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Autore: Lerenshaw    02/01/2015    3 recensioni
Il bancone appena tirato a lucido, un bicchiere di whisky e un uomo. Rinchiuso nel suo silenzio, egli cingeva il bicchiere con presa salda, la testa leggermente china, come se stesse scrutando la bevanda color ambra. Il barista lo fissava con un certo sospetto, mentre puliva una delle bottiglie che aveva usato quella sera, strofinandola più e più volte fino a farla luccicare. Perché era ancora lì? Quell'uomo… nonostante il bar avesse chiuso già da mezz'ora, egli era ancora lì, seduto, muto, e non aveva ancora dato un sorso al suo drink. Cercava di farsi beffa di lui? Tsk, i clienti! Nonostante fosse suo compito capirli, e a volte ascoltarli e consolarli, così come si ascoltano i migliori amici, non riusciva proprio a comprenderli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ranmaru Kurosaki, Reiji Kotobuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo sembrava essersi fermato. Il barista era paralizzato, la schiena leggermente ricurva sul bancone. Voleva accertarsi che stesse bene, che non fosse successo nulla di grave e capire se potesse fare qualcosa per aiutarlo, seppur minima. Tuttavia, nessuno proferì parola, nessun gesto interruppe quella quiete e il tutto sembrò così… deprimente. Reiji continuava a fissare il proprio grembo, tenendo la testa china, quasi nascosta grazie ai suoi lunghi capelli color nocciola. Doveva trattarsi di  qualcosa di molto grave, almeno per lui. Se solo avesse potuto aiutarlo, dire qualcosa per farlo sentire meglio…
Un attimo di esitazione interruppe quella scena ormai fuori da ogni misura di tempo. Una mano del barista si stava sollevando lentamente dalla superficie in legno, pronta ad avvicinarsi al cliente, in segno di conforto; si fermò. Non avrebbe dovuto. Per il momento era meglio lasciarlo solo, farlo bere, se ne aveva voglia, e farlo rilassare. E se ciò non fosse bastato, Reiji avrebbe anche potuto parlargli, con molta confidenza. Ranmaru lo avrebbe sicuramente ascoltato e aiutato, se si fosse trattato di qualcosa in suo potere.
-Subito.- fece con voce debole e malinconica il barman.
Fissò ancora una volta il corpo quasi statuario dell’altro, poi, con un sospiro sommesso, si voltò verso lo scaffale alle sue spalle e cercò le bottiglie necessarie per preparare il cocktail. Prese una bottiglia bianca leggermente opaca e la strinse fortemente nella mano sinistra. I suoi occhi eterocromatici la fissarono con sguardo affranto. Non era quello il drink di cui aveva bisogno in quel momento. Se Reiji credeva che si sarebbe sentito meglio subito dopo averne bevuto un sorso, si sarebbe sbagliato di grosso. Ranmaru lo sapeva benissimo. In tutta onestà, non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe potuto offrire ad un’anima tormentata, ma sapeva decisamente che quella bevanda non era affatto indicata per la situazione corrente. Avrebbe potuto prepararne un’altra, tanto il suo cliente non lo degnava minimamente di uno sguardo. Eppure, l’etica del buon barista gli ricordava che non era una buona idea. Scorse con la coda dell’occhio il ragazzo al bancone, senza notare alcun cambiamento. Infine, si ricompose, prese il necessario per realizzare il cocktail e sistemò il tutto sul ripiano alle sue spalle.
-Ehi, ecco qui la bevanda. Ti darà forza.- disse ancora una volta con la stessa voce debole e malinconica.
