Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Canneella    29/12/2014    1 recensioni
Daniele frequenta il Liceo Classico da quattro anni e gli fa schifo.
A dire la verità, a fargli schifo è un po' tutto.
Nulla lo interessa, tutto ció che lo circonda lo annoia, e lui è spento come un diciottenne non dovrebbe essere.
Alessandra invece ha due anni di meno ed è entusiasta ogni cosa, da un fiorellino sull'asfalto al sorriso di un anziano, disegna tutte le cose belle che vede ed è felice, sempre, anche se non succede niente.
Si vedono ogni giorno ma non si salutano, lei gli sorride soltanto con quel fare gentile e lui ricambia, le dedica l'unico lampo di colore di una giornata grigia, e lei non lo sa.
(Storia in revisione, ma si può leggere tranquillamente)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alessandra

Tra dieci giorni è Dicembre!
Io e Daniele abbiamo iniziato a parlare spesso.
Tutti i giorni sul bus e quando ci incrociamo a scuola ci salutiamo, qualche parola con me la scambia.
È come se qualcosa lo accendesse, il suo sguardo vuoto si illumina di interesse, e se sono io a fargli questo effetto posso ritenermi la persona più felice del mondo.
Ormai so un po' di cose di lui.
Il suo gruppo preferito sono i Radiohead ("piacciono anche a me!" Gli avevo detto, "ma sono un po' tristi"), non gli piace il gelato al cioccolato ma quello al pistacchio, suona la chitarra, ha i genitori separati.
Dei suoi genitori so poco peró.
Qualche rapida informazione, lui solitamente sta da sua madre che abita tre fermate dopo casa mia, mentre suo padre abita troppo lontano (non ho capito dove) e ci va solo durante le vacanze perchè ci metterebbe un'ora e mezza ad andare a scuola.
Avrei voluto chiedergli di più, che tipi sono, cosa fanno, ma ho capito che non ne parla volentieri e ho lasciato stare.
"Ho deciso : voglio farmi un piercing." gli dico appena lo raggiungo sul diciotto.
"Eh?"
Mi guarda come se fossi matta, con un'espressione tra il confuso e il divertito.
"Un piercing, sveglia!"
"Che piercing?"
"Non lo so. Secondo te cosa mi starebbe bene?"
"Boh, a me non piacciono. Peró per caritá, non quello al naso che ti fa sembrare una mucca."
"Ma a me piace!
E quello al labbro?"
"Scomodo."
"Sopracciglio?"
"È da maschio!"
"Guance?"
"Certo, così diventi uno scolapasta." Dice ridacchiando.
"Quanto sei noioso! E se mi faccio quello al labbro che peró spunta sul mento? Non so come spiegartelo, si chiama tipo Central Labret."
"Ah, ho presente, quello è carino. 
Ma perchè sta cosa del piercing?"
"Perchè mi va."
"E se poi non ti piace?"
"Lo tolgo."
"Ma quando ti è venuta questa idea?"
"Circa, hum, mezz'ora fa. Così, ci stavo pensando e basta ed è una cosa fattibile. Ho il tuo appoggio?"
"Mh, sì, ma solo per il Central Labret. E devo pensarci meglio.
Tua madre?"
"Lei mi ha sempre detto che posso fare quello che voglio con la mia faccia e i miei capelli. Sul serio.
I capelli sono miei, la faccia è mia, ho sedici anni e se faccio guai è solo colpa mia, che c'entra lei?"
"Davvero? Strano, di solito le madri rompono veramente tanto.
La mia quando ho fatto l'orecchino mi avrebbe cacciato di casa."
"Ma perchè? Proprio non capisco.
Comunque pensavo di farlo oggi pomeriggio, conosci posti dove facciano piercing?"
"Uno abbastanza grande in via San Vincenzo. Hai capito quale?"
Ci penso un po'.
"Penso di no..."
"Mmh. Io peró non so come spiegartelo. 
Sai dopo il negozio che vende sciarpe?"
Lo guardo stralunata.
Sbuffa, sollevando un ciuffo di capelli e facendomi ridere.
"Ho capito, ti ci devo portare io.
A che ora esci oggi?"
"Alle due"
"Anch'io. Hai i soldi?"
"Ho trenta euro, secondo te bastano?"
"Ma sì. 
Allora ci vediamo all'uscita e ti accompagno."
"Grazie mille!" Gli dico prima di salire in aula ad affrontare tre ore di latino.
Il latino e il greco non mi disgustano, a dire il vero.
In prima mi piacevano tantissimo, soprattutto perchè quando sbagliavo a cercare qualche parola le mie traduzioni erano molto divertenti ("I soldati andavano in guerra guidati dal basilico", o "l'ambasciatore attraversa il fiume su un ippopotamo"), avevano smesso di essere divertenti quando avevo iniziato a non capirci più un accidente e a non trovare mezzo verbo in cinque righe di frase.
Le cinque ore della giornata le passo a bere un caffè ogni due, a prendere qualche appunto e per il resto a disegnare sul banco o sul diario.
La prof di Storia dell'arte sembra una rana, più la osservo più ci faccio caso e finisco per passare la sua ora e disegnare tanti piccoli rospi con la sua faccia.

