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Autore: Wild imagination    30/12/2014    1 recensioni
"La prima volta che Cooper vede Blaine -nemmeno gli piace, come nome. Lui aveva proposto Iron Man. Iron Man Anderson ha anche un bel suono, ma ai suoi non è piaciuto: è chiaro che gli adulti non capiscono nulla di queste cose.- rimane un attimo interdetto.
Si sporge oltre la culla con fanciullesca curiosità, e scorge solo un fagotto azzurro e immobile. Rimane qualche istante a fissarlo, ed è quasi tentato di punzecchiarlo con un dito per saggiarne la consistenza, quando l'involto di coperte apre gli occhi.
Sono enormi, pensa Cooper stupefatto. Occupano almeno tre quarti del visino paffuto, come delle grosse palle da biliardo. Sono anche un po' strani, non come i suoi; hanno lo stesso colore della crema al caramello che il papà si fa versare sul gelato quando escono la domenica mattina."
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Cooper Anderson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tanti auguri a te
Tanti auguri a te
Tanti auguri, sorellaaaa
Tanti auguri a teee
Non preoccuparti: nonostante l'età sembri ancora una ragazzina.


Thank you

Cooper non ha mai pensato a come sarebbe avere un fratellino.
Magari gli piacerebbe.
O forse no. 
-Ma è lì dentro?- chiede dubbioso, indicando col piccolo indice il prominente pancione della mamma. 
Ha il vago sospetto che gli stiano mentendo: non sono le cicogne a portare i bambini?
In rare occasioni nascono sotto i cavoli, certo. Ma solo quando mamma cicogna è stanca di svolazzare avanti e indietro per tutto il mondo, che è davvero molto grosso. Almeno così, pensa, con la lingua penzoloni per la concentrazione, allargando il più possibile le braccia e impersonando quella che sembra una larga bacinella. 
E poi com'è finito lì dentro?
E come fa a starci?
Aggrotta la fronte in un'espressione imbronciata; sua madre ride con leggerezza, e gli scompiglia con affetto l'arruffata matassa di capelli scuri.  -Avanti, Coop, andiamo a prendere un gelato. Ti va?-
E Cooper smette di porsi domande che lo confondono e basta. 

***

La prima volta che Cooper vede Blaine -nemmeno gli piace, come nome. Lui aveva proposto Iron Man. Iron Man Anderson ha anche un bel suono, ma ai suoi non è piaciuto: è chiaro che gli adulti non capiscono nulla di queste cose.- rimane un attimo interdetto. 
Si sporge oltre la culla con fanciullesca curiosità, e scorge solo un fagotto azzurro e immobile. Rimane qualche istante a fissarlo, ed è quasi tentato di punzecchiarlo con un dito per saggiarne la consistenza, quando l'involto di coperte apre gli occhi. 
Sono enormi, pensa Cooper stupefatto. Occupano almeno tre quarti del visino paffuto, come delle grosse palle da biliardo. Sono anche un po' strani, non come i suoi; hanno lo stesso colore della crema al caramello che il papà si fa versare sul gelato quando escono la domenica mattina.

***

Di questo passo Cooper Anderson, otto anni, tre mesi e undici giorni, perderà la testa.
Si schiaccia il cuscino contro le orecchie e affonda il più possibile nelle coperte; niente da fare: i vagiti e le strida isteriche di suo fratello continuano a trapanargli i timpani. Si spalma le piccole mani sul viso con fare drammatico, e sbatte il capo contro il materasso nella speranza, forse, di perdere conoscenza. Uno strillo più tenace degli altri lo fa sobbalzare: con i polmoni che si ritrova, quella piccola peste farà senz'altro il cantante. 