In risposta, Reiji alzò appena il capo, così da permettere ai suoi occhi di visualizzare la figura amica interamente, poi sussurrò un grazie con voce appena udibile. Tuttavia, come era suo solito fare in momenti di crisi e profonda depressione, non cambiò posizione, dando inizio al preludio di una scena vagamente familiare. Ranmaru scosse la testa. Dopo qualche istante di silenzio, fissò un punto vuoto nella stanza, meditando su cosa dovesse fare. Non avrebbero risolto niente così, perciò doveva esser lui a prendere l’iniziativa -come sempre. Si tolse il grembiule e lo gettò sulla superficie in granito dietro il bancone, dopodiché lasciò la sua postazione per sedersi accanto “all’amico”.
-….Ascolta, non so proprio cosa sia successo, ma mi dispiace moltissimo. Vederti in quello stato non mi lascia affatto indifferente. Se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti, devi soltanto parlare, chiaro? Solo una parola.-
Non ricevette alcuna risposta.
Ranmaru sospirò pesantemente. -Insomma! Senti, Reiji, la vita non è tutta rosa e fiori, lo capisci?! Che si tratti di lavoro, di una delusione amorosa, o di qualsiasi cosa, a volte bisogna semplicemente ingoiare certi rospi e andare avanti. Quando senti di non potercela fare più, beh… puoi sempre chiedere aiuto ad un amico.- disse ad alta voce, leggermente infuriato, assumendo un tono più composto riguardo l’ultima frase. -Non sono certamente degno di tale fiducia, ma se dovessi vederti mal riparato… non sarò solo il tuo barista.-
Pronunciò quell’ultima frase con un leggero imbarazzo. Non  era il tipo da fare simili discorsi ed era quasi la prima volta che parlava con tanta confidenza ad un cliente. Era abituato a ricevere ramanzine o commenti amichevoli, non a darne. Scosse ancora la testa e si grattò la nuca con la mano destra, aspettando in silenzio una possibile reazione da parte dell’altro. Trascorsero ancora qualche minuto in silenzio, finché il moro non decise di aprir bocca, parlando in un tono quasi sommesso.
-...non puoi…capire… E’ difficile… non riesco più a sopportarlo… mi impegno moltissimo, ma… è sempre così inutile…-
Pian piano la sua voce diventava un singhiozzo. Che stesse per piangere? Il barista portò una mano sulla spalla dell’altro, rattristato per ciò che lo affliggeva.
-Vorrei solo realizzare il mio sogno… non chiedo nient’altro. Ma è un mondo difficile… lo so benissimo… non è importante l’impegno, la passione… nulla conta. Bisogna essere fortunati e a me.... manca proprio questa qualità.-
-Ehi, su! Non dire così. Ora cerca di calmarti un po’ e raccontami tutto con calma, va bene?-
Finalmente Reiji guardò Ranmaru. Gli occhi erano lucidi, ma non avevano versato una lacrima, contrariamente a ciò che la sua voce aveva fatto credere. Avrebbe voluto farlo, ma qualcosa lo tratteneva -probabilmente la sua dignità, o il fatto di non essere in stretta confidenza col suo barista. Portò una mano su quella del suo “confidente” e inclinò leggermente il capo su di essa.
-Grazie per il tuo conforto. Stai facendo davvero molto per me. Ma… questa storia è semplicemente stupida... e incasinata. Non dovresti stare a sentire le mie insulse lamentele.-
Uno dei sopraccigli argentati di Ranmaru si sollevò appena.
-Va tutto bene- fece quello, cercando di mantenere un tono piuttosto pacato -sono qui per aiutarti, se ne hai bisogno. Lunga o meno che sia la tua storia, sentiti libero di parlarmene. E se vuoi un altro drink, te lo preparerò subito. Non scapperò, sta’ tranquillo.- concluse, mentre i suoi lineamenti si facevano più delicati e un sorriso si estendeva sulle sue labbra.
Il moro ricambiò con sguardo pieno di gratitudine, abbozzando un triste sorriso sulle sue labbra, poi annuì. Si ricompose, riposando le mani sulle ginocchia, e si girò, così da avere il suo interlocutore di fronte a sé e fece un sospiro profondo. Prese del tempo per esporre il proprio discorso, cercando  un punto da cui iniziare il suo racconto.
