
parola che gli facesse capire che aveva compreso il suo tormento. Un
qualunque
gesto che gli rivelasse che avrebbe potuto, col tempo, perdonarlo per
un
tradimento che in realtà non aveva neppure commesso.
Attese,
ma invano.
La
donna che gli era
stesa accanto si alzò, senza dire assolutamente nulla.
Egli,
per la prima
volta in vita sua, rimase spiazzato, incapace di sapere quale fosse la
cosa
giusta da fare o da dire. Decise di seguire l'istinto e si alzò a sua
volta, le
afferrò un braccio e la strinse a sé.
"Non
andartene
Sarah...".
Percepì
che rilasciava
un sospiro, l'unico segno a parte il sussulto di poco prima, ad
indicare che
aveva udito ciò che le aveva detto.
Le
fece appoggiare il
capo sul suo petto e le accarezzò i capelli. Sentì l'umido delle sue
lacrime
bagnargli la pelle.
"Mi
dispiace. Mi
dispiace tanto" mormorò, comprendendo solo in quel momento quanto
l'avesse
fatta soffrire col suo comportamento. Tommy aveva avuto ragione quando
lo aveva
affrontato.
"Ti
amo tanto,
Sarah. Ho sempre amato solo te...".
Sentì
che si passava
una mano ad asciugarsi gli occhi e poi lo abbraccio a sua volta.
"Torna
a letto con
me. Ti prego" sussurrò.
Lei
esitò un attimo
prima di annuire; poi si distese accanto a lui, il capo ancora
appoggiato al
suo torace.
Per
qualche attimo
rimasero in silenzio, entrambi concentrati ad ascoltare la sensazione
di
tornare ad essere uniti anche nel cuore e non solo col corpo: quella
vibrazione
d'amore, quell'energia misteriosa che attraversa corpo, mente e cuore e
rende
consapevoli d'esser un tutt'uno e non più due entità separate.
"Perché?” domandò, facendogli udire
per la prima volta
la voce.
“Te
l’ho detto prima il
perché” rispose.
“No.
Perché hai
confessato di avermi tradito quando non lo hai mai fatto? Quando hai
sempre
saputo che ero io a far l'amore con te e non Eleanor Cavendish?"
domandò
di nuovo, lasciandogli capire che era altro che voleva sapere.
"Come
sai che non
ti ho mai tradito? Potrei avertelo detto solo per farti credere di
dovermi
perdonare una sola scappatella".
"L'avresti
fatto
anche con Eleonor. Soprattutto con lei. È molto bella e anche molto
dolce. Stareste
bene insieme".
Lui
sorrise alla perspicacia
di sua moglie; ciononostante non riuscì a trattenersi dal provocarla.
"Potrebbe
esser
stata lei a non volermi".
"Sciocchezze.
Ti
moriva dietro, quando siete andati via dal ballo, sere fa. Sarà rimasta
delusa,
e parecchio".
"Forse,
ma ti
assicuro che ha cambiato presto idea" disse sorridendo, con aria da
cospiratore.
"Che
hai
combinato?"
"Nulla..."
rispose.
Lei
si sollevò su un
gomito, scrutandolo scettica. Quando lui la guardò di sottecchi, con un
sorriso
appena accennato ad increspargli le labbra, fu sicura d'aver ragione e
lo
costrinse a confessare.
"Avanti,
dimmelo".
Fu
felice di obbedirle,
perché l'argomento leggero gli dava la possibilità di tornare a quella
complicità che credeva d'aver distrutto col proprio comportamento.
"Se
tutto sta
andando come penso, Eleanor dovrebbe essere felice quanto lo sono io,
in questo
momento".
"Con
Tommy”
assentì lei.
Quindi
domandò: “Dove
li hai mandati? E come ci sei riuscito, quando l'altro giorno lei
sembrava
sconvolta dopo che lui l'aveva baciata?"
"Come
ho fatto a
pensare di ingannarti?" disse lui, constatando come sua moglie fosse
un'osservatrice attenta quanto lui.
Perché
si meravigliava?
In fondo aveva sempre saputo che era una donna molto intelligente. Era
riuscito
a sviarla una sola volta, quando si era presentato a lei sotto mentite
spoglie.
Eppure anche allora lei c'era arrivata da sola. E non lo conosceva
neppure
quanto lo conosceva ora.
"Ho
fatto leva sul
lato romantico di Eleanor. Le ho chiesto di concederci un po’ di
privacy; nel
frattempo avrebbe potuto trascorrere la notte nella residenza di Hyde
Park, dove
era attesa per essere accompagnata nella camera Argento..."
"Dove
ci sarebbe
stato Tommy ad aspettarla" concluse lei.
"Esatto.
