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Autore: IlrespirodelleOnde    29/12/2014    1 recensioni
I padri non sanno nulla dei loro figli.
Né i figli dei loro padri.
Dal testo:
“Lilith” la chiamò l’unica voce che voleva sentire, “bambina, ascoltami.”
“Ti prego, papà, non lasciare che lo facciano.”
“Lo faranno, principessa, e io e te non possiamo fare nulla. Non serve credere alle favole quando vivi nella realtà, ma io ti ho fatto una promessa, te lo ricordi?”
Lilith annuì, cercando di stringere le mani di suo padre dietro il vetro.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Per prima cosa non abbassare mai lo sguardo dal punto esatto dove vuoi colpire” stava spiegando Loki con inattesa pazienza alla figlia, “avrai una mira più precisa.”
Lilith provò a concentrarsi con tutta se stessa, ma il colpo che scaturì dalla sua mano fu tanto forte da far tremare l'intera cella. Non c'erano ancora.

“Ho detto 'barattolo'” fece scocciato il dio, lisciandosi gli abiti, “colpisci il barattolo, non 'fai esplodere tutto ciò che ti pare', solo quello stupido barattolo.”

“A me sembra di averlo colpito...” mormorò dispiaciuta.
In effetti dell'oggettino non vi era più traccia e la bruciatura nera grande quanto due pentapalmi obesi donava alla stanza lucente un che di... innovativo.

“Oh, ma certo” le rispose sarcastico, guadagnandosi più di un'occhiata furente da parte della ragazzina, “e quando dovrai colpire un nemico in procinto di uccidere un tuo alleato li farai esplodere entrambi! In fondo avrai ucciso il cattivo, no? E I funerali dell'altro poveretto...”

“Ho capito, va bene, ci riprovo.” sospirò andando a posare il decimo (o giù di lì) barattolo su di uno sgabello senza poggia schiena e non perché fosse un difetto degli artigiani, semplicemente non aveva retto alla seconda scarica di malia e ora ne restava qualche trucciolo sparso ai piedi di Loki.

Stavolta Lilith si prese tutto il tempo necessario per centrare il suo 'sé interiore', come l'aveva chiamato Loki, e riuscì, finalmente, a sentire l'energia scorrerle nelle vene, poi tentò di incanalarla nel braccio, fino a sentir vibrare la punta di tutte e cinque le dita. Si sentiva svuotata della sua energia, interamente concentrata tra la spalla e la mano, come se quell'unica parte del suo corpo fosse utile allo scopo, mentre il resto solo una parte morta di lei.
Tenne i piedi ben saldi al pavimento: la prima volta si era sollevata a quattro piedi da terra e Loki si era dovuto riparare dietro al letto per evitare di essere colpito in pieno dalla malia rilucente.

Fuori di qui!” aveva sbraitato arrabbiato contro di lei, ma infine non era realmente riuscito a farla andar via. Ricordò della sua prima esperienza magica e soffocò un sorriso mentre le immagini di lui che dava fuoco ai capelli di Thor gli passavano davanti agli occhi della mente.
La durata di una frazione di secondo, poi il rinculo la fece sbattere contro il muro alle sue spalle e cadde a terra, stremata.

“Lilith!”
Loki le si avvicinò aiutandola a rimettersi in piedi e sistemandole i capelli disordinati con piccoli gesti precisi e delicati. La trovò con le guancie arrossate e un'espressione atterrita in volto. Si voltarono entrambi nello stesso momento per constatare la riuscita o meno del colpo.

“Ce l'ho fatta!” urlò talmente forte Lilith da otturare un timpano al dio, “Ce l'ho fatta, hai visto? Oh miei Dèi, guarda!”
Loki non se la sentì di rivelarle che in realtà quello era solo il primo passo (più che altro insignificante), di un lungo e tormentato cammino. Sorrise con lei, meravigliandosi della gioia che lo invadeva nel vederla così felice.

“Bene” disse tornando serio, “per ora basta, direi.”

“Cosa?” gli domanandò delusa, desiderosa di imparare quanto più possibile.

“Domani potrai tornare, ora sei stanca, Lilith, va' a riposare.”
Represse l'impulso di accarezzarle la testa, abbracciarla, o fare qualsiasi altra cosa della quale si sarebbe pentito.
Lilith lo guardò supplichevole, il labbro inferiore leggermente sporto in avanti.