-Hai presente la chiamata che ho ricevuto prima, vero?- domandò.
Ranmaru annuì prontamente.
-Ecco… l’azienda per cui lavoro, la “Saotome”, è un’agenzia di idol e star televisive. Ti ho detto che lavoro come tuttofare al momento, però non è quello che vorrei. Sono passati cinque o sei anni, o forse anche più, da quando ci sono entrato per la prima volta. All’epoca ero semplicemente un ragazzino con un grande sogno e non avevo idea delle difficoltà che la vita presenta. Ero spensierato, allegro... un gran sognatore.- 
Fece una pausa, portando lo sguardo in un punto vuoto. 
-Ma sai, io ci ho provato. Chiesi un appuntamento per un provino e l’ottenni! Carico di entusiasmo e pensieri positivi, mi presentai alla sede, pronto ad incontrare il famosissimo Shining Saotome. Non potevo crederci! Mi avevano dato la chance di farmi cantare davanti ad una leggenda della musica giapponese e proprio quella celebrità mi avrebbe giudicato! E ingenuamente, m’immaginavo già Saotome farmi applausi e lusingarmi, supplicandomi di entrare nella sua azienda, un futuro roseo davanti a me, grida di fan al mio passaggio e tante altre cose che un ragazzino potesse immaginare. Quando finalmente entrai nella stanza dove avrei sostenuto il provino, Saotome mi accolse molto freddamente. ‘Non ho molto tempo, perciò si sbrighi. Tra dieci minuti devo incontrare una famosa band, e sa come sono le star… non amano attendere.’ disse, con quella sua voce profonda che tanto ammiravo. Cercai di non farmi prendere dall’ansia e lasciarmi buttare giù. Insomma, era un uomo famoso; ovvio che non avesse tempo da perdere con un ragazzino come me, pensai. E così, cantai. Mostrai ciò che io ritenevo il mio unico talento e cantai. Mi lasciò cantare l’intera canzone. Al termine, tremavo come una foglia. Avevo paura. Saotome era seduto alla sua poltrona, aveva uno sguardo serio e sentivo i suoi occhi fissi su di me attraverso le lenti scure dei suoi occhiali da sole. Restò in silenzio per un po’ e poi… il verdetto.-
Nel momento in cui pronunciò quell’ultima parola, lo sguardo abbattuto prese a fissare il pavimento. Fece una pausa, cercando di farsi coraggio e continuare a raccontare il suo tormento. Ranmaru, intanto, aveva preso a guardarlo con pietà, addolorato dalla triste storia che il ragazzo aveva passato. Un cantante… e ancora una volta, tornava a pensare a quanto infame fosse il destino di chi fosse risucchiato in quel mondo. Chiunque vi entrasse, non ne usciva poi a testa alta. Prima o poi anche quelli sulla cresta dell’onda sarebbero finiti sommersi dalla stessa. La fine arriva per tutti, vincitori e vinti. E allora cosa rimarrà?
Le sue iridi colorate si muovevano in su e in giù mentre analizzavano la figura davanti a sé, fremendo leggermente. Quel silenzio rendeva tutto ancor più grave e l’angoscia pendeva ormai su di lui.
-‘Signor Kotobuki… la sua performance non è affatto male. Al contrario. Non credo che lei sia un artista qualunque: ha un discreto talento. Eppure, non sono del tutto convinto. Al suo personaggio manca qualcosa. Purtroppo, però, credo che quel qualcosa sia legato alla sua crescita.’ Mi disse, con un tono abbastanza serio da farmi correre un brivido lungo la schiena. Il modo in cui mi espose la sua opinione, mi fece in un certo senso presagire che non si trattava di nulla di buono. Ma all’epoca ero soltanto un ragazzino ambizioso e non volevo accettare la sconfitta. Intuii che c’era ancora speranza e mi aggrappai alle sue parole: ‘Dal suo curriculum vedo che è già maggiorenne. Le andrebbe di lavorare in questa azienda, per noi, e assistere i nostri talenti? Penso che si tratti di un’ottima opportunità per lei di stare al contatto con professionisti e di far crescere il proprio talento.’-
Si fermò lì, inclinando leggermente il capo e dando al suo interlocutore un finto sorriso. Probabilmente, si aspettava una sua reazione.