***

-Ma papà!- piagnucola Cooper, trattenendosi a stento dallo sbattere i piedi per terra. -Me l'avevi promesso!-
I suoi occhi acquosi e adirati seguono la figura di Robert Anderson, che corre su e giù per il salotto con un'espressione angosciata sul viso pallido. -Lo so, Coop, lo so- sospira, mentre rivolta cuscini, scosta centrini e svuota vasi. -Dove diavolo ho messo le chiavi dell'auto?- borbotta fra sé e sé, passandosi una mano fra i capelli già scompigliati. 
Si lascia sfuggire un gemito sollevato quando vede il piccolo mazzo sul tavolino da caffè; lo afferra senza pensarci due volte.
-Ma a Blaine è salita la febbre, stanotte. Ha quasi 39, dobbiamo portarlo dal dottore per assicurarci che non sia grave.-
Cooper gira la testa di lato per non guardarlo in faccia, le guance arrossate per la delusione e la rabbia, e l'uomo si inginocchia davanti a lui con un sospiro stanco. 
-Cooper, lo so che adesso ce l'hai con me, ma..-
-Avevamo programmato da mesi di andare a questa partita- sussurra il bambino, strofinandosi maldestramente il viso con la manica della felpa. -Da mesi- ripete con voce dura.
Il padre fa tintinnare nervosamente le chiavi, e apre e chiude la bocca un paio di volte senza sapere bene cosa dire. 
-La prossima partita, ok?- dice alla fine. -Ti giuro che alla prossima partita saremo seduti in tribuna d'onore- 
Fissa suo figlio negli occhi azzurri -che sono la fotocopia dei suoi- finché questo non fa un debole cenno affermativo col capo. 

***

Non è che Cooper odi suo fratello.
E' che è sempre, costantemente al centro dell'attenzione. 
Che siano al parco, allo zoo, o persino ai pranzi della domenica con i parenti, con quegli adorabili ricci spettinati, le guanciotte paffute, e un sorriso a trentadue denti che spunta sul suo viso senza un valido perché, riesce a conquistare tutti.
Non è che Cooper lo odi; è che a volte si sente così inutile, così ignorabile. 
La versione obsoleta del 'figlio degli Anderson'; un giocattolo che può essere tranquillamente rimpiazzato dalla sua versione più tecnologica. 
E sembra che Blaine si diverta a fargli perdere la pazienza, a sputacchiare le dannate pappette di riso sulle sue camicie, a tirargli i capelli con quelle dita a salsicciotto, o a scoppiare a piangere nel bel mezzo della notte. 
Cooper si sente assediato dal suo stesso fratello. 

***

Sapeva che sarebbe andata a finire così nel momento esatto in cui ha fatto entrare Madison a casa propria. 
Aveva solo cercato di non pensarci.
-Prendo il portafoglio in camera mia e torno subito, ok?-
La ragazza aveva annuito, facendo oscillare i lunghi capelli biondi attorno al viso sottile, e si era mordicchiata timidamente le labbra lucide di gloss. Aveva allungato il collo per lanciare un'occhiata discreta alla cucina. -I tuoi non sono in casa, vero?- aveva sussurrato.
Cooper le aveva scoccato un sorriso ammiccante. -Non preoccuparti, ci sono solo mio fratello e la baby-sitter.-
Dopodiché aveva salito baldanzosamente le scale, invaso da una strana euforia e con un senso di feroce sfarfallamento nello stomaco.
Il suo palloncino di felicità è esploso nel momento esatto in cui ha rimesso piede in salotto. 
-Cooper, ma tuo fratello è adorabile!-
Cooper impiega pochi istanti a capire da dove provenga quel cinguettio estasiato: Madison e Blaine sono accoccolati l'uno accanto all'altra sul divano, e la ragazza sta accarezzando dolcemente la sua matassa di riccioli scuri.
Il bambino fa un piccolo balzo entusiasta quando lo vede -per quanto lo permette la sua posizione seduta- e si apre in uno dei suoi caratteristici sorrisi illumina-quartiere. -Ciao, Coop!- trilla.
Il ragazzo stiracchia le labbra in un sorriso che sarebbe più credibile se avesse delle mollette attaccate alla faccia. -Ehi. Cosa fate di bello?-
-Blaine mi stava facendo vedere il suo papillon- risponde Madison, senza azzardarsi a distogliere lo sguardo intenerito dal piccolo Anderson. All'improvviso sposta le dita dai suoi capelli al suo pancino, e inizia a strofinare a tradimento la polo rossa per fargli il solletico. Blaine comincia a ridere e a contorcersi sul divano come una piccola anguilla dotata di migliaia di campanelli, agitando per aria le manine paffute. 
Cooper non odia suo fratello, ma a volte vorrebbe essere figlio unico. 