“Ancora qualche minuto, ti prego.” chiese.
Aspettò che Loki ebbe riposto alcuni dei libri caduti a terra, senza parlare più, allora si avviò verso la porta dopo averlo ringraziato.

“Lilith” la chiamò il dio e lei lo ascoltò, “non essere arrabbiata con loro.”
Lilith non capì subito, non capì per quale motivo lui le stesse dicendo una cosa del genere, quando pareva il primo a detestare suo padre e Thor.
Aspettò paziente una spiegazione, ma non arrivò mai, allora sgusciò fuori dalla cella e si direse verso il giardino di Frigga.

Era pomeriggio inoltrato. Si accorse di non aver messo nulla sotto I denti solo quando arrivò nel frutteto e il profumo dei frutti della Madre degli Dei le arrivò al naso.
Le piaceva quel posto. Solitamente ci si recava spesso per studiare in solitudine o leggere un libro sulle rune. Non rivelava mai a nessuno dove scompariva per ore senza avvisare nessuno.
Andava lì.

I frutti, lì, crescevano senza tempo, ad una velocità incredibile e senza riguardo per le stagioni.
Frigga mandava delle ancelle a coglierli e a portarli alle cucine, ma Lilith aveva imparato a conoscere I loro orari, in modo da non trovarsele tra I piedi. Non voleva che facessero parola con Frigga delle sue scappatelle diurne, mentre invece doveva trovarsi a lezione con gli altri ragazzi.

Non aveva nessun libro con sé quel giorno. Ne aveva portati un paio a Loki, perché s'immaginava che il tempo passasse più lentamente chiuso in una cella senza nulla da fare.
Lui non l'aveva ringraziata, le era sembrato freddo e a disagio quando avevano iniziato.
Per la prima mezz'ora le aveva parlato solo di teoria degli incantesimi e storia della malia. Si era concentrata molto, lo aveva ascoltato pazientemente ed era stata in qualche modo ripagata. Nelle ore seguenti Loki le aveva mostrato I colpi principali da esercitare agli inizi e lei lo aveva osservato meravigliata, senza più fiatare.
Provava ad imitarlo, ma con scarsi risultati.

Gli aveva domandato come fosse possibile che non avvertisse più un'energia così forte come quella che le aveva permesso di mandare in frantumi il caminetto. Un'energia che si era mossa dentro di lei con tanta irruenza da sfuggirle di mano. Non l'aveva direzionata, né controllata in alcun modo. Energia pura si era impossessata di lei colpendo senza mira la prima cosa che le capitava.
Loki l'aveva ammonita riguardo a questo e lei intendeva dargli completamente ascolto.
Le aveva raccontatato di quando era piccolo e ancora un principiante in fatto di malia. La rabbia era il fattore scatenante di un'energia così grande e lei non poteva permettergli di prendere il comando.
Mentre le spiegava con minuzia di particolari della sua esperienza e di come lei poteva evitare che la rabbia s'impossessasse di lei e della sua malia, Lilith ebbe l'impressione che Loki avesse paura.

Basta parlare” aveva detto ad un certo punto, come risvegliandosi da un sonno inquieto, “passiamo alle cose divertenti.”
Lilith gli aveva sorriso radiosa, alzandosi dal letto e disponendo con precisione gli oggetti che lui le indicava pigramente: una sedia, un barattolo, qualche contenitore di ferro.
Li dispose esattamente dove lui voleva venissero disposti e poi si era sforzata di non incenerire tutto ciò che la circondava nel tentativo di colpirli.

Camminava da qualche minuto quando sentì la voce di Frigga: stava parlando fitto fitto con un'ancella. Sentiva le due donne avvicinarsi a lei con passo affrettato e lei finì per nascondersi dietro uno dei tanti alberi che la circondavano, rannicchiata dietro l'imponente tronco di un melo.
Attese con pazienza di sentirle arrivare, trattenendo persino il respiro per non essere scoperta, ma le due sembravano essersi fermate o, meglio ancora, aver preso un'altra direzione.
Non si mosse ancora per un paio di minuti, riprendendo a respirare con cautela.

Non aveva carpito nulla di ciò che le due si erano dette. Forse, si disse, erano solo indicazioni sul raccolto o su come dividere I frutti da recapitare alle cucine.
Lilith aspettò fino a che attorno a lei non ci fu che il cinguettio degli uccelli e nemmeno il rumore silenzioso di un alito di vento.
Si alzò barcollante sulle gambe intorpidite dalla posizione scomoda e buttò uno sguardo circospetto attorno a lei.