-Se questo è tutto ciò che ha detto, deduco che chiunque avrebbe potuto cadere nel tranello…- fece il barista, esponendo il suo punto di vista.
-Mi rallegra sapere di non essere l’unico a pensarla così. E infatti, quelle furono le sue parole. Un posto in quell’azienda e l’opportunità di crescere professionalmente, lavorando come assistente, inizialmente. Ecco, non avevo ancora chiaro cosa mi fosse stato proposto, e non lo capisco tutt’ora, tuttavia, ogni giorno mi spettava una mansione diversa, con la subdola promessa che ciò mi sarebbe stato d’aiuto. Un inganno… avevano semplicemente bisogno di un povero sfigato che si bevesse le loro chiacchiere e facesse il lavoro sporco per loro, molto spesso gratuitamente. Sì, una specie di stagista, insomma…- spiegò in tono sarcastico, nuovamente guardando in un punto vuoto della stanza con un mesto sorriso. -Come un cretino, me la sono bevuta… ed è così che per più di cinque anni ho lavorato senza sosta e con zelo, affinché qualcuno notasse la mia “crescita” e decidesse che potessi debuttare. Ci ho creduto tantissimo e… sono ancora qui, guardami: squattrinato, sconosciuto, amareggiato. Ad ogni modo, non c’è molto da dire riguardo questi anni di duro lavoro e continue richieste sulle mie possibilità. Ho soltanto avuto promesse, promesse, promesse, nient’altro che futili promesse di un qualcosa che non avverrà né ora, né mai.-
Fece una pausa. La voce inizialmente sarcastica iniziava a mostrare la vera tristezza del giovane, trovando un piccolo sfogo in quel tono auto-denigratorio e frustrato, provato dall’amara esperienza che la “Saotome” gli aveva dato. Reiji si morse un labbro, cercando di trattenere i suoi sentimenti. Era troppo debole in quel momento e loro troppo forti. Quel discorso stava semplicemente dando spazio ad un io fortemente abbattuto e una volta aperto il vaso di Pandora, il giovane sentiva che avrebbe toccato il fondo, che avrebbe perso quel briciolo di dignità che gli era rimasta.
-….sai, un po’ di tempo fa mi capitò di sentire l’assistente di Saotome parlare con dei colleghi. Erano in una sala ricreativa, vicino ai bagni. Stavo giusto per andarci, quando li sentii parlare. ‘Sai, quel poverino sgobba dalla mattina alla sera come facchino e crede che certi compiti gli siano davvero utili. Mi chiedo se si sia reso conto che non sarà mai un cantante.’, ‘Mah, l’ho sentito cantare e non lo trovo male, sinceramente…’, ‘Credimi, c’è di meglio. Ti sei chiesto perché non è stato preso subito?’, ‘Ad ogni modo, ho sentito una discussione col presidente su di lui. Diceva che lo avevano assunto con quella scusa solo perché eravamo a corto di personale, all’inizio. Il direttore stava pensando di farlo davvero debuttare, ma… shh, non ditelo a nessuno, intesi? Dovrebbe fare il fantoccio dell’azienda e coprire tutte le bravate che combinano i nostri ragazzi. Infatti, prima di proporre quest’idea al vicepresidente, il direttore stava pensando allo scandalo del nuovo gruppo. Accidenti, se continuano così ci servirà davvero un capro-espiatorio su cui far ricadere la colpa!’-
Ranmaru si sporse in avanti di scatto, estremamente irritato per la conversazione che quelle persone avevano fatto. Possibile che ci fosse gente così malvagia? Stavano ridendo della disgrazia di un loro collega, di qualcuno che probabilmente non aveva fatto nulla di male, se non trovarsi nel posto sbagliato. Già, quel posto, come qualunque altra agenzia, era il covo del male. Che razza di mondo era? Perché era diventato così? Era la più grande delusione per chi desiderava cantare: non c’era spazio per gli appassionati. Nel mondo dello spettacolo tutto ciò che contava erano soldi e fama. Se piacevi e sapevi venderti, eri in Tv; se non sapevi farlo, ne restavi fuori. Tutti quei pensieri lo mandavano in bestia.