***
-Mamma, papà, sto uscendo!- grida Cooper, letteralmente già fuori dalla porta d'ingresso.
Sua madre si affaccia dalla cucina e gli soffia un bacio al volo, i capelli sfuggiti dalla crocchia che le ciondolano davanti al viso. 
-Sta' attento- si raccomanda con un dolce sorriso, le labbra appena impiastricciate di farina. 
Il ragazzo si esibisce allora nel gesto più sfruttato dagli adolescenti di tutto il mondo, e alza gli occhi al cielo. 
-E divertiti- aggiunge suo padre, comparendo sulla scena con uno sbaffo di crema al cioccolato a decorargli il mento. -E' pur sempre il tuo compleanno-
Cooper sorride ampiamente, e afferra il giubbotto di pelle dall'attaccapanni. Sta ormai per chiudersi la porta alle spalle quando sente una vocina chiamarlo.
-Coop! Aspetta, Coop!- Blaine sta zampettando con difficoltà lungo tutto il corridoio, un pennarello stretto tenacemente nella mano destra e un foglio stropicciato sventolato con la sinistra. Tiene la lingua stretta fra i denti come stesse consegnando una missiva di vitale importanza, e quando si ferma davanti all'ingresso ha il respiro pesante e il papillon un po' afflosciato. -L'ho fatto per te- afferma però con orgoglio, tendendo le piccole braccia verso il viso stupito del fratello.
Cooper sbatte velocemente le palpebre, pressoché sconvolto, e prende con delicatezza il foglio che gli è stato porto.
E' un disegno. 
Al centro ci sono due figure, due persone, probabilmente. La più alta ha due pallini azzurri in mezzo al viso, una spessa linea rossa al posto delle labbra, e una serie di freghi neri che si scagliano disordinatamente a partire dalla sua fronte. Il suo corpo è... beh, un rettangolo, suddiviso in scomparti riempiti con diversi colori. L'altra figura è alta all'incirca la metà della prima, e il suo viso è completamente ricoperto da fitte spirali castane. Nel punto in cui ci dovrebbe essere il collo è stato disegnato papillon rosso grosso più del doppio del dovuto.
Le due persone si stanno tenendo per mano.
In cima al foglio c'è scritto: "Tanti aguri, fratellone. Ti volio bene!" 
Cooper guarda suo fratello, con un frego di pennarello rosso sulla fronte, due occhioni caramello vibranti d'aspettativa, e le manine strette a pugno, e si morde le labbra per non scoppiare a piangere come una ragazzina. 
"Ti voglio bene anch'io, Blaine" sussurra allora, e il bambino si apre in uno dei sorrisi più luminosi che abbia mai regalato a qualcuno. 

***

Dopo quindici anni quel sorriso non è mai cambiato, pensa Cooper un istante prima che suo fratello gli getti le braccia al collo e lo stringa tanto forte da far male. Appoggia la fronte sulla sua spalla, fregandosene degli smoking, degli altri invitati, e di qualunque altra cosa, e ha davvero così tanta voglia di ridere che il cuore sta per scoppiargli.
-Ce l'avete fatta- sussurra con voce spezzata. -Tu e Kurt ce l'avete fatta davvero-
-Sì, ce l'abbiamo fatta- risponde Blaine con lo stesso tono, e Cooper è sicuro che i suoi occhi color caramello -come la crema che suo padre si fa ancora versare sul gelato- siano fissi sulla fede che brilla prepotentemente sul suo anulare sinistro.
-Grazie, Cooper-





 
  
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