Riprese a camminare lentamente, ma non era più spensierata come prima.
A quell'ora avrebbe dovuto trovarsi in biblioteca con altri suoi compagni per una ricerca, mentre invece gironzolava per il frutteto senza nulla di meglio da fare che origliare conversazioni che non la riguardavano.

Decise che sarebbe tornata a casa nel giro di qualche ora, non avrebbe tardato molto.
In fondo, nessuno sapeva delle sue lezioni private con Loki, né avrebbe dovuto saperlo, data la scarsa simpatia che tutti gli abitanti di Asgard parevano nutrire per il dio. 
Thor lo detestava e di questo ne era certa, poiché non si sarebbe mai permesso di contraddire Lady Sif, anche se da Heimdall in persona Lilith aveva saputo che il dio del tuono aveva un'amica mortale.
Poi c'era Odino, che da quanto ne sapeva lei, non aveva nessun motivo per essere clemente col figlio adottato. Voci dicevano che I due si detestavano persino quando Loki era bambino e nonostante lei non ci avesse mai creduto, le occhiate che si lanciavano quando si trovavano entrambi nella stessa sala facevano presagire tutt'altro che il contrario.

Forse l'unica persona che Lilith non riusciva ad odiare per nulla era Frigga e non le era difficile credere che anche per Loki fosse così.
Lui non aveva mai offeso sua madre come faceva con Odino e Thor o con qualunque altro asgardiano. Quando Lilith parlava di lei, il dio smetteva di fare altro e la ascoltava. Non faceva mai domande, ma sembrava interessato ai racconti su di lei.
Probabilmente le mancava e lei lo capiva. Pensava che se anche lei avesse avuto una madre così vicina a lei come lo era Frigga con Loki, le sarebbe mancata altrettanto. Ma sua madre era morta durante il parto e ne era certa poiché era stato lo stesso Loki a dirglielo. Credeva sempre a tutto ciò che lui diceva, non tanto perché si fidava, ma perché non pensava di essere in grado di contraddirlo.

Arrivò fino alla fine del Giardino, la sua parte preferita di quella distesa di erba e alberi. Da lì si poteva entrare nel bosco, anche se non tutti ne erano capaci: bisognava conoscere bene quel luogo o l'entrata sarebbe passata facilmente inosservata.
Lei l'aveva scoperta quando era ancora una bambina e scappava dai compagni di classe che si prendevano gioco di lei perché non era brava come loro nella corsa o nei giochi di squadra.
Lilith detestava I giochi di squadra perché nessuno sembrava voler fare squadra con lei. Nessuno faceva mai affidamento su di lei, né la sceglieva per prima o almeno non per ultima quando I due team sfidanti dovevano essere formati.

La ragazza rimase a lungo a fissare l'orizzonte. Fosse stato per lei, non sarebbe tornata a casa. Le piaceva la tranquillità di quel posto.
Represse l'istinto di sedersi, perché sapeva che una volta seduta non si sarebbe più rialzata e avrebbe tardato alla cena.
Si voltò velocemente, allontanando lo sguardo dal cielo della sera e si diresse verso il castello.
 


Lilith sgattaiolò nella sua stanza passando per la finestra. Aveva imparato ad arrampicarsi quando era molto piccola e non aveva più smesso.
La camera sembrava più piccola del solito a causa delle pile di libri accatastate ovunque e dei fogli sparsi a terra.
Chiuse la finestra alle sue spalle e diede un'occhiata veloce all'orologio. Non avrebbe avuto tempo di farsi una doccia, né di cambiarsi I vestiti. Un'estremità della giacca era bruciata e un buco considerevole si apriva sulla gamba sinistra dei suoi pantaloni.
Non aveva tempo nemmeno di pensare ad una scusa, così si diresse verso la sala da pranzo.

Era da qualche tempo che Odino non cenava con loro e Thor era spesso in giro, mentre Sif e I guerrieri se ne stavano nelle loro stanze a consumare I pasti.
Nonostante ciò, le piaceva stare da sola con Frigga. Lei era gentile e quando Lilith non aveva nulla da dire non la sommergeva di domande, né il silenzio che si era creato le metteva a disagio.
Arrivata nella sala la trovò deserta.
Era in ritardo di una decina di minuti e, almeno teoricamente, Frigga avrebbe dovuto aspettarla sorridendo, come faceva sempre. Quella sera il tavolo non era nemmeno apparecchiato.