Reiji fece caso a quel gesto improvviso e alzò le mani, invitandolo a calmarsi.
-Scusami… sarà meglio sorvolare su questo argomento. Mi duole ancora pensare che il direttore abbia pensato ciò. Penserai che io sia un cretino ad esser rimasto lì, nonostante questo episodio, ma… voglio davvero cantare. Voglio davvero poter salire su un palco e render felice qualcuno con le mie canzoni. Ci credo ed è per questo motivo che ho spacciato quelle parole per pura finzione, un inganno da parte di gente invidiosa… l’ho fatto per il mio sogno, un comportamento dettato dalla mia stupidità. Comunque sia, oggi ho avuto l’ennesima conferma che i miei sforzi sono stati vani. Per quanto frustranti, questi anni di lavoro mi hanno fatto aprire gli occhi e mi hanno insegnato ciò che non  sapevo del mondo dello spettacolo. In un certo senso, mi sono stati molto utili, oprattutto i miei incarichi da manager. Facendo forza su queste esperienze, ho pensato di metter su una nuova unità idol e di inserirmi come cantante, ma indovina un po’? La band è stata respinta e il direttore mi ha severamente ammonito di non perdere tempo con queste sciocchezze, perché non è ancora arrivato il mio momento.-
La voce ormai tremava e i suoi occhi si erano fatti lucidi. Stava per cedere e Ranmaru non aveva idea di cosa sarebbe successo in una simile situazione. Perché, pensava, perché doveva essere un mondo così spietato? Perché la passione di qualcuno non poteva essere sufficiente per cantare? Cosa poteva spingere qualcuno ad essere così crudele con un ingenuo sognatore? Portò lo sguardo in basso, pensando che una risposta c’era: la crudeltà, l’avidità, i soldi… fama e ricchezza erano ciò che mandava avanti il mondo. Il talento? Era inutile se non fruttava. Sbatté un pugno sul tavolo.
-Dannazione!- tuonò la sua voce profonda, carica di risentimento.
Digrignò i denti e fissò il vuoto, arricciando le dita sempre più, con forza, finché non sentì un lieve pizzico al palmo della mano. Era come se provasse i sentimenti di Reiji: la sua frustrazione, la rabbia immensa roderlo dall’interno, la sete di vendetta… già, voleva dimostrare che nonostante il loro tentativo di ostacolare il suo sogno, un giorno il moro sarebbe davvero diventato un cantante, e di successo. Socchiuse gli occhi per un momento, cercando di calmarsi. Si era lasciato trasportare e la cosa non andava bene… doveva confortare il suo cliente, non agitarsi. Doveva trovare una soluzione, altrimenti non avrebbe avuto senso farlo sfogare.
-Reiji…- iniziò a voce bassa. -Immagino tu abbia ancora molto da dire, riguardo stasera. Ti prego di non continuare. Basta così.- Il tono della voce doveva sembrare pacato, ciononostante era udibile ancora una traccia della rabbia appena manifestata.
Poggiò una mano sulla spalla del moro, sporgendo il busto in avanti verso di lui, per guardarlo dritto negli occhi.
