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Autore: serensnixpity    29/12/2014    2 recensioni
Una stazione.
Un treno per New York.
Un nuovo capitolo.
Ma a Santana manca ancora una cosa per essere davvero felice...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Goodbye Santana

 

L'odore di fumo e ferro le arrivò alle narici, facendole storcere il naso. L'aria si impregnava di passi, voci, saluti, ruote di valige colme di idee che venivano trascinate lungo le banchine sporche.
Santana alzò gli occhi dalla punta delle scarpe. Il cartello sopra di lei recitava “Stazione di Lima”, un po' storto e con le lettere consumate.
E storta e consumata era come si sentiva lei. Non avrebbe dovuto essere così, in fondo stava per tornare a New York, si era appena sposata con l'unico amore che avesse mai avuto e il suo tour sarebbe cominciato a breve. Era cresciuta con l'idea di brillare come la stella che sapeva di essere, ed ora aveva quella luce stretta tra le dita.
Eppure mancava qualcosa. Eppure non riusciva a dirlo nemmeno a se stessa.
Strinse le dita attorno al manico del trolley, gli occhi intenti a scrutare il fondo nebbioso dei binari, là dove il suo treno si stava avvicinando. Mosse un passo in avanti, mentre la voce gracchiava l'annuncio, ma qualcosa la fermò. Una mano attorno al polso per l'esattezza.
In qualsiasi altra circostanza, si sarebbe irrigidita e sarebbe sfuggita a quel contatto dicendo qualcosa di velenoso. Ma Santana avrebbe riconosciuto quella stretta fra mille altre. Il respiro le si incastrò in gola e si girò con lentezza disarmante

“Quinn?”

Davanti a lei, il sopracciglio inarcato con precisione ed i capelli sorprendentemente chiari e tagliati fino al mento, Quinn Fabray la guardava negli occhi come non faceva da troppo tempo

“E' una domanda? Perché in quel caso potrei pensare che tua sia diventata completamente scema, Lopez”

Nelle labbra leggermente arricciate, Santana rivide tutto ciò che era la sua migliore amica. La sua ironia che celava rimprovero o le sue parole dure e sferzanti che con uno schiaffo la accarezzavano.

Sbuffò l'accenno di una risata, i boccoli neri le sfiorarono il collo mentre incrociava le braccia

“Sì, sei indubbiamente Quinn”

Lo sferragliare del treno alle sue spalle la distrasse solo per un attimo. Un attimo in cui allontanò lo sguardo da lei prendendosi un momento di respiro. Perché Quinn riusciva ad abbassarle le difese con la stessa facilità con cui le innalzava, e a Santana ogni volta mancava la terra sotto ai piedi

“Che ci fai qui?”

“Volevo salutarti”

Santana scosse la testa, le labbra piene e velate da un rossetto scuro che si tesero di sarcasmo

“Sei in ritardo di un anno, direi”

“Avevo...cose da fare”

Le guardò le mani che tormentavano la stoffa della sciarpa avvolta attorno al collo. Prese un profondo respiro cercando di scordare quanto tutto fosse legato a quelle mani. Le spinte, gli schiaffi, il sesso. Tutto ciò che le aveva unite e poi le aveva separate.

“Non sei nemmeno venuta al mio matrimonio”

Borbottò Santana, sfiorandosi distrattamente la fede al dito. Si ricordava ancora di quando la ascoltava annoiata, mentre Quinn le raccontava i dettagli di quel matrimonio che ancora non aveva vissuto. E adesso Santana aveva preso il suo posto, lei che le spegneva l'entusiasmo dicendo che legarsi a qualcuno era da deboli.
Quinn strinse i denti, sbuffando una risata infastidita.

“Santana, non mi hai invitata”

E Santana vide il rammarico nei suoi occhi, così belli che glieli aveva sempre invidiati. Aprì bocca per rispondere, ma le parole non arrivarono e non sarebbero mai arrivate, perché un motivo non c'era e Santana l'aveva capito nell'esatto momento in cui aveva percorso la navata.

“Che cosa ci è successo?”

“Un bicchiere di troppo? O forse la vita...non lo so”

Santana si morse le labbra, combattendo l'urgenza di chiederle scusa, di stringerla e dirle che aveva sbagliato tutto in quell'ultimo anno. Non riuscì nemmeno ad abbassare lo sguardo, ad evitarla. Non era possibile per Quinn e Santana. Potevano respingersi e remarsi contro, oppure passare una vita ad ignorarsi, ma alla fine in qualche modo sarebbero tornate una dall'altra. In una notte solitaria, ad esempio, quando il cuore è troppo pesante e scende una lacrima. Quando nessuno è più adatto di una migliore amica, nemmeno quell'amore che vorremmo durasse per sempre.

“Con tutto quello che ci siamo dette e fatte nella nostra vita, non riusciamo a superare una notte insieme”

Quinn aggrottò la fronte, un angolo della bocca sollevato graziosamente, quasi volesse ridere della loro situazione. I capelli biondissimi le solleticarono la guancia mentre si stringeva nelle spalle

“E' sempre stato più facile dimostrarci odio che affetto”

“Già. Ma siamo cresciute e tu...tu mi manchi”

Fu un soffio di voce e a Santana non fu difficile capire quanto sforzo le fosse costato ammetterlo. Eppure tossicchiò a disagio, scuotendo la testa. Un altro muro davanti a sé.

“Fermati qui, Fabray”

Quinn sbuffò allargando le braccia e lasciandole ricadere lungo i fianchi

“Eravamo sole, Santana, e anche un po' disperate, ammettiamolo. Possiamo pensare che ci stessimo solo dando una mano?”