Lilith si diresse verso le cucine, trovandole indaffarate come sempre, ma nessun piatto era pronto per essere portato in tavola.
Tentò di fermare un'ancella, ma questa si rintanò in una delle tante camerette riservate a loro e sparì dalla sua vista.
Perché non c'è nessuno?, si domandò tra sé e sé, continuando a camminare.

“Lilith!”
La ragazza non fece in tempo a voltarsi che Thor le fu accanto. Non sorrideva come suo solito, ma anzi sembrava turbato.
La guardava senza dire niente e a Lilith non piacque per nulla la sua espressione commiserevole.

“Perché non c'è nessuno a tavola?” domandò al dio, indicando vagamente la sala alle loro spalle, “E perché non riesco a trovare Frigga? Lei mi dice sempre di...”

“Pensavo che Madre te lo avesse detto” la interruppe spaesato Thor, portando una mano alla nuca, pensieroso, “ora devo andare, sono già terribilmente in ritardo, principessa.”

“In ritardo per cosa?” mormorò incredula, mentre il dio la lasciava lì, dirigendosi altrove.
Lilith considerò l'opzione di seguirlo, ma non aveva idea di dove fosse diretto e forse era una cosa che riguardava solo lui. Si sentiva triste e dimenticata.
Perché non c'era nessuno?, continuava a domandarsi senza trovare risposta.

“Signorina Lilith!”
Un'ancella correva verso di lei, trafelata, reggendo il grembiule tra le mani per non inciamparvi. In altre condizione avrebbe riso della sua comicità.
Aspettò che la donna le fosse vicina per domandarle cosa stesse succedendo, ma questa l'anticipò.

“Signorina vi ho cercata ovunque, ma dov'eravate?” domandò la donna senza quasi più fiato.

“Io ero...” tentò di rispondere, rendendosi conto di dover scegliere bene le parole, dato che qualunque cosa avesse detto, avrebbe rivelato che non si trovava a lezione.

“Lady Frigga mi ha detto di riferirvi che questa sera non potrà cenare con voi.” continuò l'ancella senza degnarsi di attendere una risposta.

“Per quale motivo?”

“Questo non mi è possibile dirvelo, signorina.” scosse la testa la donna, mortificata.

“Allora lo scoprirò da sola.” disse Lilith, voltando le spalle all'ancella senza nemmeno ringraziarla.

“Non mangiate nulla?” la rincorse la voce della donna nel corridoio.
Lilith non rispose, dirigendosi con passo sicuro verso la Sala del Trono. Se doveva succedere qualcosa di importante, era sicura sarebbe successa lì.
Temeva di non essere ammessa, ma a dire il vero lei non necessitava di essere ammessa: sarebbe semplicemente entrata, si disse, perché anche lei voleva sapere ciò che succedeva ad Asgard, in quanto non era più una bambina.
Due guardie controllavano la porta della Sala del Trono e altrettante se ne trovavano all'interno, ma dubitava che le avrebbero impedito di entrare.
Thor stava giusto infilandosi nella sala e le porte chiudersi dietro di lui, che Lilith sgattaiolò dentro con lui, sorprendendolo non poco.

“Che ci fai qui, Lilith?” le domandò sottovoce, come per non disturbare il sonno di qualcuno, mentre invece la sala era immersa in un vociare disordinato.

“Cosa succede? Perché sei qui? Anche io voglio sapere quello che succede!”

“Shh! Non ora, Lilith, ti prometto che quando la riunione sarà conclusa ti dirò tutto” tentò di trovare un compromesso il dio, guardandosi attorno come se qualcuno potesse scoprirli, “verrò nella tua camera personalmente, ora va' via.”

“Non ci penso nemmeno!” urlò quasi la ragazza, destando l'attenzione di qualche ancella e persino dei Quattro Cavalieri.
Sif la guardava in cagnesco, mentre gli altri sembravano solo meravigliati di trovarla lì.

“Che ci fai qui, Lilith?”
La voce di Frigga raggiunse entrambi e Thor si fece da parte ad un cenno della Madre.
La donna si avvicinò a Lilith sorridendo, ma non era uno dei suoi soliti sorrisi: sembrava nascondere un'autentica agitazione e Lilith stava per esplodere dalla curiosità e frustrazione che le si agitavano dentro.

“Cosa sta succedendo?” chiese, stremata dalla ricerca di una risposta.