Da quel
punto tutto sarebbe dipeso da loro. Ma conoscendo Tommy e sapendo
quanto sia
innamorato di lei, non ho dubbi sulla riuscita del mio piano. Ho avuto
la
sensazione che il bacio che l'aveva turbata avesse sortito l'effetto
anche di
intrigarla alquanto".
"Sei
tremendo! E
sempre molto sicuro di te".
"Non
sono mai
stato più insicuro di me stesso come stanotte, con te. Quando non parlavi mi hai fatto
morire..." disse,
tornando serio.
"Sapessi
quante
volte mi sono sentita io morire dentro vedendoti sparire ogni sera con
una
donna diversa... e sentire le voci che ti definivano un amante
eccezionale...".
"Mi
spiace. Ero
convinto che vedendo il mio comportamento scellerato tu smettessi di
amarmi e
non soffrissi".
"Come
hai potuto
pensare un'idiozia simile, proprio tu?"
"Per
ciò che mi
dicesti anni fa, ricordi? In quello chalet immerso nel bianco".
"L'ho
immaginato.
E ho anche pensato a quando ti lasciai sulla Medea... ma da allora sono
trascorsi anni. Anni in cui il mio amore per te è cresciuto... Anni in
cui il
nostro amore avrebbe dovuto farti pensare che mi sarebbe stato
inevitabile
soffrire vedendo che ti interessavi ad altre donne...".
"Hai
ragione,
adesso l'ho capito. Ma in quel momento ero disperato, non sapevo come
smettere
di volerti nel mio letto per non correre il rischio di metterti di
nuovo
incinta. Se tu mi avessi disprezzato, saresti stata tu a non volermi
più e così
saresti stata al sicuro...".
Lei
sentì un dolore al
petto, nell'immaginare il suo tormento. Avevano sofferto entrambi.
"Invece
io lo
voglio un altro figlio tuo" disse lei, facendolo di nuovo precipitare
nell'ansia di poterla perdere.
"No,
Sarah..." la pregò. Era stato molto attento a non farle rischiare una
gravidanza ogni volta che l'aveva amata da quando l'aveva riavuta tra
le
braccia, a costo di privare se stesso dell'estasi del piacere. E ora
lei gli
diceva che voleva un altro figlio.
"Sì,
invece. E sarà
stupendo sentirlo crescere dentro di me. Sarà meraviglioso averlo tra
le
braccia, allattarlo a mio seno... e vederlo in braccio a suo padre. Io
voglio
un altro bambino".
"Ti
prego, no...
non posso vederti soffrire come coi gemelli...".
"Non
accadrà. E ci
sarà il dottor Russel a prendersi cura di noi. Tu non vorresti un altro
bambino?"
"Se
pensassi solo
a ciò che desidero io, ti vorrei sempre incinta di un mio bambino"
disse
lui in tono possessivo "perché sarebbe chiaro ad ogni uomo che ti mette
gli
occhi addosso che sei mia. Odio quei cicisbei che ti ronzano sempre
attorno."
"Ohi
ohi, Sua
Grazia il Duca di Lyndham è geloso!" lo punzecchiò lei divertita.
"E
poi adoro come
il tuo corpo si trasforma, per accogliere la parte migliore di me,
quella che
più d'ogni altra ti ha raggiunto nel profondo... È un miracolo, ogni
volta che
ci penso. Ed è oltremodo eccitante sapere che in un qualche modo mi
posso
annidare dentro di te, come desidererei poter fare ogni volta che
facciamo
l'amore...".
Lei
sentì gli occhi
inumidirsi a quelle parole, che più d'ogni altre le rivelavano
l'intensità e la
passione con cui la venerava.
"Anche
per me è lo
stesso: quando porto il tuo bambino mi sento totalmente tua, perché una
parte
di te sta crescendo nel mio grembo. Per questo voglio un altro figlio,
almeno
ancora uno, che mi faccia scordare la solitudine di questi ultimi mesi
e mi
renda sicura del tuo amore".
"Non
dovrai mai più
dubitare del mio amore" le promise, con tono solenne.
"Allora
vieni
dentro di me..." gli sussurrò invitante, attirandolo a sé "e restaci
fino a quando non ne potrò più d'averti dentro...".
Gli
bastarono quelle
parole per scoprirsi di nuovo pronto a far l'amore con lei.
Quell'invito così
appassionato e intimo gli rammentò, se ce ne fosse stato bisogno, il
motivo per
cui non riusciva a desiderare una donna che non fosse lei: Sarah voleva
lui e
non un qualunque uomo che la soddisfacesse.
Si
allungò su di lei e
riprese ad amarla con tutta l'intensità, la passione e il timore che
provava al
solo pensiero che, nell'impeto del loro desiderio, avrebbero potuto
concepire
il loro futuro bambino.