-So di non poter fare molto, ma… voglio davvero aiutarti. Ti aiuterò ad uscire da questa storia. Per il momento, vorrei che tu dimenticassi l’accaduto e ti riprendessi. Dopo… penseremo a come risolvere la cosa. Hai la mia parola.-
Con voce seria e decisa, il barista pronunciò quelle parole, lasciando l’altro sbalordito. Il moro annuì leggermente, confuso, domandandosi cos’avesse in mente il barista. Eppure, si sentiva un po’ rassicurato. Quella richiesta non gli pareva affatto insensibile. Ora che si era scrollato un enorme peso di dosso, si sentiva meglio e più tranquillo. Finalmente gli occhi smisero di luccicare e il ragazzo ritrovò il controllo di sé, come se non fosse successo nulla. Il cambiamento rasserenò il barman, il quale lasciò lo sgabello e tornò dietro al bancone. Riempì un bicchier d’acqua e lo bevve, cercando di calmarsi per l’agitazione appena presa.
-Per stasera, credo che sia meglio finirla qui.- fece, voltandosi lentamente verso il cliente. -Va’ a casa e fatti una bella dormita. Dimenticati tutta questa storia, perché ti prometto che troverò un modo per tirarti fuori da questa dannata faccenda!-
Il morò spalancò gli occhi, toccato dal modo in cui l’altro aveva reagito alla sua storia. Era sorpreso. D’altronde, Ranmaru era un estraneo e non aveva nulla a che vedere con lui, ma nel momento in cui aveva appreso la sua storia, aveva deciso di aiutarlo, senza batter ciglio. Sentiva sincerità e una certa forza nelle sue parole. Forse, dietro quell’apparenza un po’ scorbutica, il barista era una persona dolce e gentile... Chissà?
Reiji sorrise, annuendo. -Ti ringrazio di cuore, Ranmaru. Anche se non ci conosciamo da molto, sento di potermi fidare di te. Troverai un modo, ne sono sicuro. Non so davvero come ringraziarti.-
-Er... Lascia stare. Non ce n’è bisogno.- rispose, distogliendo lo sguardo dal moro, le gote leggermente arrosate. -Ad ogni modo, ti chiamo un taxi. Hai bisogno di riposarti.- 
-Già. Ne ho proprio bisogno. Grazie ancora di tutto.-
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Quella scena continuava ad apparigli nella mente come una visione. Erano passate appena poche ore da allora, ma l’idea di risolvere il tutto, e al più presto, lo aveva tenuto sveglio tutta la notte, senza mai svanire. Non appena qualche raggio di sole lo colpì in volto, annunciandogli l’inizio della giornata, Ranmaru si alzò e fece colazione. Mentre sorseggiava del caffé, diede un’occhiata ad alcune inserzioni pubblicitarie scritte sul giornale. Non sarebbe stato facile trovare qualcosa per il suo amico, ma tentare non poteva far male. Non c’era nulla di interessante; c’era da aspettarselo. Finì di bere del caffé e poi si sbrigò per uscire di casa. Stare all’aria aperta lo avrebbe aiutato a pensare a qualcosa, sicuramente. E se nulla gli fosse venuto in mente... Beh... Poteva sempre ripiegare su quell’unica soluzione. Già. A meno che qualcuno non l’avesse tirato fuori da quel pasticcio, non avrebbe avuto altra soluzione.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri. Non appena fu pronto, chiuse la porta dietro di sé e girò la chiave nella serratura. Dopodiché, si affrettò a lasciare il palazzo e iniziare la sua routine quotidiana.


Angolino dell’autrice
Buon anno e buone feste a tutti con gran ritardo! Scusatemi, ma ho avuto tanti impegni con l’università e seppur (non uccidetemi adesso) il capitolo fosse mezzo pronto da tempo, continuavo ad esitare perché non mi convinceva... Non so, ma la piega troppo deprimente non mi convinceva, anche se dopo mesi devo dire che è necessaria. Soprattutto non mi convinceva la parte di Saotome, ma la mia beta-reader mi ha detto “Ma tu non sai com’è Saotome, quindi è più che plausibile. Insomma, non mi ispira molta fiducia... Secondo me è cattivo.” e così mi sono convinta. Ad ogni modo, devo rimediare per il ritardo e (probabilmente) la pessima qualità del capitolo, perciò proverò a fare del mio meglio per il prossimo. Oh, e potrei avere una sorpresa... Se il tempo e l’ispirazione permettono. Vi avviso che potrebbe volerci un po’ prima del prossimo aggiornamento, poiché dalla settimana prossima iniziano gli esami, quindi... Abbiate un po’ di pazienza e perdonatemi! 