“Io non sono sicura che tu voglia assistere, Lilith” le sussurrò Frigga, posandole una mano sulla spalla, “questa riunione potrebbe turbarti senza motivo, ora è meglio che tu vada a mangiare qualcosa e riposarti.”

“Turbarmi?”
Se prima voleva una risposta, ora la esigeva, ma nemmeno Frigga sembrava disposta a parlare con lei dell'argomento della riunione, che da quello che aveva capito era il motivo d'agitazione generale che avvolgeva il castello.
Frigga sospirò.

“Ascoltami bene, Lilith” disse, “promettimi che se te lo dico tu te ne andrai.”
La ragazza annuì più e più volte, rapita dalle parole della donna.

“E' stato convocato un Consiglio” continuò, “per esaminare le azioni di Loki e determinare una giusta punizione.”

“Lui sta già scontando una pena” contestò tempestiva la ragazza, “è chiuso nelle prigioni, pensavo che...”

“Queste sono questioni più grandi di te e non fraintendermi Lilith, quando sarà tutto finito ne parleremo insieme, non ora.”
Frigga fece un cenno alle guardie, che scortarono Lilith fuori dalla sala.
Le porte si chiusero nuovamente e Lilith rimase lì, a guardare il legno rosso intriso di segreti che lei non avrebbe mai conosciuto.
Sentì le mani pizzicarle e sentì il bisogno di rompere qualcosa, quasiasi cosa, persino il pesante portone davanti a lei sarebbe andato bene.
Invece corse via, andando a nascondersi nella sua camera.

Cosa volevano tutti loro da suo padre?, chiuso nelle prigioni del castello in pochi metri di cella senza nemmeno la possibiltà di ricevere visite (fatta eccezione per lei, ma in fondo nessuno l'aveva autorizzata e di fatto nessuno poteva andare a trovarlo).
Voleva tornare da lui, ma cosa avrebbe potuto dirgli? Tutto ciò che sapeva si limitava alla convocazione del Consiglio per discutere delle sue azioni; non era molto.
Si cambiò giacca e pantaloni in meno di un minuto e uscì dalla sua camera, ovviamente attraverso la finestra.
Forse Loki sapeva del Consiglio e non le aveva detto nulla per non farla preoccupare, anche se effettivamente le veniva difficile da credere.
Era più probabile che anche a lui non fosse a conoscenza di nulla e in questo caso forse Lilith avrebbe fatto a bene ad avvertirlo.

Corse fino all'entrata segreta delle prigioni e vi entrò senza difficoltà.
Durante il tragitto pensò a cosa il Consiglio avrebbe potuto decidere. Non conosceva le pene assegnate ai criminali, né riusciva a figurarne una per Loki.
Forse lui le conosceva e avrebbe potuto prevedere quale gli sarebbe stata assegnata.

Arrivò alla cella e trovò Loki seduto a terra, con un libro in grembo e un altro tra le mani. Lilith riconobbe essere I due libri che gli aveva portato quella mattina.

“Loki.” lo chiamò, bussando sul vetro con un pugno chiuso che nascondeva le chiavi della cella.
Lui la guardò sorpreso, piegando leggermente la testa, come ad osservarla meglio.

“La lezione è finita.” si limitò a dire, tornando sui suoi libri.

“Devo dirti una cosa” continuò la ragazza, “è importante.”

“Hai idea di cosa possono farmi se ti trovano qui sotto? Vattene.” le ordinò imperterrito, alzandosi per riporre sul tavolo entrambi I volumi.

“Odino ha convocato il Consiglio per discutere delle due azioni e stabilire una pena.”
Loki le dava le spalle, ma Lilith lo vide chiaramente sospirare, prima di farle un cenno, dandole il permesso di entrare.
Lilith non se lo fece ripetere due volte e fu dentro la cella prima che il dio potesse girarsi.

“Chi te lo ha detto?” le domandò cupo, andando a sedersi sul letto.

“Frigga.” rispose la ragazza.

“Non ti ha detto nient'altro?”

“Ha detto che me ne parlerà non appena sarà finito” continuò Lilith, “potrei tornare e dirti cos'hanno deciso.”

“Temo che qualunque cosa decidano, io lo saprò prima di te.”
Lilith non capiva.

“Io pensavo che fosse questa la tua punizione, stare qui.”
Loki le rivolse uno sguardo veloce, prima di spostarsi a lato e farle spazio.
Lilith si sedette accanto a lui. Era felice, perché quella era la prima volta che Loki le permetteva di essergli così vicina, mentre dall'altra parte si sentiva pugnalata dalla tristezza. Non poteva immaginare un'altra pena per lui e non voleva che glielo portassero via.