Daniele

Quando suona la campanella esco e la aspetto.
Un mare di facce, e io cerco la sua.
Dopo qualche minuto vedo un guizzo di capelli biondi, faccio un cenno, mi vede e mi raggiunge.
"Scusa se ci ho messo tanto, la Contri se ne frega della campanella, deve finire la sua spiegazione a tutti i costi!"
Ha le guance rosse, ogni tanto le succede e sembra una bambina.
Andiamo alla fermata del diciotto (che non perdiamo per un soffio) e scendiamo dopo un po' di fermate, fino ad arrivare a piedi in via San Vincenzo.
La porto davanti al posto.
"Sei sicura?"
"M-mh!" Annuisce con veemenza, sorridendo come sempre.
Entriamo e un uomo enorme con una barba foltissima rossa ci accoglie come se fossimo suoi amici.
"Buongiorno! Cosa volete fare?"
"Io vorrei fare il Central Labret!"
"Quanti anni hai? Non foriamo chi ha meno di sedici anni senza il permesso di un genitore."
"Sedici! Giusta giusta."
"Perfetto allora! Siediti." Dice andando a prendere la sua attrezzatura.
Io non so se andarmene o restare, in fondo dovevo solo accompagnarla.
La guardo, si è legata i capelli in una coda alta e tamburella con le dita sulla sedia, con uno sguardo deciso da bambina.
È buffa, buffa e carina.
"Resti? Se mi viene un infarto chiami l'ambulanza."
"Perchè dovrebbe venirti un infarto?"
"Non lo so. Resti anche se non mi viene?"
Sorrido.
"Se proprio devo..."
L'omaccione torna e si siede davanti a lei, nel giro di cinque minuti lei ha il labbro bucato e una pallina di metallo sul mento.
Lui la disinfetta e inizia a darle le istruzioni.
"Niente cibi solidi per una settimana, disinfettalo per i primi due mesi, metti la pomata, non toglierlo mai."
Lei annuisce contenta, si guarda allo specchio soddisfatta e va alla cassa a pagare.
"Trentacinque."
"Uh."
Lei ne ha trenta.
Frugo nervosamente nelle tasche, prendo il portafoglio e trovo cinque stropicciatissimi euro.
"Ei, ho i cinque che mancano"
"Grazie! Ti offriró una pizza."
Dice appena usciamo dal negozio.
"Appena potrai mangiarla..."
"Mh, è vero.
Un frullato di pizza?"
"Santo cielo, no. Facciamo che ti pago 1/7 del piercing, visto che a causa del mio parere non hai potuto fare quello da mucca che ti piace tanto."
Borbotta qualcosa sul fatto che me li deve restituire, poi si ferma.
"E ora?"
"E ora cosa?"
"Che facciamo?"
"Bo. Hai da fare?"
"No, oggi no. Tu?"
"Neanche."
Penso per qualche secondo, poi mi viene un'idea.
"Sei disposta a farti un'ora e un quarto di autobus?
Ti porto in un posto."



Ciao!
Scusate se non ho aggiornato in questi giorni, ma tra Natale e impegni vari non ho proprio avuto tempo!
Oggi se riesco metto due capitoli.
Fatemi sapere cosa pensate della storia, se volete!


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Canneella