Passando alle recensioni, un grazie a
-Lyel, grazie mille, cara! Sono contentissima di sapere che Ai è piuttosto IC e se sbaglio, mi raccomando, segnala eventuali errori! Mi dispiace, ma dovrai abituarti prima o poi a vederlo come tale. Insomma, è abbastanza figo e ce lo vedrei tantissimo -mancato barista. Mi fa piacere sapere che ti è piaciuta quella scena! Visto che la storia è un po’ deprimente, e io non riesco a tenere a freno il mio (stupido) umorismo, ogni tanto mi scappa metterci qualcosa di comico. Anche perché appena ci sarà qualcosa tra i due, non mancheranno di certo scene divertenti! Sul raiting... Devo vedere. Volevo fare qualcosa di tenero, ma vediamo un po’. Per quanto riguarda il finale, invece, “che sei cattiva!” (cit. Necessaria di un “orribile fansub”) purtroppo la storia procede a rilento, quindi ti tocca aspettare, ma mi farò perdonare. *occhiolino*
-pinky_neko, grazie mille per seguire la storia! Mi dispiace che la lunghezza sia un po’ problematica, visto che devi leggerla a pezzi, però è nel mio stile dilungarmi anche quando non voglio, quindi per te sarà tipo un “amo et odii”, haha. Mi fa piacere sapere che ti piace il modo in cui li descrivo e a riguardo posso anche darti una spiegazione - tanto role play su tumblr nel ruolo di Tokiya e ho ruolato tantissimo con dei Reiji e un Ranmaru (poverini, dovevano sempre ritrovarsi alle prese con delle mie stupide idee, haha) e anche una mia abilità di analisi (?). Ad ogni modo, no, non credo che seguirò la trama originale. Poiché mi sono ispirata a dei drama CD per la storia, ogni personaggio fa qualcosa di diverso rispetto alla professione di idol. Non mi ricordo con esattezza cosa facesse Ai, ma non lo renderei un robot. O almeno, non si parlerebbe della sua natura, sta’ tranquilla! Pian piano, arriveremo al sodo, quindi avrai modo di capire dove vuole andare a parare la storia, non ti preoccupare.
-Starishadow, grazie mille anche a te per seguire la storia! Se questo già ti fa emozionare, allora non vedrai l’ora di leggere il seguito! Haha, ci vorrà un po’, ma pian piano anche questa storia decollerà! Per la parte di Ai ti riferisci a quella della banconota? Mi sono divertita tantissimo a scriverla! Purtroppo il mio umorismo si farà sentire, anche quando non serve -giusto per rimettere tutto in equilibrio, altrimenti qualcuno potrebbe avere istinti suicidi a causa della depressione di Reiji. 
P.s. Come ho detto, c’è una sorpresa. Se il tempo permette, forse riuscirò a postarla a breve, altrimenti sarà dopo gli esami. Se dovessi scrivere altre ReiRan ti avviserò, non ti preoccupare! *sorride*
Infine, un grazie a tutti i lettori anonimi. Spero che la storia sia di vostro gradimento. Se mai voleste fare delle annotazioni, sentitevi liberi di commentare o di scrivermi in privato! Alla prossima!  p.s. chiedo venia per la forma estetica del capitolo, ma io e gli html siamo come gli inglesi e i francesi... non riuscirò mai a districarmi con tutte quelle formule. Grazie per la comprensione!
   
 
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