E forse Quinn non se lo aspettava, ma le labbra serrate di Santana non riuscirono a contenere una risata, incurvandosi maliziose

“Pessima scelta di parole, Q.”

“Sai cosa voglio dire”

E anche Quinn si morse l'interno della guancia, per non cedere, per non concederle quel sorriso che avrebbe messo tutto a posto. Perché a Quinn e Santana bastava una parola per saltarsi alla gola ed un'altra per sistemare le cose. Santana pensò con un mezzo sorriso che non c'era niente di più facile e allo stesso tempo complesso di loro due.

“Sì, lo so. Lo so sempre”

Sollevò una mano senza pensarci. Le dita sfiorarono la tempia di Quinn sistemandole una sottile ciocca di capelli dietro l'orecchio. Per un attimo Quinn trattenne il fiato, forse per la sorpresa, forse per il tono improvvisamente dolce di Santana. Tossicchiò, inclinando però il viso quasi a voler prolungare quel fugace contatto

“Sei sposata, Santana”

E Santana rise, con la punta della lingua stretta fra i denti.

“Ehi! Hai solo dei capelli terribili”

Sollevò entrambe le mani in segno di resa, mentre Quinn mandava gli occhi al cielo in quel modo teatrale che aveva imparato da lei

“Non cambi mai”

“E tu non vuoi che io lo faccia”

“Smettila di conoscermi così tanto”

Santana si strinse il labbro inferiore fra i denti, un po' pensierosa e un po' a corto di parole, come solo con Quinn le succedeva. E Quinn abbassò gli occhi, torturandosi le dita affusolate e dalle unghie un po' consumate. Santana la vide aprire bocca diverse volte, come se stesse misurando parole che non volevano prendere forma

“Dovrei...”

“Ho visto Beth”

Si parlarono una sopra l'altra, Santana con un passo bloccato verso il treno e Quinn con gli occhi incatenati nei suoi, le mani ancora intrecciate in grembo e la smania di trovare qualcosa da dire per tenerla ancora lì. Santana sorrise, il primo sorriso disteso che le rivolgeva da molto tempo

“Io e Puck siamo andati a trovarla qualche mese fa”

E Santana ricordò il viso piccato della sua migliore amica, quando appoggiate ad un pianoforte si sputavano dure verità in faccia. Ricordò quanto era stato bruciante il suo schiaffo sulla guancia e un po' non poté che sentirsi orgogliosa di aver premuto quello specifico nervo scoperto.

“Finalmente, Fabray. E com'è?”

“Come quando l'avevo lasciata. Bellissima e praticamente perfetta. Vorrei che la conoscessi anche tu un giorno”

Il viso di Quinn sembrava improvvisamente animato. Era sempre stato così, da quando aveva messo al mondo Beth, ogni volta che ne parlava c'era una luce diversa nei suoi occhi. Santana non se ne stupì e sbuffò un sorriso annuendo lentamente, le braccia ancora conserte contro il petto, quasi avesse paura di rompere un equilibrio

“Non vedo l'ora. Ma dimmi...sei felice adesso, Quinn?”

Quinn schioccò la lingua, fingendosi infastidita come ogni volta che si trovava un po' scoperta. Ma un attimo dopo la sua bocca si distese in un sorriso che Santana non vedeva da tempo, da quando l'aveva vista di nuovo stretta fra le braccia di Puck.

“Come mai prima d'ora. E tu? Sei felice?”

Santana sfiorò di nuovo la fede al dito, lanciò un'occhiata a quello scorcio di città in cui era cresciuta e dove aveva perso molto e guadagnato altrettanto. Le sfuggì un sospiro carico di tutto e infine tornò a guardare la sua migliore amica a cui, ancora una volta, si era legata a filo doppio. Infine annuì, sciogliendo l'intreccio di braccia e stringendo il manico del trolley

“Sì, ora sì”

E con tre semplici parole, le voltò le spalle salendo sul treno che stava per partire. Si voltò di nuovo, scorgendo la fronte aggrottata di Quinn e il modo in cui si mordeva le labbra. Non poté fare a meno di ricordare la consistenza di quelle labbra, ma ricacciò tutto indietro, ripetendosi che lei era Quinn Fabray, la sua acerrima nemica e la migliore amica che avesse mai potuto desiderare.

“Allora ci si vede, Fabray”

“Chiamami...ma questa volta fallo davvero”

Fece un cenno di assenso e sollevò la mano, muovendo le dita in un rapido segno di saluto.

“Ciao Lucy”

Lo bisbigliò e si immerse nel corridoio del treno senza guardarsi indietro, senza sapere che Quinn la stava seguendo con lo sguardo attraverso i finestrini sporchi. Sprofondò nel suo sedile e chiuse gli occhi, con la pacifica sensazione che tutto fosse finalmente come doveva essere. E mentre le porte si chiudevano e il treno cominciava la sua lenta partenza, sulla banchina, un saluto divenne vapore nell'aria gelida di una mattina d'inverno

“Arrivederci Santana”


*************************

Hi! :) Volevo lasciarvi qualcosa prima della fine dell'anno e per colpa di Naya e i suoi tweet stronzi, è uscito questo. Cosa sia non lo so di preciso, ma dovrebbe essere il mio saluto a Santana o almeno quello che mi piacerebbe vedere (e che non vedrò mai). Perché qualunque sia la scuola di pensiero, è innegabile che Quinn sia stata importante per lei e credo che sarebbe giusta una degna chiusura anche con lei, visto che non interagiscono da tipo una vita. Ma è Glee e non possiamo pretendere niente di decente ormai. Spero vi sia piaciuta almeno un pochino e Buon 2015 a tutti, vi auguro che sia meglio del mio 2014 *spernacchia*

  
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