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Autore: Atramentum    01/01/2015    0 recensioni
"Un'impresa da Odisseo", avranno pensato gli allegri spettatori. Eppure io non ci vedo niente di tanto memorabile, quanto qualcosa di miserabile. "Perché mai?", chiederebbero alcuni […]
Io sono Katniss Everdeen e lui era un tributo, proprio come me e gli altri ventidue. Essendo un Favorito, aveva un vantaggio su di me, ma a conti fatti non era che una delle ventiquattro formiche nella teca di Capital City.

Piccolo estratto dalla shot. Pensieri che vanno e vengono, orribili ma sicuri...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E poi ci penso e ripenso


E poi ci penso e ripenso. Ma alla fine giungo sempre alla stessa conclusione, allo stesso punto. Non ci ho mai pensato, prima d'ora. Appena sveglia, al mattino, erano solo due volti ad occupare la mia mente: il visetto ossuto di Prim e lo sguardo languido di mia madre. Niente di più. Non mi è mai importato dei problemi di Panem; il mio mondo è sempre iniziato ed è sempre finito al Distretto 12, dal Forno al Prato, dove io e Gale andiamo a cacciare. Cos'è cambiato allora? Forse sono io a dare origine a problemi che prima di essere stati partoriti non erano mai esistiti. Forse è solo un gioco che la mia mente ha creato apposta per me. Si, solo un gioco. Anche gli Hunger Games sono solo un gioco. Un gioco che Capital City ha creato apposta per loro. Immagino i volti ridenti delle persone che scommettono su di noi. Chi sarà il primo a morire. Chi vincerà. E, quando vincono, festeggiano con banchetti sontuosi e seratine tra amici, accompagnati da un bicchierino o due di champagne. Mi chiedo cosa facciano quando perdono. Chissà, magari rompono qualche vaso di valore, che uno del Distretto 12 non può nemmeno permettersi di sognare, oppure urlano insulti contro il tributo che ha osato perdere. Non faccio che pensarci. Ogni giorno, dall’inizio degli Hunger Games, non faccio che crucciarmi per questa cosa inutile. E poi.. rivedo i loro volti sofferenti. Nella conchiglia del mio orecchio destro sento ancora il ronzio degli aghi inseguitori. Rivedo il corpo di Lux - se quello poteva essere definito corpo - lacerarsi sotto i miei occhi, intorno alle mie mani. Rivedo la mia freccia che trapassa il collo del ragazzo del Distretto 1. "Un'impresa da Odisseo", avranno pensato gli allegri spettatori. Eppure io non ci vedo niente di tanto memorabile, quanto qualcosa di miserabile. “Perché mai?”, chiederebbero alcuni. Beh, la risposta posso darla in qualsiasi momento. Io non sono l'uomo dal multiforme ingegno e lui non era certo il più arrogante dei Proci. Io sono Katniss Everdeen e lui era un tributo, proprio come me e gli altri ventidue. Essendo un Favorito, aveva un vantaggio su di me, ma a conti fatti non era che una delle ventiquattro formiche nella teca di Capital City. E io l'ho ucciso. Ho ucciso un essere umano, non uno dei miei soliti animali. "E che differenza c'è?!", mi avrebbe detto Gale. Già, che differenza c'è? Un essere umano che uccide un altro essere umano, è forse grave?
Ma no! Nulla a Panem è grave, se non riguarda Capital City. Allora perché crucciarsi tanto? Basta.
Poi però li rivedo.. gli occhi luccicanti di Rue. E una lacrima tenta di rigarmi il volto. Non ho mai pianto per gli animali. Allora perché per gli umani si e per gli animali no? Proprio non riesco a capire. Mi do della stupida poppante. Mi converrebbe? Il dimostrarsi superiore e forte in qualsiasi situazione attira sponsor e salva la vita. Ma la vita, a quanto pare, vale come uno dei regali degli sponsor. Costa cara e può esserti utile, ma col passare dei giorni si esaurisce fino a scomparire del tutto. Si, come una pagnotta. Una di quelle che sforna il padre di Peeta. Il pane è buono, ma non dura per sempre. E mi do nuovamente della stupida per pensarlo.
La vita non dovrebbe essere così. Dovrebbe voler dire libertà, voglia di sentirsi vivi. Allora, se così non è, questa non può essere considerata vita. È solo una fetta di pane, ecco cosa. Perciò tanto vale gustarselo prima di esaurirlo.
Questo ho pensato quando quegli esplosivi stavano per mandare letteralmente al fuoco “Katniss, la ragazza in fiamme”. Quante risate devono essersi fatti quelli di Capital City. Che ridano. Non sarò certo io a fermarli. E li farò ridere ancora di più quando vincerò. Quando gusterò il mio tozzo di pane dalla crosta bruciacchiata.
Quelle risate mi seguiranno anche nei sogni, ma non mi importa. Probabilmente vedrò ombre nere, che rideranno con me e per me, che intanto sono ricoperta di fango e sangue. Ma poco importa. Io sono qui e sono pronta a scoccare la mia freccia contro quelle ombre. E le farò ridere ancora di più!
Poi mi sveglio e comincio ad avvertire uno strano calore al livello della fronte. Peeta mi accarezza ancora. Quella dolce carezza è meglio di una ninnananna. Ti invita a chiudere gli occhi, a lasciarti cullare, a sprofondare tra le braccia di Morfeo e lasciar morire tutti i pensieri futili e noiosi. Ed io accetto quell’invito, dicendomi che il domani arriverà con un gran tonfo e che ora è meglio riposare. Perciò, a domani Hunger Games!

Finis

   
 
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