“Certo che no” asserì sconsolato il dio, “per quello che ho fatto, questo non basta.”

“Cosa ti faranno?” domandò l'altra.

“Non penso tu voglia saperlo davvero.” rise il dio, poggiando la testa contro il muro.

“Ti manderanno lontano da qui?”

“Perchè ti interessa tanto?” domandò perplesso il dio, “Puoi continuare ad esercitare la tua malia anche senza di me.”
Lilith non rispose, nonostante conoscesse la risposta: le sue giornate erano più felici, sapendo che ad una certa ora del giorno aveva lezione con lui.
Non voleva fare la figura della bambina e forse il suo era un pensiero da bambini. Questo non lo sapeva ancora.

“E' che loro non mi dicono mai molto.” si limitò a dire, abbassando la testa. Si rese conto dopo che questo pensiero era ancor più stupido della verità, ma ormai era fatta.
Loki non disse nulla per qualche tempo, ma tornò presto vicino a lei, piegato in avanti coi gomiti sulle ginocchia.

“C'è un posto che si chiama 'La Piana'” le disse, “di solito le persone come me vengono mandate lì.”

“Che differenza c'è tra il madarti lì da solo e stare qui?”

“Fai troppe domande, ragazzina.”

“Non importa” asserì Lilith, offesa, “andrò a cercarlo da sola.”
Si alzò, dirigendosi verso la porta.

“C'è un serpente” continuò Loki, “dicono che viva nella Piana e da quanto ne so nessuno è mai uscito vivo di lì.”

“Ti condanneranno a morte?”
Lilith si sentì male.

“Davvero non sospettavi nulla?”
Loki non pensava davvero che a Lilith sarebbe sfuggito questo particolare e forse anche per questo aveva evitato di parlarne.
Non sembrava, invece, che Lilith fosse a conoscenza di tutto questo.
Prese le chiavi della cella poggiate sul tavolo. Non voleva piangere davati a lui, non ancora.

“Dove stai andando?”
Loki si sentì in colpa. Non riusciva a liberarsi dal dolore che gli provocava l'idea di averla ferita nuovamente, senza volerlo.
La raggiunse prima che lei potesse aprire la porta e la fermò.

Lilith immaginò il dio, da solo nella Piana con il serpente a pochi metri e il suo sangue sparso ovunque a terra.
Nascose il viso tra le mani, nascondendo le lacrime.
Cosa sarebbe successo se Loki se ne fosse andato?

“Non è ancora detto che decidano questo destino per me, Lilith.”

“Non glielo permetterò.”
Loki fu percorso da un brivido. Non doveva lasciare che lei venisse coinvolta in quella vicenda, altrimenti non solo la sua vita sarebbe stata in pericolo, ma anche quella della ragazzina.
Le si avvicinò fino a quando non le fu accanto. Tutto di lei lasciava trapelare un'infinita tristezza e nonostante lui le fosse tanto vicino, si sentiva lontano e inutile.

“Non essere sciocca” disse, accompagnandola delicatamente a voltarsi, “tu devi stare qui al sicuro.”
La vide piangere e in lui si mosse qualcosa. Si sentì vulnerabile e ferito, ferito dallo stesso dolore che stava distruggendo lentamente la ragazza. Non voleva abbandonarla e non poteva permettere che lei si sentisse così, abbandonata, come si era sentito lui da ragazzo.

“Non voglio che ti uccidano.” disse Lilith con la voce strozzata da pianto.
Loki si tese verso di lei e la abbracciò.
Era da tanto tempo che non stringeva tra le sue braccia qualcuno, pensò.
Sentiva il corpo della ragazzina scosso dai singhiozzi e tremante contro di lui; I capelli contro il suo collo fargli solletico e le sue mani contro la schiena, che a suo volta lo circondavano.

Rimasero fermi in quella posizione per qualche tempo. Lilith non sembrava essere più calma.
Non lo aveva mai fatto, eppure gli venne piuttsto naturale: le accarezzò la testa, lentamente, intimandole di respirare e calmarsi.
Non andava tutto bene, quello no, ma almeno lui era con lei e viceversa e questo in qualche modo bastava ad entrambi.

“Non mi uccideranno, te lo prometto.”
Ora Loki non poteva più sfuggire.
Una promessa era una promessa.

  
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