Era ormai tardi e la brezza serale si era trasformata in un gelido vento. Un altra battaglia era da poco terminata. Incespicando tra ricordi e pensieri saylor Jupiter si trascinava verso il suo appartamento. Si guardò le mani: erano gonfie, graffiate.. sporche di terra e di fango. Ed il suo vestito? No, non voleva neanche pensarci…era troppo sgualcito, avrebbe cercato di porre rimedio l’indomani.. Svoltò l’angolo ancora assorta nei suoi pensieri… “Perché ogni volta che c’è un pericolo noi dobbiamo combattere…Noi? No, perché IO devo combattere?! Niente mi lega a questa lotta se non un nome tramandato nei secoli…Jupiter. Jupiter? Chi è poi questa Jupiter? Io non sono Jupiter…io sono Morea!!” Si incamminò sulla via stringendosi ancora più forte in quello che una volta era un maglione . Le mancavano le forze, ed il freddo non era certo dalla sua parte. La Luna la guardava dall’alto, con uno sguardo che ricordava più beffa che gratitudine.. -E tu come osi guardarmi così?- imprecò contro l’astro che risplendeva nel cielo – Se faccio tutto questo…se sopporto tutto questo è solo ed unicamente per te!! Anzi non è per te è a causa di te!!- Ormai le lacrime le sgorgavano a fiordi da quei occhi color smeraldo. Non si era accorta che non era solo la Luna ad osservarla.. -Morea... ma cosa ti è successo? E queste ferite? Fammi vedere ti prego!- Quella voce calda e dolce la conosceva fin troppo bene. -…Moran?- Le lacrime continuavano a scendere, forse ancora più forti ed impetuose di prima, le gote le bruciavano e credeva che al loro posto ci fossero ormai dei solchi interminabili. -Morea vuoi rispondermi? Non riesci neanche a tenerti in piedi… chi ti ha fatto questo? Andiamo, ti porto a casa e vediamo se…- -No!- era al limite, non riusciva proprio più a reggersi in piedi, ma sapeva che doveva rifiutare il suo aiuto e che soprattutto non doveva seguirlo – Mi dispiace Moran.. vorrei dirti tutto ma non posso neanche questa volta...- Raccolse le sue ultime forze e con un disperato tentativo tirò un pugno nello stomaco del ragazzo, che per la sorpresa non riuscì a schivarlo. Morea ottené ciò che voleva, Moran aveva perso i sensi.. avrebbe passato la notte sul marciapiede. “Poco male…”pensò. Non perse tempo e cercò la strada verso casa, ormai tutto era così annebbiato e sfuocato. Ma presto tutto sarebbe passato, l’indomani avrebbe preso il treno per trasferirsi in un'altra città, senza dire niente a nessuno… cercando di porre rimedio al vestito sgualcito.