-Milena?-
Disse la donna toccandole la spalla.
Lei si guardò intorno muovendo solo gli occhi.
-si...-
Rispose dopo qualche istante.
-tu sai perché sei qui?-
Alzò la testa con un gemito di dolore e si guardò il corpo: indossava il camice da paziente d'ospedale e le braccia erano completamente fasciate.
-...no.-
Mormorò.
-ti sei fatta del male, ti ricordi? Tuo fratello ti ha portata qui che avevi i polsi aperti verticalmente. Hai perso moltissimo sangue.-
Milena chiuse gli occhi e gettò la testa sul cuscino.
-ricordo.-
-va bene, ora ti lascio riposare. Tuo fratello è qui , sta sera se riuscirai a camminare andrai dalla psicologa, in alternativa verrà lei da te.-
La donna si avviò verso la porta e, prima di uscire, si voltò e strinse al petto una cartella clinica.
-io sono la Dottoressa Lisandri. Qualunque problema, fammi chiamare.-
Suo fratello si fece avanti dall'angolo della stanza.
-come stai?-
Chiese guardandola.
Lei distolse lo sguardo e alzò il braccio per vederlo meglio.
-ti hanno dovuto fare due trasfusioni.-
Milena si mise a sedere sul bordo del letto gemendo dolorante e aggrappandosi al palo che teneva le unità di sangue, si alzò in piedi barcollando.
-resterai qui per un po'. Ci sono corsi e lezioni, che frequenterai.-
Lei gli lanciò uno sguardo omicida e lui aggrottò le sopracciglia.
-non si discute.-
-stronzo.- ringhiò.
-lo so.- rispose aprendo l'armadietto.
-ti ho portato dei cambi, qualcosa da leggere e le cose di scuola.-
-voglio uscire.-
-non uscirai, Mil.-
-sto bene.-
-stavi per morire!-
-appunto. Te ne vai?-
Michele la guardò e sospirò.
-va bene.-
Prese la sua roba e uscì dalla stanza senza salutarla.
Mil si guardò intorno e adocchiò uno specchio, vi si posizionò davanti e studiò i suoi lineamenti.
I capelli rossi ricci e arruffatissimi, il corpo esile, la carnagione pallida, gli occhi a volte castani a volte verdi cerchiati dal trucco sciolto. Era bassa, il seno poco pronunciato e le braccia lunghe che le cadevano come pesi morti lungo i fianchi. La postura non corretta e mille cicatrici sulla pelle.
Mentre si guardava, leggermente disgustata, allo specchio, sentì delle urla divertite provenire dal corridoio.
Guardò fuori dalla porta e vide due ragazzi in sedia a rotelle, completamente calvi, andare alla velocità della luce importunando gli infermieri, che li guardavano scocciati ma non dicevano nulla, probabilmente abituati a tutto quel casino da parte dei due, che passarono davanti la sua stanza e pochi instanti dopo tornarono lentamente, in retro marcia.
Uno, che sembrava più grande, si fermò davanti alla porta della camera e, con un gesto abile delle mani sulle ruote della carrozzella, si voltò verso di lei, un po' perplessa.
-ehi.-
Disse il ragazzo.
-Ciao- rispose lei, fredda.
-sei nuova?-
-si. Sono arrivata da qualche ora.-
Lui sorrise ed entrò nella stanza.
-permesso..-
Disse ironicamente.
Milena notò l'assenza di una delle due gambe del ragazzo e rimase un po' turbata.
-io sono Leo, quello li fuori è il mio amico Vale.-
Disse porgendole la mano, che afferrò titubante.
-sono Milena. E io.. Avrei da fare. Scusa.-
Balbettò.
Leo le rivolse un sorriso, prima di girarsi e andare via, salutandola con un gesto della mano.
Mentre lei chiudeva la porta e si rimetteva a letto, Leo e Vale tornavano in stanza facendo a gara a chi arrivava primo all'ascensore.
Appena dentro, Leo si voltò verso Vale e sorrise ancora.
-secondo te quanti anni ha?-
-ma chi?-
-Milena, stupido! Per me ne ha circa 16-
-anche 15.- rispose Vale inarcando un sopracciglio.